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Autore: The_moonrise    19/05/2013    1 recensioni
Luna era una ragazza diversa, non era accettata, non si era mai affezionata a nessuno. Fin quando non arrivò lui, che come una forte raffica di vento sconvolse la sua vita...
Note dell'autrice: non lasciatevi ingannare dal titolo ;) é la mia prima fanfiction siate clementi ;3
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.00 p.m.
<< Per oggi é andata... Mancano altri 43 giorni alle vacanze... Poi non li vedrò più per tre mesi almeno...ce la posso fare.. >> pensava Luna, mentre si dirigeva verso la fermata del bus. 
Lei frequentava un liceo nella periferia di Magderburgo e abitava a Lipsia, una cittadina tedesca di poco più di 3000 abitanti. Mentre camminava osservava la zona. Nonostante facesse quel tratto di strada tutti i giorni, non si era mai soffermata a guardare il paesaggio. Era tutto così immobile. Ogni albero, ogni ramo, ogni singola foglia, era immobile. Anche le nuvole, su quel cielo grigio, sembravano immobili. Smise di osservare quel paesaggio "morto", e camminò a testa bassa. Ad un tratto però, un alito divento freddo le sfiorò il volto, facendole alzare la testa. Nello stesso istante si scontrò con un ragazzo, forse un paio di anni più grande di lei e alto almeno una quindicina di centimetri in più, che camminava in modo molto frettoloso. Dietro di lui c'era un uomo alto e muscoloso, che appena si accorse dello scontro disse:
<< Fai attenzione ragazzina! >> aveva quasi un tono minaccioso. 
Io stavo per chiedere scusa quando il ragazzo disse all'uomo:
<< No, non è colpa sua, sono stato io a scontrarla per errore... >>, poi rivolgendosi a Luna: << Ti chiedo scusa! Camminavo di fretta e non ti ho vista, mi dispiace! Non ti ho fatto male, vero? >> disse con fare premuroso.
<< N-no c-certo, sto bene. >> rispose la ragazza imbarazzata. 
Il ragazzo sorrise e poi le rispose: << Bene! Ora devo andare, scusami ancora! >> 
Non feci in tempo a chiedere chi fosse che il ragazzo riprese la valigia nera che era caduta per lo scontro, e riprese quel passo veloce verso il centro di Magderburgo, con a seguito l'uomo scorbutico con altre due valigie nere come quelle del ragazzo.
"Che ragazzo strano" pensò Luna, e chi poteva darle torto? Il ragazzo indossava dei capi scuri e un cappellino con visiera, scuro come i vestiti, sembrava quasi un ombra. E il suo atteggiamento frettoloso, come se stesse scappando da qualcuno... Non la convinceva affatto.
<< Ma tanto che importa? Non lo rivedrò più... >> In parte le dispiaceva. Quel ragazzo le era parso così sincero, che poi in che modo le avesse trasmesso quella sensazione non lo sa, forse il suo tono di voce così... così... sicuro?
<< Aaaaah >> sospirò, prese il suo ipod, un modello vecchio ma molto carino, infilò le cuffie e lasciò trasportare i suoi pensieri dalle note della prima canzone che capitò. 
Le piaceva molto ascoltare musica, specialmente quando tanti pensieri le offuscavano la testa, o anche quando più semplicemente non sapeva che pensare. La musica, le trasmetteva quella sensazione di tranquillità e sicurezza, era il suo nascondiglio dal mondo o forse proprio il suo mondo. 
Riprese a camminare a testa bassa arrivò alla fermata.
2.30 p.m.
Quello strano bus dalla tonalità azzurra era finalmente arrivato. Nonostante la musica-terapia, aveva ancora impresso il volto del ragazzo. Non le era mai successo prima d'ora, continua a rivivere i ricordi di qualche minuto prima, ripensava a cos'altro avrebbe potuto dire... ma a che fine? Essere sua amica? Fare colpo? 
A quell'ultimo pensiero portò di istinto le mani sul volto, coprendolo, così come faceva tutte le volte che si sentiva in imbarazzo (Già, nonostante i suoi 17 anni continuava a comportarsi come una bambina...) .
La voce bassa del camionista la riportò alla realtà esortandola a salire. Una volta salita si mise a sedere su un posto vuoto, prese il suo cellulare e si connesse su Skype, l'unico social network che utilizzava. Aveva iniziato ad utilizzarlo da poco, poiché era l'unico modo per avere dei contatti con la persona a cui voleva più bene al mondo, la sua migliore amica, la sua sorellina, Nadia. Fino a pochi anni prima lei faceva parte della sua giornata, era sua vicina di casa, sua compagna di scuola, stavano quasi sempre assieme. Ma in seguito al divorzio dei loro genitori e il trasferimento della cattedra di lavoro del padre, Luna e il padre si trasferirono in Germania. Non ha avuto problemi con la lingua perché conosceva già il tedesco, poiché suo padre era cresciuto lì, ma nonostante tutto da quel trasferimento lei sentì mancare una parte di sé: la sua sorellina. 
Nadia è un paio di anni più piccola Luna, ma non è come una  comune quindicenne, Nadia è speciale. E' simpatica, sincera e molto matura, quasi di più dei compagni di classe di Luna, e l'aveva dimostrato diverse volte. I ricordi degli anni passati riaffiorarono in Luna, provacandole della nostalgia e rapidamente una lacrima calda le accarezzò il viso. Le mancava davvero tanto. Non volendo ricordare distorse lo sguardo e si concentrò sul vecchio finestrino del pullman. Fuori dei timidi raggi di sole illuminavano il paesaggio, anche se non lo riscaldavano affatto. Sul bordo strada erano cresciute delle margherite, così piccole, così delicate, che provocarono tenerezza in Luna facendola sorridere. 
Quella scena che determinava tranquillità passò rapidamente e lasciò il posto alle grandi ville della città di Lipsia. Larghe strade vuote si successero fino alla fermata dove Luna scese, un piazzale nel centro della città. 
<< Ecco Lipsia, eccomi a casa... casa. >> sussurrò Luna. 
Le faceva ancora uno strano effetto dover chiamare Lipsia casa, ma come altro la poteva chiamare? Avrebbe preferito che "casa" fosse rimasta l'appartamentino in periferia, in cui viveva con i genitori quando ancora non erano separati e Nadia. Ma il destino ha fatto una scelta. Scelta alla quale si deve ancora abituare.
  
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