“Che c’è, Antonin?”
“Come stai, Severus?” chiese quello, senza prestargli ascolto.
“Lumos” bisbigliò Piton, e un tenue chiarore illuminò l’aula grande e deserta.
Dolohov si sedette su un banco impolverato.
“Perché mi hai chiamato? Dovrei essere in infermeria…”
“Se non ti conoscessi bene, Severus, direi che sei spaventato”
“Per fortuna mi conosci” sibilò Piton.
“Certo. Strano incidente, il tuo, vero?”
Piton deglutì.
“Dove vuoi andare a parare?”
Antonin incrociò le braccia.
“Voglio dire, è stato un incidente bizzarro…”
“Non è stato un incidente”
Gli occhi di Dolohov si illuminarono.
“Era quello che volevo sentirti dire”
Fece qualche passo per la stanza.
”Chi pensi che possa essere stato?”
Severus inarcò un sopracciglio.
“Vorresti punirlo?”
“…O punirla”
“Cos… che dici?”
Antonin si leccò le labbra.
“Non è detto che l’artefice della burla sia stato un ragazzo. Ho sentito dire… Gira voce che Evans non abbia gradito i modi con cui tu ti rapporti con lei. Lasciami dire che io ritengo siano fin troppo educati…”
“Evans non c’entra” rispose Severus, un po’ troppo in fretta.
Dolohov sorrire.
“Se ne sei sicuro…”
“Sono sicuro che sia stato Potter”
“Potter” continuò Antonin.
“Lui e i suoi stupidi amici, gli eroi di Silente”
Piton lo guardò, senza una parola.
“Il mondo sarebbe più pulito senza quella feccia” sibilò infine.
Il sorriso di Dolohov si allargò.
“Hai ragione”
Improvvisamente si diresse verso la porta.
“Che vuoi fare?” gli sussurrò dietro Severus.
“Andare a letto” rispose Antonin mollemente. “Sono contento che ti sia ripreso. In fondo ti aspettano mesi di fuoco. I G.U.F.O. , le scelte… Scegli bene, Severus, scegli bene.”
E uscì, lasciando Piton nella più completa solitudine e con una spiacevolissima sensazione addosso.
Quando si decise a tornare in infermeria era notte inoltrata.
Si strappò i vestiti di dosso e si coprì fino alla testa.
Il calore gli penetrò pian piano fino alle ossa. Aveva sonno…
Se ne stavano seduti nel prato, sotto un infinito manto nero trapuntato di stelle.
Lui aveva le gambe crociate e mostrava il profilo a una vecchia altalena.
Lei invece quell’altalena l’aveva davanti, seminascosta dal naso adunco di Severus e dai suoi capelli corvini.
Non parlavano.
Timidamente e senza consapevolezza, la mano di Severus Piton si posò con un tocco impercettibile sulla spalla sinistra di Lily Evans.
Fu un attimo che sembrò eterno.
Lentamente e dolcemente, la mano destra di Lily sfiorò appena il fianco di Severus.
Lui accarezzò col suo sguardo di notte quello smeraldino di lei, mentre il cuore si gonfiava di una pace che non aveva mai provato in vita sua.
Continuò a non dire una parola. Le parole non servivano.
Lei gli aveva detto sì.
Severus le cinse il collo con le braccia e poggiò delicatamente la testa nell’incavo della spalla.
Non si mossero.
Tutto aveva senso, tutto era perfetto così.
In quel momento silenzioso, sotto un infinito manto nero trapuntato di stelle, sentiva che si erano detti ogni cosa.