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Autore: Ordinaryswan    19/05/2013    5 recensioni
Lana ha 17 anni ed è difficile e scontrosa. L'unica cosa che la fa stare bene è il conservatorio, la sua seconda casa.
Kristian ha 20 anni. Un arrogante studente universitario. Bello e stronzo. La loro routine si spezzerà quando si incontreranno nella stessa aula scolastica. L'insegnante e la studentessa, una storia già vista no?...Un patto. Prime volte. Nuove sensanzioni. Una tesi.
Dal prologo:
Era assurdo, quel ragazzo, perché avrà avuto più o meno la mia età si andò a sedere alla cattedra.
Scossi la testa amareggiata. Un moccioso che beveva ancora il latte era stato mandato a insegnarmi la materia più importante della mia sezione.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Pov Lana

 

Ero a casa, avevo passato tutta la mattina a vedere commedie per tirarmi su il morale.

Non mi ero alzata dal divano nemmeno quando dovevo andare in bagno, poi il telefono aveva iniziato a squillare infastidendomi.

Era Marika che diceva che non sarebbe potuta venire, e si scusava.

A quel punto presi anche il cellulare e trovai le chiamate perse ed i messaggi.

In quel momento stavo aspettando Kristian. Le lezioni erano terminata da venti minuti, e la mia casa non era distante.

Dopo qualche minuto sentii bussare al portone.

Guardai dallo spioncino ed aprii.

Senza che avessi modo di dire qualcosa cercò le mie labbra e mi lasciai andare al suo corpo.

“Ti va di fare un giro?” mi propose

“Voglio un gelato”

“Sai che quello lo puoi avere sempre” disse alludendo al doppio senso.

“Smettila con queste battutine”

“Dai che ti piacciono” mi diede un pizzicotto. Gli rifilai un'occhiataccia.

Il punto era che ancora dovevamo chiarire un paio di cose.

Non riuscivo a scherzare ancora come se non fosse successo niente.

 

Andammo, poi, in gelateria, in un angolo della città poco frequentato.

La gelateria, però, era molto buona a quanto dicevano.

Ordinai un cono con nocciola e cocco, mentre Kristian uno yogurt, nemmeno dovesse mantenere il suo fisico asciutto.

“Allora ti piace il gelato?” ridacchiò facendo questa domanda.

“Cosa dovrei rispondere, Kri?”

“Era una banalissima domanda, se non ti piace proviamo un altro posto” scoppiò in una risata.

“Kri, rimani nella decenza” ridacchiai anch'io.

Ci sedemmo su una panchina, vicina a dove eravamo.

“Hai ancora voglia di spaccare la faccia ad Edoardo?” domandai seria, riferendomi a quella mattina.

“No, basta che non mi racconti i dettagli”

“Non ne avrei comunque voglia, mi faceva solo schifo e mi sentivo così debole”

“Scusa, avrei dovuto starti accanto molto di più... Perché non mi hai chiamato?”

“Ero sconvolta”

“Non sei debole, non pensarlo mai, non lascerò che qualcuno ti tocchi di nuovo capito?” disse prendendomi il volto tra le mani, lasciandomi carezze che valevano davvero tanto per me.

Non cercava di consolarmi, cercava di dirmi che lui ci sarebbe stato e che c'era in quel momento.

Grazie” sussurrai abbracciandolo, stringendolo come mai avevo fatto. “E.. dovrei studiare professore, oppure mi giustifica con scritto è uscita con il sottoscritto, eh?”

“Ti accompagno” disse ridendo, ma non ci muovemmo di lì.

C'era una strana tensione, mentre le sue mani continuavano ancora a muoversi sulla mia schiena, disegnando cerchi immaginari.

Ci staccammo quanto bastava per ritrovarci col viso vicino. Poggiò le labbra lentamente sulle mie, assaggiandole, poi con la lingua. Misi una mano tra i suoi capelli e lo avvicinai per un bacio più profondo, che non mi negò.

Era così sensuale ed eccitante il modo con cui giocava con la mia lingua.

Ci staccammo ma sentivo ancora il suo fiato caldo sulle mie labbra, e quel sapore forte e dolce allo stesso tempo sulla mia lingua.

“Stavo pensando che tra poco è il tuo compleanno” disse sulle mie labbra, negandomi però il contatto e quindi facendomi morire dalla voglia di prendere le sue , baciarle e morderle.

“Eh? ..Mi sono distratta” dissi in imbarazzo, lui, ridacchiando, nel frattempo posò il pollice sul mio labbro inferiore, seguendo il contorno della mia bocca.

Guardava la mia bocca con brama, ma anche con contemplazione, come se fosse qualcosa da adorare. Inumidii queste, sfiorando così il suo dito.

“Dai una festa e mi inviti, sono i tuoi diciotto anni”disse mordendomi infine il labbro inferiore, con fare decisamente troppo sensuale e provocante. Poi rideva se mi distraevo, come se non sapesse che effetto mi provocava, e invece lo sapeva eccome.

“Ti fa male?” dissi poggiando la mia guancia sulla sua, dove lo zigomo era diventato violaceo. La mia capacità di cambiare argomento quando si parlava di feste era notevole, mi sarei fatta un applauso da sola. Capì, andandosi a tastare l'occhio.

“Non tanto adesso”

Alla fine riuscimmo ad alzarci, rompendo quella bolla di tenerezza, e mi riportò a casa come promesso, ma sapevo che l'argomento festa di compleanno sarebbe presto venuto a galla.

 

Stavo scherzando con Caterina, a scuola, quel martedì, ormai anche lei era stata informata dell'accaduto, quando mi scontrai con Edoardo per il corridoio.

Teneva la testa bassa ed il cappuccio alzato, nonostante ormai da giorni c'era il sole e facesse caldo.

“Scusa” pronunciò, e non pensai che si riferisse allo scontro nel corridoio ma a tutto il resto. Indugiò ancora un po' e poi scappò in un aula.

“Si è pentito” disse Caterina allargando le braccia e facendomi cenno di rientrare in classe visto che a minuti sarebbe suonata la campanella e avremmo avuto lezione con mr. Adams, nonché ragazzo della sottoscritta.

 

Pov Kristian

 

Era arrivato il momento di interrogare Lana, non potevo più rimandare, e non sapevo come fare.

O mi sarei messo a ridere risultando pazzo, oppure l'avrei baciata davanti a tutti confermando le voci che dicevano che io avessi una relazione con una ragazza del conservatorio.

Già, le voci iniziavano a girare dopo il mio occhio nero ed il cambio di classe di Edoardo. Dicevano che avevamo litigato per una ragazza, il che era vero, ma per fortuna non era uscito nessun nome.

Lana, poi, era stata una troppo asociale per essere notata in quei quattro anni quindi veniva presa poco in considerazione come possibile mia ragazza.

Solo per questo motivo avrei voluto baciarla davanti a tutti e far vedere quanto bella fosse, e quanto, con le difese abbassate, fosse una ragazza divertente, solare e maliziosa, ma non potevo. Mi dovevo mettere in testa che non potevo darmi questa soddisfazione.

Aprii il registro, svogliato quasi.

“Mati e Baldi alla cattedra” come potevo fare? Professionale, mi continuavo a ripetere.

Le feci poche domande e la lasciai parlare più che altro, così feci anche con l'altro e poi li mandai a posto. Tutto sommato non era andata male se non fosse stato che per tutto il tempo avevo tenuto gli occhi sul libro e quindi sembrava che me ne fregasse il giusto di quello che dicevano.

 

 

Passarono diversi giorni, troppi giorni e mi ritrovai il giorno del compleanno di Lana a non aver organizzato niente, anche perché lei si era impuntata di non volerne parlare.

Chiamai Lorenzo, con una discreta urgenza.

“Pronto?” aveva ancora la voce impastata dal sonno, oppure aveva trascorso la notte da Samuele.

“Sono Kristian, ti disturbo?”

“Affatto, oggi è il grande giorno”

“Già, non ho preparato niente, non so che farle, e mi sento un idiota ad essermi ridotto all'ultimo minuto, ma la tesi mi ha rubato tutto il tempo”

“Allora stamani avete lezione, ignorala abbastanza, poi vai a prenderla a casa e portala in qualche bel posto... io andrò stasera da lei con Samuele”

“Grazie, sei stato molto gentile”

“Ci saresti arrivato presto anche te a questa conclusione, solo che sei troppo innamorato per non andare nel panico”

“Torna da Samuele, ragazzino” dissi ridacchiando.

“A presto tesoro”

“Ciao” anche se era strano chiamare lui per farmi dare consigli sulla mia ragazza, avevo fatto bene.

Dopo scuola presi la moto, prestatami da Andrea, e mi diressi sotto casa sua.

 

Pov Lana

 

Odiavo stare al centro dell'attenzione ed ogni anno era così.

In realtà non odiavo i compleanni, anzi mi piaceva avere un giorno bello da ricordare, la torta, e i regali, ma l'attenzione di tutti non la sopportavo.

A scuola era stato un continuo sballottamento a destra e a sinistra. Gente che mi abbracciava e baciava come niente, solo per farmi gli auguri.

Kristian aveva accennato un sorriso e basta quando fece l'appello e Jack, invece era stato adorabile fin dalla colazione. Al ritorno da scuola avevo trovato un pianoforte verticale nella mia stanza, con un grande fiocco, uno di quei pianoforti moderni che ti permetteva di registrare ciò che suonavi e metterlo sul computer. Non era finita, in cucina, oltre al pranzo delizioso, c'era il biglietto di un viaggio per due a Parigi. Ero letteralmente a bocca aperta.

Jack poteva lavorare giorno e notte e non esserci spesso, ma era l'unico familiare che avevo ed era un tesoro.

Mi arrivò un messaggio di Kristian nel primo pomeriggio che mi diceva di uscire perché era fuori dal portone.

Rimasi con i soliti vestiti di quella mattina, jeans e t-shirt, mi sciolsi i capelli come piaceva a lui ed aprii il portone, non pensavo mi portasse fuori.

Era venuto in moto, e lui non sapeva quanto io adorassi andare in moto.

“Auguri amore!” mi venne incontro abbracciandomi, e facendomi girare nella sua presa. Dimenticai che era il mio compleanno, dimenticai come mi chiamavo, dimenticai tutto e mi soffermai sulla parola amore uscita dalle sue labbra come se fosse la cosa più naturale e scontata del mondo.

“Grazie mille” dissi allacciando le braccia al suo collo e baciandolo, con trasporto e devozione.

Pensavo di essere la ragazza più fortunata di questo pianeta. Avevo un ragazzo meraviglioso.

“Sali in moto, ho voglia di portarti in un posto che non ti piacerà affatto” disse ridacchiando.

“Certo, accontentiamo Lana per il suo compleanno” sbuffai ironicamente.

In realtà ero molto contenta di passare il pomeriggio con lui, il luogo non mi interessava.

Rise ancora di più, mettendomi il casco.

Feci una smorfia contraria. Non poteva divertirsi solo lui, e non amavo le sorprese.

Salimmo sulla moto e fu come tornare quando ero bambina, portata da mio padre o da Jack in sella.

Sentire la pelle tirata, l'aria violenta tra i capelli, aggrapparsi a Kristian e sentire il suo odore così forte da voler rimanere lì per sempre, alcune sensazioni mi mancavano, altre non le avevo mai provate.

Vidi passarmi davanti le strade che giornalmente percorrevo, ma in quel momento mi piacevano di più, tutto con Kristian mi piaceva di più.

Parcheggiò in uno dei viali.

Appena scendemmo mi prese per mano e mi trascinò dove voleva lui.

“NO!” quasi strillai. Rise, il maestrino. “Io non ci entro”

“Ti obbligo ad entrare, ora hai diciotto anni e a diciotto anni si fanno queste cose” disse, ma io in un sexy shop non ci sarei mai entrata. Non avevo compiuto gli anni per questo.

“Dai, è un mai fatto, pensa di tornare ai tempi del patto, l'avresti fatto no?” era uno stronzo, sapeva giocare con le parole in modo da convincermi, e ci riuscì.

Ci riuscì perché insicura feci un passo avanti verso il negozio, un passo dopo l'altro ci ritrovammo all'entrata.

Era l'ultimo posto in cui pensavo mi avrebbe mai portata. I fidanzati non dovrebbero portare le ragazze in quei posti, non è carino, ma sapevo che Kristian lo faceva per puro divertimento personale e non solo nel senso malizioso della frase.

“Sappi che non compro nulla” dissi incrociando le braccia al petto.

“Se vuoi compro io, basta che tu mi dica cosa vuoi che ti faccia, sono pronto a tutte le tue richieste, cherie” mi sussurrò, caldo e sensuale. L'avrei ucciso prima della fine della giornata, non poteva farmi surriscaldare con quattro parole messe in croce.

 

Appena entrammo, la commessa ci sorrise subito, cortese, soprattutto a Kristian.

Quel posto non era nulla di troppo eccessivo, la luce era soffusa, e gli articoli in vendita avevano solo un chiaro scopo.

“Facciamo un giro” mi tirò verso una corsia.

La perversione in quel posto viaggiava in un modo assurdo.

C'era di tutto.

“Carino questo” mi disse Kristian prendendo in mano un dado, ogni lato indicava una diversa posizione.

“Non ne abbiamo bisogno” lo presi in mano e lo posai.

Andammo avanti e vidi la frusta.

“Di questa ne avrei bisogno, Adams” dissi ridacchiando. Kristian alzò gli occhi al cielo e, copiando i miei movimenti precedenti, posò l'attrezzo.

“Opterei allora per le manette, e non intendo usarle durante il rapporto” dissi ridendo ancora più di prima.

“Non provocare ragazzina, che potrei prendere di tutto qui dentro e fartela pagare” Alzai le braccia canzonandolo e mimai un “che paura” con le labbra.

Mi venne incontro e mi prese come un sacco, per le gambe, facendomi ciondolare sulla sua schiena.

“Ehi!” dissi ad alta voce, ma non mi volle ascoltare e mi fece uscire in quel modo dal negozio, salutando malizioso la commessa che sembrava si stesse divertendo.

“La vedi quella?” domandò prima di girarsi di 180° per farmi vedere a cosa si riferiva.

C'era la fontana, la fontana della piazza.

Non risposi perché capii solo quando eravamo veramente vicini cosa volesse fare.

“No, mettimi giù!”

“Prego” interpretò le mie parole come voleva lui, ovviamente e finii nell'acqua, ghiacciata.

La fontana era bassa e mi bagnai solo i pantaloni e metà busto.

“Ti odio” uscii dall'acqua sotto lo sguardo di tutti.

“Io no, e buon compleanno” mi prese in giro.

“No aspetta, fa che ti ringrazi” dissi cercando di abbracciarlo e alla fine ci ritrovammo a correre intorno alla fontana, io che cercavo di prendere lui ovviamente.

Alla fine riuscii a saltargli sulla schiena e a bagnarlo a sua volta. Gli lasciai un morso leggero sul collo e gli spettinai i capelli.

“Siamo dei bambini” disse ridendo, tornando verso la moto, tenendomi ancora sulle spalle.

“Tu sei il bambino” dissi appoggiando la testa alla sua spalla.

“Certo, miss ti rincorro intorno alla fontana, è innocente” mi divertii in maniera smisurata quel pomeriggio.

Io e Kristian avevamo un rapporto così particolare, romantico e tenero, e malizioso e audace.

Arrivammo a casa e lo feci entrare, in modo da mettere ad asciugare la sua maglia.

Era sempre uno spettacolo vederlo a petto nudo.

“Rimani a cena?”

“Non dovresti sentire prima Jack?”

“E' il mio compleanno e voglio stare con te” dissi. Ci eravamo seduti sul divano ed ero comodamente in collo a lui.

Lo baciai per un tempo infinito, sfiorando con le dita le spalle nude, mentre lui mi cingeva la vita in una maniera così salda da farmi sentire protetta e amata.

Sarà stato che eravamo all'inizio della relazione, ma non riuscivamo a smettere di muoverci insieme, baciarci ed abbracciarci come se dovessimo respirare, un po' per gli ormoni, un po' perché ancora dovevamo conoscerci a fondo, un po' perché il tempo era sempre poco per stare da soli in tranquillità.

Nemmeno il tempo di pensarlo, infatti, che la porta si aprì. Jack entrò vedendomi beatamente appoggiata al corpo del mio ragazzo, che tra l'altro era senza maglia.

Mi alzai di scatto e Jack si mise a ridere.

“Non in casa mia, per favore” disse ma continuava a ridere.

Ciao :)
Scusate il ritardo, davvero
Arriveranno altri Pov Lorenzo, nei prossimi capitoli
Grazie mille a chi a messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite *^*
In questo capitolo ci sono tante cose, lo so, ma non volevo saltare niente dei momenti tra Lana e Kristian.
Che dite?
A presto (pubblicherò tra una settimana se tutto va bene D:)
Cri

 

  
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