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Autore: TheOnlyWay    20/05/2013    9 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 17.

 





Confusa. Ecco come si sentiva June, quel freddo 21 Novembre.
Erano passati esattamente sei giorni, dall’ultima volta in cui aveva visto Harry e cominciava a pensare che lui si fosse arreso.
Agli allenamenti di Louis, due giorni prima, non si era neanche presentato, quando lei avrebbe scommesso che avrebbe continuato a darle il tormento in eterno, fino a quando, esasperata, gli avrebbe concesso quella maledetta chance.
Naturalmente, aveva finto di essere sollevata e quando Zayn e Liam le avevano chiesto se sapeva qualcosa sul motivo per cui Harry non c’era, aveva fatto spallucce e aveva replicato che non era la sua fidanzata e che, pertanto, non era tenuta a sapere dove fosse.
Liam aveva storto il naso, contrariato, ma non aveva detto niente al riguardo. Ed era stato meglio così, perché probabilmente June l’avrebbe sbranato vivo. Tendeva a diventare parecchio aggressiva, quando veniva tirato in ballo l’argomento “Harry”.
In ogni caso, il non averlo più intorno non le era affatto di consolazione. Pensava che saperlo lontano da lei l’avrebbe fatta sentire meglio e invece aveva ottenuto l’effetto contrario. Perché non solo adesso si tormentava all’idea che lui non l’avrebbe più considerata, ma si sentiva anche in colpa per averlo portato a quel punto.
Maledisse la sua incoerenza. Alla fine, nemmeno lei sapeva bene cosa voleva. Era meglio che Harry le stesse alla larga, oppure poteva, per una volta, permettere a qualcuno di avvicinarsi un po’ di più?
Ancora non lo sapeva e probabilmente sarebbe stato tutto molto più semplice se per una volta avesse messo a tacere la sua stupida coscienza e si fosse lasciata andare.
Il problema, in realtà, era che se si fosse lasciata andare avrebbe permesso alle scintille che volavano tra lei ed Harry di esplodere completamente. E non era pronta ad ammettere di provare qualcosa di più.
Proprio no.
Però non voleva neanche che Harry rinunciasse ai suoi amici solo per lei, non era giusto. Lei era l’ultima arrivata e non aveva alcun diritto di separarlo dagli altri.
Quel pomeriggio era passata a salutare Niall.
Doveva andare a tagliare i capelli e Niall abitava a poca distanza dalla sua parrucchiera. Perciò ne aveva approfittato per passare un po’ di tempo con lui, visto che nell’ultimo periodo non avevano potuto parlare un granché. Avevano trascorso un’ora intera a parlare e a mangiare caramelle gommose, dopodiché June aveva detto ciò che le stava passando per la testa da un paio di giorni.
«Vado da Harry.»
Niall, che stava bevendo una Coca Cola con aria tranquilla, quasi si strozzò. Cominciò a tossire, annaspando in cerca di aria. June alzò gli occhi al cielo e gli diede qualche pacca sulla schiena.
«Non ti sembra di esagerare?»
«Scusa, ma non me l’aspettavo!» protestò Niall, ancora un po’ incredulo. Aveva davvero sentito bene o le parole di June erano frutto della sua immaginazione?
«Devo andare prima dalla parrucchiera, tanto. Poi passo da Harry.»
«E perché?»
«Perché voglio tornare del mio colore. Il rosso mi ha stufato.»
«Parlavo di Harry, June. Dei tuoi capelli non me ne frega, detto molto sinceramente.» rise Niall. June sbuffò e gli tirò una gomitata tra le costole.
«Insensibile.»
«Ma che vuoi? Cambi colore una volta ogni due mesi!»
«E quindi?»
«E quindi non puoi pretendere che ti stia dietro.» concluse Niall, soddisfatto. Un altro sospiro rassegnato, poi June sorrise, lasciò un bacio sulla guancia del migliore amico e si diresse verso l’ingresso.
Mentre si legava la sciarpa intorno al collo e sollevava il cappuccio a coprire la testa, si voltò a guardare Niall. La stava ancora osservando, curioso.
«Ma non avevi detto che volevi essere lasciata in pace?» le ricordò.
«Sì, ma non ho mai detto che io avrei lasciato in pace lui.»
 
Era una pessima idea, June se ne rendeva conto. Come le era saltata in mente una cosa del genere? Ero ovvio che non avrebbe mai dovuto presentarsi da Harry, nemmeno se si fosse trattato della sua stessa vita.
Chissà cosa avrebbe pensato. Magari si sarebbe convinto che lei lo faceva perché era interessata a lui, cosa assolutamente non vera.
Perciò, ferma davanti alla porta di casa Styles, June stava riflettendo sulla prossima mossa da fare.
Bussare o no? E se Harry fosse stato impegnato? Fu l’immagine di lui che si rotolava nelle lenzuola con quella vacca di Carolina, a spingerla a suonare il campanello.
Se l’avesse colto in flagrante, avrebbe avuto la prova definitiva che non poteva fidarsi di lui e avrebbe potuto dare un taglio netto a qualunque cosa ci fosse tra di loro. Una volta per tutto.
Con il cuore in gola e colma d’aspettativa, June attese che Harry le aprisse la porta.
Ma non fu lui, a farlo.
«Fammi indovinare: un’altra che cerca il mio fratellino…» mugugnò la ragazza.
June inarcò un sopracciglio.
«Non c’è bisogno di dirlo con quel tono.» affermò, un po’ offesa per essere stata scambiata per una delle solite ragazzine senza cervello con cui Harry era solito “trascorrere i pomeriggi”.
«Gemma, chi è?» la voce di Harry arrivò dalla cucina, un po’ lontana.
Gemma sorrise, si fece da parte e fece cenno a June di entrare. Lei la seguì, un po’ a disagio.
«È per te, Harry. Non è che posso passare i giorni a mandare via tutte le Caroline del mondo, però.» celiò, infastidita.
«Carolina? Ma avevi detto che… oh, al diavolo.» June gettò un’occhiata colma di risentimento ad Harry, che ancora la osservava con gli occhi sgranati per la sorpresa, poi voltò le spalle a tutti e si diresse verso l’ingresso.
«Vedi? L’hai fatta incazzare! Ora ci metterò tre ore per convincerla che non è successo niente! June, aspetta! » urlò Harry.
«Lei è June? Ma avevi detto che aveva i capelli rossi! Che ne sapevo, io?» urlò anche Gemma, a mo’ di scuse. Harry la mandò poco elegantemente a quel paese e corse dietro a June, che ormai si stava incamminando lungo il vialetto, con l’aria furibonda e un’espressione per niente rassicurante.
«June! Aspetta!»
«’Fanculo, Harry. Dio, che stupida!» imprecò, arrabbiata e un po’ delusa. Avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa del genere, da parte sua.
Si era illusa che la sua promessa di farle cambiare idea fosse sincera. Credeva che l’avrebbe fatto davvero.
Harry la afferrò per il polso e le impedì di fare un altro passo.
«Non è successo niente.»
June sbuffò.
«Certo, come no.»
«Sai, non credo che tu capisca quanto mia stia trattenendo dal gongolare.»
«E perché dovresti gongolare, scusa?»
«Perché questa, piccola, è gelosia.»
«Non dire cazzate, per cortesia.»
Harry si costrinse a non replicare, per evitare di scatenare l’ennesimo litigio in cui June non ammetteva che non gli era indifferente e in cui lui si ritrovava con le spalle al muro, perché pur di stare con lei ancora un po’ le avrebbe promesso anche che avrebbe camminato in ginocchio sui ceci.
«Entriamo?»
«No, vado a casa.»
«Piantala di fare la scema. Ti ho detto che non è successo niente. Carolina è venuta qui, per parlare, e ho detto a Gemma di non farla entrare perché non volevo vederla.» spiegò Harry, candidamente.
June lo osservò per qualche secondo, in cerca della prova certa che stesse mentendo. Ma lo sguardo di Harry era serio e il suo sorriso gentile, perciò fece spallucce e lo seguì nuovamente dentro casa.
Gemma era in cucina e si mordicchiava le unghie con aria colpevole.
«Mi dispiace tanto, non sapevo che fossi tu la tanto famosa June.» si scusò, sinceramente dispiaciuta.
June inclinò il capo, confusa. Harry guardò la sorella maggiore in cagnesco e alzò gli occhi al cielo.
«Non dare retta a Gemma. La metà delle volte non sa neanche quello che dice.» ridacchiò. Gemma sbuffò e scosse la testa.
«E l’altra metà, invece?»
«L’altra metà, dico cose che lo mettono in imbarazzo.»
«Davvero?» lo sguardo di June si accese di curiosità. «Raccontami tutto, ti prego!»
Harry sbiancò leggermente, poi afferrò Gemma per il braccio e la trascinò fuori.
June ridacchiò, divertita.
Gemma Styles, a differenza del fratello, le aveva fatto da subito un’ottima impressione: non aveva peli sulla lingua ed era sfacciatamente sincera.
A June piacevano le persone così, perché erano quelle che avrebbero detto la verità in qualunque situazione, positiva o negativa che fosse.
Mentre Harry stava sicuramente cercando di convincere la sorella a tenere la bocca chiusa, June si sistemò meglio. Appese il giubbotto alla spalliera della sedia e si tolse la sciarpa. Legò i capelli nella sua solita coda alta e disordinata e gettò un’occhiata al cellulare.
Louis le aveva mandato un messaggio, in cui le diceva di chiamarlo non appena avesse finito di parlare con Harry. Digitò frettolosamente una risposta, dopodiché gettò di nuovo il telefono nella borsa e aspettò.
Harry e Gemma rientrarono qualche secondo dopo: Harry appariva decisamente soddisfatto, mentre si accomodava al fianco di June. Gemma, invece, aveva l’aria di chi era appena stata sgridata e June aveva idea che si sarebbe vendicata molto presto.
«Ti chiedo scusa, ma Harry proprio non è in grado di usare il cervello. Ti assicuro che nostra madre ci ha educato meglio di così.» celiò.
June scoppiò a ridere, divertita e tirò una pacca consolatoria sulla spalla di Harry, che bofonchiò qualcosa di incomprensibile.
«Allora, June, come hai fatto a conquistare il mio fratellino?»
June arrossì vistosamente e prese a fissare con aria interessata le unghie recentemente smaltate di blu.
«Conquistare?» ripeté, imbarazzata. Harry alzò gli occhi al cielo e Gemma sorrise.
«Gemma sa tutto
E, dal tono in cui Harry lo disse, June capì di essersi scavata la fossa da sola. Non sarebbe mai dovuta andare a casa di Harry.
Perché se Gemma era intelligente almeno la metà di quanto sembrava, avrebbe senz’altro capito che il suo interesse per Harry non era poi così inesistente.
C’era da sperare che le reggesse il gioco e che non desse nessuna opinione in merito, perché in quel caso June sarebbe scappata a gambe levate per poi emigrare in Messico, dove nessun membro della famiglia Styles avrebbe potuto trovarla.
«Oh.» ecco, complimenti. Quella si che era un’uscita intelligente.
«Tranquilla, piccola. È completamente dalla tua parte.» la informò Harry, un po’ seccato. Gemma annuì, completamente d’accordo.
«Già. So cosa vuol dire avere a che fare con maschi stupidi. Anche se Harry fa solo finta di esserlo, in realtà è un pasticcino coccoloso. Vero, tesorino bello?» cinguettò, mielosa.
June non credeva che avrebbe vissuto tanto a lungo da poter vedere Harry Styles – lo stesso ragazzo che si faceva vanto di poter conquistare qualunque ragazza volesse, June compresa – arrossire come un bambino.
Eppure, di fronte alle smancerie volutamente esagerate della sorella, le sue guance si chiazzarono adorabilmente di rosso.
«Sapete una cosa? Voi due siete proprio carini.» proseguì Gemma, imperterrita. Chissà, forse ci provava gusto a mettere la gente in imbarazzo, ma lo faceva in un modo così spontaneo che June non ebbe nemmeno il coraggio di mandarla al diavolo.
«Dovresti presentare June alla mamma, Harry. Sono sicura che l’adorerebbe. Anzi, sai che facciamo? Organizziamo una bella cena. Domani. Che ne dici, tesorino bello?» propose, tranquilla.
Harry fece per rispondere, ma Gemma non gliene diede il tempo.
«Perfetto. Vado a chiamare mamma, poi avverto anche Anthony. Domani sera alle otto. Ciao, June, è stato bello conoscerti.» dopodiché, Gemma si defilò.
Harry e June, rimasti soli, si guardarono con un po’ di imbarazzo, fino a che June si rese conto che era davvero giunta l’ora di andare.
«Sarà meglio che vada.»
«Ti accompagno alla porta.» mormorò Harry. Non si dissero più nemmeno una parola, entrambi ancora troppo frastornati.
Una volta sola, June si passò le mani tra i capelli. Ed ora, cosa avrebbe fatto?



***



Ta-da-daaaaaan! Entra in scena Gemma, che io amo. Vedrete  u.u Oddio, non so nemmeno cosa dire, perché Pretending sta sul serio per finire ed io sto entrando nella fase del lutto. Poi, ho deciso che quando sarà finita questa mi concentrerò su One Step Forward e per l'estate mi prendo una pausa per continuare tutte le altre.
E niente... spero che vi sia piaciuto questo capitolo e fatemi sapere che ne pensate, se vi và!
Un bacione <3
   
 
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