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Autore: vale 98    20/05/2013    0 recensioni
Hope non aveva mai pensato seriamente al suo futuro… ma, di certo, non l’avrebbe mai immaginato come lo è adesso…
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2

“Quel lavoro”

E quel raggio di sole avanzò, fino ad infiltrarsi nella tenda semichiusa della camera d’albergo numero 316. Avanzò per il pavimento, fino ad arrivare al viso di Hope, come se la stesse cercando. La ragazza stava dormendo tranquilla e spensierata, caduta nei sogni il giorno prima, dopo quella faticosa giornata fatta di corse e emozioni diverse. Aperti gli occhi, Hope si sentì disorientata e stordita, poi si ricordò che il giorno prima il sonno l’aveva portata via appena si fu appoggiata sul suo morbido letto. Si alzò dal letto e controllò l’orario, piegandosi verso il comodino che era di fianco al letto. La sua vista, appena sveglia, era opaca e le cose non le apparivano chiare. Notò che erano le 09.30 a.m. 
“L’ora giusta” pensò. 
Hope non aveva dimenticato quell’annuncio e quella mattina si sentiva pronta.
Andò in bagno per sciacquare il suo viso. La sua pelle era bianca e lei l’odiava. Avrebbe dato un po’ di colorito al suo viso con del trucco. Uscì dal bagno e aprì le tende, facendo entrare la luce nella sua camera d’albergo. 
Hope aveva in mente di conservare i soldi che avrebbe ricavato dal lavoro per comprarsi un appartamento. Ci sarebbe voluto tempo, molto tempo, ma non si perdeva d’animo. 
Prese la sua biancheria intima e andò in bagno per farsi una doccia. L’acqua calda le accarezzava lentamente la pelle diafana e a lei piaceva quella sensazione. Uscì dalla doccia e si mise la biancheria. Non era abituata a vestirsi in bagno. D’altronde, ognuno ha le sue diverse abitudini. 
Uscì dal bagno e prese i primi vestiti che le capitarono davanti. Mise dei jeans stretti e una felpa grigia con delle converse. 
Lei non amava molto il grigio, ma quel giorno, benché ci fosse il sole, si presentava freddo e il grigio le dava calore. 
Tra le cose che odiava c’era anche il freddo. Le metteva i brividi e in più era terribilmente fastidioso sentire che persone morivano di freddo o sentire il tremolio dei propri denti battenti. Un’altra cosa che odiava era il Natale, non avendolo mai vissuto pienamente da piccola e avendo perso ogni motivo di credere in quella magia tanto amata dai bambini. 
Quando si fu vestita, lasciò la camera. Scese nella Hall e diede la chiave della camera al commesso che era lì, un altro giorno. Hope notò che il commesso era scocciato, forse era stanco di fare quel solito lavoro. Il comportamento del commesso era goffo e pigro. Prese la chiave e si alzò dalla sedia, posandola sulla lunga fila di appendi chiavi in maggioranza vuoti.
Si risedette sulla sua sedia girevole e si rivolse a Hope, che stava per andare via. 
«Torni presto» disse il commesso pigro. 
Hope si voltò e sorrise. Benché quella frase fosse stata detta per obbligo, lei si sentiva quasi felice di sentirsela dire. Non aveva ricevuto molti piaceri nella vita, eccone la causa. 
Uscì dall’albergo e cominciò a camminare nelle strade addobbate da luci natalizie di Londra. Affondò nel suo cappotto, mettendo le mani nelle tasche. La giornata era più che fredda, ma il suo programma era quello di andare in questo bar e ricordò che, oltre al numero, aveva segnato anche l’indirizzo. Non aveva con sé un navigatore, così, l’unica cosa da fare era chiedere in giro. Estrasse dal cappotto, indossato anche il giorno prima, il foglietto dov’era segnato tutto. L’aprì e lesse l’indirizzo. “Bayswater Road 82” c’era scritto. Non aveva la più pallida idea di dove si trovasse, a stento conosceva l’indirizzo del suo albergo. La fortuna volle che Hope si trovasse davanti ad un bar e che, proprio lì fuori, ci fosse un vecchietto seduto ad un tavolino. Hope si avvicinò esitante a quel vecchietto. 
«Mi scusi» disse Hope. «Potrebbe dirmi la strada più breve per arrivare qui?» chiese e mostrò il foglietto con l’indirizzo. 
«Ma certo» rispose il vecchietto. «Vada dritto fino al secondo incrocio, giri a destra alla rotonda, si troverà alla Piccadilly Circus; prosegua per qualche isolato verso sinistra e poi chieda. Dovrebbe trovarsi in quei dintorni» 
“Dritto, rotonda, destra, sinistra, dritto e chiedo” cercò di memorizzare Hope. 
«Va bene, la ringrazio» rispose lei. 
«Buon Natale» augurò il vecchio. 
Un brivido percorse la schiena di Hope, e non era il freddo. “Natale”. Lei odiava quella parola, ma, nonostante questo, non poté far altro che augurare lo stesso. 
«Buon Natale» augurò anch'ella con un sorriso. 
Ripiegò il foglietto stropicciato su sé stesso e lo posò nel suo cappotto. Si voltò e cominciò il suo percorso verso, forse, il suo futuro. Ebbene sì, da quel lavoro sarebbe dipeso ogni cosa del suo futuro.
Seguite le indicazioni, le rimaneva solo chiedere. Estrasse ancora una volta il foglietto e lo mostrò alla donna che le sembrasse più per bene.
«Mi scusi, sa dirmi dove si trova?» chiese.
«Certo» rispose la donna. «Si trova lì in fondo. È una buona tavola calda e tutti la conoscono in questo quartiere» commentò positivamente la signora. 
«La ringrazio. Buon Natale» si sentì in debito di dire Hope. 
«Grazie, anche a te» rispose la signora lieta di quell’augurio. 
Poi, la donna riprese la mano del bambino che le era accanto e ricominciò la sua passeggiata. 
Hope ricominciò a camminare, dopo aver riposato il foglietto nel cappotto. Arrivò a destinazione. La grande insegna diceva “Tavolandia”. Nome originale e a Hope scappò una risata. Da fuori, riusciva a intravedere, attraverso il vetro trasparente, che era una buon locale. C’erano molte persone che facevano colazione. Presa da un quasi entusiasmo, aprì la porta e un scampanellio avvisò la sua entrata. Si avvicinò alla cassa, dove l’attendeva una donna con una ventina d’anni.
«Dica» disse la donna sorridendole.
La donna aveva dei lunghi capelli biondi con qualche ciocca castana o nera, racchiusi in una coda di cavallo; degli occhi neri messi in evidenza dalla matita nera; un sorriso largo e con denti splendenti; e un piercing sul naso.
«Vengo qui per l’annuncio sul lavoro» disse imbarazzata Hope. 
«Oh, tesoro, per questo devi chiedere al capo. Vieni, ti porto da lei» si offrì premurosa la donna. 
Hope sorrise imbarazzata. La donna si alzò dalla sedia e condusse Hope in una stanza dove l’aspettava una lunga permanenza…


Ciao ragazze!! Scusate se è corto,ma non ho potuto continuare sono di fretta,ma prometto che il prossimo sarà più lungo!!!
Much love!! <3
  
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