3
Il
mio sguardo
incontrerà il tuo e allora ti guarderò nel cuore
e capirò quello che dici. E
altrettanto sarà di te con me, anche se non pronuncio
parole, ma suoni
inarticolati che chi non mi conosce teme, quando alzo il muso alla luna
e
piango.
Il
lupo si guardò intorno circospetto, fiutando
nell’aria, misto a quello della
terra, dell’acqua e delle foglie morte, l’odore
dell’Uomo. Non era più giovane,
ma i suoi sensi erano ancora acuti, probabilmente
sarebbero
rimasti tali per poco, ma non se ne rammaricò.
E’ il ciclo della vita,
si ritrovò a pensare, ed è giusto che sia
così.
L’odore
dell’Uomo andava facendosi più vicino. Non sapeva,
che strano, di ferro e di
sangue, ma era un misto di terra bagnata, fieno e vecchia lana sporca,
non
troppo dissimile da quello delle pecore. Non sapeva di ferro e di
sangue, come
gli Altri. Era diverso. Era colui
che
stava aspettando da prima che il sole sorgesse sul mondo anche per lui.
4
“Salute
a te, fratello lupo.”
La
Bestia della Pietralunga aveva costole sporgenti e un lungo muso
affilato spruzzato
di peli bianchi semiaperto
sui denti
consunti. Doveva essere vecchio, pensò frate Francesco.
Vecchio, affamato e
impaurito. Neppure così grosso
come
aveva sentito favoleggiare. Non quanto i veltri e i mastini che,
nell’altra
vita, aveva veduto accucciati ai piedi dei suoi nobili amici.
“
Da me non hai niente da temere, fratello lupo, creatura di
Dio.”
Non
c’era alcunché di feroce in quello sguardo limpido
d’ambra trasparente, nulla
di mostruoso in quella
sagoma snella e
macilenta, coperta di pelo arruffato. Fratello lupo, creatura di Dio.
Non
esiste nulla e nessuno che non lo sia, nei cieli, sulla terra e perfino
nei
baratri infernali che si aprono sotto di essa, uomini e animali, angeli
e
demoni.
“I
tuoi simili sono
soliti chiamarmi figlio del Diavolo”
Il
brontolare rauco della Bestia si era fatto parola che Francesco
riusciva a
comprendere. Tutto è possibile a Dio. Lui lo sapeva.
“I
tuoi simili hanno
paura di me e mi chiamano assassino.”
“Ecco,
è proprio un assassino colui che vado cercando, non per
consegnarlo nelle mani
del boia ma perché si penta dei suoi peccati e non lasci
perire l’anima sua tra
le fiamme dell’Inferno. E quell’assassino non sei
tu, fratello lupo, creatura
di Dio.”
“Sei
l’unico a crederlo,
uomo di pace che non stringi armi nelle mani e riesci a leggere nel
cuore di
ogni creatura anche le parole non dette. Non
come gli altri, quei
tanti
che ti
scherniscono dicendoti Matto, anche se, in
verità, ai miei occhi sei e
resterai il più saggio dei saggi. Vogliono togliermi dal
mondo, e sono convinti
di essere nel giusto. Ho sentito il frusciare
dei loro stivali sulle foglie cadute, l’urto del metallo contro il
metallo, il bisbiglio
di voci che chiamano sangue. Credono davvero che il mondo sarebbe un
posto
migliore, senza il vecchio lupo cacciato dal branco, abituato a placare la sua fame con
qualche carcassa di
gallina raccattata negli immondezzai e a cantare alla luna la sua
solitudine?”
Era
tristezza senza fine, quella che l'Uomo riusciva a leggere in fondo
agli occhi
ambrati della Bestia? Francesco allungò una mano, come
avrebbe fatto con un
cane in attesa di raccattare le briciole sotto la mensa del banchetto.
Ma la
risposta del lupo fu un sordo ringhiare minaccioso.
“Non
toccarmi. Non contaminare la tua santità . Io sono il
male.”
Il
male, di cui gli uomini ne avevano fatto immagine e metafora: cieca
cupidigia,
sfrenata lussuria, ottusa ferocia.
“Sono
loro, quelli così, non certo tu, povero, vecchio lupo
abbandonato dai tuoi
simili e perseguitato senza colpa dai miei.”
“Umhf.
Sia maledetto il
vostro fottuto simbolismo che ha fatto di noi animali
l’immagine dei vizi degli
umani. No, non è per
te che provo
risentimento, perché te
l’ho detto, tu
non sei come gli altri e questo lo so da sempre. Credimi, da una vita
aspettavo
d’incontrarti. E perdona la crudezza del mio dire : non sono
forse un vecchio
brigante scacciato anche dai suoi simili?”
“La
tua solitudine mi stringe il cuore, fratello lupo…”
“E
la tua ingenuità mi
fa tenerezza, Uomo. La Natura è una madre saggia: lo
sarebbe, forse, se
permettesse a una vecchia bestia dalle zampe doloranti e la vista
offuscata
di continuare a
guidare il branco nella
caccia, o nella fuga, quando da cacciatori diventiamo prede? E adesso
stendi la
tua mano e accarezzami la testa, se ti fa piacere. Un gesto di affetto
non mi
farà più male dell’odio dei tuoi
congeneri. Ho sentito i passi dei loro
stivali, il cozzare delle loro armi. So che mi cercano. E non per
stendere la
mano sulla mia vecchia testa rognosa, questo è
sicuro.”
“E’
stato il peccato che macchia dall’alba dei tempi il cuore
dell’uomo a porre
inimicizia tra lui e le altre creature del buon Dio. Quel peccato che gli è costato
morte, dolore, dannazione. Ma
io so che torneranno i giorni
in
cui il lupo e
l’agnello giaceranno
insieme sull’erba e il fanciullo
si assopirà posando
il capo sopra un
leone addormentato, come disse il Profeta assai prima che il Figlio di
Dio
vedesse la luce.”
Il
lupo abbassò le
palpebre a celare il
luccichio dello sguardo. Era scritto nelle stelle da prima che
nascesse, di
quell’ incontro con un
uomo che non
aveva ragione di temerlo perché il suo animo era mondo dal
male,
dall’acredine e
dal desiderio di cose
terrene. Le stelle. Quanto le amava, gli sospirò sbuffando,
quando alzava il
muso e le vedeva punteggiare come tanti occhi
il cielo nero della notte.
E il
sole, allora? E
l’acqua che placava la
sete, il verde dell’erba tenera sotto il velluto delle sue
zampe, lo zeffiro
che profumava di
fiori e la tramontana
che gridava con la
sua stessa voce? Amava
perfino
il fuoco che si alzava in lingue crepitanti, il fuoco che
avrebbe dovuto
temere perché
segnava il confine tra il
mondo dei lupi e quello degli umani. E la luna mutevole, graffio
d’artiglio
gigante che squarciava bianco
il buio,
disco d’argento velato da una bava di caligine rossastra? La luna dei lupi, madre e
signora delle
creature della notte…
Il
sole, la luna, le stelle, il verde
dell’erba, lo zeffiro e la tramontana,
l’acqua e il fuoco, le rose e le
spine. Ti sia resa lode, Signore, per tutte le tue creature. Per
fratello lupo, che
ha gli occhi come lacrime d’ambra e
parla con sagge parole. Per fratello lupo, che non uccide i suoi simili
e,
quando la giovinezza e l’energia vengono meno, senza
recriminare si allontana
dal branco e
sceglie di campare da
mendicante solitario. Per fratello lupo,
calunniato e odiato fin
dall’alba dei
tempi. Per fratello lupo, che potrebbe insegnare all’uomo ad
accettare il
proprio destino.
“Se
il dolore e la morte
ci fanno paura? E’ questo che vuoi chiedermi, Uomo? Ebbene,
la risposta è sì.
Ma così è, dacché il mondo esiste e
nessuno, uomo o bestia che sia, può
cambiare ciò che è stato deciso da chi
è infinitamente più forte e saggio di
noi tutti. Sai, Uomo, anche i lupi pregano. Chiedono che il cibo sia
abbondante, il tempo clemente, che i nostri piccoli crescano in forza e
salute,
lontani dai pericoli. E che…in verità ho un
po’ di vergogna a dirtelo, non
vorrei che ci tacciassi di vigliaccheria e superbia, ma…Noi
lupi vorremmo che
il destino ci risparmiasse la morte per rabbia, l’orrore che
ci causa
sofferenze inenarrabili e ottenebra la mente e il cuore, spingendoci a
nuocere
ai nostri stessi simili; e la morte per mano degli uomini. Vedi, anche
noi
cacciamo gli animali di cui ci nutriamo. Non recrimineremmo, qualora
venissimo
uccisi per placare la vostra fame. Ma l’uomo non mangia il
lupo, e ci uccide
solo per soddisfare la sua vanità, dar sfogo al suo
malanimo…E tutto questo
ferisce il nostro amor proprio.”
Ti
sia resa lode, Signore, per il dolore che ci tempra e per sorella
Morte, che ci
scardina le porte del Paradiso. Chi non ha l’anima macchiata
dal fango del
peccato non ha ragione di temere l’unica
certezza del suo esistere, anche se dovesse irrompere
nella sua vita all’improvviso, come un ladro
nella notte.
“Fratello
lupo, creatura di Dio…”
Il
lupo sapeva da sempre che avrebbe incontrato qualcuno in grado di
sancire la
riconciliazione tra l’uomo e gli altri viventi: lui, il frate
curvo e
macilento, che non puzzava di ferro e di sangue.
Come un cucciolo giocoso, stese la zampa, che
Francesco prese tra le sue mani. Era incrostata di sangue vecchio, dove
Cecco
il legnaiolo l’aveva colpita con la sua roncola.
“Fratello
lupo, creatura di Dio…L’anima di un uomo che porta
il tuo stesso nome, per
superbia, vanagloria e sete di vendetta rischia l’eterna
dannazione. Perciò ti
chiedo, nel nome del Signore, udendo il quale ogni ginocchio si piega,
in
Cielo, in terra e sotto terra…”
“Non farla tanto lunga, Uomo. E non scomodare
Dio per così poco. Era una vita che aspettavo
d’incontrarti: vuoi che non sia
disposto a ricambiare con un
piccolo
favore?”