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Autore: lalla    21/05/2013    1 recensioni
Mi sono ispirata a una delle più belle leggende cristiane. In un bosco nei pressi di Gubbio una Bestia che la gente chiama mostro e un Uomo che la gente chiama matto si incontrano e...
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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3

 

 

Il mio sguardo incontrerà il tuo e allora ti guarderò nel cuore e capirò quello che dici. E altrettanto sarà di te con me, anche se non pronuncio parole, ma suoni inarticolati che chi non mi conosce teme, quando alzo il muso alla luna e piango.

 

Il lupo si guardò intorno circospetto, fiutando nell’aria, misto a quello della terra, dell’acqua e delle foglie morte, l’odore dell’Uomo. Non era più giovane, ma i suoi sensi erano ancora acuti, probabilmente  sarebbero  rimasti tali per poco, ma non se ne rammaricò. E’ il ciclo della vita, si ritrovò a pensare, ed è giusto che sia così.

 

L’odore dell’Uomo andava facendosi più vicino. Non sapeva, che strano, di ferro e di sangue, ma era un misto di terra bagnata, fieno e vecchia lana sporca, non troppo dissimile da quello delle pecore. Non sapeva di ferro e di sangue, come gli Altri. Era diverso. Era colui  che stava aspettando da prima che il sole sorgesse sul mondo anche per lui.

 

4

 

“Salute a te, fratello lupo.”

 

La Bestia della Pietralunga aveva costole sporgenti e un lungo muso affilato spruzzato di peli bianchi  semiaperto sui denti consunti. Doveva essere vecchio, pensò frate Francesco. Vecchio, affamato e impaurito. Neppure così grosso  come aveva sentito favoleggiare. Non quanto i veltri e i mastini che, nell’altra vita, aveva veduto accucciati ai piedi dei suoi nobili amici.

 

“ Da me non hai niente da temere, fratello lupo, creatura di Dio.”

 

Non c’era alcunché di feroce in quello sguardo limpido d’ambra trasparente, nulla di mostruoso in  quella sagoma snella e macilenta, coperta di pelo arruffato. Fratello lupo, creatura di Dio. Non esiste nulla e nessuno che non lo sia, nei cieli, sulla terra e perfino nei baratri infernali che si aprono sotto di essa, uomini e animali, angeli e demoni.

 

“I tuoi simili sono soliti chiamarmi figlio del Diavolo”

 

Il brontolare rauco della Bestia si era fatto parola che Francesco riusciva a comprendere. Tutto è possibile a Dio. Lui lo sapeva.

 

“I tuoi simili hanno paura di me e mi chiamano assassino.”

 

“Ecco, è proprio un assassino colui che vado cercando, non per consegnarlo nelle mani del boia ma perché si penta dei suoi peccati e non lasci perire l’anima sua tra le fiamme dell’Inferno. E quell’assassino non sei tu, fratello lupo, creatura di Dio.”

 

“Sei l’unico a crederlo, uomo di pace che non stringi armi nelle mani e riesci a leggere nel cuore di ogni creatura anche le parole non dette. Non  come gli altri,  quei tanti che  ti  scherniscono dicendoti Matto, anche se, in verità, ai miei occhi sei e resterai il più saggio dei saggi. Vogliono togliermi dal mondo, e sono convinti di essere nel giusto. Ho sentito il frusciare  dei loro stivali sulle foglie cadute, l’urto  del metallo contro il metallo, il bisbiglio di voci che chiamano sangue. Credono davvero che il mondo sarebbe un posto migliore, senza il vecchio lupo cacciato dal branco, abituato a  placare la sua fame con qualche carcassa di gallina raccattata negli immondezzai e a cantare alla luna la sua solitudine?”

 

Era tristezza senza fine, quella che l'Uomo riusciva a leggere in fondo agli occhi ambrati della Bestia? Francesco allungò una mano, come avrebbe fatto con un cane in attesa di raccattare le briciole sotto la mensa del banchetto. Ma la risposta del lupo fu un sordo ringhiare minaccioso.

 

“Non toccarmi. Non contaminare la tua santità . Io sono il male.”

 

Il male, di cui gli uomini ne avevano fatto immagine e metafora: cieca cupidigia, sfrenata lussuria, ottusa ferocia.

 

“Sono loro, quelli così, non certo tu, povero, vecchio lupo abbandonato dai tuoi simili e perseguitato senza colpa dai miei.”

 

“Umhf. Sia maledetto il vostro fottuto simbolismo che ha fatto di noi animali l’immagine dei vizi degli umani. No, non è  per te che provo risentimento, perché  te l’ho detto, tu non sei come gli altri e questo lo so da sempre. Credimi, da una vita aspettavo d’incontrarti. E perdona la crudezza del mio dire : non sono forse un vecchio brigante scacciato anche dai suoi simili?”

 

“La tua solitudine mi stringe il cuore, fratello lupo…”

 

“E la tua ingenuità mi fa tenerezza, Uomo. La Natura è una madre saggia: lo sarebbe, forse, se permettesse a una vecchia bestia dalle zampe doloranti e la vista offuscata di  continuare a guidare il branco nella caccia, o nella fuga, quando da cacciatori diventiamo prede? E adesso stendi la tua mano e accarezzami la testa, se ti fa piacere. Un gesto di affetto non mi farà più male dell’odio dei tuoi congeneri. Ho sentito i passi dei loro stivali, il cozzare delle loro armi. So che mi cercano. E non per stendere la mano sulla mia vecchia testa rognosa, questo è sicuro.”

 

“E’ stato il peccato che macchia dall’alba dei tempi il cuore dell’uomo a porre inimicizia tra lui e le altre creature del buon Dio. Quel peccato che  gli è costato morte, dolore, dannazione. Ma io so che torneranno i  giorni in cui  il lupo e l’agnello  giaceranno insieme sull’erba e il fanciullo si assopirà  posando il capo sopra un leone addormentato, come disse il Profeta assai prima che il Figlio di Dio vedesse la luce.”

 

Il lupo abbassò  le palpebre a celare il luccichio dello sguardo. Era scritto nelle stelle da prima che nascesse, di quell’ incontro con  un uomo che non aveva ragione di temerlo perché il suo animo era mondo dal male, dall’acredine  e dal desiderio di cose terrene. Le stelle. Quanto le amava, gli sospirò sbuffando, quando alzava il muso e le vedeva punteggiare come tanti occhi  il cielo nero della notte.  E il sole, allora?  E l’acqua che placava la sete, il verde dell’erba tenera sotto il velluto delle sue zampe, lo zeffiro che profumava  di fiori e la tramontana che  gridava con la sua stessa voce?  Amava perfino  il fuoco che si alzava in lingue crepitanti, il fuoco che avrebbe dovuto temere  perché segnava il confine tra il mondo dei lupi e quello degli umani. E la luna mutevole, graffio d’artiglio gigante che squarciava  bianco il buio, disco d’argento velato da una bava di caligine rossastra?  La luna dei lupi, madre e signora delle creature della notte…

 

Il sole, la luna, le stelle, il verde  dell’erba, lo zeffiro e la tramontana, l’acqua e il fuoco, le rose e le spine. Ti sia resa lode, Signore, per tutte le tue creature. Per fratello  lupo, che ha gli occhi come lacrime d’ambra e parla con sagge parole. Per fratello lupo, che non uccide i suoi simili e, quando la giovinezza e l’energia vengono meno, senza recriminare si allontana dal branco  e sceglie di campare  da mendicante solitario. Per fratello lupo, calunniato e odiato  fin dall’alba dei tempi. Per fratello lupo, che potrebbe insegnare all’uomo ad accettare il proprio destino.

 

“Se il dolore e la morte ci fanno paura? E’ questo che vuoi chiedermi, Uomo? Ebbene, la risposta è sì. Ma così è, dacché il mondo esiste e nessuno, uomo o bestia che sia, può cambiare ciò che è stato deciso da chi è infinitamente più forte e saggio di noi tutti. Sai, Uomo, anche i lupi pregano. Chiedono che il cibo sia abbondante, il tempo clemente, che i nostri piccoli crescano in forza e salute, lontani dai pericoli. E che…in verità ho un po’ di vergogna a dirtelo, non vorrei che ci tacciassi di vigliaccheria e superbia, ma…Noi lupi vorremmo che il destino ci risparmiasse la morte per rabbia, l’orrore che ci causa sofferenze inenarrabili e ottenebra la mente e il cuore, spingendoci a nuocere ai nostri stessi simili; e la morte per mano degli uomini. Vedi, anche noi cacciamo gli animali di cui ci nutriamo. Non recrimineremmo, qualora venissimo uccisi per placare la vostra fame. Ma l’uomo non mangia il lupo, e ci uccide solo per soddisfare la sua vanità, dar sfogo al suo malanimo…E tutto questo ferisce il nostro amor proprio.”

 

Ti sia resa lode, Signore, per il dolore che ci tempra e per sorella Morte, che ci scardina le porte del Paradiso. Chi non ha l’anima macchiata dal fango del peccato non ha ragione di temere  l’unica certezza del suo esistere, anche se dovesse irrompere  nella sua vita all’improvviso, come un ladro nella notte.

 

“Fratello lupo, creatura di Dio…”

 

Il lupo sapeva da sempre che avrebbe incontrato qualcuno in grado di sancire la riconciliazione tra l’uomo e gli altri viventi: lui, il frate curvo e macilento, che non puzzava di ferro e di sangue.  Come un cucciolo giocoso, stese la zampa, che Francesco prese tra le sue mani. Era incrostata di sangue vecchio, dove Cecco il legnaiolo l’aveva colpita con la sua roncola.

 

“Fratello lupo, creatura di Dio…L’anima di un uomo che porta il tuo stesso nome, per superbia, vanagloria e sete di vendetta rischia l’eterna dannazione. Perciò ti chiedo, nel nome del Signore, udendo il quale ogni ginocchio si piega, in Cielo, in terra e sotto terra…”

 

Non farla tanto lunga, Uomo. E non scomodare Dio per così poco. Era una vita che aspettavo d’incontrarti: vuoi che non sia disposto a ricambiare con  un piccolo favore?”

 

   
 
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