Science
can be just what is, not what it could be.
Capitolo 20
Louis scostò lentamente
la
tenda della camera,permettendo ai raggi pallidi del sole di entrare
nella
stanza in penombra.
Col sorriso sulle labbra si
avvicinò al letto, stendendosi delicatamente e
silenziosamente al suo posto.
Appoggiò delicatamente
le
mani sulle spalle della sua alunna, cercando di farla svegliare.
-Deve andare
a scuola Becky- sussurrò mentre continuava a
scuoterla.
-D’accordo-
borbottò la
ragazza,alzandosi a sedere.
Becky si strofinò gli
occhi
appiccicosi e arrossì violentemente quando nella sua visuale
comparve il suo
professore a petto nudo.
-Dormito bene?- domandò
il
ragazzo, appoggiandole un vassoio colmo di pancake e frutti sulle
ginocchia.
Per pochi attimi nella mente
della ragazza riapparvero barlumi di ricordi della serata precedente e
il suo
viso divenne ancora più rosso.
La mora annuì, con lo sguardo basso per
l’ imbarazzo.
Louis sorrise intenerito,
decidendo di lasciarle un pò di tempo per farla svegliare a
pieno.
-Vado in bagno- le
sussurrò
accarezzandole una guancia e allontanandosi.
Avrebbe voluto baciarla, ma
la ragazza gli era sembrata un pò perplessa.
Becky chiuse gli occhi,
mentre masticava la sua colazione.
Poteva sentire le guancie
andarle a fuoco e lo stomaco che le doleva violentemente.
Sicuramente quella era stata
la notte più bella e importante della sua vita, mentre
quella che stava appena
cominciando, era sicura che sarebbe stata la giornata più
imbarazzante che
avesse mai vissuto.
Quando ebbe finito di
mangiare si vestì e scese le scale, dove il professore la
aspettava col sorriso
sulle labbra.
Il ragazzo quando la vide le
si avvicinò per potere riassaggiare il gusto e la
consistenza delle sue
labbra,ma la ragazza si spostò verso la porta.
-Possiamo andare-
sussurrò a
bassa voce, mentre le sue guancie diventavano ancora una volta di
colore
scarlatto.
Louis sospirò,annuendo
ed
uscendo di casa.
Dieci minuti dopo le mura
imbrattate dell’edificio scolastico sorgevano a pochi metri
dal parcheggio
delle auto.
I due ragazzi scesero,
notando che il cortile fosse quasi deserto,a causa del leggero ritardo.
-Becky..- chiamò il
professore,afferrando un polso della ragazza che si voltò di
scatto.
Il ragazzo aprì la bocca
per
parlare, ma venne interrotto da una voce.
-Professor Tomlinson,
finalmente è qui.. dobbiamo discutere dei programmi delle
terze da presentare
al preside prima della seconda ora- la voce fastidiosa della nuova
collega di
trigonometria fece richiudere con un verso di disapprovazione la bocca
del
professore.
-Dopo devo parlarle- le
sussurrò, prima di lasciarla andare e voltarsi verso
l’insegnante che
continuava a blaterare.
Becky diede un morso alla
sua mela, mentre ascoltava ciò che Holly le stava
raccontando.
-E così il gatto
è saltato
sul tavolo rubando una fetta di arrosto e la nonna si è
giustificata dicendo
che probabilmente aveva sentito l’ odore dei folletti che
gironzolavano sul
tavolo- raccontò preoccupata la bionda, mordicchiandosi le
unghia.
Becky trattenne una risata,
immaginando la faccia sconvolta del suo amico riccio.
-Aveva ragione
l’oroscopo, le
stelle non erano allineate nell’ordine esatto quindi non era
una buona idea
presentargli la mia famiglia..Non posso biasimarlo se per tutta la
mattina non
si è fatto vivo.. probabilmente non vorrà
più nemmeno sentire la mia voce-
sospirò Holly, giocando con le sue patatine fritte.
-Buon pomeriggio belle- la
voce virile del diretto interessato fece sobbalzare le ragazze.
Harry sorrise, baciando la
sua fidanzata che lo fissava in mobile timorosa.
-Scusate l’assenza ma la
settimana prossima ci sarà la semifinale di basket e il
coach ci ha fatto un
permesso speciale per allenarci tutto il giorno..sono distrutto-
spiegò il
riccio, accomodandosi malamente su una sedia della mensa e addentando
un
qualcosa che somigliava vagamente ad un hot dog.
-Quidi tu?Io? Ti piace ancora
la mia voce?- balbettò Holly sventolandosi con un tovagliolo
di carta.
-La tua voce? Suppongo di
si- rispose confuso Harry.
-Non sei rimasto sconvolto
dal gatto e dai folletti?- domandò la ragazza, ricordando
ancora una volta ciò
che era successo la sera precedente a casa di sua nonna.
-Uhm..mi piacciono i gatti,
per i folletti non so visto che non ne ho mai visto uno- riflesse
Harry,
masticando.
-Mi sei mancato stamattina-
squittì la bionda, stringendo il petto del ragazzo.
-Beh anche tu- sorrise il
riccio, baciando la sua ragazza.
Becky ignorò i due
fidanzatini che si scambiavano effusioni, facendo vagare il suo sguardo
per la
stanza gremita di gente.
Nei tavoli vicino alla porta
le cheerleader filtravano spudoratamente con qualche giocatore della
squadra di
basket che passava per recarsi al tavolo di fronte alle finestre.
I membri del club degli
scacchi era riunito nel mezzo della mensa e qualche ragazzo incitava e
tifava
per uno dei due giocatori che si sfidavano alle estremità
del tavolo.
In un angolo in fondo,
proprio vicino alle cucine, il gruppo degli
‘alternativi’ parlottava
furtivamente tra loro, mentre i loro piercing brillavano e i loro
capelli
arcobaleno coloravano a macchie i muri bianchi della mensa.
Quando la ragazza voltò
lo
sguardo verso il tavolo dei professori non potette fare a meno di
soffermarsi
sul profilo perfetto del signor Tomlinson.
Il ragazzo conversava
animatamente con un collega, il familiare sorrisetto furbo gli
increspava le
labbra sottili.
Il professore, sentendosi
osservato voltò lo sguardo, incrociando quello di Becky e
sorridendole.
La ragazza subito sentì
le guancie
arderle ed abbassò gli occhi sul suo piatto.
Questa volta però era
lei a
sentirsi osservata così alzò lo sguardo, e il
professore le fece un cenno col
capo verso la porta, prima di alzarsi dal tavolo e salutare gli altri
insegnanti frettolosamente.
La ragazza si osservò le
unghia mentre si mordicchiava un labbro, rimuginando su cosa fare.
Lei avrebbe voluto seguirlo
e parlarci, riderci e scherzarci assieme fino al suono della campanella
che
segnava la fine dell’ora di pranzo.
Ma sapeva benissimo che appena
avrebbe incontrato i suoi occhi chiari si sarebbe imbarazzata.
Non riusciva ad osservare
quelle pozze umide come aveva fatto la notte precedente,mentre
diventava una
donna in tutti i sensi per la prima volta.
Ma allo stesso tempo non
voleva passare per una stupida che non sapeva ciò che voleva
veramente, o
peggio per una facile e senza sentimenti.
La ragazza afferrò la
bottiglietta vuota ed i resti del suo pranzo –Ragazzi, voglio
ripetere
letteratura prima che suoni la campanella..ci vediamo
all’uscita?- domandò,
buttando tutto nel cestino.
-D’accordo, a dopo-
annuì
Harry, staccandosi da Holly che sorrise alla ragazza, prima che si
allontanasse.
Il corridoio era silenzioso
e deserto, e gli spifferi di vento che passavano dagli infissi
traballanti erano
terribilmente fastidiosi.
Becky si incamminò
lentamente verso il suo armadietto, mentre i suoi passi rimbombavano.
Del professore non sembrava
esserci tracce da nessuna parte.
Qualche secondo dopo, la
porta dello sgabuzzino si aprì lentamente ed il viso
sorridente del professore
fece capolino dietro alla porta.
-Avrei potuto afferrarlaper
un braccio e trascinarla dentro di sorpresa per fare scena, ma non
voglio
causare infarti- spiegò mentre apriva di più la
porta per far entrare la
ragazza.
Immancabilmente le guancie
della mora si arrossarono nuovamente, mentre esitante osservava il
pavimento
sporco del corridoio.
-Avanti, entri Rebecca- la
incitò il professore in un sussurro che sembrava di quanto
più simile ad una
supplica.
Quando Becky udì il suo
nome
per esteso capì di non potersi tirare in dietro, e
trascinando i piedi entrò
nella stanzetta.
Quei pochi metri a loro
disposizione erano principalmente occupati da scope e barattoli di ogni
genere.
I minuti di silenzio che
seguirono sembrarono interminabili per entrambi,soprattutto per la
ragazza che
sentiva lo sguardo del professore pizzicarle sul corpo e sul viso.
-Rebecca..- la chiamò il
professore.
La ragazza si limitò ad
un
mormorio indistinto mentre continuava ad osservare interessata le crepe
dei muri
o le macchie del pavimento.
-No, mi guardi per favore-
disse contrariato il ragazzo, alzandole il viso con l’indice
e facendo
scontrare i loro sguardi.
-Cosa c’è che
non va?-
domandò preoccupato il ragazzo, accarezzando una guancia della mora.
Becky si schiarì la voce
–Nulla- rispose, perdendosi negli occhi del ragazzo.
-Ho fatto qualcosa di
sbagliato ieri? Si è pentita della sua scelta?Parli per
favore- la supplicò il
professore, unendo le loro mani.
-No,no lei non ha fatto
nulla di male- si affrettò a precisare la ragazza,
deglutendo –è colpa mia-
sussurrò poi,mordendosi il labbro.
-Mi spieghi, voglio solo
capire cosa la preoccupa- sussurrò Louis, sorridendole
incoraggiante.
Becky sospirò e il
professore aumentò la stretta sulle sue mani.
-Io..ehm..era la mia prima
volta,e beh..ecco..sono così imbarazzata adesso..-
balbettò la ragazza a
bassissima voce, tanto che il ragazzo dovette faticare per capire le
sue
parole.
Louis deglutì,
osservando la
ragazza timoroso –E..era la prima volta?- domandò
con tono grave, portandosi
una mano fra i capelli –Io non..non lo immaginavo,
cioè.. sarei stato più
dolce,o avrei aspettato, non volevo farle del male..io-.
-Nonono non mi ha fatto male
ed è stato tutto fantastico..è che, insomma..non
so- i due ragazzi erano entrambi
molto imbarazzati, probabilmente molto di più della sera
prima.
-Okay mi ascolti, ieri è
stato tutto semplicemente perfetto per me e non
c’è assolutamente nulla di cui
debba vergognarsi, davvero.. l’unica cosa che conta
è che lei non sia pentita-
spiegò Loui, accarezzando le braccia di Becky.
-Non lo sono- sussurrò
la
ragazza.
-Allora,..uhm posso baciarla
senza chiedere il permesso?Cioè possiamo provare a stare
insieme?- domandò il
professore,sentendosi terribilmente ridicolo.
Becky annuì –E
possiamo smetterla
di darci del lei?-
chiese la ragazza
accennando ad un sorriso.
Louis annuì e sorrise,
per
poi appoggiare finalmente le labbra su quelle della ragazza e ritrovare
ancora
il suo sapore familiare.
-Mi sento tanto un ragazzino
stupido ed inesperto- sussurrò sulle labbra della ragazza.
-Io sono una ragazzina
stupida ed inesperta- rispose Becky sorridendo.
-Sbagliato, tu sei la mia
ragazzina per niente stupida ed inesperta ancora per poco- la corresse
il
ragazzo, cingendole le spalle mentre la baciava ancora ed ancora.
L’ orribile suono della
campanella fece sbuffare entrambi, che si staccarono di malavoglia.
-Esci prima tu che devi
correre a studiare..non dimenticare che sono ancora il tuo professore-
sospirò
Louis, baciando i palmi delle mano della ragazza.
Becky ridacchiò, prima
di
aprire la porta.
-Dopo l’aspetto nel
parcheggio- disse Louis –ti aspetto, ti aspetto nel
parcheggio- si corresse,
prima di lasciare un ultimo sorriso alla ragazza .
Salve
belle :3
Probabilmente
nemmeno vi ricordate di me visto che non
aggiorno
da un bel pò di tempo e come darvi torto.
Purtroppo
questo periodo per me è davvero orribile: ultime
interrogazioni, corso di
chitarra, il ragazzo che mi piace
che
si fidanza, una delle mie migliori amiche che si taglia e come se
non
bastasse ci si è anche aggiunta la depressione per
il
fatto che loro sono in Italia e io a casa.
Insomma
con tutte queste cose per la testa non
avevo molta voglia di scrivere,
ed
in più ultimamente non mi soddisfa più
ciò che ne esce fuori.
E’
per questo che aggiornerò più di rado,
soprattutto nell’altra mia storia visto
che questa è quasi finita (non so ancora di preciso quanti
capitoli rimangono).
Poi
voi siete super fantastiche e mi riempite di complimenti immeritati,
volevo
dirvi quindi che ve ne sono grata, davvero grazie.
Ora
che sapete di tutti i miei problemi e ora che sappiamo che non ve ne
frega un
cazzo mi eclisso lol
Spero
non mi odierete (io vi lowwwwwwwo D:)
Much love,
Anto.