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Autore: Rayon_    21/05/2013    4 recensioni
Parti della storia:
“Svoltai, come tutte le volte, l'angolo che portava al vicolo con passo sicuro, ma improvvisamente qualcosa mi fece fermare. O meglio, qualcuno.„
**
“Il suo volto si girò velocemente verso di me, guardandomi negli occhi per alcuni secondi; poi, finalmente, sentii la sua voce per la terza volta.
Ma questa volta sembrava più tranquilla, aveva una voce stupenda.
-Light- Lighter.-„
**
“-Lighter.-
La chiamai con voce delicata. Mi accorsi che mi ascoltava quando sentì la testa girarsi sul cuscino.
-Ti voglio bene.-„
**
“-Louis.-
Mi chiamò lei che non aveva ancora smesso di piangere.
Aprìi gli occhi e mi schiarìi debolmente la voce, per far capire che la stavo ascoltando.
Passò qualche secondo di singhiozzi prima che continuasse.
-Abbracciami.-„
**
“Poi non so cosa feci, non so cosa pensai, so solo che sentivo il cuore scoppiare, e che le sue labbra erano soffici, esattamente come me le immaginavo.„
Potreste trovare diverse somiglianze con la storia Color My Life di anqis a causa di un mio errore.
xx, Flying_
|STORIA INTERROTTA|
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Winter In Heart.



 












Capitolo 7.

 
Louis' Pov.
Scacciai i miei pensieri che erano nuovamente giunti ad Eleanor, scossi la testa, e mi alzai dal divano con una spinta. Erano le undici, Lighter mi aveva lasciato un biglietto con scritto che andava a fare la spesa, e io stavo girando per casa dalle dieci e un quarto cercando invano una soluzione per spostare i mobili e rendere tutto più spazioso e più figo per la festa.
Anche se forse per la maggior parte del tempo mi ero ritrovato a pensare a Eleanor, e a Niall.
Ero fermo davanti alla televisione e mi guardavo in giro, quando sentii la serratura della porta aprirsi, così mi girai, e vidi entrare Lighter, in un paio di jeans scuri e un cappotto grigio, e due buste in mano. Chiuse la porta con un piede senza vedermi, poi si voltò e rimase sorpresa.
-Lighter!-
La salutai con le mani in tasca e un sorriso.
-Ciao.-
Mi sorrise. Poi la vidi indaffarata nel muoversi con le buste, così mi resi conto che forse avrei dovuto aiutarla.
Mi avvicinai a saltelli visto che stavo per cadere, e presi una delle borse dalle sue mani. Non si oppose, e ci dirigemmo insieme in cucina per posare il tutto.
La vidi uscire e poi tornare senza giacca, e solo allora mi accorsi che indossava un maglioncino e delle scarpe che non le avevo mai visto. Mi ricordai anche dei CD non miei, e dell'accappatoio che aveva usato il giorno prima.
-Hai fatto nuove compere?-
Decisi di chiedere mentre svuotavamo le borse.
-No, sono passata a prendere le mie cose nell'appartamento ieri.-
Mi informò mentre si allungava per mettere il pacco di biscotti sull'ultimo ripiano.
Notando che che non ci sarebbe arrivata mi avvicinai e le pinzai leggermente la vita con le mani, notai che soffriva il solletico perché subito abbassò le braccia costringendomi a spostarmi.
-Lascia, faccio io.-
Dissi prendendole il pacco dalle mani con un sorriso.
Sorrise anche lei, poi si spostò.
-Comunque, ho capito. Quindi i  dischi di ieri erano tuoi?-
Chiesi avvicinandomi a lei che era appoggiata al tavolo, mi appoggiai accanto a lei in attesa di una risposta.
Girai la testa verso di lei e la vidi annuire.
-A proposito -continuai interrompendo il silenzio- s,sei davvero brava.-
Affermai ancora una volta, sempre girato verso di lei. A quell'affermazione anche lei si voltò verso di me e mi guardò.
-Grazie.-
Disse accennando un sorriso.
-Da quanto tempo mi stavi guardando?-
Mi chiese con la sua voce cristallina, interrompendo ancora una volta il silenzio.
Ci pensai su prima di rispondere. Non lo sapevo bene, potevano essere due minuti come potevano essere dieci.
-Uno, forse due minuti. Da quando eri per terra, che poi hai fatto quel salto con la spaccata..-
Cercai di spiegarmi, sperando di non aver detto qualche cavolata.
Lei sorrise lievemente e si girò di nuovo in avanti.
-Ti piace ballare?-
Chiesi mentre mi sollevavo e mi spostavo verso il divano in sala.
Con la coda dell'occhio vidi che mi seguiva, così mi sedetti, e lo stesso fece lei.
-Lo faccio da quando avevo tre anni, mi ha insegnato mia madre. Lei è... era, un'insegnante di danza classica, e me l'ha insegnata, poi con il tempo ho fatto le mie.. Modifiche ecco.-
Ascoltai distrattamente tutta la frase, poiché il mio cervello si era appena soffermato sulla correzione che da soleasi era posta: -Era?-
La vidi abbassare lo sguardo in fretta, forse per nascondere qualcosa. Avevo forse fatto quella domanda ad alta voce?
Confermai il mio dubbio quando alzò il viso con gli occhi leggermente rossi.
Corrugai la fronte e la guardai mentre non distoglieva lo sguardo dal mio.
-S, scusa non volevo.-
Mi scusai per il mio solito vizio di essere invadente. Lei scosse leggermente la testa.
-No. E' normale che tu voglia sapere, vivo in casa tua.-
Disse lei lasciandomi zitto. Mi voltai completamente verso di lei incrociando le gambe sul divano, in ascolto.
-Sei sicura di volerne parlare?-
Chiesi, non volevo che si sentisse obbligata. Lei annuì decisa e si mise nella mia stessa posizione di fronte a me.
-I, io vivevo in Australia, con la mia famiglia, mia madre, mio padre e mio fratello. Era una famiglia perfetta, stavamo tutti bene insieme, avevamo una casa normale, e vivevamo da persone semplici. Era tutto perfetto. O almeno, cosi pensavo finché non ho iniziato a crescere. Quando avevo dodici anni iniziai a capire che quelle che prendeva mio padre non erano caramelle, ma droga. E che quando sentivo mamma urlare non era perchè le faceva il solletico. E che quando mio fratello tornava a casa con gli occhi gonfi e rossi, e un'aria da idiota, non era perchè aveva sonno, ma per il fumo.-
Fece una leggera pausa, e potei notare che con la mano destra stava letteralmente torturando l'angolo del cuscino che c'era tra noi. Così mi chiesi se era il caso di provare a tranquillizzarla porgendole la mia mano, ma visto che ero già stato fin troppo invedente decisi che per il momento era meglio rimanere fermo. Solo quando notai un piccolo rivolo di sangue scendere dal suo indice che stava torturando mi decisi a fermarla. Mentre guardava in basso, verso le sue mani che giocavano tra loro e con il cuscino, avvicinai la mano destra con cautela per poi poggiarla sulla sua. Notai che si bloccò immediatamente, alzammo entrambi lo sguardo tornando a fissarci. Lei prese un sospiro, poi ricominciò a parlare.
-Ci volle poco per capire che mio padre era un'alcolizzato, e che mio fratello di sedici anni non frequentava belle compagnie. Avevo deciso di non dire nulla e di starmene zitto. Passavo le giornate da una mia amica per non stare a casa, o dalla mia nonna materna, la adoravo. Andai avanti così per due anni, poi il giorno prima del mio quindicesimo compleanno, tornai a casa da scuola sorridente come sempre, arrivai alla porta di casa, e sentii delle urla. "Non farà nessuna festa! E' una bambina, non mi interessa quello che vuole! Mi hai capito?!" Urlava lui senza scandire bene le parole, ne dedussi che era completamente ubriaco, ancora. Decisi di entrare quando sentii una botta, e rimasi spiazzata con la porta aperta alle spalle. Neanche mi aveva vista, i, i, io..-
Aveva iniziato a balbettare, e prima che potesse alzare l'altra mano per coprirsi il viso con alcune lacrime l'afferrai, lasciandola di nuovo un po' sorpresa.
-Se vuoi non continuare.-
La rassicurai sussurrando, mentre istintivamente la mie dita si intrecciavano alle sue. Questa volta fui io a sorprendermi non appena, anche se debolmente, ricambiò la stretta.
-No.-
Ribatté decisa. Sospirai spostando la seconda mano di nuovo dov'era.
-Non si era accorto di me, riuscii solo a vedere mia madre in lacrime nell'angolo, e mio padre chino davanti a lei, con i suoi capelli che tirava forte tra le mani. Non esitai ad avvicinarmi, tirai da dietro la maglietta di mio padre, che si voltò verso di me con il viso infuriato. Potei notare che sul volto di mia madre c'erano anche diversi lividi. Chiamai il nome di mia madre avvicinandomi per abbracciarla, me venni tirata violentemente per la coda da lui, che mi fece cadere a terra indietro. Mi urlò contro, non ricordo cosa mi diceva, non lo ascoltavo. Ricordo solo le urla di mia madre che mi diceva di andare in camera, di non guardare. E così feci, mi nascosi. Presi il mio Mp3 e alzai il volume al massimo, per quello che un catorcio poteva dare. Mi accovacciai in lacrime sul letto e cercai di non sentire niente. Sono stata così per forse mezzora, poi però non sono riuscita a fare a meno di sentire quel colpo forte che mi spaventò ancora di più. Mi sono tolta le cuffie, e ho sentito solo silenzio. Decisi di aprire la porta, ma mi pentii subito di quella scelta. Corsi in fretta verso mia madre, coricata a terra in una pozza di sangue, con gli occhi sbarrati aperti. Mi accasciai su di lei piangendo, e iniziai a chiamarla, senza badare a mio padre, che era dietro di noi in silenzio. La chiamavo continuando a piangere, vidi solo più mio padre che buttava a terra l'aggeggio nero e si metteva le mani sulla testa. Poi scappò, sentii la macchina partire. Non l'ho più visto. Lui l'ha uccisa! Mio fratello ora vive ancora lì da solo, mia madre è morta, e lui.. Credo che sia ancora in carcere. Lo spero.-
Rimasi allibito di tutto quello che aveva detto, e sorpreso del fatto che nonostante fosse in lacrime l'aveva raccontato con un tono di voce neutro, disceto, senza lasciar trasparire emozioni. Questo ad eccezione delle due ultime parole, in cui aveva messo tanta rabbia da stupirmi.
-Il primo mese sono restata lì con mio fratello, ma non riuscivo a vivere, piangevo continuamente, ogni volta che passavo in sala mi tornavano in mente quelle scene, le sognavo ogni notte. Così decisi che me ne dovevo andare. Non so come ci sono riuscita, ma presi l'aereo e me ne andai. Non volevo più vedere niente, nessuno che mi potesse ricordare la mia merdosa vita passata. Sono stata in Italia fino a sedici anni, poi sono venuta a Londra sia per la lingua che già conoscevo, e poi perchè ho sempre amato il freddo di Londra. Mi sono presa un appartamento, ho trovato un lavoro che però non mi bastava, così sono stata cacciata da entrambi, e,ed eccomi qui.-
Concluse con un sospiro.
Wow.
Fu l'unica cosa che fui in grado di pensare.
Pensai anche che non l'avevo mai sentita parlare così a lungo.
E poi mi accorsi che non aveva lasciato la presa della mia mano, e stava giocherellando nervosamente con le mie dita, così le strinsi la mano per cercare di calmarla.
Spostai lo sguardo dalle mani per guardare i suoi occhi chiari che erano rossi e gonfi.
Diverse lacrime avevano rigato il suo viso facendo colare la minima dose di mascara che aveva indosso, mentre parlava in un soffio senza mai fermarsi.
Non sapevo minimamente cosa dire o cosa fare, non ero mai stato in situazione del genere. Non avevo le parole, e anche se le avessi avuto c'era come un blocco che mi impediva quasi di respirare nella gola.
Forse l'unica cosa che avrei potuto fare era regalarle un abbraccio.
Era troppo?
Si.
No.
Si.
No.
Si.
Al diavolo.
Non lasciai la sua mano sempicemente mi alzai e tirai il suo braccio sollevandola impiedi, e costringendola automaticamente a sbattere piano contro di me. Le circondai le spalle mentre non smetteva di piangere, e qualcosa dentro si stava ritorcendo mentre sentii le sue braccia intorno alla mia vita e i suoi pugni che stringeano la mia maglietta.
Restammo così per diversi minuti, in quell'abbraccio stretto, immersi in un silenzio profondo, interrotto solo da forti singhiozzi e sospiri.
Non sapevo perché, ma sentivo che in quel momento la dovevo proteggere, o almeno aiutare.
Dopo alcuni minuti la sentii staccarsi da me, ma rimase comunque lì davanti. Le lacrime si erano fermate, ma il suo viso era distrutto.
-Grazie Louis.-
Grazie? Era un abbraccio.
-Non mi devi ringraz..-
-Louis, per me è importante. Tu neanche mi conosci, e hai voluto aiutarmi tenendomi qui con te, e mi hai abbracciato. Erano anni che non ricevevo un abbraccio così da una persona. Voglio dire, ho finalmente sentito delle emozioni.-
-Ti voglio Bene Lighter.-
Dissi prendendo le sue mani e interrompendo il suo discorso di ringraziamenti vari.
Mi ero accorto, eccome, della situazione piuttosto imbarazzante che stavo creando, e del fatto che era successo tutto così in fretta, me semplicemente non mi importaa, lei si era aperta e io l'avrei aiutata.
Con mio piacere la vidi mentre mi strappava un lieve sorriso.
-Dai, vatti a cambiare che ti porto a pranzo.-
Dissi sorridendole cercando di essere più dolce possibile.
La vidi annuire con un lieve sorriso, così lasciai le sue mani e mi diressi in camera continuando a pensare alla sua storia. Mi aveva colpito anche il fatto che avesse detto che le piaceva il freddo di Londra. Era strano.
Presi dei jeans, una maglietta e una felpa e andai in bagno per cambiarmi.
Uscii dal bagno e trovai lei fuori che aspettava, così le sorrisi, poi la sorpassai e tornai in camera per mettere il pigiama. Percorsi il corridoio fido ad arrivare alla porta dove avevo lasciato il cappotto e le converse. Mi infilai entrambi, poi aspettai qualche minuto che arrivasse Lighter.
Ci incamminammo a piedi visto che era ancora abbastanza presto.
-Allora, dove andiamo?-
Chiesi con le mani in tasca, visto che ancora non ne avevo la minima idea.
-Non so..-
-All'angolo? E' da un po' che non ci vado..-
-No, li no.-
Mi ricordai che non era la prima volta che si rifiutava di andare lì.
-L, li è dove lavorav..-
-Non c'è problema, cerchiamo un altro posto.-
Dissi sorridendo e interrompendola.
Dopo alcuni minuti decidemmo di fermarci in un pub, prendemmo le ordinazioni e mentre aspettavamo parlammo.
-Quanti anni hai?-
Chiesi visto che mi venne in mente che non sapevo nemmeno quello. Di sicuro aveva più di sedici anni, lo aveva detto, ma non credo ne avesse più di venti.
-Diciotto.-
Rispose sistemandosi meglio sulla sedia.
Annuii confermando l'idea che mi ero fatto.
-Io venti.-
La informai tranquillamente. Avevamo due anni di differenza, ma a quell'età non si notava molto.
Dopo alcuni minuti le ordinazioni arrivarono, pranzammo, e andammo a fare un giro per Londra. Ci fermammo al centro commerciale dove entrambi comprammo alcuni vestiti, e poi decidemmo di tornare a casa a riposarci. 
Chiusi la porta di casa alle mie spalle e mi tolsi scarpe e giubbotto.
In quel pomeriggio era stato davvero piacevole stare con Lighter, sembrava più aperta, più semplice. Forse quello sfogo le serviva per buttare fuori tutto ciò che aveva tenuto dentro per anni. Infondo posso solo immaginare cosa prova una tredicenne in quella situazione. Uno dei periodi più confusionali e disastrosi della via, quello in cui impari a crescere e ad affrontare le situazioni, ma credo che per come l'abbia passato lei, sia cresciuta di almeno dieci anni in qualche settimana. Posso solo immaginare.
Dopo essere uscito dal bagno in cui avevo fatto una doccia calda e mi ero cambiato, presi il pc, era da un po' che non mi collegavo a twitter o facebook, neanche mi ricordavo la password.
Ringraziai il cielo per il fatto che avessi la password salvata, ed entrai per primo in twitter.
Avevo un account anonimo, in cui mi sfogavo su tutto con persone che non mi conoscevano.
Dear Diary, mi chiamavo. Prima di ogni tweet aggiungevo quel prefisso. Anche questa volta lo feci.
"Dear Diary, i'm back. Today i'm fine, i've got  new friend."
{Caro Diario, sono tornato. Oggi sto bene, ho una nuova amica. }
Inviai il tweet ed entrai su facebook.
63 notifiche. 
Forse sarei dovuto entrare un po' più spesso.
Le controllai tutte con calma, poi non avendo niente da fare iniziai a sfogliare quelle stupidissime immagini con i memes. Dovevo ammettere che però alcune erano davvero esilaranti.
Non sapevo cosa stesse di preciso facendo Lighter, ogni tanto la vedevo passarmi davanti o di fianco al divano, e scrutare la sala. Poi spariva nelle altre stanze e tornava dopo decine di minuti.
Guardando l'ora nel dekstop del computer notai che erano le sette e mezza, così lo chiusi e mi diressi in cucina dove pensavo di trovare Lihter.
-Hey.-
Dissi appoggiandomi allo stipite.
Lei mi sorrise alzando lo sguardo da un foglio su cui stava farfugliando con una matita.
-Che fai?-
Dissi avvicinandomi.
-Ti ho messo a posto la sala.-
Mi informò lei scrivendo alcuni ultimi numeri.
Ma cos'era, pure arredatrice di interni e geometra oltre che cuoca? E pensare che non era nemmeno andata alle superiori.
-Ma che cosa figaa!-
Dissi prendendole il disegnino a schizzo dalle mani.
Ecco, pure disegnare sapeva. Ah si, e ballare.
Osservai attentamente come era stata capace di sistemare tutto quel casino di modo da formare un'enorme spazio al centro, occupato solo dal tavolino.
Lei mi sorrise.
-Bene, dopo cena iniziamo a mettere a posto sistah.-
Lei mi guardò stranita, okay, forse avevo esagerato a chiamarla così. Risi divertito, ricevendo un sorriso come risposta.
-Comunque, per cena che facciamo?-
Lei si guardò intorno.
-Oh si, ho messo su degli spaghetti, vanno bene?-
-Perfetto.-
-Dovrebbero essere pronti.-
Disse mentre si alzava e si avvicinava alla pentola.
Mentre scolava la pasta e aggiungeva il sugo io preparai la tavola, semplicemente con due piatti, due bicchieri, due forchette, e dell'acqua.
Dopo pochi minuti eravamo seduti a tavola a mangiare, notai che dopo qualche forchettata di pasta Lighter di fronte a me stava sorridendo divertita guardandomi la faccia e la maglietta.
Che avevo di strano?
Abbassai lentamente la testa, poi la feci cadere indietro consapevole di quanto fossi imbranato.
La maglietta bianca era cosparsa di macchie di sugo, e realizzai che molto probabilmente anche la mia faccia era così.
Ridendo mi allungai per prendere un foglio di scottex e me lo passai su tutto il viso risedendomi, sotto lo sguardo divertito di Lighter.
Poi lo passai anche sulla maglietta cercando di rimuovere tutto il possibile, ma senza molti risultati visto che riuscii solo a sbavare ancora di più il tutto.
Scossi la testa demoralizzato dalla mia deficienza, poi tornai a mangiare con più attenzione.
Finita la cena mettemmo tutto a posto, poi iniziammo a fare gli spostamenti nel salotto.
Era un caos totale, tutto spostato, e spostando armadi e divano tutti gli accumuli di disordine che avevo nascosto lì sotto erano tornati alla luce.
Avevo persino ritrovato la mia pallina da ping pong firmata da non mi ricordo più quale famoso giocatore, la cercavo dalla terza elementare.
Con calma pulimmo tutto a ritmo del cd di Robbie Williams.
Ad un certo punto mi poggia stremato sul divano storto.
-Vado a fare pipì.-
Enunciai prima di dileguarmi per il corridoio come un bradipo.
Guardai l'ora, erano quasi le undici.
Dopo aver finito in bagno tornai indietro, e sorrisi nel vederla muoversi a tempo di Candy mentre si spostava nella stanza.
-Hey ballerina.-
 
 
Lighter's pov.
*flashback*
-Hey ballerina!-
Mi salutò mia madre sorridente.
Scesi la scaletta del palco con il mio cortissimo vestito rosa confetto, che avevo tenuto durante quei dieci minuti di esibizione.
-Mamma!-
La salutai io ancora più entusiasta.
Avevo dieci anni, era la prima volta dopo tanto che la mia insegnante mi assegnava il ruolo di protagonista, ero sempre stata una riserva.
Ed era andato tutto perfettamente, anche il mio assolo. 
Non potevo essere più felice di così.
-Ballerinaa!-
Mi sentii chiamare alle spalle da una voce familiare.
Tutti ormai mi chiamavano così, danzavo sempre.
Era la mia insegnante.
Le corsi incontro per abbracciarla.
-Sei stata perfetta, complimenti.-
*fine flash back*
 
 
Louis' pov.
Sembrò essere leggermente pensierosa, ma poi si riprese subito.
-Che ne dici se andiamo a dormire e finiamo domani?-
Lei mi sorrise distrattamente e annuì.
Le sorrisi anch'io, poi mi allontanai verso la camera dove presi il pigiama per andare in bagno.
Mi cambiai e mi preparai per andare a dormire, quando tornai in camera trovai Lighter già pronta, intenta nel coricarsi nel letto che ancora avevamo in comune.
Le sorrisi, e mi coricai anch'io facendomi come sempre luce col cellulare.
Mi sistemai meglio sotto al piumone, e poi sprofondò il silenzio.
Ma i miei occhi chiusi si aprirono di scatto quando sentii un singhiozzo strozzato provenire dal cuscino accanto.
Non seppi subito cosa fare, ma non volevo stare in silenzio.
-Lighter, posso fare qualcosa?-
Sussurrai piano avvicinandomi al suo viso.
Alzai una mano per accarezzarle la testa, ma non feci in tempo perché si girò verso di me.
Non ricevetti risposta, solo altri singhiozzi e rumori angoscianti, proprio non sapevo cosa avrei potuto fare, così sospirai e con la mano ceh avevo alzato lasciai una carezza leggera sulla sua guancia, per poi tornare a sdraiarmi.
Chiusi gli occhi per qualche minuto.
-Louis.-
Mi chiamò lei che non aveva ancora smesso di piangere.
Aprii gli occhi e mi schiarii debolmente la voce, per far capire che la stavo ascoltando.
Passò qualche secondo di singhiozzi prima che continuasse.
-Abbracciami, per favore.-
Sospirai a quella richiesta, volevo davvero fare qualcosa per farla sentire meglio.
Senza farmelo ripetere mi avvicinai al suo corpo esile e strinsi le braccia intorno a lei, lasciando che il suo viso affondasse nel mio petto mentre si rimpiccioliva davanti a me.
Mi addormentai così, stringendola, lasciando che la mia maglietta assorbisse i suoi singhiozzi e le sue lacrime; con le sue mani strette in due piccoli pugni davanti al mio ventre, e i suoi capelli che mi solleticavano il collo. Così, vicini.
 
 

















 
 
Uaaaaaaaaaaaaaaaaah.
Come va Belles? c: Io più o meno, in questi ultimi giorni sono stata abbastanza di merda per i concerti, anche se mi ha dato tantissima soddisfazione la figura che ha fatto l'Italia per loro, insomma, non per vantarci, ma ci adorano, è stata un'esperienza perfetta. 
Parlando del capitolo, per vostra grande felicità finalmente si scopre il passato di Lighteeer! Poco disastrosa come storia della sua vita. Poverella la madre usccisa dal padre che è in carcere, e il fratello drogato. Poi dopo questo sfogo diventa più aperta con Louis, e nella parte finale dimostra che di lui si fida, e che nonostante abbia ormai affrontato tutto questo con forza, è ancora pesantemente distrutta dalla sua adolescenza andata a farsi fottere diciamo.
Beh, ora ringrazio tanto tanto:
  onedirectionilove
  HolaOli
  Midnight_Sun99
per le recensioni, siete dolcerrime *w*
Ora me ne vado, byeee!

xx, Flying_
  
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