Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Chanel483    21/05/2013    1 recensioni
Sono passati quattro anni dalla notte che cambiò le loro vite.
Sono passati quattro anni dalla caduta di Hogwarts.
Ora, Harry, Ron ed Hermione fanno parte della S.A.S.C.O. (Squadra di Auror Specializzati Contro l'Oscuro), un gruppo di auror, ricercatori ed infermieri tra i migliori del mondo, impegnato nella lotta contro Voldemort che, piano piano, prende sempre più potere.
Nel frattempo Hermione si ritrova ad affrontare i fantasmi del suo passato per poter accettare ciò che è diventata e ritrovare un amore che forse non ha mai veramente perduto.
Dalla storia:
"Sono vuota, Harry" sussurrò la ragazza, mentre lui le asciugava i capelli con un incantesimo. Il moro non rispose, ma rimase ad ascoltarla:"è per questo che non so voler bene, perché voler bene vuol dire donare qualcosa di sé agli altri e … e io non ho più niente".
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Il trio protagonista, Un po' tutti, Voldemort | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
-L’ora della verità
Hermione fu svegliata dal rumore di dei colpi contro il legno della porta e da una vocina delicata, dal leggero accento slavo:<< Ron, la tua mamma ha detto di venire a chiamarti. La colazione è pronta! >>.
Appena si rese conto del significato di quelle parole, la ragazza scattò a sedere e si guardò intorno, accorgendosi subito di trovarsi nella camera di Ron, più precisamente nel suo letto dove, tra l’altro, giaceva anche lui, del tutto addormentato.
<< Ron… >> lo chiamò, scuotendolo rudemente per una spalla.
Il rosso si svegliò di colpo, spalancò gli occhi e si guardò intorno per un po’, con sguardo assonnato. Ci mise qualche secondo a mettere a fuoco Hermione e, quando la vide le sorrise istintivamente, per poi, rendendosi conto che non era proprio del tutto normale che loro due dormissero insieme, scattare rapidamente a sedere:<< Hermione!? >> chiese quasi urlando.
<< Sssh! Non vorrai che ci sentano! >> lo rimproverò lei, mollandogli una sberla sul petto che, solo in quel momento, si rese conto essere nudo. Inutile dire che ritrasse immediatamente la mano.
Lui annuì e prese un bel respiro, prima di guardarsi intorno, probabilmente cercando di valutare la situazione:<< Siamo nei casini… >> sussurrò dopo un istante.
Hermione annuì freneticamente:<< Certo che potevamo anche pensarci ieri sera… >> commentò, rimproverando se stessa per prima.
<< E cosa dovevo fare? >> domandò il rosso, un po’ infastidito da quell’affermazione:<< Rimandarti a casa nello stato in cui eri? >>.
La riccia incassò quella frase senza battere ciglio, pienamente consapevole che ciò che lui stava dicendo era vero:<< Non che tu fossi messo molto meglio… ok, scusa. Forse hai ragione. >> si arrese:<< Ma cosa facciamo? Non posso smaterializzarmi e se tua madre o i tuoi fratelli mi vedono e capiscono che ho dormito qui… oh cielo, non voglio neanche pensare al casino che uscirebbe con Juny… >>.
Ron alzò una mano:<< A Juny ci penserò dopo. Ora sta’ zitta un istante, per una volta, dobbiamo ragionare >> disse un po’ scorbutico, facendole comunque chiudere la bocca.
Bene, la situazione era abbastanza discutibile, ma sicuramente poteva essere sistemata. Erano sdraiati nello stesso letto, quindi a rigor di logica ci avevano dormito insieme; però non era qualcosa di troppo sconvolgente poiché – aveva controllato – lui indossava i pantaloni del pigiama e lei era avvolta in una delle sue magliette extra large. Quindi anche se qualcuno li avesse scoperti in quell’esatto momento, non avrebbe pensato male… non troppo, almeno.
Ora, non poteva certo far fuggire Hermione dalla finestra… sarebbe stato davvero patetico.
Si passò una mano sugli occhi e alla fine scattò in piedi. Andò a recuperare una maglietta dall’armadio e, dopo averla indossata, tornò verso il letto, allungando una mano:<< Andiamo >> si limitò a dire.
Hermione, basita, spostò lo sguardo dalla sua mano al suo volto, per poi abbassarlo e salire di nuovo:<< Andiamo… dove? >> domandò frustrata, senza capire cosa avesse in mente.
<< A fare colazione >> si limitò a rispondere lui, afferrandola per il polso e costringendola ad alzarsi e seguirlo.
La ragazza, che non indossava esattamente la mise più adatta per presentarsi a colazione in una casa che non fosse la sua, insieme ad un ragazzo, per di più, cercò di avanzare qualche protesta che fu bellamente ignorata dal rosso, che continuò a trascinarla imperterrito per il corridoio e poi giù per le scale.
L’entrata in cucina dei due fu abbastanza comica. Era palese che tutti – nessuno escluso – avrebbero voluto lasciare la propria mandibola libera di schiantarsi sul pavimento ma per rispetto – o forse per le occhiate che mamma Weasley stava lanciando a tutti, brandendo minacciosamente un mestolo – cercavano di trattenersi.
Certo era che vedere Ron ed Hermione – quest’ultima anche abbastanza svestita – entrare in cucina, praticamente per mano, all’ora di colazione, non poteva lasciare nessuno indifferente.
La prima a riprendersi dallo stupore generale fu Nadiya, che corse subito verso la ragazza:<< Hermione! >> esclamò sorridente, piazzandosi davanti a lei con un sorrisone stampato in faccia:<< Che bello che sei qui! Sei rimasta a dormire? Ma non eri andata ad un appuntamento? >>.
La riccia si guardò intorno un po’ a disagio; ovviamente, così piccola, Nadiya non poteva avvertire la discutibilità della situazione, ma proprio per questo la metteva ancora più in ansia:<< Sì ma io… io sono tornata presto e sono venuta qui per… per stare un po’ insieme a te. Solo che tu… tu dormivi già quando sono arrivata e non ti volevo svegliare… >> inventò di sana pianta, cercando un po’ di supporto nello sguardo di Ron.
<< Sì, infatti. >> confermò il ragazzo:<< E allora le ho detto che se voleva poteva rimanere qui a dormire e vederti questa mattina >> aggiunse.
Dalle espressioni dipinte sulle facce degli adulti – che andavano dal malizioso all’orripilato – si capiva benissimo che nessuno di loro si era bevuto quella versione alternativa della faccenda, ma Nadiya sembrava convinta della veridicità delle sue parole e tanto le bastava.
Hermione prese posto al tavolo insieme alla famiglia Weasley ed Harry, cominciando a mangiare la colazione come se nulla fosse. Ginny non faceva altro che lanciare occhiatacce sia a lei che al fratello, ma non si permise di aprire bocca, mentre gli altri finsero che fosse tutto nella norma.
Molly però, di tanto in tanto, spostava lo sguardo tra il figlio minore e la riccia – che sembravano troppo imbarazzi anche solo per incrociare gli sguardi.
Per natura, mamma Weasley, era sempre stata un persona curiosa e l’idea che succedesse qualcosa di strano sotto il suo tetto, ad uno dei suoi figli, senza che lei ne fosse messa al corrente, la disturbava non poco.
Certo, da sempre Hermione era la nuora dei suoi sogni; fantasticava sul matrimonio tra lei e Ron da quando l’aveva conosciuta alla stazione di King Cross, alla fine del primo anno di scuola del figlio. D’altra parte però, era palese che, da quando erano entrambi entrati a far parte della S.A.S.C.O., Hermione fosse cambiata molto, probabilmente a causa delle brutte esperienze che aveva vissuto. E poi c’era Juny! Era una ragazza così dolce e beneducata, a modo e gentile; tutti pregi che Molly riteneva fondamentali per una fanciulla.
Eppure… eppure non era Hermione e lei, come mamma, doveva ammettere che, nonostante con Juny le cose sarebbero state molto più facili, non era lei che suo figlio voleva.
Con sguardo un po’ malinconico, servì ad Hermione delle uova strapazzate, domandandosi cosa diavolo nascondesse quella massa informe di ricci che aveva in testa, quali pensieri, esperienze e timori si celassero dietro quelle iridi castane.
<< È tutto ottimo signora Weasley, come sempre >> si complimentò Hermione, dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè. Si voltò verso Ron che, seduto accanto a lei, si stava ancora ingozzando di frittelle:<< Se hai finito, dovremmo andare a cambiarci. È già tardi… >> lo informò.
Il ragazzo biascicò qualcosa con la bocca piena e lei alzò gli occhi al cielo, senza aver capito una sola parola:<< Vieni con me, Hermione. >> le disse Harry, alzandosi in piedi:<< Ti do una mia divisa e la rimpicciolisci, così non devi andare a casa tua a prendere i vestiti >> propose, ignorando l’occhiataccia – apparentemente immotivata – che Ginny gli lanciò.
<< Va bene >> acconsentì Hermione, mettendosi in piedi, non prima di aver lanciato a Ron ed alla sua bocca piena uno sguardo un po’ esasperato.
Seguì Harry su per le scale della Tana, fino alla stanza che un tempo era stata di Fred e George e dove ora c’erano un letto ed un armadio contenente qualche suo vestito; i signori Weasley erano felicissimi che il ragazzo stesse con la loro bambina ed erano più che disponibili ad ospitarlo in casa loro, ma erano stati irremovibili: di dormire insieme prima del matrimonio e, soprattutto, sotto il loro tetto, non se ne parlava. Il fatto che Harry sgattaiolasse in camera di Ginny ogni sera che lui si trovava lì, poi, era un’altra storia.
Il moro frugò un po’ nell’armadio e recuperò un paio di pantaloni arancioni ed una maglietta nera, lasciando poi che Hermione li rimpicciolisse con la magia. Si girò mentre lei si cambiava – più per educazione che perché ci fosse qualcosa che non avesse già visto – e si vestì a sua volta.
Quando furono pronti, la ragazza fece per lasciare la stanza con un “grazie” appena accennato, ma Harrry la bloccò, afferrandola delicatamente per un braccio:<< Allora? Si può sapere cosa è successo ieri sera? >>.
Gli occhi scuri di Hermione incontrarono i suoi e lui poté leggervi dentro tutta l’indecisione del mondo. La ragazza ci pensò un attimo, mordendosi il labbro inferiore senza neanche accorgersene, mentre con la mente ripercorreva gli avvenimenti della sera precedente.
 
<< Un giorno mi hai chiesto come tutta questa storia fosse cominciata. >> aveva sussurrato:<< Io non ti ho mai risposto ma… la notte della battaglia di Hogwarts, quando mi sono allontanata da voi per aiutare Dennis Canon… un mangiamorte mi ha stuprato. E io l’ho ucciso. >>.
Il silenzio attorno a loro si era fatto così intenso da diventare palpabile.
Hermione avrebbe potuto giurare di aver visto gli ingranaggi del cervello di Ronald mettersi al lavoro per capire le sue parole. Arrivare ad una conclusione era stato abbastanza faticoso per lui, ma alla fine il rosso aveva sollevato lo sguardo, per piantarlo negli occhi castani della riccia e, in quel preciso momento, era stato chiaro ad entrambi che aveva capito tutto e che non si poteva più tornare indietro.
Nessuno dei due sembrava avere nulla da dire, o meglio, le parole erano talmente tante da non riuscire ad essere messe in ordine ed organizzate in frasi di senso compiuto.
<< Stuprata… >> aveva sussurrato Ronald tra sé, quasi come se quella parola non avesse alcun significato o come se volesse dagliene uno, senza spostare lo sguardo.
Hermione era rimasta diversi secondi a guardarlo, senza dire nulla. Alla fine, si era limitata ad annuire lentamente.
Anche il rosso aveva annuito, probabilmente prendendo coscienza del significato di quell’assenso:<< C-come… come è successo? >> aveva chiesto.
Hermione non voleva rispondere, anzi, avrebbe tanto voluto potersi lasciar crollare in un angolino buio e rimanere lì, senza più dire una parola per sempre; ma sapeva che, a quel punto, gli doveva una spiegazione, così aveva risposto:<< Ero rimasta indietro perché c’era Dennis, Dennis Canon, che cercava di aiutare suo fratello, solo che… Colin era morto. Così mi sono fermata per mandarlo via e mi hanno presa. Non riuscivo a vederli in faccia ma erano due e mi stavano trascinando in una stanza vuota. Era… era l’aula di trasfigurazione. Non so bene cosa volessero farmi ma quando hanno capito chi ero loro… >> raccontare si stava rivelando molto più difficile di quanto avesse mai pensato, non avendo mai creduto di raccontare quella storia a qualcuno, non si era mai preparata un discorso ed in quel momento non sapeva come spiegarsi, non riusciva a riordinare gli avvenimenti né a trovare le parole più giuste con cui esprimersi.
<< Vai avanti… >> l’aveva incitata, in un sussurro, Ron, il cui viso non aveva cambiato espressione da quando lei aveva iniziato a raccontare.
Hermione aveva scosso la testa:<< Non credo che sia una buona idea che… >>.
<< Vai avanti >> l’aveva interrotta lui, questa volta con voce più ferma.
Lei aveva preso un respiro profondo, pronta a proseguire, se quello era ciò che lui voleva:<< … penso che volessero fare una specie di… non so… come un dispetto ad Harry, non volevano uccidermi perché sapevano che Harry sarebbe stato più male se mi avesse vista ridotta com’ero, quando quell’uomo aveva finito con me… >>.
Ron l’aveva interrotta nuovamente:<< Hai… hai detto che erano in due. E l’altro uomo? Cosa stava facendo? >>. Aveva aspettato qualche secondo e, vedendo che lei non rispondeva, aveva ripetuto la domanda con più veemenza:<< Hermione, cosa faceva l’altro uomo? >>.
Hermione non voleva dirglielo. Non voleva dirgli nulla di ciò che era successo quella notte, ma sapeva benissimo di non potersi tirare indietro, non più:<< L’altro uomo era rimasto in disparte… >> aveva risposto, in un sussurro:<< … non si è neanche avvicinato mentre quello mi… mi violentava. Alla fine è stato lui a lasciarmi scappare per tornare da voi. Lui è… è Draco Malfoy >>.
Successivamente le erano occorsi diversi minuti per calmare la furia di Ron, che aveva evitato di urlare e prendere a pugni i muri solo per non rischiare di svegliare gli altri occupanti della Tana. Questo però non gli aveva impedito di afferrare la ragazza per i polsi ed inveire rudemente contro il giovane Malfoy.
Hermione non si era minimamente scomposta, non lo aveva allontanato ne aveva cercato in alcun modo di difendere Draco. Sapeva che la sua spiegazione era stata confusa e grossolana ma, molto probabilmente, nemmeno rispiegando tutto da capo, sarebbe riuscita a non farlo sembrare profondamente nel torto. Infondo Draco Malfoy aveva assistito impassibile al suo stupro, quali scusanti potevano esserci per un comportamento simile?
<< Io lo ammazzo… >> aveva sussurrato per l’ennesima volta Ron, a pochi centimetri dal suo viso.
Hermione non aveva idea di come calmarlo, così gli aveva poggiato una mano sul braccio, cercando di nascondere una smorfia causata dal dolore che le procurava la sua stretta:<< Ora è tutto a posto, >> aveva detto:<< è tutto passato >>.
Il rosso, senza allentare minimamente la presa, l’aveva attirata a sé, per stringerla forte in un abbraccio colmo di rabbia:<< No, non è passato proprio un cazzo >> aveva sussurrato al suo orecchio.
 
Hermione scosse la testa e si ritrasse velocemente dalla presa dell’amico, mentre cercava di non farsi sopraffare dalle emozioni:<< Non è successo niente, Harry >> sussurrò, prima di lasciare la stanza quasi di corsa.
 
*****
 
Alla S.A.S.C.O. era stata indetta una riunione speciale per parlare del “caso Malfoy” e del processo che si sarebbe tenuto due giorni dopo.
A parere di Hermione, non aveva alcun senso parlarne prima del processo, poiché ognuno aveva la sua idea in merito e nessuno sembrava disposto a cambiarla.
Così litigavano inutilmente da minuti e minuti, parlandosi sopra l’uno con l’altro, nella speranza di far prevalere la propria voce su quella degli altri. L’unica ad astenersi dal commentare era appunto Hermione che, seduta come suo solito tra Harry e Ron, fissava chi li circondava a braccia incrociate, senza pronunciare una sola parola.
Wheeler cercava, come d’abitudine, di calmare gli animi, nonostante l’argomento fosse decisamente scottante ed interessasse tutti in egual modo; fu addirittura costretto a consigliare a Taregan di farsi un “giro per prendere una boccata d’aria”, quando questo si alzò in piedi mollando un pugno contro la superficie del tavolo ed iniziò ad inveire a gran voce contro i Malfoy, senza curarsi particolarmente del linguaggio.
Come prevedibile, dopo ciò che aveva scoperto la sera prima, Ron era tra i maggiori sostenitori della fazione “anti-Malfoy” e difendeva la sua idea ignorando bellamente chiunque avesse un parere contrastante.
La riunione di per sé fu decisamente infruttuosa e, alla fine, tutti uscirono dalla sala davvero molto scocciati.
Ron, in particolare, se ne andò senza rivolgere la parola a nessuno, diretto verso la sala mensa, dove sapeva Juny lo stava aspettando.
Non sapeva come avrebbe fatto a comportarsi in modo normale con lei, dopo ciò che era successo con Hermione la notte precedente. Ovviamente era felice che si fosse finalmente decisa ad aprirsi con lui, ma dall’altra sapeva che quelle rivelazioni avrebbero irrimediabilmente cambiato il loro rapporto per sempre, se in bene o in male, doveva ancora scoprirlo.
Quando oltrepassò la soglia della mensa, vide subito Juny che, seduta ad attenderlo ad un tavolo poco distante dall’entrata, sventolava una mano nella sua direzione.
Dovette fare un respiro profondo ed imporsi di mettere un piede davanti all’altro per raggiungerla. Sapeva che voltarsi e scappare non sarebbe proprio passato inosservato in una stanza già gremita di gente, ma la voglia di farlo era davvero tanta. Nonostante questo, si fece strada tra i tavoli occupati ed arrivò a Juny, che subito balzò in piedi per circondargli il collo con le braccia e lasciargli un bacio sulle labbra.
<< Ciao tesoro >> gli sussurrò all’orecchio, stringendolo a sé.
Ron si ritrovò a deglutire rumorosamente, lasciando le braccia distese lungo i fianchi, senza riuscire ad abbracciarla a sua volta:<< Ehm… ciao >> sussurrò, insicuro.
Captando che doveva essere successo qualcosa, la ragazza gli si allontanò leggermente, continuando a circondargli il collo con le mani:<< Ehi, che c’è che non va? >> domandò.
Il rosso si strinse nelle spalle e scosse la testa:<< Ma no, è tutto a posto… >>.
<< La riunione? È andata bene? >>.
<< Più o meno, non abbiamo esattamente tutti la stessa opinione ma… insomma, alla fine dobbiamo aspettare il risultato dell’interrogatorio, no? >>.
Juny annuì, con espressione seria, e tornò a sedersi al tavolo che occupava poco prima, trascinando Ron con sé e facendolo sedere davanti a lei, in modo da poter intrecciare le loro mani sul tavolo:<< Allora se non è per la riunione, mi vuoi dire cosa è successo? >> insistette.
Il ragazzo sbuffò leggermente, costringendosi a non alzare gli occhi al cielo:<< Juny, va tutto bene, davvero. >> cercò di tranquillizzarla:<< Te lo direi se ci fosse qualcosa che non va >>.
Lei lo scrutò attentamente per diversi istanti, poi un luccichio di comprensione si accese nei sui occhi chiari e le fece fare un sospiro:<< Hai parlato con Hermione, vero? >> domandò, sicura di non sbagliarsi.
<< E tu come fai a saperlo? >> chiese Ron, strabuzzando gli occhi.
Nonostante il malcontento, Juny si lasciò sfuggire una risatina:<< Sì vede quando con il tuo umore c’entra lei. >> spiegò, distogliendo lo sguardo dal suo per fissarlo sul pavimento:<< I tuoi… i tuoi occhi sono diversi quando pensi a lei… >> il dispiacere nella voce era palese.
Il rosso avrebbe tanto voluto negare, ma sapeva che sarebbe stata una bugia:<< Mi dispiace >> si limito a sussurrare, non sapendo bene cosa dire.
Lei scosse la testa e si dipinse in viso un sorriso un po’ forzato:<< Non importa. >> disse con voce esageratamente accesa:<< Sono stata io a dirti di parlare con lei e sarei contenta se vuoi riusciste a… sistemare le cose, insomma… non voglio essere la causa dei vostri litigi però… perché non mi vuoi raccontare cosa è successo con lei? Se fai così e non mi dici niente mi fai preoccupare… non voglio che abbiamo dei segreti tra di noi >>.
Ron si morse con forza l’interno del labbro inferiore. Non poteva certo raccontarle la verità…
 
Si era fatto raccontare praticamente a forza ciò che era successo la notte dell’attacco a Hogwarts, la notte in cui era stata stuprata. Certamente avrebbe potuto utilizzare un metodo più ortodosso, ma sapeva che nient’altro avrebbe funzionato e lui voleva infinitamente che lei gli parlasse, che gli raccontasse...
Solo che poi se ne era uscita con quella storia di Malfoy e quello lo aveva mandato veramente fuori di testa. Ora si spiegavano tante cose: il motivo per cui lei avesse sempre mostrato una particolare attenzione per qualsiasi cosa lo riguardasse, il motivo per cui non aveva permesso a nessun altro di interrogarlo o semplicemente avvicinarlo… tutto era chiaro.
Non sapeva bene come, ma si era ritrovato ad abbracciarla, mentre lei cercava di consolarlo nonostante fosse palese che dovesse essere il contrario; avrebbe dovuto essere lui a consolare lei, non certo l’opposto.
Lei era rimasta impassibile, lo aveva stretto con forza, accarezzandogli la schiena. Lui invece, che in realtà avrebbe voluto urlare e spaccare tutto ciò che gli capitava, si era ritrovato a piangere come un bambino di due anni e, cosa peggiore, senza nessun motivo.
Aveva pianto talmente tanto da ritrovarsi accasciato a terra, con il viso rigato di lacrime, affondato tra i ricci di Hermione, che non aveva smesso un attimo di cullarlo ed accarezzarlo, come se fosse veramente un bambino bisognoso di affetto.
Nessuno dei due sapeva bene come né perché – anzi, forse il perché lo conoscevano…  – ma ad un certo punto Hermione aveva cominciato a sfiorare il viso di Ron per asciugare le lacrime che lo solcavano. Poi le labbra avevano preso il posto delle mani e, dopo avergli ricoperto il viso di baci leggeri, si erano posate sulle sue.
Era stato un bacio strano, nonostante tutto, non c’era stato nulla di erotico e eccitante, era come se dovesse semplicemente essere così, come se nessuno potesse mettere in dubbio quanto quel bacio fosse giusto.
Non avevano fatto nient’altro, Ron si era sfilato la maglietta, lasciando che lei la indossasse, e si erano addormentati, poco dopo, sdraiati abbracciati nel letto di Ron.
 
<< Ehi Ronnie? Sto parlando con te… >> cercò di riportarlo al presente Juny, sventolandogli una mano davanti agli occhi.
Il rosso sbatté le palpebre, accorgendosi solo in quel momento di essere rimasto decisamente troppo tempo con lo sguardo fisso nel vuoto:<< Ah sì, scusa. Dicevi? >> domandò, riscuotendosi dai ricordi della sera prima.
La ragazza sgranò gli occhi, fissandolo stranita:<< Non ti arrabbi perché ti chiamo “Ronnie”? Wow, deve essere successo qualcosa di veramente grave… >>.
<< Ma no, non è niente, davvero… >>.
Contro ogni possibile previsione, Juny gli lanciò un’occhiata decisamente infastidita e si alzò in piedi, con le braccia incrociate e uno sguardo arrabbiato in viso, nonostante non sembrasse possibile per lei, aveva perso la pazienza:<< Bene. >> esclamò:<< Se non mi vuoi parlare non vedo il motivo di rimanere qui a vederti fare scena muta. Ti consiglio però di pensarci un po’ su: te l’ho detto, non mi piacciono i segreti >> e, così dicendo, lasciò la stanza senza aggiungere una parola.
Ron, seduto al tavolo con lo sguardo nuovamente perso nel vuoto, nonostante avrebbe tanto voluto trovare un modo per risolvere la situazione, per non far soffrire Juny, non prese nemmeno in considerazione l’ipotesi di alzarsi e seguirla.
 
*****
 
Hermione, per la tredicesima volta negli ultimi cinque minuti, si sistemò la gonna a tubino del tailleur blu della divisa delle occasioni ufficiali, sbuffando.
<< Come mai così agitata? >> le domandò Draco, con tono divertito, alle sue spalle.
La riccia, impossibilitata a voltarsi e lanciargli un’occhiataccia come avrebbe voluto, si limitò ad alzare gli occhi al cielo:<< Gli abiti formali mi mettono ansia, ok? >> gli rispose, sbrigativa.
Lui si lasciò sfuggire una risatina:<< Gli abiti formali? Stai indossando un semplice tailleur, non un abito da tappeto rosso… >>.
<< Adesso sai anche cos’è un red carpet? Non avrei mai detto fossi così interessato alle usanze babbane! >> lo canzonò Hermione, cercando di recuperare il vantaggio che lui aveva perso fin troppo spesso durante le loro conversazioni.
Draco schioccò la lingua e scosse la testa, fingendosi disperato:<< Sempre a sottovalutarmi! >> si lamentò:<< Io, in ogni caso, mi sento molto più a mio agio rispetto ai giorni scorsi invece! >>.
<< Ma quanto ti ci vuole? Sei vestito? >>.
<< Ora sì >>.
Sentendo la risposta, la ragazza si voltò, trovandosi davanti “il prigioniero” con indosso un completo scuro ed i capelli, finalmente puliti ed in ordine, perfettamente pettinati all’indietro:<< Non ti sembrerà vero, ma hai finalmente un aspetto umano! >>.
<< Penso di essere molto più che “umano” >> sottolineò il ragazzo, con sguardo ammiccante.
<< La doccia aiuta >>.
Draco alzò gli occhi al cielo, sbuffando con la sua solita aria da principino viziato:<< Mai che mi faccia un complimento… >>.
Hermione lo guardò male:<< Non sei qui per ricevere complimenti. Sei mio prigioniero. >> gli ricordò, incrociando le braccia al petto:<< E ora andiamo, con ogni probabilità l’intero Ministero ci starà aspettando… >>.
Il ragazzo alzò le mani, come a voler dimostrare la sua innocenza:<< Ehi, io sono pronto. Sei tu che ti sei messa a puntualizzare! >>.
<< Muoviti. >>.
Come d’obbligo, appena usciti dalla stanza, Hermione gli legò le mani con un incantesimo e lo guidò per i corridoio della S.A.S.C.O., puntandogli la bacchetta alla schiena. Draco sbuffò, ma non fece nessun commento e si limitò a seguire le indicazioni.
Arrivati al pian terreno, nell’atrio d’entrata dell’accademia, trovarono ad attenderli Harry ed altri due auror.
<< E voi cosa ci fate qui? >> domandò Hermione, squadrando l’amico e gli altri due dalla testa ai piedi.
I tre le si avvicinarono, indossavano tutti la divisa delle “cerimonie ufficiali” – quella blu con giacca e pantaloni – e stringevano la bacchetta in mano:<< Siamo la vostra scorta >> le rispose Harry.
Lei gli rivolse un’occhiataccia, avvicinandosi maggiormente a Draco:<< Posso farcela benissimo da sola >> disse.
Il ragazzo si strinse nelle spalle:<< Ordini dall’alto >> spiegò in sua discolpa.
Hermione sbuffò, reprimendo l’istinto di battere i piedi a terra:<< Va bene! >> esclamò:<< Però muoviamoci, se arriviamo in ritardo spiegherai tu al Wizengamot che è colpa degli “ordini dall’alto” >> aggiunse scimiottandolo, prima di dirigersi a passo spedito verso l’uscita.
Draco, accostatosi ai tre che lo spingevano verso la porta, si voltò verso Harry:<< Ma è sempre così… sclerata? >> domandò.
Il moro, trovandosi – contro ogni probabilità – per la prima volta in accordo con lui, scosse la testa con aria disperata:<< No, oggi è particolarmente gentile rispetto al solito >>.


Eccomi qui :D
Chiedo perdono per il leggero (?) ritardo nell'aggiornare - soprattutto considerando come ho terminato il capitolo precedente - ma alcuni pezzi di questo capitolo sono stati davvero molto difficili da scrivere e lì ho messi giù almeno quattro o cinque volte prima di trovare una versione che mi soddisfacesse. 
Insomma, descrivere le reazioni dei diversi personaggi non è sempre facile!

Passando al contenuto del capitolo, spero non sia troppo scontato o noioso. Come capitolo è abbastanza introspettivo e c'è davvero poca azione, ma vi prometto che mi rifarò presto.
Cosa ne pensate invece della reazione di Ron? Mi piacerebbe sapere il vostro parere, sperando di non avervi delusi...

Colgo l'occasione per farmi un pochino di pubblicità (so che non lo faccio mai ma... insomma, magari qualcuno è interessato...):
Ho da poco iniziato a pubblicare la mia prima long su The Hunger Games che si chiama Born to be winners e parla, in sintesi, dei settantaquattresimi Hunger Games dal punto di vista di Clove. So che come idea non è chissà quanto originale ma mi farebbe piacere se andaste a darle un'occhiata (:

Escluso questo penso di aver finito. Ringrazio come sempre chi legge, recensisce, preferisce (?), ricorda (?) o segue (?).
Un bacio, ci vediamo presto con il prossimo capitolo
Chanel
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Chanel483