Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: SangoLily    07/12/2007    8 recensioni
Settembre: finite le vacanze estive, rinizia la scuola dove tra incontri inaspettati e nuove amicizie si intrecciano le vicende di un gruppo di ragazzi. Tra i pairing: ShikaxTema e NaruxHina. Le scrittrici sono SangoChano88 e Lily_90 che si sono unite!!! Buona lettura!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La notte era afosa al centro di Suna

La notte era afosa al centro di Suna. Non tirava un filo d'aria e i villeggianti sbuffavano e si lamentavano per il gran caldo, sventolando inutilmente mani e ventagli. Numerose bancarelle spuntavano luminose e colorate ai lati dei marciapiedi; una calca di turisti faceva la fila fuori piccoli negozi per comprare superflui souvenir; le giovani coppie si appartavano nelle viuzze interne per flirtare indisturbate. I bambini scorazzavano fuori dalle gelaterie, sotto gli sguardi furtivi dei genitori che sedevano sudati ai tondi tavolini, chiacchierando del più e del meno.

Queste erano le spensierate sere d'estate a Suna.

Essa era una piccola cittadina di mare, meta nel periodo estivo di molti poiché non c'era rischio di cogliere il cattivo tempo. Era perennemente battuta dal sole, la sabbia era calda e di un leggiadro colore ambrato, l'acqua del mare limpida e pura. Il cielo era sempre sereno, di un azzurro vivace, mai macchiato dalle nuvole.

Non c'era rischio di beccarsi il mal tempo, per questo la prediligevano in molti come meta turistica. L'unica pecca era il clima tremendamente arido e secco.

Ma non sapevano che sulla spiaggia, a partire da mezza notte fino al sorgere del sole, l'aria lì diveniva fresca. Lo sapevano solo i giovani che di notte si radunavano intorno ai falò, ridendo e scherzando, e si ritagliavano un angolo che non fosse maledettamente caldo.

Ma la brezza fredda la si trovava soprattutto in un punto della costa, raggiungibile scalando la barriera scogliosa che divedeva quella piccola cala dal resto del lido. Lì di notte la sabbia era umida e l'aria ventilata. Questo lo sapevano solo coloro che abitavano nella cittadina fin dalla tenera età, perché solo i bambini avevano quella volontà di saltare da uno scoglio all'altro per scoprire cosa si nascondesse dietro alla barriera di rocce, spinti da irrefrenabile curiosità.

Quella notte d'estate il cielo sembrava velluto nero sul quale la luna disegnava un sottile arco d'argento. L'acqua del mare era tiepida e le onde sbattevano pigre sulla costa e sugli scogli per poi ritirarsi mollemente.

Shikamaru sgrullò il capo per allontanare i capelli bagnati dagli occhi.

Erano ormai quindici giorni che faceva il bagno a mezza notte. Non capiva come quella seccatura riuscisse a tenerlo a mollo tutte le benedette sere.

I baci che lei gli stava imprimendo maliziosamente sul collo con le labbra bagnate risposero alla sua domanda inespressa.

Quella seccatura sapeva essere molto persuasiva se voleva.

Shikamaru sorrise sornione e ricambiò baciandola passionalmente sulle labbra salate, infilando le mani fra i suoi capelli indorati dalla luce lunare.

- Ti dispiace se usciamo - disse Temari e, senza aspettare risposta, uscì dall'acqua sdraiandosi sull'asciugamano. Aveva la pelle d'oca.

Shikamaru la raggiunse, portandosi sopra di lei.

Sulla sabbia umida c'erano i resti del falò ormai ridotto a un mucchietto di rami inceneriti.

Shikamaru fece scorrere le mani sul corpo abbronzato di Temari, scendendo fino alle sue cosce tese, mentre lei accarezzava avidamente le sue spalle sporche di salsedine. Quell'angolo di spiaggia sembrava dimenticato da Dio. Non girava anima viva e gli unici rumori erano l'urtare delle onde sugli scogli e i respiri affannati e voluttuosi dei due ragazzi. Le mani di Shikamaru arrivarono a sciogliere il laccio del costume della ragazza. Lei gli bloccò le mani.

- Quando parti? - .

- Tra due settimane - rispose Shikamaru, divorando la giovane con gli occhi.

Temari mollò la presa dalle sue mani, e lui poté continuare da dove aveva lasciato, avendo ricevuto il permesso.

Shikamaru non avrebbe mai immaginato che si sarebbe ritrovato in quella situazione con quella donna, visto come era cominciata la storia ...

Shikamaru stava passeggiando sulla riva con le mani in tasca. Era sera e il sole stava tramontando. La spiaggia era deserta a quell'ora.

- Bastardi - imprecò sottovoce.

I suoi maledetti amici di Konoha l'avevano mollato in vacanza da solo. Erano rientrati tutti prima del previsto e adesso a lui toccava rimanere in quella città infernale, dal clima insopportabile, dall'aria irrespirabile e senza una nuvola che galleggiasse nel cielo da solo e per tre settimane. Sua madre gli aveva detto, o meglio urlato, che non doveva azzardarsi a tornare a casa prima del tempo, perché gli avevano pagato la vacanza e i soldi non crescevano sugli alberi.

Sbuffando guardò la spuma bianca formarsi sulla cresta delle onde. Il suo sguardo si perse all'orizzonte imporporato dove i gabbiani volteggiavano vertiginosamente nel cielo.

- Ehi, brutto pezzo di idiota, guarda dove cammini! - gridò all'improvviso una voce squillante.

Shikamaru abbassò lo sguardo sulla figura accucciata sulla riva.

Era una ragazza con i capelli biondi raccolti in quattro buffi codini e con indosso un costume striminzito.

- Mi stavi vendendo addosso! - ruggì ancora la giovane, continuando a tenersi le mani strette attorno al polpaccio.

- Guarda che la colpa è tua. Sei tu che stai in mezzo - ribatté Shikamaru. - Togliti e fammi passare - .

- Credi che stia qui per divertirmi? Non riesco a camminare, razza di imbecille! - .

- Scusa, credevo fossi una balena alla deriva - la beffò lui, sarcastico, notando che il costume le tirava sui morbidi fianchi.

- Fanculo - rimbeccò la ragazza, imbronciata.

- Dai, fammi vedere cos'hai - fece Shikamaru, inginocchiandosi davanti a lei che continuava a massaggiarsi il polpaccio.

- Non toccarmi, razza di pervertito! - .

- Stavo solo cercando di aiutarti ... Sai che ti dico: arrangiati - sbottò Shikamaru, irritato, e fece per alzarsi.

- Stavo facendo il bagno e mi è preso un crampo al polpaccio. Sono riuscita a malapena a trascinarmi a riva. Mi fa' male e non riesco a camminare - spiegò la giovane biondina, guardandolo con i suoi occhioni verdi.

Shikamaru le prese il polpaccio fra le sue grandi mani e le stirò la gamba.

- Cazzo, fa' male! - proruppe lei, cercando di ritirare la gamba indolenzita.

- Stai ferma. Devi stendere il polpaccio, altrimenti non ti passa e ti tieni il dolore - disse Shikamaru, con un sorriso apprensivo dipinto sul volto scuro per l'abbronzatura.

- Tu non sei di Suna. E' la prima volta che ci vieni? - domandò la ragazza.

- Sì. Vengo da Konoha. E tu? - .

- Sempre vissuto qui - .

- Temari Sabaku no - aggiunse poi lei.

- Shikamaru Nara - .

Il ragazzo continuò a tenerle la gamba tesa, massaggiandola lentamente. Temari lo fissava, incantata dalle sue spalle imporporate dalla bruma del tramonto.

- Adesso va' meglio? - domandò Shikamaru, guardandola intensamente negli occhi verdi.

- Si, adesso va' molto meglio - rispose lei, in estasi, e fissando come ipnotizzata gli addominali scolpiti e il fisico asciutto.

Temari ritrasse la gamba e s'inginocchiò davanti a Shikamaru. Questi chiuse gli occhi per la stanchezza. Le palpebre cominciavano a bruciargli a causa di quel calore opprimente. Temari, credendo che volesse baciarla, chiuse anche lei gli occhi e protese il viso, la bocca semiaperta.

- Ma che pensavi che ti baciavo? - esordì Shikamaru, il piglio perplesso.

"No, perché? Siamo su una spiaggia deserta, con il tramonto, a due centimetri di distanza e tu chiudi gli occhi, perché dovrei pensare che mi vuoi baciare, baka?" .

- No, sono io che non voglio baciarti, baka! - ribatté Temari, con le orecchie che le fumavano per la rabbia. Rabbia verso se stessa, perché proprio non riusciva a spiegarsi cosa le era saltato in mente.

Temari fece per alzarsi.

Fu allora che Shikamaru l'attirò a sé, afferrandola per un braccio, e la baciò.

Adesso la guardava da sopra: il suo sguardo accattivante di notte scintillava in modo terribile.

Il reggiseno del costume cadde fra la sabbia, sotterrando da infiniti granelli ambrati.

Shikamaru tremò alla vista del suo seno perfetto.

Era la sua prima volta con una donna. Sapeva già che non l'avrebbe mai dimenticata.

***

Il sole sorgeva a est come un grosso pallone di fuoco; i suoi fiochi raggi accarezzavano i corpi legati dei due ragazzi. Il mare sembrava tremolare sotto le primi luci dell'alba.

Shikamaru svegliò dolcemente Temari, baciandola sulla fronte segnata ancora dalla salsedine.

- E' già ora di andare? - biascicò lei, aprendo gli occhi in due sottilissime fessure a causa del sole che accecava la piccola duna.

- Avrei dovuto riportarti a casa cinque ore fa' - le disse Shikamaru, accarezzandole i capelli insabbiati.

- Altri cinque minuti - biascicò Temari, aggrappandosi al suo petto nudo e costringendolo a sdraiarsi nuovamente.

- Vestiti che ti riporto a casa - .

- Era la tua prima volta, pivellino? - disse invece lei, una punta di malizia nella voce.

- Cosa c'è? Non sono stato di tuo gradimento? - .

- Insomma ... - ammiccò Temari, giocherellando con l'elastico del costume di Shikamaru - ... per certe cose ci vuole esercizio ... - .

- E' inutile che fai l'esperta - rimbeccò Shikamaru, ferito nell'orgoglio maschile. - Anche per te è stata la prima volta. Ti credevo meglio nella pratica, mendekouze! - e la colpì in faccia con la sua maglia nera.

- Stronzo - .

Temari afferrò la maglietta. Lottarono, fino a quando lei lo immobilizzò balzandogli sul petto a cavalcioni.

- ... va bene va bene, sei stata passabile! - .

Temari strinse le gambe.

- Discreta ti va' meglio?! - .

Temari brandì la maglia come un'arma.

Shikamaru sorrise.

Poi la guardò negli occhi acquamarina.

- Ti amo - .

***

Temari si chiuse piano la porta alle spalle, stando ben attenta a non far rumore.

Si tolse le scarpe e scalza si recò in camera con passi felpati. Poggiò l'asciugamano fradicio sulla sedia, cercando di distinguere qualcosa in quel buio uniforme dovuto alla serranda abbassata.

- Porca ... - imprecò, intruppando contro il piede del letto.

All'improvviso una luce fioca illuminò la stanza.

Temari si voltò dalla parte opposta della camera, dove stava il letto di suo fratello.

- Che ci fai sveglio a quest'ora? - sussurrò, beccata in fragrante.

Il coprifuoco al massimo tollerabile erano le due di notte a casa Sabaku.

Kankuro, seduto in pizzo al letto, si passò una sigaretta sulle labbra.

- Dove sei stata? - .

- Al solito locale con le mie amiche - rispose Temari, acida, abbandonando con non curanza le scarpe sul pavimento.

- E c'era la sabbia? - la incastrò Kankuro, indicando la scia di granelli di sabbia che la ragazza aveva disperso al suo passaggio.

Temari boccheggiò, alla disperata ricerca di una giustificazione che fosse per lo meno decente.

- Qualcuno mi ha detto che ti ha vista alla cala con quel tizio di Konoha - ammiccò il fratello, risparmiandole la scusa da inventarsi.

- Non fumare in camera - rispose invece Temari, legandosi i capelli crespi in una coda bassa.

Kankuro trascinò la sua tozza sagoma fuori dalla stanza. La bionda s'infilò la sottoveste e si lasciò cadere sul letto, sfinita ma felice.

Quella notte d'estate non l'avrebbe mai dimenticata.

***

Shikamaru si strofinò gli occhi contornati da un paio di spaventose occhiaie che avrebbero fatto invidia a un malato d'insonnia.

Non riusciva ad addormentarsi.

Tutta colpa di quella maledetta sabbia. Sbucava dappertutto. Dai vestiti, dai capelli ...

- Che seccatura! - brontolò.

Si rigirò irritato nel letto e si grattò il torace nudo. Il sale gli recava un insopportabile prurito e la pelle era appiccicosa.

Avrebbe voluto farsi una bella doccia ristoratrice, ma gli mancava la buona volontà per farlo.

A un tratto il telefonino squillò, propagando per la stanza d'albergo un fastidioso trillo.

Shikamaru emise un grugnito e riparò la testa sotto al cuscino.

Era solo mezz'ora che si era steso su qualcosa che fosse un morbido materasso e non un umida distesa di sabbia.

Era lì lì per prendere sonno dopo una notte alquanto faticosa, e adesso quel maledetto telefonino suonava prorompente, interrompendo bruscamente la sua dormita.

- Chi cazzo è che disturba a quest'ora? - biascicò, allungando un braccio sul comodino. Tastò la superficie lignea, rovesciando a terra tutto ciò che vi era sopra, finché non trovò il cellulare. Con gli occhi semichiusi guardò il display illuminato: era sua madre.

Che cosa voleva sua madre alle sette del mattino?

- Pronto - rispose, con una voce che sembrava provenire dall'oltretomba.

- Shikamaru! - strillò Yoshino, come una belva.

- Buongiorno, mamma - fece sarcastico il ragazzo, allontanandosi il telefonino dall'orecchio.

- Buongiorno un corno! Shikamaru devi tornare immediatamente a Konoha a prendere tua sorella all'aeroporto. Ha chiamato ieri sera dicendo che sarebbe tornata da Londra. Ma si può sapere dove sei stato? Ieri ti ho cercato per tutta la notte - sbraitò Yoshino, imperiosa.

- Le solite cose - rispose vago Shikamaru. - Comunque a che ora devo stare a Konoha? - .

- Tua sorella ha detto che l'aereo atterrerà verso le due del pomeriggio. Ti conviene metterti subito in viaggio. Io e tuo padre saremo di ritorno fra una settimana - disse Yoshino e interruppe bruscamente la comunicazione.

Shikamaru trasse un lungo sospiro e con un enorme spiegamento di forze si alzò dal letto. Lanciò il telefonino in una valigia aperta sulla sedia e guardò l'orologio da polso poggiato sul comodino, affianco a una bottiglia d'acqua.

- Sono le sette ... sei ore per arrivare a Konoha e un'altra per raggiungere l'aeroporto ... - calcolò.

Aveva giusto il tempo di preparare le valigie e farsi una doccia per mandare via la salsedine.

***

Temari stava affacciata alla terrazza del bar della spiaggia. Da lì la veduta del mare era stupenda. Si vedevano i gabbiani spiegare maestosi le bianche ali e librarsi nel cielo limpido tracciando traiettorie circolari. La maggior parte dei ragazzi stavano facendo il bagno, schizzandosi a vicenda e animando la costa con allegre risate. I bambini costruivano castelli di sabbia vicino alla scogliera, oltre la quale si estendevano le piccole cale ...

Il suo cuore mancò un battito.

- Bastardo - mormorò a denti stretti, torcendosi le falde del vestito leggero.

Quel bastardo di Konoha se n'era andato. Non una parola, non un biglietto, non un messaggio. Era partito senza degnarla di una spiegazione. Quando era andata alla sua camera d'albergo, l'aveva trovata vuota e il proprietario le aveva assicurato che quello Shikamaru Nara era partito di buon'ora senza lasciare messaggi.

Aveva approfittato di lei e se n'era tornato da dove era venuto.

Lo odiava.

Ma odiava più se stessa.

Doveva immaginare che sarebbe andata a finire così. Le avventure estive lasciavano sempre cicatrici, perché i ragazzi non le prendevano mai sul serio.

Per lui era stata solo una squallida avventurina estiva per la quale vantarsi davanti agli amici a settembre.

La rabbia le rodeva il fegato: si era lasciata incantare dal suo "ti amo", dai suoi gesti e gli si era concessa.

Odiava lui e odiava se stessa.

Eppure Temari Sabaku non era mai caduta nelle trappole maschili. Forse perché stavolta ci aveva creduto davvero. Forse perché lo aveva creduto diverso dagli altri.

***

Alle due del pomeriggio Shikamaru era arrivato all'aeroporto, prostrato dal viaggio, dalla fatica e dal caldo.

Dopo sette ore di guida era finalmente giunto a destinazione, e fra uno sbadiglio e l'altro attendeva l'arrivo di Ino, sua sorella.

Sprofondò in una delle poltrone della sala d'attesa, asciugandosi con un braccio il sudore che gli imperlava la fronte. I capelli erano ancora umidi per la doccia e gli occhi cerchiati da profonde occhiaie.

Per tutto il tragitto fino a Konoha aveva avuto come l'impressione di aver dimenticato qualcosa ... aveva preso tutte le valigie ... non aveva scordato niente nella camera d'albergo ... eppure era sicuro di aver dimenticato qualcosa ...

- Volo Londra-Konoha atterraggio fra dieci minuti - comunicò una voce femminile proveniente dall'altoparlante della struttura.

Shikamaru sollevò lo sguardo sul tabellone digitale appeso a una parete. Una scritta lampeggiante di verde catturò la sua attenzione:

"Volo Konoha-Suna partenza fra quindici minuti"

- Cazzo ... Temari ... - .

Temari: ecco cosa aveva dimenticato. Ma ormai era troppo tardi.

"Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi" .

Ino glielo ripeteva sempre, criticando la sua svogliatezza.

Aveva rimandato a chiedere il numero di telefono a Temari e adesso non aveva alcun modo per contattarla.

"Peccato ... in fondo era una bella seccatura" .

***

Note delle autrici: purtroppo per voi, SangoChan88 e Lily_90 si sono unite!!! La ff verrà scritte da entrambe le scrittrici ... speriamo che vi piaccia!

baci baci e alla prossima

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: SangoLily