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Autore: Neverlethimgo    22/05/2013    8 recensioni
{STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA}
Vi consiglio di leggere prima la parte di storia completa (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=987112&i=1), prima di cominciare questa.
Seguito di «Unrequited Love.»
Ci eravamo lasciati con un’estate ancora tutta da vivere, lontano da Atlanta, lontano da ricordi che avevano affollato quell’anno complicato, pieno di delusioni e difficoltà da superare.
Quei tre mesi, trascorsi lontano da ciò per cui Justin era scappato, costituirono l’unico periodo in cui la storia con Amy era riuscita a procedere senza intoppi, senza litigi troppo complicati da risolvere, ma quella pace sembrava essere durata fin troppo.
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unrequited Love.'
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Capitolo 3.

 
Il giorno seguente, dopo una nottata passata a giocare all’xbox ed a rimuginare su quanto strano gli fosse sembrato il comportamento di Chaz, si recò a scuola. Fece per aspettare Amy davanti a casa sua, quando ricevette un suo messaggio. “Ti aspetto in classe.”
Sbuffando riportò il telefono in tasca e s’incamminò verso l’edificio che tanto detestava.
A voler rendere la mattinata ancor più difficile, il compito di biologia, per la quale lui non aveva minimamente studiato, sarebbe stato alla prima ora, ma più di tanto non se ne preoccupò. Era certo che l’avrebbe fatta franca.
 
Ryan entrò in classe e, notando il banco vuoto accanto a quello di Amy, si affrettò a prendervi posto.
Ciao dolcezza” le disse lui, con il tono più smielato che riuscì ad adottare, e sul volto della ragazza si dipinse immediatamente un’espressione di disgusto.
Questo posto è occupato” ringhiò lei, stringendo tra le mani una penna blu.
Ah sì? E da chi?
Nel frattempo Justin fece il suo ingresso in quell’aula e trasalì vedendo la figura di Ryan così vicina ad Amy. Si avvicinò a passo deciso, posando violentemente entrambi i pugni sul banco. “Se non ti dispiace, qui ci starei io.
Non mi pare ci sia scritto il tuo nome da qualche parte” lo rimbeccò Ryan, volgendogli un sorriso beffardo.
Justin fece per ribattere, ma la professoressa, appena entrata in classe, lo precedette.
Bieber, ti dispiace andare al tuo posto?
Poco prima di allontanarsi, il biondo volse uno sguardo di sfida a quello che una volta era suo amico ed uno, invece, speranzoso verso Amy, che si limitò ad annuire ed a mostrargli il telefono.
La donna distribuì a tutti due fogli, recanti varie domande e Justin, solo leggendo le prime tre, impallidì all’istante. Non sapeva assolutamente nulla di tutto ciò che quel compito richiedeva ed iniziò ad andare nel panico più totale.
Una volta che ebbe finito, la professoressa ritornò al suo posto ed iniziò a sfogliare un giornale. Il biondo ne approfittò immediatamente per comporre un veloce messaggio indirizzato ad Amy, le mani gli tremavano mentre digitava quelle poche lettere, ma era più che sicuro che ce l’avrebbe fatta.
Aspettò pazientemente che quella risposta arrivasse ed incrociò lo sguardo di Ryan, non aspettava altro che incastrarlo e questo Justin lo aveva capito.
Il cellulare vibrò e lui iniziò a trascrivere velocemente quanto quel messaggio recava.
Hai per caso bisogno di un altro aiuto, Justin?” gli domandò Ryan ad alta voce, attirando su di sé l’attenzione di tutti, professoressa compresa.
Il biondo sbatté un pugno sul banco, infilando poi in tasca il telefono, ma, per sua sfortuna, la donna aveva visto tutto.
Bieber, vieni qui” gli ordinò e lui non poté far altro che obbedire.
Lanciò l’ennesima occhiata colma d’odio verso Ryan, che ridacchiava soddisfatto.
Dammi il telefono.
Justin esitò qualche secondo, ma poi lo appoggiò sulla cattedra. La professoressa lo afferrò e, suo malgrado, lo schermo recava in bella vista il messaggio che Amy gli aveva appena mandato.
Chi sarebbe‘baby’? gli chiese, puntando su di lui uno sguardo piuttosto serio.
Nessuno” mormorò lui.
Senza prove concrete, la professoressa non avrebbe potuto attribuire alcuna colpa ad Amy, ma non aveva alcuna intenzione di farla passare liscia a Justin che, solo un anno prima, aveva rischiato diverse volte di ripetere l’anno.
Bene, allora non sarà un problema per te spiegare al preside che questo nessuno ti ha suggerito le risposte del compito.
Justin non poté ribattere, riprese il cellulare ed il foglio che la donna gli stava porgendo ed uscì dall’aula.
 
 
È un po’ azzardato iniziare a copiare sin dall’inizio dell’anno scolastico, non ti pare, Justin?
Il biondo se ne stava seduto di fronte al preside, con uno sguardo assente puntato su di lui e nessuna voglia di continuare quella conversazione. Quell’uomo reggeva in mano il suo telefono e scuoteva la testa, lasciandosi scappare di tanto in tanto una risatina.
Chi ti ha suggerito le risposte?
Non le farò il suo nome. La colpa è mia, non di chi mi ha suggerito” rispose semplicemente Justin, sorridendo leggermente, con l’intento di passarla liscia ancora una volta.
Non funziona proprio così, ma se non hai intenzione di dirmelo, lo scoprirò a modo mio. Ora puoi andare, ma sappi che ti tengo d’occhio.
Justin lanciò uno sguardo di sfida a quell’uomo e, riappropriandosi del suo telefono, uscì dalla presidenza, sbattendo violentemente la porta alle sue spalle.
Considerò totalmente inutile ritornare in classe dato che mancavano ben pochi minuti all’intervallo, così passò il resto del tempo nel cortile della scuola, fumandosi una sigaretta e rimanendo appoggiato al muro, con lo sguardo perso nel vuoto.
Poco dopo ricevette un messaggio da sua madre. “Se ti serve la macchina, la trovi nel parcheggio della scuola. Ci vediamo questa sera a casa.”
Non rispose e ripose il telefono in tasca, gli balenò in testa l’idea di saltare il resto delle lezioni e lo avrebbe fatto senza problemi, non era la prima volta.
Nel frattempo il cortile si riempì ed Amy non tardò ad affiancarlo.
Che ti ha detto il preside?” gli domandò lei e, quando lui si accorse della sua presenza, si allontanò all’istante. “Non parlarmi” le disse.
Amy lo guardò torva, senza capire il perché di quello strano atteggiamento.
Justin, ma che ti prende?” lo raggiunse immediatamente lei.
Ti è tanto difficile capire di starmi lontana?” sbottò lui, indietreggiando ed entrando nuovamente nella scuola.
Si maledisse terribilmente per averla trattata in quel modo, ma non vedeva altre soluzioni e ciò significava che avrebbe dovuto aspettare prima di poter evadere da quel carcere.
 
Trascorsero altre tre ore, in cui i due non si rivolsero la parola, lui evitava di incrociare il suo sguardo e lei chiedeva implicitamente spiegazioni, senza, ovviamente, riceverne.
La campanella suonò e non appena Justin la vide avviarsi verso casa, l’afferrò per un braccio e la costrinse a seguirlo all’interno dell’auto di sua madre che, come gli aveva detto, si trovava nel parcheggio della scuola.
Justin, lasciami!” sbottò lei, cercando di divincolarsi dalla sua presa.
Non gridare!” l’ammonì lui, “seguimi e non fare storie.
Il biondo saltò a bordo dell’auto e lei fu costretta a fare lo stesso, mantenendo fisso su di lui uno sguardo a dir poco spaventato.
Non ti è bastato trattarmi di merda durante l’intervallo? Dovevi anche trascinarmi qui dentro?!” sbottò nuovamente lei, cercando di mascherare la sua paura con la rabbia.
Justin mise in moto e sfrecciò a tutta velocità lontano da lì.
Dove cazzo stiamo andando?” domandò lei, guardandosi continuamente alle spalle e notando che avevano lasciato da parecchio il loro quartiere.
Justin non rispose, manteneva fisso lo sguardo sulla strada, stringendo sempre più forte il volante e sentendo crescere dentro di sé rabbia e rancore.
Justin!” gridò lei, dandogli un colpo sulla spalla e voltandosi completamente verso di lui.
Frenò di colpo, poco prima d’imboccare l’autostrada e costringendo entrambi ad una lieve spinta verso il parabrezza.
Riportami a casa” disse lei con tono fermo.
No” ribatté lui senza degnarla di uno sguardo, “non adesso.
Amy tramutò quella sua rabbia nuovamente in terrore e questo lui lo notò.
Lo so che hai ancora paura di me, Amy, e mi dispiace di averti trattato male prima. Il preside ha intenzione di addossare la colpa anche a te ed io non voglio questo. Ti basta come spiegazione?
Lei non rispose, il tono con cui aveva pronunciato quelle parole era freddo ed avvertì un brivido percorrerle la schiena.
Mi dispiace, okay? Possiamo andare adesso?” si addolcì di poco, ma quella freddezza era ancora preponderante nel suo tono di voce.
Amy sentì i suoi occhi pizzicare, ma si sforzò di non lasciar cadere quelle lacrime e lievemente annuì.
 
Durante l’ora che seguì, nessuno dei due proferì parola, l’unico suono a riempire l’abitacolo proveniva dalla radio. Amy non sapeva con certezza dove si stessero recando, ma quella strada non le fu nuova.
Dove stiamo andando?” si azzardò a chiedere, incapace di rendere meno tremolante la sua voce.
Ti ricordi la casa sul lago dove ti portai l’anno scorso?” ribatté lui, volgendole un’occhiata veloce e sentendosi subito in colpa nel vederla ancora così spaventata.
Amy annuì, poi spostò nuovamente lo sguardo alla sua destra, guardando con disinteresse il paesaggio scorrere veloce al di fuori di quell’auto.
Poco tempo dopo, raggiunsero la destinazione e tutto era perfettamente uguale a come lo avevano lasciato. C’era tranquillità e nessuna possibilità di venire disturbati, la vecchia casa di suo padre era ritornata utile e Justin sapeva con certezza che quello era il posto adatto per estraniarsi dal resto del mondo.
Lui fu il primo a scendere dall’auto, Amy, invece, ci rimase e non proferì parola.
Più la guardava, più sentiva una morsa impossessarsi del suo stomaco e si maledì a più non posso di aver lasciato New York quella mattina .
Coraggio, scendi. Non avrai intenzione di restare in macchina per tutto il pomeriggio, vero?” le domandò, volgendole un sorriso sincero e tendendole la mano.
Sebbene ne fu totalmente incerta, Amy afferrò la sua mano, sentendo l’ennesimo brivido sulla pelle non appena la sfiorò.
Si soffermò a guardarlo dritto negli occhi e quel suo sguardo trasmetteva tutt’altro che sicurezza. Ancora una volta si sentì a disagio e, per sua sfortuna, non era in grado di mascherarlo.
Hai ancora paura di me, vero?
Lei scosse lievemente il capo, abbassando lo sguardo e camminando al suo fianco.
Sì, invece, me ne sono accorto. Ti ho già detto che mi dispiace, che altro devo fare?
Amy lo precedette all’interno di quella villetta e si recò dritta sul balcone che dava sul piccolo lago. Il sole, che di lì a poco sarebbe tramontato, colorava l’acqua di un tenue arancione, il cielo era limpido e si specchiava perfettamente nell’acqua trasparente. L’unica pecca era l’aver rovinato in partenza quel pomeriggio.
Avrò mai una risposta?” insistette lui, raggiungendola e cingendole i fianchi con le braccia.
Dovresti smetterla di comportarti così e non dico solo con me.
Pensi che abbia sbagliato ad inveire contro Ryan?” e quella di Justin non era una domanda, nel suo tono di voce faceva trasparire ancora quella rabbia repressa contro quel ragazzo.
Passi dalla parte del torto così” disse semplicemente lei, mantenendo fisso lo sguardo sull’acqua.
Justin si staccò immediatamente da lei, rimanendo sempre più deluso da quella risposta.
Dovrei lasciare, di nuovo, che ci provi con te? È questo ciò che vuoi?
Non ci sta provando con me!
Non dire cazzate, ho visto come ti guardava oggi!” senza volerlo, Justin alzò ulteriormente il tono di voce.
È stupido da parte tua preoccuparti tanto di questo. Devi andare oltre, Justin. Dimentica Ryan, dimentica quello che ti ha fatto. Lasciati il passato alle spalle!
Justin la guardò senza ribattere e, solo sentendo nominare la parola passato, gli ritornò alla mente Caitlin; istintivamente si portò la mano sul fianco destro, sentendo a pieno quella ferita non ancora rimarginata.




Spazio Autrice:
avevo il capitolo pronto e così ne ho approfittato per aggiornare, anche se non penso che questa storia stia piacendo poi un granché. Anyway, ci ho provato lo stesso.
Mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate, almeno per sapere se devo continuarla o meno...

Alla prossima!
Much Love,
Giulia

@Belieber4choice
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