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Autore: gaeshi    08/12/2007    0 recensioni
Il passato di Gaara si intreccia con quello di una nuova ragazza dai poteri misteriosi...
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sabaku no Gaara , Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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SHIZEN WA UTSUKUSHII


Gaara quella mattina era andato come al solito al parco giochi, nella tenue speranza che i bambini questa volta l’avrebbero accolto tra loro. “Magari… magari se glielo chiedo gentilmente mi faranno giocare” pensò il bambino arrivando in vista dei suoi compaesani.
Sorrise nella loro direzione, ma il sorriso durò solo un istante, poiché i bambini appena lo videro iniziarono a spaventarsi, e si spostarono a giocare più lontano.
“è Gaara…”
“è il mostro della sabbia!”
“ho paura! andiamo via…”.
Il piccolo dai capelli rossi divenne triste a sentire quelle parole… ormai avrebbe dovuto esserci abituato, ma gli facevano sempre male.
Si diresse verso la sua “solita” altalena, ma si fermò stupito: era già occupata.
Era strano: nessuno occupava mai l’altalena del “mostro”, come veniva definito nel villaggio, e lui lo sapeva bene.

Sedeva sul legno una bambina dai capelli rossi legati in una treccia, che dimostrava all’incirca sei anni; aveva la testa chinata in avanti, e dava un’immagine di grande tristezza… Gaara sentì una sensazione strana, definibile come un déjà-vu… quante volte si era trovato al suo posto, nella stessa posizione… e quante volte aveva sperato che qualcuno arrivasse e giocasse con lui…
Si avvicinò all’altalena. La bambina sentendo i suoi passi alzò la testa: aveva grandi occhi blu scuro, che emanavano riflessi variopinti… occhi strani, magnetici.
Gaara fece un timido sorriso. “ciao…” “ciao” fece la ragazzina di rimando. “vuoi giocare con me?” le chiese.
Gaara rimase stupito dalla reazione del viso della bimba: quelle semplici parole l’avevano completamente trasformato. Un radioso sorriso le era spuntato sulle labbra, ma soprattutto, la cosa ad vivacizzarlo di più erano gli occhi: ora erano diventati azzurro splendente!
“Sì! Grazie! Grazie mille!” esclamò balzando in piedi.
Anche Gaara le sorrise: forse quella giornata non sarebbe stata triste come le altre.

“il mio nome è Shizen. Tu come ti chiami?”.
A questa domanda Gaara si adombrò: il suo nome faceva sempre scappare tutti quanti. Era un nome di solitudine e morte... un nome maledetto.
Però non voleva mentire con un nome falso o altro, quindi, un po’ titubante, rispose “…io… io mi chiamo Gaara…”
“Piacere di conoscerti! Allora, a cosa giochiamo?” fece Shizen tutta allegra.

Gaara fu estremamente felice. Lui e la sua nuova amica giocarono tutto il giorno.
Shizen non era minimamente spaventata da lui, né dalla sabbia che ogni tanto appariva intorno al suo corpo. La accettava senza problemi… Gaara pensò che era l’unica persona che avesse mai incontrato ad averlo fatto … Shizen era speciale.
Sentiva però una strana sensazione... come di una forza superiore che aleggiava attorno a loro… ma non se ne preoccupò più di tanto, e si godette spensieratamente quella giornata così allegra. Se fosse stato un ninja più esperto avrebbe capito che era causata da un chakra di una potenza sconfinata …

Quella sera i due si salutarono.
“Verrai anche domani?” chiese il bambino
“certo! Mi sono proprio divertita a giocare con te! E poi noi siamo molto simili…”
“simili? In che cosa?”
“beh, tu hai il potere della sabbia, no?”
“sì…” “ecco io… anche io ho poteri strani…che mi fanno restare da sola, perché tutti ne hanno paura…”
“tu hai dei poteri? Quali?” fece Gaara incuriosito. Ecco cos’era quella sensazione misteriosa…
Temendo di restare nuovamente sola, Shizen decise di giocare sulla curiosità dell’altro “facciamo così: se vieni a giocare con me anche domani, ti farò vedere di cosa sono capace. D’accordo?”
“d’accordo! Allora ci vediamo domani. Ciao Shizen!”
“ciao Gaara!”
I due si allontanarono, diretti verso le loro case.

“Che bello.. sono troppo contenta di averlo conosciuto… è strano, ma mi sembra di averne già sentito parlare… Gaara… e la sabbia… mi ricordano qualcosa… chiederò a papà” pensò Shizen sulla via del ritorno.
Finalmente quella giornata era stata divertente, e qualcuno aveva giocato con lei. E l’avrebbe visto anche domani… non stava più nella pelle.
Arrivata a casa, Shizen entrò canticchiando, facendo un po’ di rumore. Suo padre uscì dal soggiorno con l’aria imbronciata, mugugnando
“Ma perché devi fare tutto questo chiasso?”
“scusa papà, ma oggi sono allegra! Perdonami!”
“e perché sei così allegra? Sentiamo…”
“non ci crederai…ma ho trovato un amico!!”
Il padre la guardò con gli occhi spalancati.
“tu... hai trovato un amico? E chi sarebbe?” conoscendo i poteri della figlia, trovava impossibile che un altro bambino si potesse avvicinare a lei.
“È un ragazzino che ho incontrato al parco giochi che ha la mia età… è magro, non molto alto… ha gli occhi verdi e i capelli rossi… va matto per gli orsetti di peluche ed è molto simpatico!”
“ha i capelli rossi?” chiese l’uomo di scatto. Cominciava a capire chi fosse il nuovo amico…
“sì, sono rossi. Perché?” chiese, preoccupata dalla reazione strana del padre
“dimmi come si chiama!”
“papà, ma cosa c’è? Cosa hai? Sembri spaventato!”
“DIMMI COME SI CHIAMA!”. Ora stava urlando.
Come sempre, quando Shizen si sentiva minacciata, l’aria si era fatta elettrica. La bambina guardò spaventata il padre, che si rese conto di aver esagerato, e assunse un atteggiamento più tranquillo.
Dopotutto, ne andava anche della sua vita: conosceva bene il pericolo che rappresentava la piccola…
“D’accordo, scusami, non volevo urlare. Ma ora dimmi. Come si chiama quel bambino?” “si chiama… si chiama Gaara”.
“Ga..Gaara? Gaara del deserto?” l’uomo sbiancò improvvisamente. Conosceva Gaara… e la sua maledizione. Ne aveva un sacro terrore, come tutti gli abitanti di Suna del resto, e non poteva credere che la figlia ci avesse stretto amicizia.
“Papà? Papà, che cosa c’è? Sì, si chiama Gaara… perché? lo conosci?” fece Shizen preoccupata.
“sì lo conosco…e ti proibisco di frequentarlo” fece l'uomo risoluto.
A Shizen il mondo crollò addosso. Aveva appena trovato un amico, e ora non poteva più vederlo…
“Non posso? Ma perché? Cosa ti ha fatto?” esclamò avvilita.
“Shizen, ascoltami bene. Quel bambino… Gaara… non è umano. È il figlio del nostro Kazekage, e tiene dentro di sé… un mostro terribile… per non parlare di quella sabbia… “
“che cos’ ha la sabbia? È fantastico il modo in cui la sa usare… pensa che ha recuperato la palla che era finita troppo in alto… e poi la sabbia lo difende… così non si fa mai male, e..” “non è umano!” la interruppe di colpo “quel potere è malvagio! Lui è il responsabile della strage che ci fu pochi anni fa!”
“che cosa? Gaara è.. è un assassino?”.
La bimba aveva sentito i racconti dagli altri del villaggio: erano morte tante persone, per una causa che non avevano voluto rivelarle.
“sì Shizen. Quel tuo.. amico… è il più pericoloso assassino del villaggio. Niente può fermarlo, la sua forza è immane. Capisci perché non voglio che lo frequenti?”
Shizen ripensò al quel pomeriggio, a quanto si era divertita con quel bambino. Le era parso solo, triste e bisognoso di amici… proprio come lei. E ora le venivano a dire che era uno spietato assassino … no, non poteva crederci. Voleva parlarci, sentire questa storia da lui.
Allora forse ci avrebbe creduto, e avrebbe deciso cosa fare.
Prese fiato e disse con una calma glaciale: “papà, non mi interessa il suo passato. Quel Gaara che ho conosciuto io era un bambino simpatico e gentile… e molto speciale! Non posso credere che sia l’assassino che dici tu! Voglio sentirlo detto da lui”
“Stupida! Non capisci che lo faccio per il tuo bene? È un mostro, finirà per farti del male! Se lo incontrerai un’altra volta, sarà peggio per te! Vedrai cosa diranno tutti quanti… che mia figlia frequenta gente del genere…non pensi alla mia reputazione?”
“la tua...reputazione?” Shizen lo guardava inespressiva.
“È questo che ti preoccupa, papà? La tua reputazione?”.
L’uomo rimase interdetto. In effetti, non aveva fatto una gran figura di fronte alla bambina. Ma si ricompose subito.
“Quello di cui mi preoccupo è affar mio! Tu da oggi non puoi più vederlo, o passerai guai seri! Discorso chiuso! E ora fila in camera tua!”
Shizen ubbidì, come faceva sempre. Non riusciva a dire di no a suo padre, era più forte di lei.
Però questa volta si sentiva diversa. L’aria nella stanza era satura di elettricità.
Infatti Shizen era arrabbiata, e molto. Arrabbiata perché non capiva il motivo della proibizione di suo padre.
Poi pensò a Gaara.
Ai suoi occhi allegri, ma segnati da un profondo dolore.
Alla bella giornata che avevano passato insieme.
Alla sua risata appena accennata, come di qualcuno che non rideva mai…

E prese una decisione.
Avrebbe detto no
Perché non era giusto.
Perché non poteva permetterlo.
E per una volta, avrebbe disubbidito a suo padre.
  
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