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Autore: lilyhachi    22/05/2013    8 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI

I’m gonna give all my secrets away


Era identica a sua madre. Era identica alla dannata Snowhite.
La principessa dormiva profondamente, sollevando leggermente il petto ad ogni respiro.
I capelli biondi erano sparsi sul cuscino e il suo viso era rilassato in un'espressione di completa e totale serenità, come se nulla la turbasse. Alla regina sembrò anche di vedere le sue labbra rosee incurvarsi in un leggero sorriso.
Le ricordava esattamente la povera Snow dopo aver mangiato la mela, “salvando” il suo amato Charming, a parte per l'espressione tranquilla. Poteva porre fine alla sua inutile vita in quel preciso momento, strappandole il cuore e riducendolo ad un mucchio di cenere.
Regina scosse la testa, cercando di non farsi sopraffare dai suoi istinti.
Se c'era una cosa che aveva imparato in tutto quel tempo era certamente che la tempestività toglieva ogni tipo di divertimento, e usare Emma per la sua vendetta sarebbe stato un divertimento di cui voleva godere con ogni fibra del suo essere. Inclinò leggermente il capo mentre la osservava dormire così bella e così beata: situazione che sarebbe durata ancora per poco, grazie a lei.
Si chinò leggermente sul suo letto. Aveva una mano abbandonata sul cuscino, a pochi centimetri dal suo viso. Regina prese il medaglione che le era stato donato da Tremotino e lo osservò un'ultima volta prima di utilizzarlo.
“Che le danze abbiano inizio, esclamò, voltandosi verso la bionda.
Adagiò il medaglione sul palmo della mano della ragazza, che sussultò leggermente quando venne a contatto con la pelle, dopodiché lo tolse, riponendolo nella piccola sacca. Osservò la mano di Emma e le sue labbra si incurvarono in un sorriso che racchiudeva tutta la sua perfidia: la principessa era stata marchiata.

Emma sentiva un freddo indescrivibile, così forte da congelarle le ossa. Sentiva delle urla che pian piano diventavano sempre più forti e più vicine. Erano urla di supplica e di dolore, ma lei non era in grado di aiutare chi stava urlando. Non riusciva a muoversi, come se fosse congelata, poi d'un tratto qualcosa le trapassò in pieno il petto. Sembravano mille lame gelide e affilate tutte insieme.
La ragazza si svegliò di soprassalto, annaspando.
Si portò la mano al petto per assicurarsi che nulla l'avesse davvero trapassata: incubi.
Emma trasse un lungo sospiro, sicuramente era colpa di tutte quelle giornate così intense che si stava ritrovando a trascorrere da quando si era imbarcata sulla Jolly Roger.
Si alzò dal letto e, dopo essersi data una sistemata, si recò sul ponte principale, pronta a fare provviste insieme agli altri per poi ripartire. Ovviamente, trovò Hook già pronto a fare qualsiasi cosa: le rivolse un sorriso allegro.
“Buongiorno, raggio di sole”, esclamò allargando le braccia, “Hai dormito bene senza me?”.
Le rivolse il suo solito sguardo suadente.
Emma ricambiò con un sorriso stretto, cercando di non dargli troppa corda.
“Credimi Hook, stamattina mi sento tutto tranne che un raggio di sole”, rispose con tono aspro.
Il suo viso era evidentemente stanco e pallido.
Il capitano rise “Se passassi più serate con me, avresti un aspetto molto più salutare”.
Emma alzò gli occhi al cielo, rassegnandosi alle solite risposte scontate del suo capitano.
Scesero dalla nave, recandosi al villaggio per fare qualche rifornimento.
Emma si fermò a prendere del cibo, insieme a Jim e Spugna, mentre Hook si occupava di polvere da sparo per i cannoni e altre cose insieme a William. La ragazza cominciò a guardarsi intorno, chiedendosi quando e se sarebbe riuscita a vedere Mulan, ma non fece nemmeno in tempo a formulare quella domanda, che la ragazza spuntò fuori, come se l'avesse sentita.
Si avvicinò a loro, salutandoli, e facendo domande sulla loro prossima direzione.
“Ah, non devi chiedere a me!”, esclamò Emma con tono ironico, “E' lui il capo!”.
Hook, sentendosi ovviamente chiamato in causa, si voltò.
“Bene, vedo che la mia autorità viene riconosciuta”, esclamò con soddisfazione.
La loro prossima destinazione, tuttavia, era un problema. Dove sarebbe andato adesso?
Il Dragone non gli aveva dato una meta. Aveva soltanto detto che la sua vendetta sarebbe venuta da lui, ma cosa avrebbe fatto nel frattempo? Non poteva certo stare fermo ad aspettarla, per di più cosa ne sapeva lui se le parole di quel vecchio pazzoide fossero effettivamente vere? Magari lo stava prendendo soltanto in giro e non sarebbe arrivata nessuna vendetta.
Addentò una mela appena comprata da Emma, continuando a riflettere sul da farsi.
Improvvisamente una scossa lo fece vacillare, costringendolo ad aggrapparsi alla colonna lì vicino.
Emma e gli altri fecero lo stesso. La terra aveva appena tremato, ma a quella scossa ne seguì subito un'altra che rischiò di farli accasciare tutti a terra. Insieme a quella scossa, un vento fortissimo cominciò a soffiare sul villaggio, costringendo molti a ripararsi.
“Cosa succede?”, domandò Hook preoccupato.
Emma cominciò a sentire delle urla, proprio come quelle che aveva udito in sogno.
“Le sentite?”, domandò la ragazza guizzando lo sguardo intorno a loro.
“Cosa?”, chiese Mulan guardandola perplessa.
“Le urla”, rispose Emma con tono ovvio. Possibile che non riuscissero a sentirle?
Mulan la guardava ancora confusa, come se stesse delirando, così Emma decise che era meglio non insistere, forse era soltanto una sua impressione, dovuta alla stanchezza che le pesava addosso da quando si era svegliata.
“Dobbiamo trovare riparo, forza!”, esclamò la donna cominciando a camminare a passo veloce, seguita dagli altri pirati.
“Si può sapere che succede?”, domandò Jim continuando a camminare.
Nel villaggio si era diffuso già il panico. Tutti correvano a destra e manca, rifugiandosi nelle proprie case e prendendo tutto ciò che potevano: non era per niente un bello scenario. Sembrava che si stessero preparando alla fine del mondo e nessuno aveva idea del motivo a cui fosse dovuto quell'improvviso “evento”. Hook voleva tornare sulla nave ma ormai erano lontani e la situazione era decisamente fastidiosa, dato che le cose non potevano andare a buon fine.
Mentre procedevano, le scosse sembravano diminuire ma il vento continuava a soffiare forte, rendendo difficile il cammino.
Nella testa di Emma, le urla si intensificavano sempre di più. Erano così forti che la testa sembrava scoppiarle.
Si fermò, paralizzata da quelle urla e un freddo intenso calò su di lei.
La mano prese a bruciarle, facendola gemere per il dolore. Abbassò lo sguardo e sul palmo sinistro aveva una specie di ferita che non ricordava di essersi procurata, ma più che una ferita, sembrava un marchio. C'era qualcosa...una presenza.
Trasse un profondo respiro e si voltò: una figura avvolta in un mantello si ergeva sopra di lei. Il volto era nascosto dal cappuccio ma aveva proprio l'aspetto di uno spettro. La visione di quella creatura le provocò una stretta allo stomaco, ma era così terrorizzata che non si rendeva nemmeno conto di ciò che accadeva intorno a lei.
“Swan!”. La voce di Hook era lontana ma poteva sentire in essa una nota di terrore. “Allontanati da quel mostro!”.
Emma non ne era in grado, c'era qualcosa che le impediva di scappare e di sfuggire a quell'essere.
Continuava ad osservarlo: le mani viscide e scheletriche spuntavano dal mantello, avvicinandosi a lei. Gli occhi rossi la fissavano. Lo spettro trasse un profondo e lungo respiro, avvicinandosi maggiormente a lei e un freddo ancora più forte la colpì. Si stava insinuando nelle ossa, nelle vene, persino nel suo cuore. Una delle ultime cose che vide fu il medaglione che quella creatura portava: aveva un marchio strano, che però lei aveva già visto. Portò di nuovo lo sguardo alla sua mano: era lo stesso marchio, dopodiché non appena alzò lo sguardo, per Emma fu il buio. Si sentiva come se stesse precipitando in un baratro oscuro e spettrale: non vedeva e non sentiva nulla, se non il gelo devastante. Sembrava che le stessero strappando via qualcosa, ma non sapeva dire precisamente cosa.
Stava annegando nel gelo e nel buio, continuando a sentire le urla che le perforavano i timpani e lei non riusciva a fare nulla, poi qualcosa sembrò improvvisamente tirarla fuori dallo stato di trance in cui era caduta, facendola finire a terra tra l'erba dei boschi.
“Swan!”.
Emma aprì gli occhi. Era tornata la luce.
Il sole mandava sprazzi di luce fra gli alberi, illuminando leggermente la figura sopra di lei: Hook.
Dietro di lui c'erano tutti gli altri che la stavano guardando.
La ragazza si sentiva davvero debole e cercò con tutte le sue forze di mettersi seduta.
“Stai bene?”, chiese Hook nervosamente.
“Sì” rispose Emma con voce flebile, guardando subito oltre le loro spalle. “Cosa è successo?”.
“E soprattutto quello cos'era?”, chiese Hook, voltandosi verso Mulan.
Kreeshan”, rispose la ragazza, aiutando Emma ad alzarsi, “o meglio lo Spettro”.
Tutti continuavano a fissarla, perplessi e preoccupati.
“Non capisco”, mormorò Jim. “Quella cosa era lì in piedi che fissava Swan, cioè...”.
“Sembrava che stesse per ucciderti” intervenne Spugna.
Emma non capiva. Si sentiva debole e stanca, come se si stesse rimettendo da un periodo di convalescenza.
Non riusciva a capire perchè quella creatura si era avvicinata a lei.
“Lo avrebbe fatto” esclamò Mulan. “Lo Spettro è una delle creature più pericolose di tutte le terre conosciute: un succhia anime” (1).
Jim sgranò gli occhi nel sentire quella espressione e si voltò verso Hook, il cui sguardo era indecifrabile e fisso su Emma.
“Secondo la leggenda, marchia le sue vittime e le priva dell'anima, condannandole per l'eternità”, continuò la donna con voce titubante, poi si voltò verso Emma. “Le urla che hai detto di aver sentito, sono quelle delle anime intrappolate che cercano di fuggire. Non pensavo fosse possibile fin quando non l'ho visto prima con i miei occhi”.
Emma stava realizzando tutto. Quel segno sulla sua mano era lo stesso del medaglione e non era un caso: era stata marchiata e lo Spettro cercava lei. Tentò con tutte le sue forze di ricordare come e quando fosse stata marchiata, ma senza alcun risultato.
Guardava verso il basso senza dire nulla e poteva sentire lo sguardo di Hook addosso, certamente preoccupato dall'effetto che quel mostro poteva aver avuto su di lei. Stava bene ma se ciò che aveva detto Mulan era vero, allora lei era senza alcun dubbio condannata.
“Lo abbiamo ucciso?”, domandò Hook con voce ferma.
Mulan scosse la testa. “No, non si può uccidere qualcosa che è già morta”.
La bionda impallidì maggiormente.
“Almeno nessuno di noi è stato marchiato” esclamò Jim sospirando, mentre Emma continuava a tenere lo sguardo basso.
“Forza, andiamo!” aggiunse Hook. “Dobbiamo tornare alla nave”.

Le acque si erano calmate. Il villaggio sembrava sereno e non c'era nessuna traccia di quello spettro, ma Emma era impaurita.
Sapeva che quel mostro sarebbe tornato per lei, e forse dopo avrebbe preso anche l'anima di qualcun altro: magari quella di uno dell'equipaggio, magari quella di Hook. No, non poteva permettere che anche la vita di qualcun altro venisse coinvolta.
Tornò ad osservare la sua mano, tremando al pensiero di ciò che le era capitato poco fa.
Lo Spettro le avrebbe succhiato l'anima e lei sarebbe stata dannata per l'eternità.
“Sei ferita, Swan?”. La domanda di Mulan la fece sobbalzare e la ragazza chiuse immediatamente la mano, nascondendola.
“No”, rispose tranquilla. “Va tutto bene, grazie”.
Mulan la osservava dubbiosa, come se non fosse del tutto convinta, poi fece un cenno con la testa e continuò a camminare.
Giunsero alla Jolly Roger e, dopo aver salutato Mulan, si imbarcarono, portando tutte le provviste che avevano preso.
Tornare era stato molto più facile ed Emma non sapeva se era per l'esaltazione di aver scampato il pericolo, o semplicemente perchè qualcosa di orribile si stava per abbattere nuovamente su di loro. Intanto, la ragazza stava cercando di elaborare un piano di fuga che le potesse permettere di allontanarsi dalla nave: non voleva che quel fantasma la attaccasse proprio lì, mettendo tutti in pericolo.
“Hook!” esclamò d'un tratto stringendosi nelle spalle. “Credo che andrò a riposare”.
Il Capitano la guardò apprensivo e le si avvicinò. “Va tutto bene, biondina?”.
“S-sì” mormorò lei cercando in tutti i modi di non guardarlo negli occhi, per paura che leggesse chiaramente la sua falsità. “Sono solo un po' scombussolata, tutto qui”.
Hook continuava a fissarla, come se il sguardo la stesse accarezzando con dolcezza.
“Sicura di voler dormire da sola?” domandò con una lieve ironia che Emma non intendeva cogliere, quindi fece solo un cenno.
“D'accordo” rispose lui , posandole una mano sul viso con gentilezza, accarezzandole la pelle morbida. “Tra poco starai meglio”.
Emma riuscì soltanto a rivolgergli un lieve sorriso, dopodiché girò i tacchi e scese sottocoperta, mentre Hook continuava ad osservarla, come se sapesse che qualcosa non andava.
Ovviamente Emma non dormì, ma passò tutto il tempo seduta sul letto, in attesa, ascoltando il vociare della ciurma e il loro baccano che, con il passare delle ore, diminuì fino ad arrestarsi del tutto.
A quel punto, la ragazza uscì dalla cabina e si affacciò sul ponte per controllare: erano scesi tutti sottocoperta e di Hook non c'era nemmeno l'ombra, così ne approfittò e scese velocemente dalla nave, abbassandosi e sperando che nessuno la vedesse.
Emma non capì come diamine avesse fatto ad andarsene con quella facilità, ma l'importante era che la fortuna fosse stata dalla sua parte, almeno per quella volta. Non appena fu abbastanza lontana dalla Jolly Roger, cominciò a correre, senza sapere di preciso dove stesse andando e sforzandosi con tutta se stessa di non voltarsi.

“Spugna!”.
Hook si avvicinò all'uomo con in mano del cibo. “Portalo a Swan, magari ha fame”.
Senza farselo ripetere una seconda volta, Spugna si aggiustò il cappello e prese il cibo, scendendo sottocoperta.
Non appena arrivò alla cabina della ragazza, bussò più volte, senza ricevere nessun tipo di risposta.
Forse stava dormendo, così entrò per lasciarle il cibo nella stanza, ma non appena aprì la porta, la cabina era vuota.
Il letto era sfatto e c'era un po' di disordine, come se chi fosse lì dentro avesse una gran fretta di andarsene. Spugna salì immediatamente sul ponte, correndo da Hook, e leggermente intimorito dalla reazione che avrebbe avuto di lì a pochi secondi.
“Capitano!”, esclamò prendendo fiato. “La ragazza non c'è”.
Hook alzò un sopracciglio. “Come sarebbe?”.
“La cabina è vuota, di lei non c'è traccia” rispose Spugna, imbarazzato.
Hook non capiva. Dove poteva essere andata e soprattutto perchè?
Gli era sembrata strana fin dall'arrivo di quello spettro...ma per quale motivo andarsene?
Forse Mulan poteva saperne qualcosa. Senza restare troppo tempo a rifletterci, ordinò a Spugna, Jim e William di scendere dalla nave insieme a lui, mentre gli altri sarebbero rimasti sulla nave, nel caso Emma dovesse tornare.
Arrivati al villaggio, trovare Mulan fu facile, dato che stava controllando la piazza, nel caso lo Spettro fosse riapparso.
Non appena la donna li vide, rimase leggermente sorpresa.
“Cosa fate qui?”, domandò guardandoli uno ad uno.
“Hai visto Swan?”. domandò Hook spostando lo sguardo da lei al resto della piazza, sperando di vedere una chioma bionda.
“No”, rispose Mulah interdetta. “Perchè avrei dovuto?”.
“La sua cabina è vuota” rispose Jim. “Aveva detto che andava a dormire ma è sparita”.
In quel momento, Mulan cominciò a mettere insieme i pezzi.
La ragazza si era stranita fin dall'arrivo dello Spettro e non era certo una coincidenza.
“Perchè se ne sarebbe andata?”, domandò Spugna, cercando di capire.
“E' stata marchiata” mormorò Mulan, come se non volesse pronunciare ad alta voce quelle parole, per evitare di renderle reali. “Prima si guardava la mano ma non appena le ho chiesto se fosse ferita, l'ha nascosta, facendosi da parte”.
“E come sarebbe stata marchiata?”, ringhiò Hook.
“Non ne ho idea, Capitano”, rispose Mulan con tono sprezzante.
Un forte vento riprese a soffiare ed anche a loro erano chiare le urla che accompagnavano l'arrivo imminente dello Spettro.
“Dobbiamo trovarla!”, esclamò Hook cominciando a camminare senza una direzione precisa.
“Ma come facciamo a sbarazzarci di quel mostro?”, chiese Spugna.
“Non c'è modo, anche se lo uccidessimo, si rigenererà” rispose la ragazza. “L'ideale sarebbe spedirlo in un altro mondo”.
Il Capitano rizzò la schiena, guardando Mulan con le labbra dischiusa.
“Per adesso pensiamo a trovarla”, intervenne lui, riprendendosi.
Hook sperava vivamente di trovare Emma. Desiderava farle una strigliata con i fiocchi: era fuggita come una ladra, senza dire nulla, e se non se ne fossero accorti, l'avrebbero lasciata lì a morire, senza saperlo. Perchè non aveva detto nulla?
Avrebbero cercato di aiutarla in qualche modo. Quella ragazzina era proprio testarda come un mulo.

Emma si voltava velocemente, nel terrore che lo Spettro le sarebbe arrivato alle spalle, ma di lui non c'era ancora alcuna traccia.
Cominciò a sentire dei rumori alle sue spalle e si voltò subito sguainando la spada, ma rimase sorpresa quando si trovò dinanzi Hook e gli altri della ciurma, affiancati da Mulan.
“Cosa fate qui?”, domandò la ragazza, tenendo ancora alta la spada.
“Cerchiamo di aiutarti”, rispose Mulan cercando di avvicinarsi.
“Non potete”, esclamò Emma con tono convinto. “Sono stata marchiata, c'è poco da fare”.
“Swan, sei per caso impazzita?”. La voce di Hook era alta e rabbiosa come non lo era mai stata.
“Stai indietro!”, esclamò Emma, puntandogli contro la spada.
Intanto, stava succedendo qualcosa di strano. Un silenzio tetro cadde su di loro e il vento cominciava a ruggire. Un'ondata di gelo molto familiare cominciò ad invadere Emma e alle spalle di Hook, apparve una figura che avanzava verso di lei.
Un terrore paralizzante la rese incapace di muoversi o parlare, mentre lo Spettro cominciava a succhiarle l'anima.
Era accecata dalla luce che quel mostro emanava e sentiva le forze che la abbandonavano pian piano.
Riusciva a sentire Hook e gli altri precipitarsi su di lui e cercare in tutti i modi di fermarlo, ma Mulan lo aveva detto: non si poteva uccidere ciò che era già morto. Ormai, era condannata.
Il suo unico rimpianto era forse quello di non aver rivisto la sua famiglia un'ultima volta.
“Cosa possiamo fare?”, domandò Jim sollevandosi da terra e cercando di nuovo di colpire lo Spettro con la sua spada.
“Nulla!”, rispose Mulan urlando, tentando inutilmente di ferirlo ancora.
Quel mostro era inattaccabile: ogni volta che provavano ad agire, anche solo per distrarlo, li scaraventata nuovamente a terra.
“Forse qualcosa possiamo farlo!”, mormorò Hook più a se stesso che agli altri.
Mulan si voltò verso di lui e lo vide armeggiare con qualcosa che teneva appeso al collo.
Il Capitano corse verso lo Spettro, fermandosi ad una certa distanza da lui, e lanciò qualcosa sull'erba.
Un vortice di luce verde si aprì nella terra, esattamente alle spalle dello Spettro.
Hook si gettò su Emma, scaraventandola a terra.
Lo Spettro non fece nemmeno in tempo a cercare di avventarsi su di loro che venne risucchiato nel vortice, che si chiuse immediatamente. L'aria era tornata ad essere tiepida e il paesaggio era molto meno tetro di prima.
Hook era rimasto a terra insieme ad Emma, immobile e con gli occhi fissi nel punto in cui si era aperto il vortice: non credeva a ciò che aveva appena visto e continuava a pensare che lo Spettro sarebbe rispuntato da un momento all'altro.
“D-dov'è?”, chiese la ragazza in un sussurro.
“E' andato” , ispose Hook alzandosi in piedi e porgendole la mano.
Emma l'afferrò e si sollevò. “Come hai fatto?”.
Ci fu una pausa. Hook non rispose e si limitò a fissare l'ambiente intorno a loro, mentre Mulan si avvicinava, preoccupata, e controllando che Emma fosse tutta intera.
Hook era quasi assente in quel momento. Non ascoltava ciò che gli altri stavano dicendo.
Era come se le loro parole fossero soltanto un brusio lontano. Era troppo impegnato a pensare a ciò che aveva appena fatto: aveva sacrificato qualcosa che poteva tornargli utile per salvare una vita.
Emma ancora non aveva realizzato tutto ciò che era appena successo. Davanti a lei c'era Mulan che le aveva messo le mani sulle braccia chiedendole qualcosa, poi c'erano Jim e gli altri, che si erano avvicinati a lei, ma Emma vedeva soltanto le loro bocche muoversi. Si voltò in cerca di Hook e vide che era appena vicino a loro ma il suo sguardo era assente.
La ragazza cercò di radunare tutte le forze che le restavano per rispondere alle mille domande che la stavano travolgendo ma era troppo stanca. Non capiva nulla. Era come se non riuscisse più a pensare. Sentì che le forze la stavano abbandonando e batté il capo a terra.

“Si rimetterà?”.
“Tranquillo. Lo Spettro deve averle tolto molto energie”.
“Grazie, Mulan”.
“Capitano, sento una nota di gratitudine nella vostra voce”.
“Non ti ci abituare, dolcezza. Era solo per averci aiutato a portarla sulla nave”.
“Certo, come desiderate”. Mulan lo stava decisamente deridendo.
Emma rimase distesa ad ascoltare, con gli occhi chiusi. Si sentiva ancora debole e confusa.
Le voci che stava ascoltando sembravano lontane da lei e viaggiavano molto lentamente. Sentiva le membra stanche, le palpebre troppo pesanti e la gola troppo secca per riuscire a parlare. Sarebbe rimasta distesa volentieri, per sempre.
“Cosa avete usato per sbarazzarvi dello Spettro?”.
A quella domanda, Emma decise di aspettare ancora prima di aprire gli occhi.
“Non sono affari tuoi”. La voce di Hook era fredda.
“Lei vorrà saperlo”.
“Se e quando lo chiederà, sarà un mio problema non tuo”.
“Perchè non volete dirlo?”.
“Invece di fare domande, sii felice del fatto che ho salvato la pellaccia a tutti voi”. Da fredda, la sua voce era diventata spazientita.
Emma sentì Mulan sospirare. “Direi che i miei servigi qui non sono più richiesti, allora”.

Emma aprì finalmente gli occhi. Tutto era leggermente sfocato ma le bastò sbattere le palpebre più volte per riprendersi.
Era distesa sul letto di Hook. Si guardò intorno: l'unica luce proveniva da una candela, quasi consumata, e dalla luna, la cui luce filtrava dalla finestra e illuminava il centro della stanza.
Si alzò con un po' di fatica ma riuscì ad ogni modo a mettersi in piedi, cercando di sgranchirsi gambe e braccia.
Sentiva un lieve dolore a livello del collo. Emma si diresse verso la porta, per andare sul ponte principale ma prima che riuscisse ad uscire, la porta si aprì, permettendo ad Hook di entrare.
“Hook!” esclamò la ragazza con un leggero sorriso, che il Capitano non ricambiò.
Lui chiuse la porta alle sue spalle, sbattendola, e si voltò verso di lei: la sua espressione non prometteva nulla di buono.
“Cosa diavolo avevi in mente di fare?”, domandò con gli occhi colmi di rancore.
Emma storse il naso. “Salvarvi!”, rispose infastidita.
“Tu sei completamente fuori! Hai agito in modo stupido, tu...” fece una pausa, come se stesse cercando di mettere ordine nella sua testa e trovare le parole adatte, mentre Emma lo guardava interdetta.
“Nel momento in cui sei entrata a far parte di questa ciurma” riprese piano, cercando di restare calmo, “non sei semplicemente salita su una nave. Non agiamo senza dire nulla, come hai fatto tu!”.
“Io non volevo mettervi in pericolo”, cercò di ribattere Emma facendo un passo verso di lui.
“Noi siamo come una famiglia” continuò Hook impedendole di aggiungere altro, “per quanto possiamo apparire come furfanti e mascalzoni, e per quanto tu probabilmente abbia le idee confuse su cosa significhi stare in una famiglia”.
La sua voce aveva assunto una nota crudele.
Emma ridusse gli occhi a due fessa, cercando di non farsi sopraffare dal senso di offesa scaturito da quelle parole.
“C-cosa vorresti dire?”, domandò incrociando le braccia al petto.
“ Sei fuggita dalla tua famiglia e volevi fuggire adesso!” ringhiò lui. “Potevi morire e noi non l'avremmo mai saputo”.
La bionda abbassò lo sguardo, si sentiva come se un pugno l'avesse colpita in piena faccia e una stretta a livello dello stomaco le impediva di controbattere. Lei aveva sempre avuto la risposta pronta, ma mai come allora si sentiva senza parole.
Intanto, Hook le sembrava così furioso che temeva seriamente che potesse colpirla, ma ci avevano già pensato le sue parole.
“Onestamente” continuò, “le donne che conosco sono meno testarde ed infantili di te”.
Emma sentì il sangue ribollire e fluire velocemente al cervello, facendola infuriare.
“Non è un mio problema se non sai distinguere una donna da una donnaccia!” rispose aspra, senza nemmeno riflettere.
“Non provocarmi”, sibilò lui, guardandola con rabbia e avvicinandosi troppo a lei.
Le catturò un braccio, attirandola a sé, con fare irruente.
Emma deglutì lentamente, continuando a fissare i suoi occhi azzurri.
Quasi tremava sotto il suo sguardo, soprattutto perchè non riusciva a leggerlo.
Intanto, lui la fissava intensamente, quando d'un tratto il suo sguardo cadde sulle labbra della ragazza.
Fu un secondo. Il pensiero di baciarla gli attraversò la mente. Poteva farlo tranquillamente, non sarebbe certo stata la prima volta che si comportava come se qualcosa gli spettasse di diritto e poi la distanza fra loro era davvero poca: annullarla era fin troppo facile.
Tornò a guardarla negli occhi e la vide: una lacrima che voleva disperatamente uscire per colpa sua.
Quel particolare lo portò, per un attimo, a pensare diversamente dal solito.
“Non eri obbligato a salvarmi”, mormorò lei, rompendo il silenzio.
“Swan” cominciò lui con voce bassa, riprendendo il controllo di sé, “Mi dispiace. Ti è mai passato per la testa che forse sei di famiglia, ormai? Pensavi davvero che ti avremmo lasciata morire?”.
“Mi hai appena detto l'esatto contrario”, rispose lei liberandosi dalla sua presa.
“Non sempre penso ciò che dico”, esclamò lui esasperato, “sei tu a farmi perdere le staffe”.
Emma lo guardò un attimo, ripensando alle parole di Mulan. “Cosa hai usato per salvarmi?”.
“Mi spiace, biondina. Non fornisco retroscena!”, rispose lui con il suo solito ghigno ironico, ma lei non intendeva desistere.
“Un fagiolo magico”, continuò lui, arrendevole, come se fosse un'ammissione di colpa.
La ragazza continuava a guardarlo confusa, come se non avesse alcuna idea di ciò che aveva detto.
“I fagioli magici aprono portali che permettono di attraversare più mondi”, esclamò il Capitano. “Ne ho usato uno, una volta".
“A cosa ti serviva quello?”, domandò lei.
“Era un piano di emergenza, nel caso in cui avessi avuto di nuovo bisogno di andarmene”, rispose lui cauto, facendo quasi attenzione alle parole da utilizzare. “Reperirlo è stato difficile”.
“Adesso lo hai perso per salvarmi” affermò lei in un sussurro, come se lo stesse dicendo per convincersi del fatto che Hook avesse compiuto un gesto del tutto fuori dai suoi schemi.
“Era la cosa giusta da fare”, rispose lui con un leggero sorriso.
“E il tuo piano di emergenza?” domandò lei, mortificata.
“Non è detto che debba averne bisogno”, rispose lui cercando di alleggerire l'atmosfera (2).
Emma lo guardò grata. L'aveva salvata, anche se non era compito suo. Arruolandosi sulla sua nave, gli aveva stravolto i piani e forse il minimo che potesse fare era ringraziarlo e dargli meno grattacapi, almeno per quella sera.
Il giorno dopo, probabilmente sarebbero tornati a discutere e punzecchiarsi, come al solito. Hook fece un lungo sospiro e si voltò, recandosi verso il ponte. Emma non si mosse, come se avesse paura di seguirlo.
“Cosa aspetti, dolcezza?” le giunse la sua solita voce ironica. “Un invito scritto? Qui sono tutti ansiosi di rivederti”.
Emma sorrise, felice di essere ancora viva.
Stava iniziando a considerare quella nave in modo diverso dal solito...come una casa.

 

 

Note:

  • (1) stessa frase pronunciata nella 2x01, sempre da Mulan;

  • (2) questo dialogo richiama lievemente quello di Snow e Charming nella 2x03 quando lei per salvarlo, usa quella polvere di fata che teneva conservata per Regina;

  • (3) il titolo è preso dalla canzone “Secrets” dei One Republic.

Ecco il sesto capitolo! Allora, non mi sembra che ci siano altre note. La struttura del capitolo richiama un po' quella della 2x01 per la presenza dello Spettro: Emma (come Filippo e Regina) viene marchiata e quindi, consapevole di ciò che l'aspetta, decide di fare di testa sua per non mettere nessun altro in pericolo. L'espediente utilizzato per mandare via lo Spettro è lo stesso della puntata: mandarlo in un altro mondo ma in questo caso ho dato ad Hook l'arduo compito.
Direi che questo è quanto, sinceramente non sono molto soddisfatta di questo capitolo: mai come in questo capitolo faccio appello al libero lancio di ortaggi, perchè seriamente non mi piace. Negli ultimi due mi sono rifatta un po' ad alcuni eventi del telefilm, semplicemente perchè mi sembrava che andassero bene ma questo dovete dirmelo voi. Dal prossimo, la situazione sarà un po' diversa e cercherò di concentrarmi maggiormente sull'interazione Emma/Hook .

Spero che vi sia piaciuto. Alla prossima :). 

   
 
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