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Autore: Lol_96    23/05/2013    1 recensioni
In un mondo dove ogni uomo è destinato ad ucciderne un' altro, come si può sopravvivere? E se qualcuno si ribellasse al vincolo di sangue imposto dalla società?
Sono io quel ragazzo. Sono io quello che rinuncia a tutto per combattere una società macchiata dal sangue dell'omicidio.
Io, un diciassettenne con la voglia di cambiare, un animo anticonformista pronto a combattere in quello in cui crede fino alla morte. E sarà cosi.
Finché qualcuno non metterà un punto a tutto questo odio io ci sarò, combatterò per i miei ideali.
Un ragazzo fuori posto il cui riflesso non piace a se stesso, figurarsi agli altri.
Un ragazzo un po' confuso da tutto quello che sta succedendo, che sta cercando il proprio posto.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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V

 
Apro gli occhi e sputo. Il sapore della terra, misto al sangue che ho in bocca non è proprio il top. Se dovessi aprire un bar e questo fosse il cocktail della casa si chiamerebbe Bloody Ground.
 
Mi passo la mano sulle labbra e mi asciugo sulla maglietta sgualcita. La testa mi gira, ma non ci faccio caso …
 
“Finalmente Cristo! Ti piace proprio dormire …” Una bozza di sorriso si sta disegnando sulla sua faccia. Non capisco se mi prende per il culo o cosa. Si sarà resa conto che se dormo, anzi se svengo, è colpa sua?Beh, come minimo si è degnata di accendere un fuoco.
 
Guardo il cielo per capire che ore sono. Una coperta blu elettrico, adornata di tante piccole paillettes è stesa sopra di noi.
Devono essere circa le nove e mezza.
 
Dove siamo? Una piccola radura, proprio come quella del sogno, si apre davanti a me. Intorno, piantati a cerchio, i Pini fanno da muro verso il bosco.
“Se non fosse per te, sarei stato sveglio …” Mi ignora continuando a lucidare la canna di quella che sembra una pistola. Sicuramente lo è.
 
“Willow, piacere” Allunga una mano. Lo faccio anch’ io. “Jeremy” dico secco.
“Lo so come ti chiami idiota.” Muove il polso facendomi vedere il suo tatuaggio.
Non ho intenzione di passare la notte con lei. C’è qualcosa che mi inquieta parecchio. Il suo modo di guardarmi, per esempio.
Mi scruta sempre dall’altro verso il basso, a testa china. Mi studia, sembra voglio parlare, ma quando apre la bocca, si ferma e continua a farsi gli affari suoi. 
Ci siamo piazzati sotto uno dei pini più grandi.
Lei ha acceso un piccolo fuoco recintandolo con dei sassi che deve aver preso in città. Li riconosco perché sono spigolosi e sotto il nero del bruciato, noto colori accesi tipici dei murales.
 
“Che vuoi farmi?” Non mi rendo neanche conto di quello che sto per fare. Mi alzo in piedi, ondeggio barcollando verso di lei. Dopo aver estratto il coltellino, glielo punto alla gola.
Con una calma disumana, quasi fosse normale essere minacciati da un ragazzino, si alza anche lei. Mi afferra il polso.
 “Questo non è mio?” Con stupore intuisco che se l’era dimenticato.
“Un regalo” suggerisco io.
“Non mi ricordo di averti fatto regali …”
“Non ti ricordavi neanche di averlo lasciato li per terra però …”
Alzo la testa e cerco di reggere il suo sguardo. Mi accorgo solo ora che siamo a pochi centimetri di distanza che è molto più vecchia di quello che sembra.
“Quanti anni hai?”
Sembra che gli occhi le schizzino fuori dalle orbite.
MAI chiedere gli anni ad una signora!
Signora eh?
La guardo sotto un altro punto di vista. Mi chiedo cosa voglia veramente.
 
“Quindi, perché mi hai portato qui?” Mi addentro nel discorso cercando di capire chi è e cosa vuole, ma sembra restia dal dirmelo. Come un gatto. Si muove furtiva cercando di capire se sono affidabile, l’ho capito. Vuole qualcosa da me che lei non ha.
 
Capisco che lei ha intuito quello che sto pensando ed allora parla.
“Ragazzino, ho bisogno di te.”
Le parti si scambiano, la fortuna gira.
Quindi, prima mi ha salvato ed ora vuole qualcosa in cambio …
“Per cosa?”
“Non importa per cosa, fatto sta che tu ed io ora ci alleneremo. Crescerai, imparerai a combattere e mi aiuterai.”
 
Dopotutto, mi conviene imparare. So che lei ha il mio nome, e questo è un punto a mio favore visto che la percentuale più alta di omicidi è dovuta al fatto che non si conosce il proprio assassino , ma prima o poi cercherà di tagliarmi la gola e forse è meglio essere pronti per quel giorno.
 
“Va bene” Non faccio domande, accetto e basta. Nella mia testa un sacco di punti di domanda compaiono. Cosa ha intenzione di fare? Dove vuole andare? Contro chi si vuole mettere?
 
“Riposati, domani iniziamo.”
Agita la mano per salutarmi e si rannicchia sotto il tronco dell’albero.
Sto ancora qualche minuto vicino al fuoco, ho bisogno di calore.
Quello che mi è stato negato da quattro barbari.
Ripenso ai miei genitori, al loro caldo confortevole, ed una lacrima mi riga il viso.
Mi rannicchio anche io e Morfeo mi accoglie tra le sue braccia.
 
Mi sveglia mi soprassalto, la sua faccia stranita da spasmi di terrore.
“Muoviti, dobbiamo andare”
Non capisco cosa stia succedendo, si alza e spegne la piccola fiammella rimasta nel focolare.
Devono essere passate una manciata di ore visto che era ancora acceso.
“Perché?”
“MUOVITI.” L’aria autoritaria fusa con quello sprizzo di follia mi rabbrividisce. È agitata, si vedrebbe lontano un miglio.
 
Quando l’ho conosciuta mi era parsa una ragazza forte e tenace, con le fiamme negli occhi. Aveva puntato e sparato senza battere ciglio. Ed ora, ora è qui davanti a me e non capisco come sia successo.
La trovo spaesata, sembra non sappia cosa fare. Sembra abbia una doppia personalità. Ma forse tutti hanno una doppia personalità, una maschera che ci protegge.
 
Obbedisco, mi alzo e mi preparo. Non ho molto da prendere, mi rimetto semplicemente le scarpe ed estraggo il coltellino.
 
Qualcosa sta succedendo.
 
Si mette lo zaino in spalla, biascica qualche strana parola e i suoi occhi diventano per un momento neri, poi riaffiora quel verde smeraldo che ho amato.
 
Prima di partire si nasconde dietro uno dei pini e scruta circospetta il bosco.
“Andiamo” Ora appare ferma e pacata, sembra abbia la situazione in pugno e la seguo.
 
Ombre nere, ci circondano. Tanti piccoli ragni sono all’agguato in attesa della loro preda. Ma ce n’è uno il Ragno, che attende noi. O meglio, lei. Non so perché mi sono cacciato in questa faccenda ma amo le avventure.
 
È da quando ero piccolo che sognavo di partire alla scoperta del mare, solcarlo e scoprire nuove terre proprio come aveva fatto Colombo. Voglio addentrarmi nei meandri della fantasie e li vivere, vivere e consumare il mio corpo e la mia anima alla ricerca dell’ignoto.
 
Camminiamo lentamente, sotto di noi i ramoscelli e le foglie secche scricchiolano. In lontananza, un gufo bubola.
“Ecco la prova che siamo spiati” volta la testa e mi guarda dritto negli occhi. Ora che le nuvole in cielo si sono diradate mi accorgo di quanto la luce della luna faccia assomigliare la pelle di Willow a quella perlacea delle bambole di porcellana che la mamma teneva sulla mensola in salotto.
Ho sempre odiato quelle cose.
Mi fissavano con quel loro sorriso finto a cui non si poteva non rabbrividire.
 
Una leggera brezza notturna mi provoca un brivido che parte dal basso ventre. Mi giro per sicurezza, per verificare di non essere seguiti.
 
Non capisco cos’è successo finchè non mi ritrovo una piccola mano bianca che mi afferra un polso.
Si porta l’indice alla bocca in segno di silenzio.
Willow avanza, ed io scemo rimango indietro.
Sento che mi trascina letteralmente verso i meandri del bosco.
Una piccola bambina mi sta rapendo.
 
Una piccola, lunga veste le ricade sui piedi nudi.
Davanti a me, i suoi capelli biondi ondeggiano all’aria.
Canta con voce melodiosa un motivetto che non riconosco, ma che mi strega.
 
Li per li non capisco, ma poi mi ritorna alla mente quando mamma mi diceva che le Bimbe Del Bosco sarebbero venute a prendermi se non avessi fatto il bravo. A molti altri si raccontava del cattivo uomo Nero, io avevo le Bimbe.

Ci fermiamo davanti ad una pozza grande quanto la radura che abbiamo abbandonato poco prima.
La bambina si gira, avvicina le labbra alle mie e mi bacia. Un innocente bacio che mi incanta.
Apre di scatto gli occhi, bianchi come un foglio di carta, mi afferra la testa e me la spinge contro l’ acqua.
Vuole annegarmi.  
Una forza prorompente me la spinge a fondo. Percepisco la mia fine. Sento pian piano le forze abbandonarmi.
 
Sappiamo tutti come agiscono le Bimbe. Ti portano in posti  in cui non andresti da vivo -perché diciamocelo: chi andrebbe in riva ad una pozza nel bel mezzo della notte in pieno bosco?- ti uccidono e poi ti mangiano. Una specie di Sirena terrestre.
 
Ma qualcosa succede, l’acqua si colora di rosso. Non capisco se quello è il mio sangue o no. Ha già iniziato a mangiarmi? Che esseri orribili.
 
La Bimba cade a peso morto nell’acqua. Siamo uno di fianco all’altro. Per quanto voglia alzarmi non riesco a farlo, non ne ho le forze.
 
Willow mi afferra per il colletto della maglia e mi tira su.
 Sputo, insieme ad un grazie, anche acqua e fango.
 
Non so dove abbia trovato quella spada, ma l’ha conficcata dritta nella schiena della bambina e l’ha uccisa girandola ancora quando era dentro. Se giri la lama, la ferita farà più fatica a rimarginarsi.
 
Questa volta però, girare la lama era servito per uccidere, non per ferire.
 
Odio il sangue.
 
“Scappavamo da lei?”
“No, dovresti saperlo che qui in giro è pieno di Bimbe Dei Boschi. L’uomo che ci seguiva è steso per terra da qualche parte svenuto. Non posso uccidere, o tengo in vita te e non faccio morire nessuno, o ti uccido e così facendo potrei permettermi di perdere qualche anno … Ma in questo momento mi servi …”
“… Vedi di non farti ammazzare da qualcun altro.”
 
Confortante sapere che mi potrebbe uccidere da un momento all’altro.
“E quella dove l’hai presa?” Indico la lama che scintilla alla luce della luna, ancora conficcata nella schiena dell’essere a faccia in giù nell’acqua.
“Un regalo di quello che voleva uccidermi.”
Sorrido, mi ha salvato la vita due volte e invece potrebbe prendersi 17 anni e scappare. Perché?
 
Riprendiamo il nostro cammino e qualche decina di metri più in là vedo un corpo privo di sensi sdraiato a terra.
“Lo conosci?”
“Presumo sia l’uomo che doveva uccidere, il tipo con la barra che alla fine ho fatto fuori io per salvarti.
Ora, oltre al mio assassino normale, ho quest’uomo alle calcagna. Andiamo.”
 
Non sembra lo dica per darmi la colpa, ma mi sento terribilmente responsabile della sua futura morte. 


***********

Dunque, so di essere in ritardo ma è un capitolo importante per introdurre una nuova regola.
Mi hanno fatto notare che quando Willow ha ucciso l'uomo per salvare Jeremy, la persona che avrebbe dovuto uccidere quell'uomo restava senza vittima. Ecco perché Willow scappa. Ora ha 2 persone dal quale guardarsi :)
Spero vi sia piaciuto, alla prossima :D
Commentate che non vi costa niente e mi fa crescere :D
-Matt
  
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