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Autore: girlsgowild8    23/05/2013    17 recensioni
"Devi innamorarti. Io ti aiuterò, ma sappi che hai poco tempo”
“Mh, cioè?”
“50 giorni”
Fu lì che scoppiai a ridere. “50 giorni? Tesoro bello, sai che nessuna può resistere al mio charme?”
“Ever sì” tossicchiò lui mentre cercava di non ridere.
“Ever? Cosa centra lei?”
“Dovrai conquistare lei” esclamò cominciando a ridere a crepapelle.
*******************************
Una cosa che proprio non sapevo fare era dire bugie del genere, soprattutto quando le mie guance si facevano rosse come in quel momento.
Ecco perché Kate scoppiò a ridere. “Sei tutta rossa!” rise “Se non vuoi dirmelo non fa niente ma non negare l’evidenza”
“Ok, mi ha baciato e gli ho mollato uno schiaffo” sorrisi ricordandolo.
Lei rise ancora di più. “Carino da parte tua, e poi?”
“E poi l’ho baciato io”
“E lui ti ha dato uno schiaffo?” domandò mentre posava il cellulare sul bancone.
“Mi ha ribaciato” scrollai le spalle.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Avviso pre-capitolo* questo capitolo fa cagare, e non poco. Ma è necessario, ne parlerò nello spazio autrice :) Buona lettura.

Calls.

Ever POV.

 
Erano le quattro del pomeriggio, avevo rifiutato tutte le chiamate delle mie amiche, sia a casa che al cellulare e, nonostante fosse domenica, avevo deciso di non uscire, dovevo prima sentire Louis.
Perché non mi chiamava? Eravamo rimasti d’accordo così: quella mattina uno dei due avrebbe dato il buon giorno all’altro.
Perché non mi aveva dato il buon giorno? E nemmeno il buon pomeriggio?
Lo avevo telefonato una ventina di volte, perché cazzo non rispondeva?
Ero intenta a leggere un libro quando la vibrazione del mio cellulare mi fece sobbalzare.
Louis.
Afferrai con rabbia il telefono e lo portai velocemente all’orecchio.
“Louis, ma sei stronzo? Il buon giorno stamattina me lo ha dato il cane del vicino, perché non tu? Mi hai fatto stare con l’ansia addosso tutto questo tempo, grazie mille! Sai che se mi preoccupo tanto il ciclo non mi arriva regolare … eh!” sbottai incavolata.
Mi aspettavo una sua solita battuta, una risata, ma niente. Riuscii a sentire solamente un piccolo singhiozzo.
Spalancai gli occhi. Non lo avevo mica fatto piangere? “Ehm … scusami Lou, scherzavo dai, solo che ti amo e avevo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto … non volevo offenderti, da quando sei così irascibile?” chiesi subito, cercando  di scusarmi .
“Ever? Sono Lottie” borbottò una vocina strozzata dall’altra parte del telefono.
Lottie era la sorella di Louis. Era una bellissima bionda con gli stessi occhi perfetti del fratello, il suo senso dell’umorismo e la sua stessa voglia di vivere.
Era la mia preferita fra le sue sorelle, forse perché fra tutte era la più grande, o semplicemente perché era quella che caratterialmente si avvicinava di più al mio ragazzo.
Spesso, inoltre, uscivamo tutti e tre insieme perché lei non voleva più fare compere con sua madre che, a suo parere, le avrebbe fatto misurare solo vestiti da bambina.
La prima cosa che mi venne in mente in quel momento fu solo il perché Lottie avesse preso il cellulare di suo fratello. Sapeva che si sarebbe incazzato come una bestia?
Sorrisi. “Lottie ciao! Scusa per la scenata ma quell’idiota di tuo fratello non mi chiama da ieri, puoi passarmelo?” risi.
“Devi venire all’ Health Centre” mi disse subito.
Un tuffo al cuore: voleva che andassi in ospedale?
“P-perché?” borbottai.
“Vieni e basta Ever, ti prego” mi rispose prima di scoppiare a piangere.
L’ansia si impossessò di me. “Lottie, cosa è successo a Louis?” esclamai.
Non rispose, continuò a piangere, mentre alcune lacrime rigavano anche il mio viso. “Lottie?”
Niente. Riattaccò la telefonata.
Continuai a ripetermi di mantenere la calma mentre afferravo le chiavi di casa e le infilavo in una borsa presa a caso, insieme al mio cellulare.
Infilai velocemente delle vecchie scarpe e uscii di corsa da casa.
L’ospedale non era molto lontano, ma non ci sarei mai arrivata in fretta camminando.
London Road, GB-CW4 7BB.
Continuavo a ripetermi quel maledetto indirizzo nel caso un taxi fosse passato, ma un clacson interruppe i miei pensieri per un nono secondo. Non mi fermai, continuando la mia marcia disperata e ripetendo altre mille volte l’indirizzo, per non sbagliare ospedale.
“Allora, dove se ne va, bella signorina?” scherzò il ragazzo accostando la macchina affianco al marciapiede.
Harry, di nuovo. Era ovunque?
“London Road, GB-CW4 7BB” gli risposi senza nemmeno pensarci. Continuavo a pensare a quella via, dirla ad alta voce era stata una cosa spontanea.
Notai chiaramente il riccio sbiancare ed il suo sorrisetto svanire di colpo.
“Perché?” chiese senza tralasciare alcuna emozione.
Continuavo a camminare, non potevo fermarmi.
Louis, ecco perché stavo andando in ospedale … eppure non riuscivo a dirlo.
“Ti accompagno io?” chiese mettendo di nuovo in moto l’auto.
Mi fermai tutt’un tratto, guardandolo titubante, prima di scaraventarmi all’interno della sua macchina.
Tirai su con il naso, per evitare di piangere davanti a lui.
“Chi c’è in ospedale?” domandò di nuovo.
“L-Louis …” mugugnai.
Spalancò gli occhi. “Cosa gli è successo?”
“Non lo so, ok? Puoi muoverti?” urlai cominciando a singhiozzare.
Perché Louis era in ospedale? Che cazzo aveva combinato?
Lottie non mi aveva detto un cavolo, non mi aveva fatto capire niente.
Mi posai due mani sugli occhi, cercando di nascondere le mie lacrime ad Harry. Non avevo nemmeno messo il trucco per fare in fretta, non mi ero pettinata … nulla. Sembravo uno zombie.
“Ehi, ehi, ehi! Calmati, non sarà nulla, si sarà rotto una gamba … conoscendolo” sorrise, togliendomi le mani dal viso e cercando di rassicurarmi.
I suoi tentativi non servirono a molto, nella pancia sentivo ancora un orribile ansia, ma sorrisi anche io, immaginando il mio Louis che inciampava, come un idiota.
Era stato proprio Harry a farmi conoscere Louis. Erano grandi amici, e un pomeriggio, all’uscita da scuola, stavo litigando con Harry perché a causa sua la professoressa di inglese ci aveva cacciati dalla classe, tutta colpa delle sue frecciatine antipatiche a cui io, ovviamente, rispondevo.
Louis era fuori, poggiato con la schiena alla sua auto nera, mentre aspettava l’amico. Io ed Harry ci eravamo salutati davanti a lui che si era presentato con il suo sorriso mozzafiato.
Ecco perché sapevo che anche Harry in quel momento si stava auto convincendo del fatto che al suo migliore amico non fosse successo nulla; aveva gli occhi lucidi e il respiro corto.
Mi abbracciò, stringendomi premurosamente come non aveva mai fatto. In ogni suo gesto e comportamento c’era malizia, ma non quella volta.
Mi aggrappai a lui, come un’ancora di salvezza.
“Voglio andare da lui” sussurrai lasciandolo. Mi posizionai meglio sul sedile del passeggero, mettendomi la cintura con le mani tremanti.
“Sì” borbottò “Andrà tutto bene, Ever” mi rassicurò ancora prendendomi la mano.
Per tutto il tragitto non parlammo, io cercavo di trattenere le lacrime mentre sentivo lui tirare su col naso di tanto in tanto.
Arrivati all’ Holmes Chapel Health Centre scesi velocemente dalla sua auto e corsi dentro l’edificio, seguita da Harry.
L’odore dell’ospedale mi faceva venire la nausea, mi sentii male per qualche secondo e arrivati davanti un’enorme scrivania bianca rimasi senza parola, la gola secca e lo sguardo perso.
“Può dirci dove trovare Louis Tomlinson?” domandò Styles, notando la mia assenza.
I due si scambiarono quattro parole, mentre continuavo ad avere uno sguardo vago, gli occhi rivolti alle pile di carte dietro la donna che stava indicando un corridoio ad Harry.
Le mani cominciarono a sudarmi, tutta quell’atmosfera mi faceva stare male, terribilmente. Entrare lì per me era peggio di andare al cimitero: le persone avevano due alternative, farla finita o soffrire per sempre.
Quindi anche Louis aveva quelle due scelte. Sapevo che non avrebbe mai voluta farla finita, per la sua famiglia, i suoi amici, per me, per noi. Eppure quel pensiero mi stava tormentando da quando avevo ricevuto quella maledetta telefonata.
Assorta nei miei pensieri, sentii la presa di Harry sul mio braccio per poi essere strattonata con forza.
“Ever, dobbiamo andare di là” mi sussurrò.
Annuii distrattamente, prima di essere trascinata verso l’ascensore.
Continuavo a guardare il vuoto, a cercare di non pensare a nulla, soprattutto a cose negative.
Quando arrivammo al piano dove si sarebbe dovuto trovare Louis, io ed Harry uscimmo di corsa. mentre al contrario mio lui conosceva il numero della stanza, io cercavo ovunque i suoi genitori o le sue sorelle.
In lontananza notai un medico con in mano delle cartelle e lo sguardo rivolto verso la madre e due delle sorelle del mio Louis. Le osservai da li giù cercando di capire qualcosa, ma quando ci avvicinammo abbastanza notai solo l’uomo che negava con la testa. A quel gesto sua madre scoppiò in un pianto disperato, mentre le uniche due sorelle che erano con lei si abbracciarono. Suo padre, come il più delle volte, non c’era neanche quella volta.
Guardai Harry cercando di capirci qualcosa, ma mi pentii subito di averlo guardato negli occhi quando delle lacrime gli rigarono il viso.
Lui sapeva di più, perché aveva chiesto informazioni sul suo stato di salute alla donna all’entrata. Ecco perché aveva preso una cartella medica.
“Non ce l’ha fatta” sussurrò piangendo.
In quel momento tutto si fermò, tutto. Come se il mondo avesse smesso di girare, le persone di respirare, di vivere. Così sarebbe stato per sempre.
Non ce l’aveva fatta. Aveva deciso di smettere la sua battaglia per vivere? E perché io non ne avevo saputo nulla fino a quel pomeriggio, perché non lo avevo potuto salutare come avrei dovuto, quello era stato un addio?
Come tutti gli altri cominciai a piangere mentre sentii le gambe cedermi e caddi in ginocchio per terra, seguita da Harry che mi abbracciò da dietro nascondendo la testa nell’incavo del mio collo, piangendo anche lui.
Perché piangevo e basta? Non facevo prima a finirla anche io? E perché non ce l’aveva fatta?
Avrei dovuto dire addio alla mia vita, al mio Louis. A tutti i momenti perfetti che passavamo insieme.
Ogni cosa nella mia vita si concentrava in lui. Non c’ero stata nemmeno poche ore prima della sua morte.
Morte.
Louis era morto.
Solo al pensiero sentii una fitta nello stomaco mentre cercavo di nascondermi più che potevo fra le braccia di Harry, abbassando la testa il più possibile e singhiozzando nel modo più silenzioso che conoscevo.
Rimanemmo a piangere lì per non so quanto tempo, fino a che lui mi aiutò ad alzarmi. Cercai di calmarmi, magari avevamo capito male entrambi e avevamo pianto per nulla, ma quando anche sua madre mi strinse in un abbraccio con il viso bagnato dalle lacrime capii che era tutto vero.
Se Louis aveva scelto la morte doveva sapere che anche io sarei morta dentro, mille volte e più.
E non c’era morte peggiore della mia.
Non avevo la forza di vederlo, ma pochi minuti dopo convinsi comunque il medico a portarmi da lui, prima di farlo andare via anche fisicamente da me.
Entrata nella camera dove si trovava poco prima osservai il suo viso perfetto, da eterno Peter Pan, per qualche secondo, prima di trattenere le lacrime ancora.
Sapere che era lì in qualche modo e che non poteva rispondermi, parlarmi, abbracciarmi, baciarmi, mi uccideva dentro.
Mi avvicinai lentamente, come se non volessi fare troppo rumore e svegliarlo.
“Che gli è successo?” domandai al medico che era rimasto con me, notando alcune ferite sul viso che accarezzai subito.
“Un incidente in auto, non ha resistito” mi rispose subito.
Incidente in auto? “Era ubriaco?”
“No, ma l’altro guidatore sì”
Quelle parole mi fecero mancare il respiro. Mi aveva promesso di non bere e così aveva fatto, aveva mantenuto la promessa, per me. E non era successo comunque nulla di buono. Magari se non mi avesse ascoltato e avesse bevuto avrebbe sofferto di meno.
“Come mai il cellulare è intatto? Se lui è … così, il suo telefono non si sarebbe dovuto rompere?” gli domandai ancora ovvia.
“Sì, ma non era con lui. Non lo abbiamo trovato almeno. Ha ricevuto telefonate da quel numero?”
“Lo hanno i suoi familiari” sussurrai noncurante alludendo al fatto che Louis avesse lasciato il suo telefono a casa.
Presi una sedia posizionata vicino ad un piccolo tavolino bianco e la sistemai affianco al suo letto.
“Ha pochi minuti prima che lo portino in obitorio” mi informò il medico prima di andarsene, chiudendosi la porta alle spalle.
E che me ne sarei fatta di pochi minuti con un corpo morto? Non volevo il suo corpo privo di vita, mi bastava la sua anima, il suo cuore pulsante.
Mi bastava il suo amore.
Rimasi per tutti quei minuti a guardarlo, senza fare nulla. Volevo guardarlo negli occhi, ma li aveva chiusi per sempre.
“Ever?”
La voce di Harry mi fece sobbalzare, tanto ero distratta ad osservare Louis.
“Dobbiamo andare” mi disse avvicinandosi verso me ed il mio ragazzo.
Annuii prima di avvicinarmi a lui e baciarlo. “Ti amo” sussurrai.
Quando mi girai verso Harry sentii di nuovo le forze mancarmi e lo abbracciai.
Non ci eravamo mai abbracciati, e quella era la terza volta nemmeno nell’arco di un’ora. Tirai su col naso e mi voltai verso Harry che osservava pietrificato il suo migliore amico.
Usciti dall’ospedale i familiari di Louis erano ancora sopra. Harry si offrì di stare un po’ a farmi compagnia, io invece non sapevo cosa dire e annuii istintivamente.
Ma arrivati ad un parco non riuscii a muovermi, a dire nulla.
“Harry … io non ce la faccio. Voglio tornare a casa, scusa” borbottai cercando di non piangere ancora e allontanandomi di poco.
“Ok. Ci … ci vediamo a scuola?” mi rispose con lo sguardo basso.
“Sì” risposi con la voce strozzata prima di girarmi per tornare a casa.
Potevo ancora buttarmi da un ponte, farmi investire da un auto, tagliarmi le vene con una forchetta, infilarmi un coltello in gola o … no, niente pensieri suicidi.




I'm Here!
Salve popolozzolo.
Prima che mi arrivino i pomodori, dico sinceramente che so quanto questo capitolo faccia schifo e quanto qualche persona abbia voglia di uccidermi, dopo che io ho ucciso Louis.
Ma leggendo l'introduzione potete leggere che Louis è l'angelo custode di Harry e per esserlo dovrebbe essere morto, no? Perciò non ammazzatemi.
Detto questo mi scuso per il ritardo, ma ho avuto diversi intoppi. 
Ringrazio le 8 meraviglie che hanno recensito il primo capitolo, grazie infinite! E ringrazio anche le 7 persone che hanno già aggiunto la mia storia fra le preferite, le 2 che l'hanno aggiunta alle ricordate e le 10 che l'hanno aggiunta alle preferite OuO
Che dire più? Dal prossimo capitolo la storia mi piace di più (io sto scrivendo già il capitolo 7 :3) e a differenza di questo capitolo saranno il contrario del deprimente. 
Ma non vi anticipo nulla perché sono trasgre.
Mi farebbe piacere ricevere una vostra recensione per sapere che ne pensate. Ah, scusate per eventuali errori-orrori.
Crediti per il banner a Sara_Scrive
A presto :3
Per contattarmi potete trovarmi su:
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Mi farebbe molto piacere poter parlare con voi al di fuori di EFP :)
Detto questo ... a presto bellissimissime <3

 

   
 
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