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Autore: Glory and Love    23/05/2013    1 recensioni
Londra, anno 2013 (England).
"Ora mi metto a dormire, prego il Signore di preservare la mia anima. Se dovessi morire prima di svegliarmi, prego il Signore di prendere la mia anima".
Catherine Streisand, "Kate" , è vedova da circa due anni. Suo marito, Matt Montgomery, è morto per una malattia la quale è stato costretto a stare in ospedale fino alla fine dei suoi giorni. A distanza di due anni, però, quando Kate rientra nel suo appartamento trova un' e-mail indirizzata a lei, spedita poche ore fa. E' di Matt. Poche parole ma ben chiare: "Waiting for you..." Nel nostro 'posto speciale', recitava l' e-mail. Kate, dunque, lascia l'Inghilterra per tornare nel loro posto speciale. Lei sa qual'è. Ma non sarà così facile come crede. Un viaggio lungo a sfondo horror psicologico che vedrà protagonista le memorie della giovane, andate perse nel corso del tempo.
"Ora sono qui...nel nostro 'posto speciale' aspettando te..."
Genere: Drammatico, Horror, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Letter From Silent Heaven


Palle da Bowling. Palle da Bowling da per tutto. Dopo tutto ero nell'edificio della sala di quel gioco. Odiavo il Bowling, riusciva a mettermi una sorta di nervosismo e agitazione addosso. Maledetto gioco! Dal canto mio, a me piaceva di più giocare a carte. Poker, Tre sette... ma non il Bowling. Si, c'erano persone che erano diventate importanti grazie a quel gioco ma non ero io di sicuro.
Appassionato di Bowling era, invece, Matt. Scossi la testa... pensavo un pò troppo a lui e così non mi concentravo su ciò che dovevo fare. Quel bambino, da come mi aveva indicato Matteo, era entrato qui. Dovevo trovarlo.
Entrai in una stanza che doveva essere la reception della sala da Bowling, da dove riuscivo a sentire delle voci. C'era qualcuno allora. 
"Allora... che ci fai tu qui?"
Chiese una voce maschile. Dalle fessure vidi due persone. Uno era quel maledetto bambino e un' altra era... Eve, potevo riconoscerla da i suoi capelli castani. Stava bevendo un qualche alcolico nell'angolo bar della sala. Il bambino stava seduto sullo sgabello e guardava quasi meravigliato quella donna.
"Sto scappando dalla... polizia."
Che fosse indigata anche lei per omicidio? Come la Cooleman?
"Hai ucciso qualcuno?"
Chiese il bambino, curioso di sapere qualcosa di quella donna. Con lei usava tutt'altro tono, sembrava quasi rispettarla. Che fosse suo figlio? Impossibile... anche perchè non le avrebbe parlato in quella maniera. Se fosse stata sua madre avrebbe mostrato di certo molta più dolcezza.
"No. Ma non mi crederebbero... perciò scappo."
Il bambino guardò la donna con confusione nel volto. La stessa espressione che aveva con me prima sul muretto. Era strano come quel bambino un attimo prima si mostrava tranquillo e vivace e un attimo dopo testardo ed arrogante.
"Umh. Buon per te... un' alcolista come te, però, mi rallenterebbe solo."
Amazza che vocaboli che usava quella peste! Fossi stata sua madre già lo avrei riempito di botte. Forse era giunto il momento di intervenire. Entrai in quella sala attraverso la porta di legno. Appena il bambino mi vide scappò attraverso la seconda porta d'uscita. Maledizione! Sulla pista da Bowling vidi un uomo a terra, morto ferito. C'era del sangue che usciva peccaminoso dalle sue tempie. Feci una mezza smorfia di disgusto, raggiungendo Eve all'angolo bar.
"Eve, ma che...?"
Provai a chiederle, indicandogli il morto. La mora alzò le spalle, non staccando minimamente le dita dal bicchiere con il liquido giallognolo. 
"Era già qui quando sono arrivata."
Di nuovo? Più che coincidenza doveva essere un'abitudine... quella di trovarsi in pessime situazioni con morti che giaciono sul pavimento. Ma la puzza non le dava fastidio? Avevo meglio da fare che mettermi a fare CSI, in questo momento.
"Sai chi era quel bambino?"
Eve guardò la porta da dove se ne era andata quella peste ed annuì, infine.
"Fabio. Si. E' un orfano di questa città. Un anno fa soffrì di respirazione e fu portato al Brokeven Trust Hospital della città, qui vicino. In seguito fu trasferito a Londra, al King's Edward Hospital, vicino il quartiere di Primrose Hill."
Forse era lì che aveva conosciuto Matt visto che affermava che io non l'amavo. Dovevo seguirlo... forse sapeva dov'era.
"A detto che sarebbe andato lì. Sta cercando una persona anche lui. Un uomo."
Forse era proprio Matt. Meglio controllare.
"Grazie, Eve. Riguardati."
Le dissi, raggiungendo la seconda porta d'uscita della sala da Bowling. La seconda uscita ridava sul cortile posteriore. Con quella nebbia quella peste poteva essere andato ovunque. Accidenti a lui! Tra la nebbia vidi qualcuno correre nella mia direzione. Era un affannoso Matteo che si reggeva a stento in piedi.
"Ho visto quel bambino... correva in quella direzione. Gli ho detto di fermarsi ma non mi ha dato retta. Presto, dobbiamo seguirlo!"
A passo svelto, lo seguii lì dove aveva perso le sue tracce. La nebbia si era fatta ancora più fitta e presto non avrei visto neanche la strada dove stavo camminando. Fabio... chissà da quanto conosceva Matt. Forse da due anni, da quando è morto. Povero bambino. Forse non sa che Matt ora è... morto. Non so neanche io cosa mi abbia spinto in questa città. La speranza... chi di speranza vive, di speranza muore, purtroppo.
"Hey, Kate! Guarda lì!"
E mi indicò Fabio che stava entrando in una struttura ospedaliera. La porta era bianca fuori e aveva una croce rossa sul muro. C'era una targhetta in bronzo che recitava: Brokeven Trust Hospital. Dev'essere l'ospedale dove era stato ricoverato Fabio, un anno fa. Forse aveva dimenticato qualcosa. Seguita da Matteo entrai nella struttura, richiudendo la porta alle spalle. Il primo piano era perfettamente illuminato, per fortuna. Insieme a Matteo esplorammo per intero il primo piano. Quella peste doveva spiegarmi come faceva a dileguarsi ogni volta che entrava da qualche parte. Sentii il rumore di qualcosa... guardai per terra e vidi un peluche. Matteo si avvicinò a me e lo guardò.
"Sai che a Fabio piacciono i peluche? Quelli di cane, specialmente."
Come faceva a sapere che quel bambino si chiamasse Fabio? E che amasse i peluche? Io non gli avevo detto il suo nome e quel particolare non lo sapevo neanche io. Ma mi guardai bene dal fargli notare queste cose. Certo che... quel Matteo era davvero una persona misteriosa, oltre al fatto che assomigliava come una goccia d'acqua a Matt. Misi il peluche nella tracolla, continuando a guardarmi intorno.
"Forse è salito al secondo piano. Andiamo a controllare?"
"Si."
Risposi subito alla proposta di Matteo. Salimmo le scale della struttura, alcune di queste erano cigolanti. Molte volte tendevo a cadere e Matteo fu sempre pronto a sorregermi. Lo ringraziai con un mezzo sorriso. Il primo da quando l'avevo visto. Entrammo nel corridoio delle stanze del secondo piano. Erano molte... un corridoio immenso di stanze con numeri: A1, A2, A3, A4 e così via fino al numero 10.
Camminando per il corridoio, la radio nella tracolla ricominciò la sua interferenza e nel buio riuscì a sentire qualche lamento. Ci risiamo! Pian piano che la creatura che si lamentava venne alla luce della torcia nella mia tasca la vidi. Era un'infermiera indemoniata, sicuramente. Brandiva delle forbici anche lei, proprio come il mostro nel cortile. Impugnai il tubo di ferro e mi misi sulla difensiva. Appena l'infermiera provò a tagliarmi qualcosa io la colpì forte sulla testa. Ci vollero un pò di colpi prima che questa cadde a terra, la calpestai e dal suo bustò uscì del sangue. Era morta.
"Non sono umane queste cose."
Annuii alle parole di Matteo.
"Concordo. Esaminiamo le stanze?"
Lui annuì, accompagnandomi nella mia esplorazione. Così esplorammo le stanze partendo dalla A1. Arrivammo alla A9 quando Matteo, stanco di camminare, si sedette sul lettino della stanza. 
"Aspetta, Kate. Devo riposarmi un attimo."
Io non avevo tempo per riposarmi. Dovevo concentrarmi nel trovare Fabio e farmi dire come conosceva Matt e se l'aveva visto. Vidi Matteo estrarre dalla tasca dei pantaloni stile militare delle pasticche. Le ingoiò con tanto di rumore di sottofondo. Rise appena, sdraiandosi sul lettino.
"Sbronza della sera precedente."
Sorrisi appena, annuendo.
"Dovresti riposarti. Io andrò a cercare Fabio."
"Uhm.."
Rispose lui, chiudendo gli occhi. Quella stanza era illuminata appena dalla luce del comodino. Io non avevo tempo per riposarmi, però. Tornai indietro, raggiungendo la porta.
"Kate?"
Mi chiamò lui. Poggiai una mano sulla maniglia e mi voltai verso di lui. Era incredibile... avevano persino la stessa voce.
"Si?"
"Volevo chiederti... se non troverai Matt, che farai?"
Già... che cosa succederà se non riesco a trovarlo? Non ci avevo pensato. Mi ero messa in macchina ed ero arrivata lì. Senza pensare alle conseguenze, senza pensare a cosa succederà se fallisco. Molto probabilmente tornerò a Londra, a Primrose Hill. Dimenticherò tutto questo viaggio assurdo, se le cose andranno male.
"Non saprei."
Dico con sincerità. Certo... la cosa più probabile e che torni a casa, dimenticando tutto... ma come continuerò a vivere dopo questo? Tutti gli avvenimenti qui, mio marito... Sospiro. Abbasso la maniglia e apro la porta, uscendo dalla stanza. Richiudo la porta, dirigendomi alla stanza A10. L'ultima del secondo piano. 
Appena apro la porta vedo una rampa di scale che porta in cima. Le inizio a salire, ritrovandomi di fronte ad una botola. Era aperta e molto leggera perciò mi fu facile aprirla. Sentivo freddo... molto probabilmente conduceva al tetto. Feci peso sul mio corpo, entrando definitivamente. Richiusi la botola, notando che il cielo era buio. Era ricalata la notte. Fortuna che con la torcia riuscì a scorgere qualcosa in fondo alla rete. Mi chinai e vidi un diario aperto. Non mi fu difficile riconoscere la caligrafia di Matt.
"11 Aprile 2011,
Le giornate qui sembrano non finire mai. Di tutta la struttura amo il tetto. Mi piace volare e piace anche a Catherine, mia moglie. Ricordo ancora la nostra vacanza a Centralia. Fu una bella esperienza, specialmente andare in canoa. Ma... sono anche consapevole che questi sono i miei ultimi giorni di vita. Il medico ha detto che posso tornare a casa ma non so fino a che punto Kate sia contenta di vedermi. Per lei ormai sono diventato un peso e me ne rendo conto da solo. La sua faccia è così... sciupata e ne sono io la causa. Questo mi fa star male. Spero solo che la cena sia a base di verdura, ne sono in vena.
Matt Montgomery.
"
Matt... è questo che pensavi? Che per me eri un peso? Ma chi... ti aveva messo in testa queste cose? Tu? Un peso? Ma neanche per idea. Ti amavo e ti amo tutt'ora. Come potevi essere un peso per me, he?! Oh, Matt! Dammi una seconda oppurtinità, ti prego... Una lacrima scivolò sul mio viso. Poco dopo sentii dei lamenti. Mi voltai e vidi la testa di piramide che mi stava scagliando contro il suo spadone. Indietreggiai, finendo con la schiena sulla rete. Accadde tutto in un attimo. La rete si ruppe e cadde giù e con lei anche me. Questa era davvero la fine? No. Atterrai sul suolo dell'erba. Non avevo neanche un osso rotto. Com'era possibile? Mi alzai, ripulendo i vestiti. Certo che avevo fatto un bel volo... sentivo ancora da qui i lamenti di quella creatura. Entrai nell'unica porta esistente e accessibile, ritrovandomi in un corridoio. Doveva essere il primo piano... invece sulla mappa lì vicino segnava che mi trovavo al terzo piano, ancora. Dalla stanza vicino sentii una voce maschile. Aprii la porta e vidi Fabio a terra che giocava con alcuni peluche di cane. Mi avvicinai, guardandolo e anche lui si era accorto della mia presenza.
"Finalmente. Mi sono stancata di correrti dietro, ragazzino!"
Esclamai, restando con la voce calma. Fabio mi guardò spaesato, alzandosi da terra.
"Non sapevo che mi stavi rincorrendo."
Lo ignorai completamente. Ero ancora scossa per ciò che avevo letto. Come poteva Matt pensare che per me era un peso? Lui era la mia unica ragione di vita. L'unica davvero per la quale valesse la mia vita.
"Come fai a conoscere Matt?"
Gli chiesi. Stavolta non mi accontentavo di un semplice: 'non sono affari tuoi.' Quella pesta adesso mi diceva tutto ciò che sapeva su Matt e se l'aveva visto. Fabio si alzò da terra, avvicinandosi a me.
"Bhè... io e Matt eravamo amici. Siamo stati ricoverati al King's Edward Hospital insieme, un anno fa."
Un anno fa? Che faceva, mi prendeva in giro? Sapevo che Matt era morto non uno ma ben due anni fa. Come faceva Fabio ad averlo conosciuto solo un anno fa? Quello era troppo.
"Bugiardo!"
Urlai, fuori di me. Ma subito dopo mi accorsi di aver fatto un pessimo errore.
"Okay. Non credermi se non vuoi ma questa è la pura verità!"
Mi disse con voce altrettanto alta lui. Mi calmai... farselo 'nemico' non era certo il modo migliore di 'collaborare' per trovare Matt. Forse era meglio uscire da lì anche.
"Scusami, Fabio. Ma... Matt è morto. Due anni fa. Come hai potuto conoscerlo solo l'anno scorso?"
Chiesi, cercando di farmi due conti. Eppure no... non sbagliavo. Matt era morto due anni fa.
"Io l'ho conosciuto davvero. Lo stavo appunto cercando anch'io."
Okay. Forse era meglio vederci chiaro in quella faccenda. Prima di tutto era meglio uscire da lì.
"Va bene. Vieni, Fabio. Usciamo da qui così mi spiegherai meglio."
Inizialmente il bambino fu titubante ma poi accettò il mio invito e mi seguì.
"Non riesco a capacitarmi di come tu non abbia nessun graffio."
Gli dissi, uscendo dalla stanza con lui.
"Dovrei?!"
Mi chiese con una punta di ironia. Davvero non sapeva...? Eppure quel posto metteva i brividi a me che ero una venticinquenne e a lui che poteva avere... quanto? Sette? Otto anni? Niente.
Arrivammo dall'altra parte del corridoio quando all'improvviso si fermò.
"Euhm...?"
Mi tirò un braccio per dirmi di voler qualcosa. Abbassai lo sguardo su di lui, attendendo una qualche sua parola.
"Ho dimenticato la lettera..."
"Quale lettera adesso?"
"La lettera di Matt..."
Matt? Aveva lasciato una lettera? Probabilmente quella che aveva in mano quando l'ho incontrato sul muretto dell'asilo. Se era così... dovevamo andar subito a prenderla.
"Mi accompagni?"
Mi chiese con voce speranzosa e occhi lucidi. Classica espressione che mia madre chiamava 'faccia da cane bastonato'. Annuii, divertita e mi feci guidare da lui. Mi portò in una stanza buia, illuminata solo dalla mia torcia.
"E' lì giù.."
Mi indicò la scrivania in fondo alla stanza. Io non vedevo niente, però. Entrai a passo lento, guardandomi intorno.
"Lì giù. Non fermarti!"
Mi disse a bassavoce. Non sapevo perchè parlasse così piano. Odiavo quando le persone parlavano a bassavoce senza un motivo. Mostri non c'è ne erano, infermiere neanche... Andai in fondo alla stanza e rovistai tra le varie carte cliniche ma non trovai nulla. Quando mi voltai per chiedere a Fabio dov'era di preciso, la porta si chiuse con un tonfo. Diamine! Raggiunsi con uno scatto la porta e la provai ad aprire. Ma nulla... quella piccola peste teneva salda la maniglia dall'altra parte.
"Apri, Fabio."
Gli dissi con tono calmo. 
"Ah, ah, ah."
Di risposta, lui mi fece il verso. Ma guarda tu che situazione! Improvvisamente nella stanza si sentì uno strano rumore, proveniva dall'alto. Guardai in sù e notai che il soffitto non c'era, si vedevano le stelle coperte dalle nubbi scure. Dal cielo stavano cadendo strani cosi. Erano piene di sangue e ruggine... di nuovo e si muovevano in avanti e indietro. Emettevano lamenti molto simili a quelli di testa di piramide. Penzolavano dal cielo e non toccavano terra, arrivavano all'altezza del mio viso. Mi facevano paura.
"Razza di peste. Apri subito questa porta!"
Urlai stavolta. Dall'altra parte, Fabio continuò a farmi il verso.
"Parola magica?"
E intanto quelle strane creature si stavano avvicinando.
"Apri questa porta!"
Urlai più forte. Ma questo non servì a niente se non a far arrabbiare ancora di più quei cosi che penzolavano dal cielo. Si stavano avvicinando sempre di più.
"Sbagliato. Daltronde io sono una peste bugiarda, no?! Credo proprio che ti lascerò qui... Addio."
No. Non poteva lasciarmi nella... merda! Sentii i suoi passi allontanarsi... diamine!
"Fabio! Fabio!"
Razza di peste... questa me la pagava. Aveva chiuso la porta a chiave. Di bene in meglio. Quelle cose si stavano avvicinando, erano due.  Restava solo una cosa da fare... presi la pistola e la puntai contro quei cosi. Iniziai così a sparare prima a uno e poi ad un altro, evitando i loro tentacoli viscidi che riuscivano a prendermi la gola e a stringere forte. Un pò di volte ero caduta nella loro 'trappola', ma dopo aver capito il meccanismo seppi io come farli cadere nella mia di trappola. Scappai a destra e sparai, scappai a sinistra e sparai. Lo feci per un pò di volte fino a quando le due cose non si fermarono. Significato che erano morte. Dopo ciò dal cielo iniziò a piovere, per la prima volta era la pioggia a cadere dal cielo. Niente nebbia e niente cenere. Pioggia. Solo pioggia. Divenne così tutto buio.. illuminato solo dalla torcia nella mia tasca della maglietta. Dal corridoio dell'ospedale sentii qualcosa. Le ruote di una barella e una voce.
"Kate... Kate... Kate..."
Stavolta era forte e chiara. Ne ero sicura. Era Matt e si trovava lì. Ora rimaneva scoprire dove... Sorrisi da sola, spalancando la porta dell'atrio dell'ospedale. Ma ciò che vidi non fu piacevole. Ciò mi portò ad adorare la Centralia di prima. In tutto e per tutto.








Note di un'anima Silenziosa:
Ed eccomi con un altro capitolo. Come avrete notato andrò veloce perchè ho ispirazione, per la prima ed unica volta. Due capitoli pubblicati in un solo giorno. Dunque... qui abbiamo rincontrato Eve Smarskylde nella sala da Bowling e ci svela qualche informazione sul bambino e qui capiamo che si chiama Fabio. Bambino molto pestifero la quale va data una bella strigliata, he?! Ma qui ci rimane un dubbio: perchè Fabio non riesce a vedere i mostri? E Matteo lo rivedremo ancora? E Matt? E' davvero all'interno della versione alternativa di questo ospedale? Non resta che scoprirlo leggendo il prossimo capitolo... il prestavolto di Fabio:

Bradley Steven Perry = Fabio.
Un bacio,
Glory and Love.

  
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