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Autore: emmevic    24/05/2013    9 recensioni
«Sasuke, mi dimenticherai?»
«Non dire sciocchezze.»
«Rispondimi.»
«Sei noiosa, Sakura.»

[ AU ambientata nel medioevo giapponese ]
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Come un fiore'
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Mata ne - Arrivederci
Genere: storico, drammatico
Lunghezza: one-shot
«Sasuke, mi dimenticherai?»
«Non dire sciocchezze.»
«Rispondimi.»
«Sei noiosa, Sakura.»

Mata ne¹
« Hana wa sakuragi, hito wa bushi. »
Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.

In un attimo il sapore di terra gli riempì la bocca e le sue narici inspirarono polvere.
Sarebbe stato sopraffatto, se non avesse agito in fretta, questo pensò, rotolando velocemente di lato in un tentativo estremo e parando appena in tempo un colpo di katana atto a recidergli la giugulare di netto.
Ci era andato pericolosamente vicino, constatò e il nemico da sotto l'elmo nero gli lanciò uno sguardo carico d'odio e astio per aver scansato il fendente.
Sasuke in risposta storse le labbra in una smorfia, poi, facendo leva sulle gambe, si rialzò in uno scatto fulmineo e, quando la sua lama trapassò il collo dell'avversario, uno schizzo di sangue gli insozzò la pettorina della lucida armatura a piastre.
Le labbra si stirarono in un lieve sorriso: evidentemente non era ancora arrivato il momento di Uchiha Sasuke.

«Ti mancherò poi?»
«Sakura, la tua domanda è priva senso.»
«Quindi la eludi?»
Silenzio.
«Mi mancherai.»
«Anche tu mi mancherai, Sasuke.»

Fece qualche passo con l'arma che gocciolava sangue stretta fra le mani, pronto a fronteggiare altri guerrieri in nome del suo clan, ma, quando da lontano scorse il cadavere di suo padre e comprese con terribile sgomento che lo scontro volgeva ineluttabilmente in favore degli avversari, perse quasi un battito e la sua concentrazione oscillò in maniera tremenda.
Nonostante fosse abituato ad assistere a spettacoli addirittura peggiori, Sasuke non poté non rimanere momentaneamente bloccato in mezzo al campo di battaglia, immobile nella sua armatura da samurai e vittima della sconcertante vista, con lo sguardo puntato sul corpo dell'uomo.
Il cadavere di Fugaku giaceva a terra, orribile visione, riverso in una pozza di sangue: gli occhi ancora spalancati osservavano il terriccio scuro e secco con espressione vacua e la mano destra era stretta attorno al manico della katana.
Evidentemente era caduto combattendo, alla maniera di un vero samurai, solamente questo pensiero di senso compiuto riuscì a formulare.

«Quanto credi che resisterai ancora?»
«Sasuke, lo vuoi sapere realmente?»
Un violento colpo di tosse scosse il corpo della giovane.
«Sakura, rispondimi.»
«Non supererò l'inverno, questo afferma la guaritrice,» sospirò «al prossimo hanami² sarai solo.»

Quasi non si accorse del nemico che gli si gettò addosso di peso, semplicemente si trovò nuovamente a terra, con gli occhi rivolti al cielo estivo giapponese e schiacciato dal corpo di un altro samurai, che con forza tentava di affondare uno yari³ nel suo fianco, proprio lì, dove l'armatura era meno resistente e più sottile.
La katana, sfuggitagli di mano a causa dell'assalto improvviso, stava a pochi metri dai suoi piedi, così momentaneamente disarmato si trovò a dover fronteggiare un nemico in evidente superiorità.
Provò a levarsi di dosso l'avversario con un calcio, quel tanto che bastava per raggiungere la cintola con la mano destra ed estrarre il wakizashi⁵, ma un pugno in pieno viso lo stordì.
Quando sentì il gelido ferro di una spada sfiorargli il collo, per la prima volta dall'inizio della battaglia ebbe un minimo moto di paura e invocò l'aiuto dei kami⁴.
Nel momento in cui gli dei esaudirono le sue preghiere, uno scintilla di stupore gli illuminò lo sguardo.

«Perdonami, Sasuke.»
«Per quale motivo?»
«Perché me ne sto andando così, senza aver fatto realmente qualcosa.»
«Non hai nulla di cui farti perdonare.»
Sakura sospirò.
«Avrei tanto voluto che diventassimo una vera famiglia, avrei voluto darti almeno un figlio.»

Quando il volto del guerriero contro cui lottava divenne una maschera di dolore e quando Sasuke con i propri occhi vide una scintillante ed affilata lama sbucare tra le costole di quello, non perse tempo e con un feroce colpo mandò gambe all'aria il nemico agonizzante.
«Otouto, dovresti fare più attenzione» e suo fratello terminò l'uomo con un colpo secco in pieno addome, trapassando l'armatura fin troppo leggera dell'avversario; gli schizzi di sangue bagnarono il suolo, saturando l'aria con l'odore di morte.
«Grazie» Sasuke non fece in tempo a dire quest'unica parola che già tre nuovi combattenti, gli ennesimi, si fecero avanti per fronteggiarli. Di fretta raccolse la fidata katana dalla polvere.
Quella battaglia si stava rivelando una delle più sanguinose a cui il clan Uchiha partecipava da tempo e, se la dea bendata avesse deciso di defilarsi,  vincere sarebbe stato impossibile. Questa consapevolezza lo scosse e comprese repentinamente che, per loro disgrazia, la ruota aveva già girato e la fine era vicina.
D'altra parte il cadavere del loro daimyo⁶, a terra poco oltre quello di Fugaku, era una testimonianza manifesta dell'ormai prossima sconfitta.
Sospirò: la situazione attuale era tutt'altro che favorevole e la sensazione di una morte imminente si faceva sempre più forte.

«Sasuke, mi dimenticherai?»
«No.»
«Mi ricorderai come la moglie che non ha saputo sopravvivere al freddo invernale e non ha saputo darti nemmeno un erede?»
«Non dire sciocchezze.»
«Rispondimi.»
«Sei noiosa, Sakura.»

«Fratello, attento alla testa» e un potente fendente sfiorò la guancia di Sasuke, graffiandolo leggermente e lasciandogli un sottile taglio che andava dallo zigomo all'orecchio.
Il giovane si chiese come Itachi riuscisse ad affrontare due nemici e contemporaneamente dargli anche avvertimenti durante lo scontro, si domandò anche perché continuasse a combattere, nonostante la sconfitta fosse palese e inevitabile.
Oramai il clan era stato sbaragliato e le loro possibilità di sopravvivere erano nulle.
Quando la lama dell'avversario si avvicinò pericolosamente per una seconda volta al suo viso,  Sasuke comprese di doversi distrarre di meno e si decise  a combattere con più attenzione, dato che - fin quando Itachi avesse continuato a calcare il campo di battaglia - lui avrebbe agito nello stesso identico modo.
Parò quindi un affondo particolarmente potente, poi provò a sgozzare colui che gli stava di fronte, ma nel momento in cui le braccia si alzarono per terminare il nemico, un colpo in piena schiena - infertogli da un nuovo avversario - gli fece perdere la forza necessaria per rendere fatale l'attacco.
Ora erano quattro contro due e intorno a loro la battaglia andava spegnendosi, il clan Uchiha quasi annientato.

«Sasuke, cosa penserai di me, quando non ci sarò?»
Silenzio.
«Che le cose più belle sono effimere.»
«Quindi sono una cosa bella?»
«Sei un fiore di ciliegio, Sakura.»
«Un fiore di ciliegio?»
Il ragazzo s'accigliò.
«Pur essendo caduci, dicono siano meravigliosi.»

Sasuke con dolore si girò per controbattere e, veloce, assestò un calcio a quello che aveva osato colpirlo di spalle, come un qualsiasi traditore. Fattolo cadere gli fu subito sopra e, in un solo istante, gli conficcò il sottile wakizashi nella fronte; osservare il sangue imbrattare copiosamente il volto dello sconosciuto e vedere quegli occhi azzurri spegnersi gli causò più sensi di colpa di quanti ne avesse mai avuti.
Odiava fissare gli occhi di un uomo morente; aveva appena formulato questo pensiero quando, rialzatosi, vide Itachi accerchiato: altri nemici erano arrivati e, numerosi, cercavano di farlo cedere.
Accadde tutto troppo in fretta e lui, Sasuke, non riuscì a fare nulla.

«Manca poco.»
«Sakura, di cosa stai parlando?»
«Manca poco alla mia fine, Sasuke.»

Dalle labbra di Itachi scese un rivolo di sangue e a lui, quando lo vide, si spalancarono gli occhi. Mentre suo fratello estraeva la katana del nemico dal proprio stomaco, gettandola lontano da sè, a terra, e malridotto cadeva in ginocchio innanzi agli avversari,  la testa di Sasuke si svuotò completamente, per poi far spazio repentinamente al dolore.
Le budella gli si torsero e le mani presero a tremargli in maniera convulsa, perché constatare che i nemici - alla fine - erano riusciti davvero ad annientare il grande Itachi Uchiha, il suo unico fratello, il suo migliore amico, era davvero troppo.
Quando poi suo fratello, agonizzante, si girò verso di lui e le sue labbra si piegarono in un «perdonami», rimase congelato, immobile con la katana in una mano e il wakizashi gocciolante nell'altra.
Perdonarlo per cosa, si domandò; forse per essere morto prima di lui? E scosse la testa, non capendo, mentre gli occhi si facevano lucidi.
No, non avrebbe mostrato le proprie debolezze innanzi al nemico, pensò e subito i guerrieri che avevano ucciso Itachi gli furono di fronte, dietro, accanto: ovunque.
L'avevano circondato e ora, ora era il suo turno.

«Sasuke, ti aspetterò.»
«Mi aspetterai?»
«Sì, ti aspetterò anche per l'eternità, se necessario.»
«Allora, Sakura, questo non è un addio, ma un arrivederci.»

«Arrenditi.»
Udire la voce di uno dei nemici lo stupì, dato che si sarebbe aspettato un attacco fulmineo e non un invito a riporre le armi.
Evidentemente volevano fare di lui un prigioniero di guerra, mera e inutile merce di scambio, o volevano catturarlo per poi farlo giustiziare in seguito: in entrambi i casi lo aspettava una sorte disonorevole.
Sasuke osservò quindi il samurai che aveva innanzi e, con un coraggio che non immaginava di avere, lasciò cadere a terra la katana e gridò «mai!». Poi strinse il wakizashi con maggiore forza e, dopo aver sfilato con un veloce movimento l'armatura, affondò il pugnale nel proprio addome⁷, per poi risalire fino allo stomaco.
Nel momento in cui la lama prese a scivolare, ogni cosa svanì, nemmeno l'immagine di Itachi lo interruppe o lo fece tremare.
No, non si sarebbe lasciato catturare, avrebbe mantenuto il suo onore e con questo pensiero finale i suoi occhi si chiusero.
Quando il corpo raggiunse il suolo, stramazzando, la bocca si storse in un sorriso: in fin dei conti aveva vinto.

«Arrivederci, Sasuke.»
Qualche colpo di tosse la scosse.
«A presto vederci, Sakura.»
E lei spirò.



------------------------------------------- [ FINE ] ------------------------------------------

• Note
01. Mata ne ] sigifica ‘a presto’, ‘arrivederci’. (Google traduttore)
02. Hanami ] è la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi da fiore giapponesi. (Wikipedia)
03. Yari ] è un tipo di lancia usata nel Giappone feudale soprattutto dalla classe guerriera dei samurai. (Wikipedia)
04. Kami ] divinità.
05. Wakizashi ] è un'arma bianca manesca del tipo spada del Giappone, portata dai samurai sempre a contatto con il corpo, là dove la katana era portata esclusivamente in battaglia. Veniva utilizzata durante la cerimonia del Seppuku. (Wikipedia)
06. Daimyo ] signori locali di rango militare, a cui lo shogun dava in amministrazione vaste porzioni di terra appartenenti allo stato. I feudi da loro amministrati erano dei centri di potere autonomi: avevano propri emissari doganali e tributari, un proprio codice di leggi penali, economiche e finanziarie. (Wikipedia)
07. nel proprio addome ] in questo passaggio Sasuke sta facendo ‘Seppuku’. Ma cos'è seppuku, direte voi. Ebbene un rituale per il suicidio in uso tra i samurai, che veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici.

Note (non troppo) inutili dell'autrice
Parliamo dell'ambientazione - la fanfiction è una AU ed è ambientata nel medioevo giapponese, in particolare nell'epoca Sengoku. Di quest'epoca, che va dal 1478 al 1605, sono caratteristici i continui combattimenti fra clan e feudi; inoltre importantissima è la figura del samurai, combattente provetto, e del daimyo, il cosiddetto ‘signore della guerra’.
Infine, ennesimo fenomeno tipico di questo periodo, è il seppuku (o harakiri) che consiste in una pratica fortemente in uso presso i samurai; per loro il suicidio non era affatto un atto di codardia.
Parliamo dei personaggi - i protagonisti indiscussi della storia sono Sasuke e Sakura, come si sarà capito. Cosí da una parte abbiamo Sasuke (vivo) che combatte per l'onore del proprio clan, dall'altra Sakura (morta) che - all'interno di ‘immagini flashback’ - compare sotto forma di ricordo.  I due pg sono contrapposti volutamente, per dare un senso di complementarietà e necessità vicendevole, che spero sia giunta al lettore. E, niente, spero siano il più IC possibile e il tutto abbia un minimo senso. *sorride poco convinta*
Parliamo della frase iniziale - la citazione iniziale che ha dato via il tutto - è stata infatti la mia fonte di ispirazione - è un antico verso ancora oggi ricordato, nel quale vengono sunte le caratteristiche del samurai.
"Hana wa sakuragi, hito wa bushi", che tradotto significa "tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero", sta infatti proprio a significare che: come il fiore del ciliegio è il migliore tra i fiori (il ciliegio era considerato un albero sacro, simbolo di caducità e bellezza), così il samurai è il migliore tra gli uomini.

Questa storia ha partecipato all'History Contest indetto da stella98f  sul forum di EFP, classificandosi prima a causa del ritiro degli altri partecipanti.
   
 
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