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Autore: a cello song    24/05/2013    2 recensioni
"È buffo, perché non so dove sono.
Non ne ho la minima idea.
Ho viaggiato per nave, un paio di volte; potrei essere lontano miglia e miglia dall’Isola dei Beati, potrei girare l’angolo e trovarla qui.
Camelot non so nemmeno se esista più.
Sai, non ci sono più tornato. Non senza di te.
In compenso ho camminato parecchio, in lungo e in largo.
Ho vagato talmente tanto per trovare un posto dove 'lontano' non significa che tu non sei più qui.
"
MerlinxArthur | Spoiler!Quinta stagione | OOC
Un barile di nostalgia, una tristezza infinita e un Merlino un po' (tanto) OOC, fin troppo sentimentale.
e anche se non c'entra una cippa, buon compleanno a Bob Dylan.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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bed of roses
E, anche se non c'entra una cippa, gli auguri a BOB DYLAN ci stanno.

Dedicato a chi non vuol dimenticare,
a chi di notte guarda la luna anche quando il cielo è nuvoloso

e a chi ama le rose








Lontano.
Ci sono migliaia di psichedeliche rappresentazioni sulla parola ‘lontano’.
Una rapsodia di significati stanchi di essere elencati uno dopo l’altro.
Lontano. Tu sei lontano. 
 
Camminavo su una baia proprio l’altro giorno.
È stupido che io mi aspetti di vederti emergere da un momento all’altro?
 
Ricordi quella volta del letto di rose?
Mi mandasti a svegliare la mattina del mio giorno libero  - ah! Già riesco a vederti mentre ridi per il mio scorretto utilizzo de “il mio giorno libero”. Riesco anche a sentirti dire «Merlino, quando imparerai che non è un giorno libero per te, come sei solito intenderlo, ma il tempo che le mie orecchie necessitano per riprendersi dall’irritante suono del tuo cicalio? Non te l’ho concesso perché tu ti possa riposare, ma perché io possa farlo!».
Ebbene, mi mandasti a chiamare perché volevi un centinaio di rose rosse. «Rosse, Merlino, significa rosse
E non sai quanta fatica feci io per trovarne un numero così elevato. Volevi miliardi di petali da spargere ovunque: sul pavimento, sul baldacchino, per tutta la stanza – l’anniversario di nascita di Ginevra andava festeggiato.
E poi quella spina, mentre terminavi di disporre le rose sul di lei cuscino.
M’avvicinai con un fazzoletto; avevi già lasciato che il sangue sporcasse una federa.
«Non ho bisogno del tuo aiuto, Merlino, so cavarmela a differenza tua! E poi è solo un graffio»
«Anche Achille aveva solo un tallone, e guarda che fine ha fatto.»
C’era stato un qualche scambio di battute, insulti gratuiti. E poi ti eri avvicinato. Vicino, così vicino.
Sussurrasti qualcosa. Tallone d’Achille.
«Buon compleanno, Merlino»
Quella sera tornai nelle mie stanze con una macchia rosso scuro sulla camicia bianca.
 
Avrei dovuto dirtelo prima.
Forse quando ci siamo incontrati la prima volta.
«Ci credete di essere, il re?»
«No, sono suo figlio, Artù.»
«Ah piacere, io sono Merlino. Un mago.»
Avrebbe evitato tutto.
 
È buffo, perché non so dove sono.
Non ne ho la minima idea.
Ho viaggiato per nave, un paio di volte; potrei essere lontano miglia e miglia dall’Isola dei Beati, potrei girare l’angolo e trovarla qui.
Camelot non so nemmeno se esista più.
Sai, non ci sono più tornato. Non senza di te.
In compenso ho camminato parecchio, in lungo  e in largo.
Ho vagato talmente tanto per trovare un posto dove lontano non significa che tu non sei più qui.
 
Ora sono sdraiato su un metaforico letto di rose.
Lontano significa ancora non averti qui.
Rimediamo?

 

 

   
 
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