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Autore: alisya    10/12/2007    8 recensioni
Il Destino dona, il Destino toglie, il Destino condanna.
Il Destino gioca.
E alla sua macabra danza, noi tutti non possiamo far altro che chinare il capo.
Fanfic partecipante al concorso “Unforgivable Fate”.
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Terzo – Perfetta in ogni Forma e Difetto –

L’espresso per Hogwarts, come un nastro rosso, avvolgeva nelle sua spire campi zuppi d’acqua e boschetti sparuti. L’odore penetrante della terra umida riempiva i polmoni con una sorta di fastidiosa invadenza, la superficie stessa degli oggetti ne sembrava impregnata.

Piccoli casolari abbandonati facevano invece capolino dietro alle morbide curve delle colline, le loro mura diroccate erano quasi totalmente affogate dalla vegetazione circostante e probabilmente fornivano rifugio a molti piccoli animali.

Nuvole dense e stratificate coprivano il cielo bigio, lasciando trapelare solo molto raramente languidi sprazzi di luce.

La desolazione del paesaggio trovava una triste corrispondenza in due iridi dorate, il cui bagliore sembrava essersi definitivamente spento qualche giorno prima.

La pioggia, con disarmante costanza, colpiva ritmicamente la superficie liscia e lucida del finestrino a cui Hermione teneva appoggiata la fronte.

Le gambe, fasciate da un paio di jeans babbani, strette al petto, le mano sinistra, adornata da una sottile fedina d’argento di squisita fattura, abbandonata in quella di Ronald e l’altra saldamente ancorata ad una chicchera di ceramica contenente tea alla vaniglia.

La Grifoncina adorava la sottile fragranza della spezia e ancor più il calore soffuso che la tazzina emanava. Il sapore della bevanda era per lei totalmente marginale se coronato da questi piccoli particolari. Le sue riflessioni non erano chiaramente condivise dalla bambinetta perlacea che le scalpitava accanto per ricevere, se non poche attenzioni, per lo meno un sorso di tea.

La piccola, che dimostrava a malapena cinque anni, sbatteva angelicamente gli occhioni e scuoteva la testina contornata da una ricca massa di riccioli forse biondi. Hermione, facendo ben attenzione a mantenere la chicchera fuori dalla portata delle bambina, fingeva di non vederla e le rivolgeva solo saltuariamente sguardi torvi.

- Tutto bene Herm? – domandò Harry gentilmente.

- Benissimo, grazie. –

Amy, era questo il nome della bimba, esasperata e distrutta dalla stanchezza scoppiò in muti singhiozzi.

Con una sorta di perverso compiacimento, la Grifondoro finì di sorseggiare la bevanda in tutta calma.

Entrò Neville. Hermione notò con blando interesse che il ragazzo sembra a dir poco eccitato, senza dire una parola voltò il capo verso il finestrino e si immerse nuovamente nella sua pigra contemplazione della campagna inglese.

Qualunque cosa fosse poteva aspettare, si disse.

Subito dopo aver formulato questo pensiero fu però nauseata da quanto risultasse apatico e patetico il suo comportamento, quindi volse lo sguardo verso i compagni con l’intenzione di partecipare alla gioia di Neville, di qualunque natura essa fosse, e si sentì morire.

Appoggiato allo stipite della porta, con aria perennemente annoiata, stava Draco Lucius Malfoy.

Bello quanto un sogno.

Arrogante come solo lui sapeva essere.

Assurdamente inconsistente.

No.

Il ragazzo si avvicinò ad Amy e con una tenerezza inconsueta se la tirò in braccio, le asciugò gli occhi con la manica della camicia e le sussurrò all’orecchio chissà cosa. Poco dopo, la piccola ridacchiava e accarezzava con una manina paffuta i capelli biondissimi e serici di Malfoy. Anche lui rideva, sottostando alle coccole della bambina con espressione tutt’altro che insofferente.

No.

- Herm, sei cadaverica. – le fece notare Ron con voce preoccupata – Sicura di star bene? -

Draco ed Amy, parlottando, uscirono dallo scompartimento mano nella mano. Nessuno dei due si degnò di rivolgerle uno sguardo.

No.

- Hermione, mi rispondi per favore? – la richiamò il rossino vagamente irritato.

La ragazza si limitò a squadrarlo con occhi spiritati.

***

Hermione ha paura.

Non ci sono ombre o rantolii di morenti a sfumare i colori.

Nulla le impedisce di ascoltare la vita, di riprendere contatto con quel mondo che tanto vuole abbandonare.

Ah, il senso di colpa dei sopravvissuti!

Che lento e letale veleno…

La ragazza si rifiuta di dimenticare, non reputa concepibile tornare alla vecchie abitudini dopo che tanto sangue è stato versato.

Eppure, percepisce i vincoli della sua vecchia vita allacciarle le caviglie e travolgerla.

Come quel gioco di cheto silenzio, sopra i letti del dormitorio.

Sembra impossibile dormire dopo ciò che è accaduto, eppure è questo che le sue compagne stanno facendo.

È questo che dovrà fare anche lei.

Prima o poi.

Forse mai.


- Non ti facevo così debole Granger. -

- Evidentemente sbagliavi. -

- Inizio a crederlo anche io. -

Una smorfia sarcastica deformò i delicati lineamenti della ragazza.

- Malfoy, perché non sei silente come tutti gli altri spiriti? -

- Se ti dicessi che non ne ho la più pallida idea la prenderesti sul personale? -

- Direi di no. -

- Allora non ne ho idea. -

- Da quando sei morto il tuo senso dell’umorismo è decisamente migliorato. – ironizzò la Grifondoro.

- Immagino. – commentò lui laconicamente – Senti MezzoSangue, sono qui per discutere di Amy. -

Hermione si voltò a guardarlo incredula, poi gli diede le spalle ed emise un gemito fra il divertito e l’esasperato. – Lasciami in pace Draco. –

- Tu non avrai mai pace Granger. Lo sappiamo benissimo entrambi. – sibilò il biondo appoggiandosi con la spalla ad una delle colonne del baldacchino. – Sei troppo schifosamente Griffyndor, per avere pace. Questo mondo si regge sulle spalle di persone come te. Come puoi pretendere di avere pace? -

- Sapessi quanto ti sbagli… -

- Illuminami, se ci riesci. -

La Grifondoro storse la bocca in un ghigno amaro – Sono semplicemente troppo egoista. Non accetto che siano state sacrificate alcune delle cose a cui ero più legata per raggiungere la vittoria finale. Mi hai idealizzata Malferret, non sono poi tanto meglio di te… -

- L’egoismo è il tuo ultimo baluardo contro la triste realtà, MezzoSangue. Illuditi finché puoi, ma non ti paragonare a me, perché tra noi c’è e ci sarà sempre una differenza fondamentale. -

- Sarebbe? -

- Tu sei innamorata di me, io, di te, non lo sono mai stato. -

La ragazza chinò il capo – No? – mormorò soltanto.

- No. –


Tu, sei la mia ossessione.

L’unica per cui, talvolta, varrebbe la pena d’esser migliore.

Ti desidero.

[mi necessiti.]

Sei perfetta. [in ogni forma e difetto.]

Ma non ti amo, MezzoSangue.

[perché, in fondo, è di me che stiamo parlando.]

Non sono capace di amare.

Solo tu,

hai questo potere.

Ci lega un sentimento malato.

[non può che esser tale.]

Dunque amami, Hermione,

non lasciarmi svanire.


- Cosa vuoi Draco? – domandò infine la Grifondoro, nelle iridi d’ambra una stanchezza profonda.

- Granger, devi lasciarla andare. Amy è troppo piccola per stare da sola. -

- Non dipende da me – ringhiò la Granger frustrata.

- Sei tu che ci hai richiamati. – costatò lui.

- Non volontariamente. – precisò Hermione. Poi, con voce rotta, proseguì - Poche settimane dopo la fine di scuola ho visto Macnair sgozzarla come un agnello per puro divertimento. Non sapevo neanche chi fosse quella povera bimbetta… qualche giorno dopo ha iniziato a seguirmi. Lei è stata la prima. -

- Devi lasciarla andare. – ripeté Draco con maggiore tenerezza.

- Ti ho detto che non so come fare! – urlò lei esasperata.

Calì alzò il viso dal cuscino e si guardò attorno frenetica. – Chi è stato? Chi va là? - esalò terrorizzata.

- Sono io Calì. Scusa. Era solo un brutto sogno. -

La ragazza non si mostrò sorpresa, negli ultimi tempi erano molte le persone che soffrivano di incubi e si svegliavano nel cuore della notte urlando frasi sconnesse – Oh. Hermione sei tu…se hai bisogno di qualcosa chiamami, okay? -

Hermione annuì e la moretta, rassicurata, si riaddormentò.

Padma, la gemella di Calì, era morta.

Vittima accidentale di un agguato.

La famiglia Patil era stata duramente colpita da questa tragedia

Eppure, Calì riusciva a dormire.

Il sonno era forse il suo ultimo rifugio, ma Hermione avrebbe giurato di averle visto stirare qualche pallido sorriso,
a cena.

Calì dormiva e provava, seppur con scarsi risultati, a sorridere.

Hermione, che non aveva perso altri che il suo peggior nemico, vegliava.

Trascorsero alcuni istanti in cui né la ragazza né Draco parlarono, entrambi troppo presi dai propri pensieri.

- Devi trovare un modo. – disse infine lui.

- Vattene. -

- Promettimi che libererai Amy. -

- Vai via, per favore. – lo supplicò lei.

E Draco le fu sopra.

Non evanescente ma possente come forse non era stato neanche da vivo. Le morse il collo, con rabbia e libidine, la lasciò divincolarsi fin quando non fu anch’ella stanca di quella patetica farsa.

La camicia da notte della Grifondoro scivolò a terra.

Assieme ad essa, redenzione, speranza, candore.

Lealtà, tradizione.

In una notte, molte bugie furono spezzate.

***

Hermione, la mattina seguente, si svegliò nella ferrea morsa di due braccia marmoree. Avvinghiato a lei, tra le lenzuola, Draco dormiva.

La ragazza, dato un rapido sguardo all’orologio e alla stanza rigorosamente deserta, tentò di scivolare silenziosamente fuori dal letto.

Una molla traditrice cigolò e il biondo, se la strinse nuovamente contro il petto freddo vanificando ogni sua cheta manovra. La Grifondoro, soffocando una sorriso nel cuscino, provò nuovamente ad allontanarsi e nuovamente venne catturata. Perplessa, la ragazza si voltò e trovò ad accoglierla due iridi limpide, luccicanti di palese divertimento.

- Ma allora sei sveglio… - mormorò sorpresa.

- Non ho chiuso occhio – confessò lui.

- Oh. – costatò con una strana intonazione di voce. Poi, senza più tanti riguardi, Hermione scese dal letto e iniziò a vestirsi.

- Cos’hai alla prima ora? – domandò poco dopo il Serpeverde.

- Aww… pozioni. – rispose lei, sbirciando il foglietto con gli orari poggiato sul comodino mentre saltellava per infilarsi le scarpe.

- Sei in ritardo? -

- Catastrofico. – dichiarò la Grifoncina allacciandosi rapidamente la camicetta.

- È colpa mia? – Draco osservò con disappunto come ogni asola, sotto le mani della ragazza, andasse magicamente ad accogliere un bottone che non le apparteneva. Il risultato fu desolante.

- No, è colpa di chi non mi ha svegliato. Ma cosa…?! – sbottò Hermione resasi conto del pasticcio.

Senza una parola Malfoy la afferrò per i fianchi e la attirò a sé. Con mani agili ripeté l’intera operazione.

- Grazie. – mormorò la ragazza, piacevolmente sorpresa.

- Di nulla. – replicò il biondo. – Piuttosto, MezzoSangue, vengo con te. -

La Grifondoro represse a mala pena un sorriso.

Era questo ciò che la attendeva, d’ora in avanti. Una vita divisa. Tra tenebre e luce.

***

Pallidi raggi di luna filtravano dalle ampie arcate e cadevano in luminescenti pozzanghere ai piedi dei letti.

- Draco? – chiamò Hermione, raggomitolata su di un fianco; la voce era tanto flebile da essere appena percettibile.

Le giunse in risposta un sussurrio roco.

- Dopo questo, non puoi sperare che ti dimentichi. -

- Lo so. -

- Hai firmato la mia condanna, stanotte. – gemette la Grifondoro, col cuore a pezzi.

- Già. –

La ragazza si alzò sui gomiti – Come puoi ostentare una tale indifferenza? – ringhiò rabbiosa.

- Proprio tu me lo chiedi, Hermione? -

La Granger tacque, schiacciata dalla propria debolezza.

- Io sono morto. -

- È più corretto dire che avresti dovuto esserlo. -

- Non lo sono? -

- Credo di no. -

- Perché l’ hai fatto? – chiese lei, indicando con un cenno del mento il letto disfatto.

- Perché io sono io e tu sei tu. In ultima analisi, non poteva finire altrimenti, tra noi, MezzoSangue. -

- Hai deciso per entrambi. – gli fece notare lei.

- Qualcuno doveva pur farlo. - il Serpeverde scosse le spalle, con aria stanca – Però, cerca di vederla così… - fece

un sorriso malizioso – ho tutta la vita per farmi perdonare. -


Nulla sarebbe cambiato, concluse Hermione mescolando in senso antiorario la sua pozione.

Nulla doveva cambiare.

Io odio Draco Malfoy, si disse, lo disprezzo con tutta me stessa.

E sorrise, assurdamente felice.


Un bravo giocatore accetta sia la sconfitta che la vittoria. Ciò che aberra, sono le partite lasciate a metà.

Forse, un giorno, Draco avrebbe perso ed Hermione vinto.

Per adesso, entrambi giocano.

E vanno avanti.


È questo che pensa, la Grifondoro. Sospira e alza la mano.

***

Lui.

Era bianco.

B i a n c o.

Come la neve.

N e v e.

Lei.

Era nera.

N e r a.

Quanto la notte.

N o t t e.

Lui aveva saltato, Lei gli aveva teso la mano.

Lei era caduta [tra le Sue braccia], e aveva imparato a volare.

***

  
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