Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Waterproof    25/05/2013    21 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 13.













Lasciai andare la testa contro il muro, ancora scioccata. Erano arrivati tutti, ogni parente, amico, anche sconosciuto era in quella stanza. Tutti tranne me, che, da ormai due ore, me ne stavo seduta sul davanzale della finestra del corridoio della sala d’aspetto, con lo sguardo perso nel vuoto, nel grigiore del cielo di Londra.
In realtà, non ce l’avevo fatta. Quando lui aveva risposto alla mia provocazione, quando aveva riaperto quegli occhi mi era crollato il mondo addosso. Dalla gioia? Forse.
La verità era che non mi aspettavo che un sentimento di tale portata mi spingesse a piangere tanto per una persona. Io, che non sapevo cosa fossero le lacrime, ne avevo versate a bizzeffe. Forse anche troppe.
Mi faceva paura, non ero pronta a pensare a cosa potesse spingermi a voler sentire così tanto, ed Harry era riuscito a smuovere qualcosa. Avevo sentito un formicolio indistinto allo stomaco mentre gli stringevo la mano, mentre gli sussurravo che andava tutto bene e che ogni cosa si sarebbe rimessa a posto. Il suo silenzio, il suo sguardo mi avevano destabilizzata non poco.
Non lo avevo mai visto così vulnerabile.
E io… Sentivo una voglia malsana di salvarlo.
 
<< Ehi… >> Voltai il capo in direzione della voce della mia migliore amica.
<< Come va? >> chiesi, mettendomi in piedi, di fronte a lei.
Annuì semplicemente, comunicandomi che stavano andando tutti via. Anche Anne, ormai più tranquilla, aveva ceduto alle preghiere del figlio di lasciarlo solo, quella notte. Con la coda dell’occhio vidi la famiglia di Harry allontanarsi, stavolta con un enorme sorriso stampato sul volto, che non potei fare a meno di condividere. Era finito, era tutto finito, finalmente.
Tirai un sospiro di sollievo, ma c’era ancora la preoccupazione sui pensieri di poco prima a farla da padrona. Elena dovette notare il mio turbamento, ma non lo diede a vedere. Mi consigliò semplicemente di andarlo a salutare prima di andare via e tornare al campus.
Non sapevo se fosse una buona idea o meno, ma non potevo confermare in quel modo i dubbi miei e quelli della mia amica, sicché mi avviai lungo il corridoio, fermandomi in prossimità della porta. Feci per entrare, ma le voci provenienti dall’interno mi incuriosirono. Era sbagliato origliare, ma avevo sentito il mio nome. In quel caso, pensai, era lecito.
<< Non lo so, Liam >> affermò Harry. Liam era ancora lì? << Quando arrivano? >>
<< Domani, amico >> rispose l’altro. Probabilmente si riferiva ai suoi amici. Li avevo visti un paio di volte durante quella settimana, ma sempre per poco perché erano dovuti tornare a casa, dato che Harry sembrava stazionario.
Evidentemente avevano saputo del risveglio.
<< Forse dovresti parlarle, >> mormorò Honey << per capire un po’ di cose. Non escludo che sia strano, soprattutto per Abbey. >>
<< E’ stata qui tutti i giorni. >> Sbarrai gli occhi a quella dichiarazione, iniziando a tremare contro la mia volontà. Mi ero sbagliata.
Mi ero sbagliata su tutta la linea.
Lui aveva sentito tutto, e io ero stata una totale idiota a pensare che potevo parlare a ruota libera, sfogando tutto quello che mi ero tenuta dentro in quegli anni.
<< Ti dispiace? >> Eccola, la domanda da un milione di dollari.
Ce l’avrei fatta a sentire la risposta?
<< Non è servito a molto, a dirla tutta. >>
Una morsa allo stomaco fu tutto quello che avvertii. Mi sentivo umiliata, sconfitta, perché dopo tutto quello che avevo sopportato e fatto sentirmi dire quelle cose non era proprio nei miei piani.
Cosa mi aspettavo, invece?
Avrei dovuto solo ringraziarlo tutta la vita per quello che aveva fatto per me, e non sarei certo venuta meno a quel dovere morale, ma.. Iniziavo a diventare egoista. Ma non mi meritavo certe parole. Anche se la mia presenza non era servita a riportarlo tra noi.
<< Abbey, che stai facendo lì ferma? >> Il tono di voce di Elena era di un’ottava di troppo, ma fu tardi quando le mimai di abbassarlo, perché sentii dei passi farsi più vicini alla porta. Arretrai, correndo dalla parte opposta del corridoio, mentre sentivo la mia amica chiamarmi.
Iniziai a camminare mentre anche Liam urlava a gran voce il mio nome, ma non mi fermai. Dovevo andarmene da lì, lontana da Styles e da tutto quello che lo riguardava.
Non aveva più bisogno di me.

O forse non ne ha mai avuto.
 
Quel giorno seguii le lezioni controvoglia, dato che quel mattino mi ero alzata con ben poca forza in corpo, dopo una notte insonne, passata a rimuginare su quello che avevo sentito e sul comportamento sbagliato che avevo adottato di fronte ai miei amici. Ma cos’altro avrei potuto fare? Mi ero sentita soffocare, non avrei potuto rimanere in quella camera un minuto di più senza sentire il bisogno impellente di fuggire altrove, di respirare.
Sbuffai per l’ennesima volta, portandomi la testa tra le braccia. Mancavano dieci minuti alla fine della lezione di letteratura francese, poi avrei potuto raggiungere Elena. Il che non era una buona cosa, dato che non aspettava altro che il momento giusto per farmi domande su quanto accaduto il giorno precedente in quel corridoio.
Segnai l’ultimo rigo di appunti, dettati rigorosamente dall’insegnante – in caso contrario non ne avrei presi, persa com’ero nel mondo dell’iperuranio – e non appena il bidello spalancò la porta per segnare la fine delle lezioni, mia alzai frettolosamente e, evitando anche Josh e Louise, varcai la soglia della classe, dirigendomi in corridoio. Anziché far rotta verso l’albero sotto il quale eravamo soliti pranzare, svoltai a destra, ritrovandomi in un ampio spiazzato. Lo attraversai ed entrai nel dormitorio femminile, aprendo poi con uno scatto la porta della mia stanza, entrandovici.
Dovevo e volevo rimanere sola per il resto di quel corso, fino al mio ritorno ad Holmes Chapel.
Gettai la borsa a terra, sul lato destro del letto e mi ci lasciai cadere sopra, chiudendo gli occhi.
Mi sarei rilassata tantissimo, se solo qualcuno non avesse avuto la grande idea di venire a bussare alla mia porta proprio in quel momento.
<< Non ci sono! >> gridai, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Il bussare si fece ancora più insistente, tanto che mi sembrò di perdere la pazienza. Mi alzai, innervosita, e spalancai la porta, trovandomi davanti gli occhi scuri di Liam.
<< Honey >> feci, guardandolo  << che ci fai qui? Non dovresti essere con gli altri? >>
<< Stanno parlando un po’ con Harry, li ho lasciati lì e neanche si sono resi conto della mia assenza >> rispose, entrando. Chiusi la porta alle nostre spalle e tornai a guardarlo, mentre nervosamente si grattava il capo.
Era un vizio che avevamo in comune, io e lui.
 << Se ti chiedessi di parlarmi, lo faresti? >> domandò, senza distogliere per un solo istante il suo sguardo dal mio.
Non potei fare a meno di annuire, andandomi a sedere sul bordo del letto, raggiunta subito da lui. Allargò la sua mano dinanzi alla mia, facendomi segno di unirle. Quando lo feci, la strinse forte, sorridendo.
<< Ci conosciamo da tanto tempo, e mai ti ho vista compiere un gesto tanto dolce >> ridacchiò, indicando le nostre dita intrecciate.
<< Non farmene pentire, Payne >> borbottai, trattenendo a stento una risatina.
<< Come potrei, Abbey? Tu sei la persona più coccolosa, dolce, simpatica, amorevole e zuccherosa di questo mondo! >> ironizzò, facendo un gesto plateale con le braccia. Lo spintonai lievemente, assottigliando lo sguardo per intimargli di smetterla.
<< Mi hai fatto salire il diabete solo parlando, Honey >> replicai, scuotendo il capo.
<< E’ il mio compito, Lime >> rispose fieramente, altezzoso. << A proposito di compiti… >>
Chinai il capo, capendo finalmente che era giunto il momento. Certo, era difficile deviare i pensieri di Liam, l’essere più attento e acuto di tutta la faccia della Terra, ma questo non voleva dire che non ci avevo sperato almeno un po’.
<< Io e te abbiamo parlato tanto >> iniziò, fissando un punto impreciso di fronte a sé mentre giocherellava con le nocche della mia mano << eppure mi sembra di capire che hai sempre detestato Harry e tutto quello che lo rappresentasse. >>
Annuii, decisa. Fin lì c’eravamo.
<< Dimmi solo una cosa, Liam. Toglimi solo questa piccola curiosità... >> Lo vidi assentire, mentre tornava con lo sguardo su di me.
Quegli occhi infondevano una fiducia inaudita, ci credevo che Elena fosse innamorata cotta di lui da anni, ormai. E a causa di tutta quella situazione ancora non avevano chiarito, e avevo visto la mia amica comportarsi con freddezza nei suoi confronti.
Si sentiva vulnerabile, era comprensibile per una come lei che era abituata a tenere tutto in pugno. Almeno una volta stava sperimentando il mondo del dubbio.
<< Ha sentito tutto? >>
Trattenne il respiro per un istante, prima di rilasciarlo e fare su e giù con la testa.
Bene, ora potevo tranquillamente scavarmi una fossa e seppellirmici dentro. Oppure tornare ad odiarlo come prima e far finta che non fosse successo nulla.

Magari puoi fingere un’amnesia, o che so, perdita di memoria a breve termine. Inventa!

Zittii la vocina nella mia testa che in quel momento stava sparando solo cazzate e mi concentrai su quel che mi veniva tra le mani.
Bene, Harry aveva sentito tutto, benché io fossi convinta che in realtà in coma le persone non sentissero niente, non provassero niente, eccetera. Avrei dovuto credere alle centinai di racconti che avevo udito su quella questione, quando il nostro professore di religione si ostinava a parlare di eutanasia e cose simili. Ma era inquietante, ed angosciante, soprattutto.
<< Secondo me dovreste parlare >> proferì alla fine, serio.
Io, da canto mio, scoppiai in una fragorosa risata che lo scioccò non poco.
<< Smettila di guardare “Quattro amiche e un paio di jeans”, Honey. Ti fa male! >>
<< Cos’ha di male quel film?! E’ interessante analizzare come il grado di troiaggine di Blake Lively cresca col passare degli anni. >>
<< Mi stai dicendo che hai visto Gossip Girl? >> Inarcai un sopracciglio, esterrefatta.
<< No, lo vede Ruth. Ma non è questo il problema! E poi mi riferivo a “Lanterna verde” >> disse, sembrando deciso nelle sue affermazioni.
Questa conversazione stava rasentando l’assurdo, non potevo crederci. Eravamo passati a parlare di Lively quando prima discutevamo della mia figura di me…

Calma.

<< Okay, senti, va’ da lui e chiedigli direttamente come stanno le cose. Però confessami una cosa, Ab. >>
La mia attenzione fu catturata nuovamente da lui, mentre le immagini di Ryan Reynolds in tutina aderente verde sfumavano nella mia mente.
 Peccato, era una bella visione.
<< Elena era preoccupata per te e non ce l’ha fatta a non dirmi che quando ti ha incontrata fuori le sembravi persa. Quando ti ha fatto il nome di Harry sembravi in iperventilazione. Sono parole sue! >>
L’amarezza del mio sguardo assassino non doveva essergli stata indifferente, perché in quel momento stavo progettando mille modi più uno per uccidere la mia migliore amica. La discrezione, dicevo!
Avrei preferito sentirmi dire di essere un orrida racchia senza possibilità di redenzione, invece eccomi lì, a cercare di evitare il discorso dei discorsi. Cosa che Payne fece palesemente finta di non notare. Bastardo.
<< Okay, non dirle che ho dato tutta la colpa a lei per quelle cose che ti ho detto, e passiamo ad altro >> iniziai a tremare contro la mia volontà, temendo la domanda che non tardò ad arrivare. << Cosa provi per Harry, ora? >>

Ora.
Ora.
Già, cosa provi per Harry, ora?

Niente, assolutamente niente. Non era cambiata un’emerita cippa da quando ero uscita da quell’ospedale, ed era vero. Verissimo!
Anche se avevo ammesso che mi mancava, che il bacio che gli avevo dato era stato il migliore di tutta la mia vita, anche se gli avevo tenuto la mano gran parte del tempo, se gli avevo raccontato con un sorriso sulle labbra tutte le mie giornate sentendomi subito meglio. Anche se avevo quasi ammesso di aver iniziato a provare qualcosa per lui dal momento in cui avevo preso a ricordare tutto quello che avevamo passato e fatto insieme.
Mi era indifferente.
Indifferente quanto il surriscaldamento globale.
Quando i diritti delle donne.
Quanto i libri che tenevo in camera.
Quanto la busta che tenevo pronta per essere spedita ad Oxford non appena fosse terminato quel corso.

Dannazione.

Il problema era che mi sentivo attratta dall’Harry sbagliato, da quello che tacitamente mi aveva ascoltata perché costretto al silenzio. In caso contrario, ero certa non mi avrebbe neanche dato il tempo di sedermi; quello che aveva risposto alla mia provocazione ma solo per mostrarmi di non aver paura dei miei scatti istintivi.

E io cosa avevo fatto?
Gli avevo confessato tutto.  Spinta dalla rabbia nei confronti di me stessa e dall’angoscia, lo avevo fatto.
<< Non cambierà niente, Liam >> ammisi infine, stringendo forte la sua mano. Sapeva che lo avrei fatto, ecco perché prima mi aveva chiesto di tenergliela.
<< Forse sì, forse no. Avete un paio di bocche, non usatele solo per esplorarvi le tonsille. >>
Sgranai gli occhi, facendolo ridere.
Gli aveva detto anche quello!
Dovevo parlare subito con Elena. E viva la freddezza!
<< Non c’è niente di male, Abbey >> disse, ritornando serio. << Ora andiamo, così ti presento gli altri. >>
<< Ow, quella banda di scapestrati senza cervello? >> Feci una smorfia di dissenso, arretrando leggermente mentre lui mi tirava verso la porta.
<< Non erano galletti senza cresta? >>
<< Non più. Quel pakistano la cresta ce l’ha, e pure illuminata >> affermai, ripensando al ragazzo. Era molto bello, dopotutto. Ispirava sesso.
Violento.
Passionale.

Okay, basta.

<< E poi anche l’irlandese. Lui però era un pulcino. E poi l’altro… Quell’idiota… Quello che spara cazzata una dietro l’altra… >>
<< Louis? >>
<< Sì, esatto! >>
Anche se aveva degli occhi da paura.
Certo, non come quelli di Harry… Ma..
No, davvero li stavo paragonando? Ero messa davvero male, allora. Insomma, anche il solo pensare a lui non più come il bambino che mi tirava i capelli mentre io gli versavo un frullato in testa, era strano. Era strano pensare ad Harry come ad una persona dalla quale avrei anche potuto sentirmi attratta.
Era stato tutto così improvviso, irreale, che quasi non ci credevo. Eppure momenti meravigliosi tra di noi ce n’erano stati, quasi a volermi indicare la strada da intraprendere.
Ma mentre camminavo in quel corridoio, con Liam, mille pensieri mi invasero la mente.
Harry non avrebbe mai saputo niente, non avrebbe neanche dovuto immaginare che io potessi provare qualcosa per lui. Era male, mi sarebbe passata, come ogni cosa.
Se avessi creduto che i sentimenti passassero, ovviamente.
Li detestavo perché da quel momento in poi ogni cosa mi avrebbe colpita con una capacità d’impatto potente il triplo. E con quel ragazzo, essere deboli, era un suicidio.
Se avevo potuto stargli accanto tutto quel tempo, era perché avevo avuto la forza e gli strumenti giusti per affrontarlo, tra parole da scaricatrice di porto e quant’altro, ma come l’avrei messa ora?
Essere attratti da Styles era un bel casino.
Mentre giungevamo in ospedale, avevo completamente perso il sorriso, c’era solo un pensiero che continuava a martellare: cosa dovevo fare?
Magari mi sarei limitata semplicemente a conoscere i suoi amici, dato che anche Liam ci teneva tanto. Difatti, varcata la soglia della corsia, presi un profondo respiro e afferrai la mano del mio amico.
Insieme entrammo nella stanza di Harry, e subito mi sembrò di aver interrotto una conversazione particolarmente animata. Zittirono tutti, sentivo gli sguardi insistenti di quattro ragazzi addosso, compreso quello della mia amica.
Più che altro, guardavano le nostre mani intrecciate.
Mi affrettai a sciogliere l’intreccio, ma non ebbi bisogno di rivolgere un’occhiata ad Elena, era abituata. Mi sorrise flebilmente, invitandomi ad avvicinarmi, mentre Liam chiudeva la porta alle sue spalle.
Il silenzio regnava sovrano, mentre il moro dalla pelle più scura guardava in direzione prima mia poi di Harry.
Lo stesso faceva lo Spara-Stronzate, che non smetteva un attimo di far saettare gli occhi sulla mia persona.
Okay, ora basta.
<< Sentite un po’, il biglietto va pagato. E pure bello caro se non la smettete di guardarmi come se voleste analizzarmi anche il buco del cu… >>
<< Va bene, Abbey! >> mi interruppe la mia amica, tappandomi la bocca con una mano.
Udii qualcuno trattenere una risatina, e subito il mio sguardo fulminò il biondino accanto ad Harry, che ovviamente lo assecondava.
Quando Elena fu sicura che non avrei sproloquiato come una scaricatrice di porto, mi liberò dalla sua stretta, permettendomi anche di respirare.
<< Ragazzi, lei è Abbey >> iniziò Liam, indicandomi uno ad uno tutti i presenti.
<< Louis >> disse quello con gli occhi azzurri e la maglia vomitata dall’arcobaleno.
<< Niall >> il biondino alzò la mano in segno di saluto, sfoderando un sorriso perfetto.

Sembra quasi dolce.

Gli rivolsi un sorriso, ricambiando il gesto.
<< Zayn >> il moro, invece, fece un cenno col capo.
Be’, era sexy anche nella sua tenebrosità. Anzi, quel fattore accresceva il tutto – non che ve ne fosse bisogno.
Forse qualcuno si rese conto che lo stavo fissando con la bava alla bocca mentre tutta la serie di ’Cinquanta Sfumature’ mi passava per la mente e tossicchiò.
Quel qualcuno era Harry.
E ti pareva che doveva infastidirmi proprio sul più bello, mentre il ragazzo si passava una lingua sulle labbra.

Questo ragazzo è sesso.

Scossi il capo, rivolgendomi all’ex moribondo. Quando incontrai i suoi occhi, tuttavia, non riuscii a spiccicare una sola parola.
<< Ragazzi, che ne dite di andare a prendere un caffè? >> chiese Liam, battendo le mani.
<< Qui te lo servono col cucchiaino, Payne >> affermò Louis, dandogli una pacca sulla spalla.
<< ‘Fanculo >> borbottò quello, fulminandolo.
Detto questo, uscirono dalla stanza, mentre io ancora ridevo come una forsennata. Liam e la sua fobia dei cucchiai. Ogni qualvolta pranzassimo insieme, evitavamo accuratamente dessert che non fossero gelati su cono o ciambelle.
Era sempre stato strano, quel ragazzo. Simpatico, gentile, un buon amico, ma strano.
Quando riuscii a non farmi venire le lacrime agli occhi, mi resi conto di quel che non avrei mai dovuto notare.
Ero rimasta sola con Harry.
 







EEEEEEEEEEHIIIIIIIIIIIIIIII!
Mio Dio, questo saluto è psichedelico @.@
Bando alle ciance, e passiamo alle cose serie.
Gente, mi state facendo IMPAZZIRE. La storia è tra i preferiti di un botto di persone! Mi sento così spronata a continuare t.t
Questo capitolo l’ho scritto con un sorriso sulle labbra, poi il rapporto con gli altri ragazzi lo approfondirò a seguire… Mi fanno ridere, non c’è niente da dire.
Sempre restando sulle caratteristiche del chap., è “cerniera”, mi serve per il prossimo che…
FUOCO E FIAMME.
Okay, sappiate solo che è tentatore. Sono arrossita un botto scrivendolo ahahahah
 A proposito, mi è stato chiesto di mettere una foto di Abbey.. Se volete, la posto, altrimenti per chi desiderasse vederla mando il link insieme allo spoiler.
Fatemi sapere!
Ricordate le recensioni brevi, l’ultima volta ce l’ho fatta a mandare lo spoiler solo perché tra alcune recensioni cancellate ho letto “commento breve…” Di solito tra i messaggi ci vado dopo aver inviato gli spoiler privatamente, quindi poco prima della pubblicazione del capitolo…
VI AMO.

P. S E' stata questa ad ispirarmi. Much love <3

 

Hazza Seggghisi

A.
  
Leggi le 21 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Waterproof