Al
suono della campanella la salutai, doveva fidarsi di me.
- Ciao –
avevo gli occhi neri dalla sete, ma speravo in una risposta.
- Ciao –
disse timidamente.
- Sei
nuova? –
- Si,
sono arrivata oggi. –
Benissimo.
Io già sapevo queste cose. Almeno qualcuno di non troppo
conosciuto…
- Vuoi
che ti accompagni un po’ a fare un giro
dell’istituto? – sfoderai il mio
sorrisone.
- Ehm…
Se ti fa piacere… -
La vidi
imbarazzata, e un po’ mi dispiaceva ingannarla
così.
In
tutto quel tempo in cui ero stato assorto nei miei pensieri non mi ero
accorto
di una cosa strana: quella ragazza, così tremendamente
minuta e insignificante
era un ostacolo per me.
Cercavo
di leggere la sua mente, capire cosa provava standomi vicino, ma tutto
ciò che vedevo
era una pagina bianca. Mi chiedevo come mai, forse era
un’interferenza dovuta
al mio fremere dato dal momento, oppure ero troppo stanco per vederci
qualcosa.
Io, stanco? Nah! Ma se i vampiri non dormono nemmeno!
In ogni
caso non avrei dovuto perdere d’occhio quella ragazza.
La
condussi fuori, lei mi seguiva senza parlare, attratta forse dal mio
fare
felino, e dopo lungo camminare la portai nel boschetto accanto alla
scuola.
- D-dove
mi stai portando? – chiese pallida in volto.
-
Voglio mostrarti il boschetto che possiede la nostra scuola…
-
Raggiungemmo
un grande faggio che dominava il prato e mi fermai, facendola
posizionare di
fronte a me.
- Lo
sai, hai un profumo davvero delizioso… - le giravo attorno
odorandole il collo.
-
G-grazie. – Era molto impaurita, si vedeva.
Visto
che non doveva attirare testimoni, con un leggero e inoffensivo colpo
dietro la
nuca, la feci cadere ai miei piedi e mi inginocchiai.
La
stesi dritta sull’erba e piano mi avvicinai
all’incavo del suo collo… Posai i
denti nella sua calda carne e iniziai ad assaporare il dolce sapore del
suo
sangue pregiato.
La mia
cena durò poco.
Il mio
istinto aveva superato la mia razionalità, una voce che non
mi era nuova mi
sgridava con veemenza, tirandomi per un braccio.
- Edward?
Edward ma cosa fai? -
Alice,
mia sorella.
Rimasi
immobile e senza parole. Ero stato davvero io a causare tutto questo?
La mia
indole era andata oltre la ragione, il mostro che cercavo di custodire
al mio
interno per tutti questi anni si era risvegliato…
Alice
continuava a scuotermi la camicia ma non riuscivo a risponderla,
guardavo il
bianco corpo della ragazza e mi maledicevo per ciò che ero
stato in grado di
causare.
Poi
riuscì a capire qualcosa, ben presto attorno a noi si
radunarono anche Jasper,
Rosalie ed Emmett, gli altri miei fratelli.
- Alice…
No! Non posso accettare di aver fatto ciò! Ci
dev’essere un modo! Questa
ragazza non deve morire! – volevo piangere ma non
potevo… Mi sentivo come un
pentito dopo un omicidio.
In
preda al panico mi abbassai sul corpo della ragazza e poggiai la testa
sul suo
petto, per sentire il cuore, stranamente batteva ancora, anche se
debolmente.
- Senti,
batte ancora! Portiamola da Carlisle! -
Vidi
gli altri annuire, presi in spalla il piccolo corpo e corsi attraverso
la
foresta verso la mia grande casa.