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Autore: gwapple    25/05/2013    5 recensioni
Il sole soccombe alla carica delle tenebre, e quando perfino il tempo, che mai niente e nessuno è riuscito ad arrestare, si ferma, significa che qualcosa è in atto, sulla Terra o oltre essa.
Quattro cavalieri cavalcano in silenzio i loro sinistri destrieri: le ombre, dapprima ripudiate e scacciate dalla Terra, stanno prendendo possesso dei luoghi giudicati pieni di Luce.
Questa volta non sono gli angeli e i demoni a contendersi un pezzo di cielo o un lembo di terra... ma un'apocalisse è in atto, e solo una persona può fermarla: Dio. Ma Dio è sulla terra, e c'è qualcuno che lo sta cercando.
Tra angeli caduti, la sfortuna di due fratelli, una demone molto sexy, un cerbero addestrato, un Lucifero metallaro e un viaggio straordinario attraverso tre grandi regni, nasce questa storia.
Una storia di lacrime e sangue, dove il protagonista non è il solito bravo ragazzo ma un donnaiolo incallito ed è spalleggiato da un angelo con la fissa per le giacche di jeans.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Timeless'
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Timeless 17
AVVISO IMPORTANTE: quello che vi apprestate a leggere sarà l'ultimo capitolo fino a luglio. Io e la mia collega siamo davvero troppo impegnate per via degli esami e con la stesura siamo ferme a metà del capitolo 18. Dopo i dannati esami riprenderemo a scrivere e pubblicare regolarmente, quindi abbiate pazienza, non abbandonateci e non perdete le speranze ^-^ Fortunatamente questo capitolo è particolarmente lungo. Per chi volesse nel frattempo passarsi il tempo -o se non le avesse ancora lette- dia un occhiata a queste due storielle su Timeless:

1) Angeli della neve... e non solo {il Natale del '98 con i piccoli Jay e Archie}: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1480394&i=1

2) I sentimenti segreti di una radiolina texana {fornitaci dalla carissima La Sposa di Ade}: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1246964




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Nel capitolo precedente...


Usciti dal treno che li ha portati a destinazione, Jay e Fel si ritrovano in una stazione molto simile alla prima in cui erano incappati. L'angelo è inspiegabilmente nervoso, e non si cura di risparmiare a Jay urti e minacce, tra le quali quella di lasciarlo all'Inferno per sempre.  Camminando, il passaggio dei due viene sbarrato da una grata presidiata da una demone-guardiana dagli occhi rossi, che erroneamente li scambia per una coppia. Abbassando una leva, la ragazza apre un passaggio luminoso, che i due, insieme al resto delle anime dei dannati destinati all'Inferno, si affrettano a varcare, ritrovandosi catapultati in un bosco tetro e inquietante, che Felix svela essere niente di meno che la Selva Oscura. Dietro un tendaggio di alberi e cepusgli scorgono un lungo corso d'acqua scura, lo Stige, fonte di purificazione per tutte le anime destinate al paradiso, per epurarsi dei propri peccati. Smarrito e in panico per l'atmosfera nebbiosa e lugubre del luogo, Jay rivolge una preghiera alle persone amate che lo aspettano sulla terra, e a suo padre morto, perché gli infonda il coraggio necessario per salvare Archie dal suo triste destino.

Now...







Capitolo 17




Jay si chiese che ore fossero. Sembravano passati secoli da quando si erano inoltrati nella Selva Oscura e il paesaggio non si degnava di cambiare: i Mietitori non davano segni di volersi fermare -o di aver scorto le porte- e Jay, memore degli interminabili monologhi di Archie sul grande, inimitabile ed eccellentissimo poeta Dante e su quanto fosse meraviglioso, epico e intramontabile il suo capolavoro, si chiese che forma avessero le porte e se per caso reggessero una targa con su scritto: ''Perdete ogni speranza...''.
Inoltre Jay aveva come l'impressione che la Mietitrice che aveva visto all'ingresso lo stesse osservando -e sentiva i suoi occhi sulla nuca, quasi come se tentasse di penetrare la carne e studiargli l'anima- ma, pur avendo il folle desiderio di girarsi per chiederle cosa volesse, non aveva il coraggio di farlo e continuava a camminare, cauto, quasi aspettandosi di essere fulminato o chissà che altro. Inoltre, ultimo ma non per questo meno importante, Felix camminava a poca distanza da lui, ma Jay sentiva che quella vicinanza era di stampo totalmente fisico: l'angelo appariva infatti arrabbiato, ma per cosa poi?, e distratto. Freddo come quando si erano incontrati, ma non... c'era qualcosa di fottutamente diverso in quella freddezza, adesso.
Una volta, leggendogli la favola di Amore e Psiche, Susan gli aveva detto che gli uomini hanno bisogno di credere sempre in qualcosa: che sia il poter acquistare un nuovo modello di macchina, il riuscire a conquistare l'amore di una persona...
O, più semplicemente, arrivare a fine giornata. Si ha bisogno di una certezza a cui aggrapparsi per non crollare, per alzarsi ogni giorno e combattere contro una vita che, troppo spesso, si rivela come un fiume in piena.
E Jay ci stava provando, con tutto se stesso.
Stava provando ad aggrapparsi alla convinzione che sarebbe tornato a casa, che avrebbe potuto riabbracciare Archie e mangiare quel famoso tacchino che la povera Susan stava cucinando ormai da giorni: ma più ci provava, più sentiva come la sensazione fisica di scivolare. Ciò che viene comunemente chiamato ''arrampicarsi sugli specchi'' in sostanza; Archie poteva essere morto, gli angeli avrebbero potuto davvero aver raggiunto casa sua...
Cosa ne sapeva lui? Anche lui avrebbe potuto morire da un momento all'altro. Bastava incontrare un demone un po' meno divertito o semplicemente che un Mietitore decidesse di giocare con lui... e la presenza di Felix non era più sinonimo di sicurezza.
Finalmente, dopo quelli che potevano essere minuti come ore, il paesaggio iniziò a mutare: gli alberi diventavano un po' contorti e bruciacchiati, l'erba era di uno strano giallo seppia e qui e lì Jay notò delle croci nel terreno, rotte o annerite.
Gli sembrava quasi di star vedendo da vicino l'opera di un piromane.
«Bello vero?»
La voce della Mietitrice, a un centimetro dal suo orecchio, lo fece sussultare. Jay si voltò a guardarla per un breve attimo, cogliendo un sorriso malignamente divertito sul suo volto -e gli sembrò qualcosa di stridente, come delle unghie che grattano una lavagna- prima di rivolgersi nuovamente in avanti, attento a non inciampare su una qualche radice.
«Spettacoli del genere dovrebbero far piacere a un essere umano.»
«Non so di cosa tu stia parlando» rispose Jay. Si sorprese di avere ancora voce per parlare, dopo tutto quel silenzio: forse se ne sorprese anche la Mietitrice perché ridacchiò appena prima di continuare, con quella voce tiepida e tranquilla che qualche ragazzina umana, e viva, avrebbe probabilmente usato per discutere del tempo.
«Questo paesaggio intorno... sai cos'è? E' il peccato che in mille e più anni è scaturito da Lucifero e da tutte le anime dannate che dopo di lui o con lui hanno calpestato quest'erba. Il peccato brucia, umano. Il peccato corrode tutto ciò che ti circonda.»
Jay tacque, sforzandosi di chiudere la voce della Mietitrice fuori dalla sua testa, ma la verità era che non era possibile non ascoltare quelle parole che sembravano essere state create apposta per penetrare l'anima.
«Voi umani scegliete sempre la via più semplice e siete tutti peccatori, nel vostro piccolo. Credimi, ho visto dannati che sotto la faccia di brave ragazze o di onesti uomini nascondevano un'anima nera come il fango da cui l'umanità è nata» il ragazzo era quasi sicuro di poter sentire il sorriso sul volto di Danielle, di poter immaginare il modo in cui gli occhi brillassero di un'eccitazione inspiegabile.
«Non è compito tuo giudicarci» ribatté semplicemente. Felix aveva notato ciò che stava succedendo? Con la coda dell'occhio Jay colse il corpo dell'angelo irrigidirsi in una posizione di difesa, benché il suo volto rimanesse impassibile.
La Mietitrice rise ancora.
«Questo è vero, umano, questo è vero...» seguì qualche momento di silenzio, in cui Jay poté quasi sentire il fremito di orrore che attraversava le anime intorno intensificarsi, allargarsi, come un'onda che si prepara a colpire le coste dove andrà a morire.
«Eppure in te c'è qualcosa di profondamente diverso, umano. Sai cos'è?»
«Un migliore senso dell'umorismo?» tentò Jay. Sentiva che quella conversazione, di minuto in minuto, cominciava a innervosirlo e non vedeva l'ora di troncarla: vuoi per il pensiero di dover -forse- affrontare Lucifero in persona -non il primo deficiente che passava di lì- vuoi per le parole della Mietitrice, Jay sapeva bene che tra poco se la sarebbe fatta sotto dalla paura.
Ma ovviamente non lo avrebbe mai ammesso. Aveva pur sempre una reputazione da difendere, lui.
«Oh, no... è la tua anima. E' quella ciò che colpisce ogni essere qui dentro: è quella che ha colpito anche il tuo angelo.»
Jay scoccò una veloce occhiata a Felix, vedendolo stringere le dita a pugno, le nocche quasi bianche nello sforzo, poi tornò al presente accorgendosi in tempo di una radice annerita che sbucava dal terreno. In tempo per non cadere a terra, ovvio, ma non per inciamparci. Il suo movimento improvviso fece girare qualche anima curiosa, e tra i tanti occhi, Jay si ritrovò attraversato da un paio che sembrava brillare all'interno di due orbite vuote: gli si mozzò il fiato, poi il Mietitore riprese il cammino come se niente fosse.
Il maggiore dei Denver si schiarì la voce per riassumere il controllo, mentre avvertiva vagamente la risata silenziosa di Danielle.
«Cos'ha la mia anima di tanto speciale?» le sussurrò con urgenza, quasi come se temesse che Felix potesse ascoltare.
«Sembra essere una di quelle anime appena plasmate... di quelle che non hanno ancora incontrato l'ingiustizia del mondo» la voce di Danielle era simile a quella di un'amante in una camera da letto. «C'è qualcosa in te che stona con l'Inferno. La tua mente conosce i concetti di famiglia e di onore e sebbene io possa vedere che hai qualche macchia di rabbia, non riesco a scorgere invidia nel senso stretto del termine.»
Jay abbassò lo sguardo, colpito.
Non credeva di essere così... pulito? Era quello il termine da utilizzare?, e forse le parole di Danielle erano solo frutto della noia di una Mietitrice che non aveva di meglio da fare che prendere in giro il primo umano che passasse: tuttavia, dandole un'occhiata, si rese conto che probabilmente sarebbe stata l'ultima persona -ma era davvero una persona?- che avrebbe potuto prendere in giro qualcuno.
Eppure anche Felix gli aveva detto qualcosa del genere, quella che sembrava essere una vita fa, quando erano seduti nel tavolino di quel ristorante alla stazione.
Mi ricordi la luce in cui sono nato.
Ed era vero? Aveva davvero un'anima così pura?
Jay si leccò le labbra.
«Senti, non credo che...»
«Sssh!»
Il ragazzo alzò lo sguardo, pronto a voltarsi e a chiederle infastidito perché mai dovesse star zitto, quando si accorse di essere al limite della Selva Oscura. Davanti a loro, adesso, c'era uno strettissimo sentiero in cui non sarebbero entrate più di tre persone una accanto all'altra.
I lati del sentiero erano totalmente immersi nell'oscurità: era come se un enorme riflettore fosse puntato sul cammino da seguire. Ed era Dio? Il Diavolo?
Jay non avrebbe saputo stabilirlo con certezza.
 E, in effetti, non avrebbe voluto stabilirlo con certezza.
Oltre quel sentiero, probabilmente c'erano le Porte dell'Inferno e Jay venne investito dalla consapevolezza che sì, da quel punto in poi non si sarebbe più tornati indietro: un senso di nausea e di vertigine insieme che si mescolavano alla ferrea volontà di non morire, di sperare di sopravvivere quel tanto che sarebbe bastato per riabbracciare Archie.
Oltre quel sentiero, c'era forse la Morte.
Oltre quel sentiero, c'era un futuro sempre più incerto che lo stava aspettando a braccia aperte.
Ma era un Denver, giusto? E i Denver non si lasciano mai scoraggiare, nemmeno quando c'è l'Apocalisse dietro la porta: continuano piuttosto a camminare a testa alta tra le fiamme e le urla. O almeno, questo era ciò che suo padre gli ripeteva sempre, esortandolo a essere coraggioso e a non farsi mai e poi mai sottomettere da niente e da nessuno: Jay non era affatto sicuro che Josh intendesse anche una vera Apocalisse ma poco importava, aveva bisogno di tutto il coraggio necessario.
E poi...
Poi successe qualcosa.
Jay notò un fremito nella folla che li circondava, come se avessero visto qualcosa di terribilmente impudico ma non riuscissero a staccarne lo sguardo e spostò gli occhi dal sentiero alle persone -sempre se di persone si potesse parlare- che lo circondavano.
Qualcuno urlò.
L'anima di un uomo smilzo e con gli occhi cerchiati si staccò dalla folla, iniziando a correre indietro verso gli alberi, lontano dalla strada luminosa che si diramava proprio davanti a loro: Jay sentì i Mietitori tentare di calmare la folla ma non scorse traccia di paura nei loro occhi. Danielle, accanto a lui, appariva rilassata esattamente come se nessuna anima avesse mai lasciato il sentiero prestabilito.
Si sentì un ringhio. Jay ebbe modo di ascoltare anche il rumore di catene che strisciano per terra prima che dei cani, degli enormi cani neri che sembravano non vedere una buona bistecca da un bel po', accerchiassero l'anima terrorizzata, latrando.
«Pietà!» l'uomo indietreggiò in maniera sconnessa mentre i cani avanzavano con passo terribilmente lento, in agguato, la bava tra le zanne aguzze, il pelo irto, un ruggito gutturale che faceva tremar loro la gola.
Jay si voltò verso la Mietitrice, allarmato.
«Fa' qualcosa!»
Danielle lo guardò incuriosita. Non capiva o faceva finta?
«E perché? E' scappato. Sarà punito come merita.»
«Ma...»
«Fa' silenzio, umano. E' questa la punizione, non sta a noi sindacare» replicò la Mietitrice e Jay notò che sembrava davvero infastidita: quindi, benché sentisse che fosse ingiusto e che nessuno meritasse una fine del genere, chiuse la bocca.
E gli occhi, quando vide il primo cane saltare con un ringhio sulla povera vittima.
«Pietà, pie-AAAAAH»
 E avrebbe voluto tapparsi anche le orecchie mentre avvertiva le urla dell'uomo e il guaire sordo dei cani mescolarsi al rumore di carne lacerata: nascondersi tra le braccia di Susan, come quando era un bambino.
Ma sua madre non era lì. Era da solo, con la compagnia di un angelo che si era incazzato senza un motivo particolare.
Quando tutto finì e il silenzio scese di nuovo, Jay si arrischiò ad aprire gli occhi.
Dei cani non c'era più traccia e dell'anima rimanevano solo pochi brandelli di cenere mista a sangue: un venticello si alzò, portandosi via anche quei miserabili resti.
«Che vi sia d'esempio, umani!» Danielle alzò le braccia, un sorriso folle sul volto magro. «Questa sarà la punizione di chi tenterà di fuggire al suo destino! La dannazione o l'annullarsi della vostra anima, non importa, non si torna più indietro...»
Già. Non si torna più indietro.
Deglutendo a fatica Jay lasciò saettare lo sguardo intorno, eppure quando trovò Felix si bloccò. Si voltò di nuovo, si morse l'interno della guancia e desiderò solo che tutto finisse al più presto.
«Sono quelli i Cerberi?» domandò alla Mietitrice, mantenendo il tono più stabile che riuscisse a pescare dal proprio repertorio.
«No, ragazzo. Tu neanche immagini cosa sia un Cerbero.» Danielle scosse la testa con una risatina supponente e Jay sentì che il peggio doveva ancora arrivare «In confronto ai Cerberi, questi sono dei cuccioli indifesi.»
«Oh, proprio degli adorabili animaletti da compagnia, eh?» provò a scherzare, e il sorriso della Mietitrice si allargò, si fece più tagliente.
Jay sentì che iniziava a mancargli lo sguardo confuso che assumeva Felix quando non capiva una battuta: Danielle pareva comprenderle, ma il sorriso che assumeva era una delle cose più inquietanti che Jay avesse mai visto. Aveva il sentore che non potesse fidarsi di lei... era come se si divertisse a vederlo soffrire.
Jay accantonò in un angolo della sua mente quei pensieri combattuti e seguì le altre anime e i mietitori all'interno del percorso luminoso.
Non appena superò l'ultima fila di alberi la luce, flebile ma immensa in quell'oscurità fitta, gli bagnò le dita, che si guardò meravigliato. Alzò il naso in aria, per cercare di rintracciare l'origine di quella brillantezza: sembrava di trovarsi sotto dei riflettori, eppure in alto non vi era che nebbia e quelle che potevano essere scambiate per nuvole scure. Vi era uno squarcio in esse, come una fessura di luce che illuminava il terreno sottostante.
Jay riabbassò gli occhi e prese un grande respiro, prima di continuare la marcia, attento -in maniera quasi maniacale- a mantenersi nel lato illuminato e non scivolare nemmeno con la punta delle scarpe nella zona in ombra.
La nebbia volteggiava nell'aria, tetra e umida, inondandoli a sprazzi, in modo che in alcuni momenti la strada fosse perfettamente visibile e in altri completamente celata. E quelli erano i peggiori, perché le anime delle prime file titubavano ad immergervisi, eppure i Mietitori non sembravano provare pietà, perché li minacciavano coi loro bastoni.
E dopo l'esperienza del dannato fatto a pezzi dai cani infernali, nessuno aveva davvero voglia di ribellarsi agli ordini.
Radici morte affioravano dal terreno scuro, che Jay si prese il tempo di analizzare: aveva l'aspetto di terra bruciata. Nera, crepata nei punti in cui pareva dura come la pietra, un involucro di cenere fumante. Gli alberi erano sempre meno radi, ma quella selva era piena di sussurri: le ombre li seguivano tra i rami morti e le foglie marce, e c'era qualcosa, qualcosa che li osservava; Jay ebbe per un momento, dando una fugace occhiata intorno, la certezza di aver scorto un paio di occhi rossi dietro un cespuglio al buio fuori dal percorso. Il tempo di battere le palpebre che quelli erano spariti nell'oscurità, dietro una nuova ondata di nebbia. Quando si era diradata, non vi era più traccia di essi.
Era come se qualche mostro fosse nascosto tra i rami anneriti, e non aspettasse altro che azzannarlo.
«Jay» sussurrò qualcuno e il giovane alzò la testa di scatto: nessuna anima gli stava prestando attenzione.
Aveva forse sognato?
«Jay» di nuovo il sussurro, seguito da una sorta di eco. Jay si girò a guardare Felix, ma lo vide perfettamente calmo, camminare con lo sguardo puntato dritto di fronte a sé. Non sembrava essersi accorto di niente.
«Jay, Jay, JAY!»
Il maggiore dei Denver trasalì e inciampò in qualcosa: un attimo dopo era a terra con un gemito strozzato, mentre batteva le palpebre per mettere a fuoco. Non l'avesse mai fatto.
Un teschio umano lo fissava mezzo insepolto nella terra, con le orbite nere che brulicavano di vermi biancastri. Gli esseri si contorcevano e uno cadde sulle dita di Jay che le ritrasse come scottato.
Un ringhio basso dietro di lui gli fece dimenticare per un momento perfino chi fosse: si mise in piedi in un attimo, affrettandosi a raggiungere il gruppo, cercando di sospirare via la paura, ma la verità era che tutta la sua pelle al momento stava tremando, e aveva un'insopportabile voglia di urlare con quanto fiato gli restava.
«Prova a distrarti di nuovo, bellezza, e diventerai cibo per cani» gli ricordò sadicamente Danielle, accennando col mento al grosso cane infernale, che adesso si era leccato le gengive nerastre e si era deciso a seguire qualche altra preda.
Jay avrebbe voluto ribattere con qualche battuta ad effetto, o anche con qualsiasi altra cosa, ma la sua gola era bloccata.
«Jay.»
Spalancò gli occhi, col cuore che aumentava i battiti. La foresta gli stava parlando... ne era sicuro. Aveva un'anima, quella dannata Selva Oscura, che forse stava cercando di distruggerlo. O forse aveva realizzato, in qualche maniera ancestrale, che possedeva un corpo e che giocava ancora nella squadra dei vivi.
«Jay?»
Strinse i pugni. Doveva solo ignorarla. Era solo frutto della sua immaginazione, non c'era niente di reale, niente.
«Jay!»
Forse stava impazzendo.
Ho bisogno di una lattina di birra. Dieci lattine di birra.
Qualcosa gli toccò la spalla e Jay tornò bruscamente al presente, come morso da uno spillo. Si voltò senza fiato e quasi inciampò di nuovo quando ritrovò il volto di Felix a distanza ravvicinata.
«Fel...?» sibilò, passando in un attimo da allarmato ad arrabbiato «Dannazione, eri tu?! Mi hai fatto prendere un colpo!»
Felix non disse che gli dispiaceva. Jay era convinto che non l'avrebbe detto mai più.
«Ti comporti in maniera strana.»
«Oh, io?! Davvero?» Jay non riuscì a contenere la risatina priva di allegria «Senti chi parla! Ti incazzi senza motivo, mi ignori bellamente per tutto il tempo e poi mi chiami da almeno un minuto? E sarei io quello strano...?»
«Ti ho chiamato solo tre volte» protestò Felix, corrugando le sopracciglia.
«Cos'è, non sai nemmeno contare adesso? Saranno state almeno cinque! Anzi di più, guarda!»
«Non ero io.»
«E poi sono in una fottuta Selva Oscura, come diavolo vuoi che mi compor-... aspetta, cosa?»
Felix adesso sembrava vagamente turbato. Guardò qualcosa oltre la sua spalla, poi occhieggiò Danielle e uno dei cani ringhianti che la affiancavano. Infine, quando tornò con gli occhi su di lui, essi erano particolarmente blu e profondi e Jay si sentì inchiodato sul posto.
«Non ascoltare le voci, Jay, non ascoltarle. Siamo in un luogo maledetto, segui la luce... segui me.»
E Jay, davvero, non riuscì a far altro che annuire: si sentiva tanto come un bambino impaurito appeso alle sottane della mamma.
«Quelli non sono Cerberi, sono solo cani infernali. I Cerberi hanno tre teste, non una» chiarì poi l'angelo, quasi leggendo i suoi dubbi «e non credevo che li avremmo incontrati. L'ultima volta che sono stato qui non c'erano.»
«Ah» e ancora una volta, il giovane avvertì le parole incastrarsi tra i denti.
Tre teste... porca miseria!
«Comunque, non è per questo che ti ho chiamato. Dobbiamo parlare, è importante.»
«Ah sì? Credevo che non volessi più farlo, che avessi deciso di continuare lo sciopero della parola» borbottò Jay incapace di guardarlo oltre.
Sentì gli occhi di Felix su di sé, ma non si voltò per incontrarli, o per provare a leggervi qualche emozione. Aveva sbagliato in passato a farlo e poi... non voleva una nuova delusione, scoprendoli freddi e insensibili.
«Devi ascoltarmi.»
«Lo sto facendo!» replicò Jay sulla difensiva, per poi sospirare, notando che aveva parlato a voce troppo alta e che alcune anime terrorizzate lo stavano squadrando come se fosse un pazzo uscito da un manicomio.
«Mi dispiace» soffiò, guardando l'angelo. E in un certo senso, non si stava nemmeno riferendo all'ascoltare. Gli dispiaceva, forse, di aver dubitato di Felix, anche se per poco. Ma non voleva illudersi che fosse tornato tutto come prima solo perché Felix aveva ripreso a parlargli. Il pennuto era più freddo e laconico del solito, e non era un buon segno.
«Stiamo per addentrarci all'Inferno, Jay. Sono quasi certo che i miei fratelli ancora non sappiano cosa io abbia in mente di fare, né dove possa trovarmi. Probabilmente ritengono che mi stia ancora nascondendo sulla Terra, da qualche parte, tentando di bloccare l'apertura dell'ultimo sigillo.»
Jay annuì, partecipe, cercando di cogliere il filo del discorso.
«Ma all'Inferno potrebbero essere appostati, di guardia, alcuni angeli che mi conoscono. E' assolutamente fondamentale che nessuno di loro scopra chi sono realmente, o potrebbero avvertire gli Arcangeli e per noi sarebbe la fine.»
«Nel senso che ce li troveremmo alle calcagna?» si preoccupò Jay, sudando freddo alla prospettiva.
«Sarebbero capaci di smuovere l'intero Inferno pur di trovarci. Se ciò accadesse noi verremmo uccisi. O nel caso più grave, io potrei venire bandito dall'Eden, e tu ucciso lo stesso. Comunque il mondo verrebbe distrutto e tuo fratello morirebbe.»
Jay deglutì. Era forse una frecciatina?
«Vai al punto, Fel.»
«Il punto» riprese Felix, e Jay si stupì che avesse usato la sua stessa parola «è che è di vitale importanza che tu ti comporti come un dannato. Sei solo un'anima che io sto portando da Lucifero, tutto qui. Se dovessero scoprirci e chiederci qualcosa, questa sarà la nostra copertura. E sicuramente eviterò di mostrare la mia vera forma angelica.»
Jay adesso si era fatto più attento. «Un momento... vera forma? E questa allora che diamine è?!»
«Noi angeli siamo nati nella luce di Dio, quindi la nostra vera forma è molto più luminosa di questa che vedi adesso, che sarebbe solo la sua versione materiale.»
Jay corrugò la fronte, riflettendo: forse era per questo, dunque, che gli occhi di Felix assumevano delle soprannaturali sfumature viola quando utilizzava il suo mojo angelico? Era come se una luce si accendesse dietro l'iride, donandole quel colore particolare... era come se Felix si accendesse dall'interno, alla stregua di un'abat-jour.
«E scommetto che magari è perfino più luminosa del sole, e per questo noi umani non possiamo vederla, giusto?»
«Agli angeli non è permesso mostrare la propria vera forma sulla Terra, di fronte agli umani; non potete vederla perché a noi è vietato farvela vedere, tutto qui. E' uno dei primi comandamenti.»
«Non credo di ricordarlo...»
Non era religioso, ma almeno i dieci comandamenti li conosceva! La maestra Smith, alle elementari, con quell'odiosissimo accento francese e il neo sopra le spesse labbra ripassate col rossetto, l'aveva interrogato un paio di volte a riguardo, quindi era piuttosto difficile -se non impossibile- dimenticarlo.
«Quelli conosciuti come dieci comandamenti valgono solo per gli umani. Gli angeli ne hanno altri.»
«Davvero?» Jay spalancò la bocca, promettendosi di raccontarlo ad Archie quando sarebbe tornato «Esistono anche i dieci comandamenti angelici?»
«I primi due corrispondo a quelli di voi umani.»
«E gli altri quali sono? Ricordati di santificare le Apocalissi?» iniziò a snocciolare Jay sulla punta delle dita «Onora tuo padre e... e basta, c'è solo tuo padre. Non uccidere... gli altri angeli; ma i demoni e gli umani sì, se ti annoi. Non commettere atti impuri, come mangiare hamburger o capire le battute. Non rubare, tranne il tempo e la pazienza di Jay Denver. Non dire falsa testimonianza, tanto non ne saresti capace perché gli angeli non sanno mentire. Non desiderare le ali d'altri?» rise sciogliendo un po' la tensione che l'aveva accalappiato prima «Ehi, a proposito... non mi hai mai parlato di ali. Le avete?»
«Sì, ma dubito che tu avrai mai il permesso di vederle. In ogni caso, sia gli angeli che i demoni riescono a percepire l'aura di un angelo anche se non si trova nella sua forma originaria. Per inciso, non domandarmi come sia, perché non riceverai risposta. Certi segreti dovranno rimanere tali e tu sei solo un umano.»
«Sì, questo me l'hai ripetuto tantissime volte, grazie tante. I tuoi complimenti sono sempre molto apprezzati» Jay fece una smorfia, che però si trasformò in un sorriso storto quando realizzò che tra lui e Fel sembrava essere tornato tutto normale.
«Dobbiamo essere più discreti possibile» insistette Felix, cercando i suoi occhi «Hai capito?»
«Sì, sì, non sono mica scemo!»
«Su questo ho i miei dubbi.»
«Oh! Cos'era quello, Fel, senso dell'umorismo? Dovresti fare pratica, amico.»
«Io non sono tuo amico.»
E quello fu come un fulmine a ciel sereno. Il sorriso di Jay si smorzò, specialmente rendendosi conto che no, adesso Fel non stava scherzando, e più che indifferenza c'era proprio rabbia nella sua voce. E... disprezzo?
Jay sentì qualcosa infrangersi dentro di lui.
«Continui ad interrompermi, e non capisci che ciò che devo dirti è importante» Fel aveva decisamente perso la pazienza, ma non stava sbraitando... era controllato, come sempre «Jay, noi dobbiamo entrare all'Inferno e ingannare i guardiani fingendo che io ti stia portando da Lucifero. Una volta dentro, troviamo ciò che stiamo cercando e andiamocene.»
Jay cercò di deglutire l'amaro delle ferite che le parole di Felix avevano aperto, e abbozzò un sorrisetto. Tuttavia fu invano, perché i muscoli della bocca non sembravano voler collaborare.
«E cos'è che stiamo cercando, Dio?»
«Sì, ma per trovare Dio, dobbiamo trovare prima qualcos'altro.»
«Che sarebbe...?»
«Un oggetto.»
Jay alzò un sopracciglio, attendendo che continuasse. Ma Felix non era famoso per la sua lungimiranza.
L'umano si schiarì la gola per attirare la sua attenzione.
«Che sarebbe...?» chiese ancora.
Felix lo guardò un attimo, come per analizzarlo, poi si voltò di nuovo e Jay vide la sua mascella contrarsi. Quasi come se... come se non volesse rispondergli. Come se stesse analizzando i pro e i contro.
Lo vide tramontare gli occhi al cielo e poi accostarglisi, e parlare a voce bassa per non farsi sentire dai Mietitori e le altre anime.
«E' una chiave.»
«Una chiave?!» quasi urlò Jay sorpreso, e Felix lo bruciò con uno sguardo di fuoco. Jay arrossì, in imbarazzo. «Umh volevo dire...» trasformò la voce in un sussurro «Una chiave?»
«Sì.»
«E ci aiuterà a trovare Dio? Come?»
«Non lo so.»
Jay si umettò le labbra, con la bocca dischiusa e la fronte accigliata, poi scrollò le spalle. «Va bene, almeno sai dove si trova?»
«All'Inferno.»
«Ah-ah, grazie, genio, fino a qui ci ero arrivato anche io. Però... l'Inferno sarà vastissimo, no?»
«Lo sguardo si perde all'orizzonte senza rintracciarne confini.»
«Sì... era quello che intendevo» si grattò un sopracciglio «Quindi, da che parte?»
«Non lo so.»
Jay raddrizzò la schiena, sicuro di averci sentito male. «Scusa?»
«Non lo so, per questo dovremo cercarla.»
Jay annuì distrattamente, la fronte ancora corrugata. «Capisco... e che forma ha?»
«La chiave?»
«No, Dio» ribatté Jay con sufficienza «Certo, la chiave, idiota!»
 Felix strinse gli occhi a due fessure e Jay deglutì a disagio «Cioè, non idiota, insomma.... scherzavo.»
«Non so che forma abbia la chiave.»
Passò qualche attimo, mentre entrambi camminavano in silenzio, seguendo l'ordinata fila di anime circondate da mietitori. Dei cani neri non vi era più traccia.... e gli alberi erano praticamente terminati.
La nebbia continuava a vorticare tra quelle che sembravano vecchie pietre tombali crepate e ricoperte di ragnatele, che emergevano di tanto in tanto dal terreno nero, come ricoperto da una sabbia finissima. Più avanti, la nebbia era così fitta che non si vedeva nulla se non macchie lattiginose.
Ovunque permeava nell'aria un tanfo di putrefazione, decomposizione e morte e Jay avrebbe volentieri rimesso l'hamburger di qualche ora -o giorno, o quello che fosse- prima, che al momento si stava rivoltando nel suo stomaco.
Tuttavia adesso un altro dilemma lo assillava...
«Quindi, fammi capire bene, noi stiamo cercando una chiave che non sai dove si trova, come sia fatta e a che cosa serva?»
«Sì.»
Jay scosse la testa, con una risatina sarcastica. «Fantastico.»
Poi, tutt'a un tratto, una folata di vento particolarmente intensa spazzò via la nebbia.
E ciò che si dipanò davanti ai loro occhi bloccò Jay sul posto, col fiato trattenuto tra i denti.
Un percorso lastricato in pietra si apriva di fronte a loro, e scendeva, affiancato su entrambi i lati da una fila di statue scure appese a delle lapidi color marmo invecchiato, fino ad un'enorme costruzione: due grandi ante ricoperte da quelle che sembravano spade incrociate erano serrate al termine del percorso, e da esse filtrava un'intensa luce giallognola, come se si stesse consumando un incendio dall'altra parte.
Le porte -che Jay immaginò dovessero essere quelle dell'Inferno... Dio, solo pensare a quella parola, così come a "Satana", gli dava i brividi- erano spalleggiate da due pareti rocciose, che sembravano ricoperte di... ossa? Jay represse un conato, riconoscendo alcuni scheletri umani e altri, decisamente troppo grandi per essere qualsiasi cosa Jay avesse mai visto in vita sua. C'era una gabbia toracica, infatti, che era larga almeno dieci volte una Balena.
Sopra la porta, una mostruosa bocca spalancata di quello che aveva tutta l'aria di uno dei demoni rappresentati nelle chiese: gli occhi erano gialli, probabilmente di qualche pietra preziosa -o forse d'oro- brillavano di luce propria, come se al loro interno ci fosse un lume acceso.
E Jay aveva l'impressione che quegli occhi stessero guardando proprio lui; che lo stessero seguendo, per intimidirlo.
 La bocca era ricoperta da una chiostra di denti appuntiti come quelli di un vampiro, dai quali colava un liquido rosso che Jay si augurò non fosse sangue. Ma la verità era che non poteva essere nient'altro; del resto si trovava all'Inferno, non in un filmucolo di quart'ordine.
Dagli zigomi della faccia demoniaca sopra la porta -che era grande quanto metà della porta stessa, più o meno- emergevano quattro lunghe protuberanze di pietra appuntita, che dovevano essere necessariamente delle corna o qualcosa del genere, Jay non aveva tutta questa voglia di scoprirlo.
Dietro le porte, vi era appena un piccolo spazio aperto nella parete rocciosa; attraverso quello spiraglio, si spandeva una luce arancione intensa e tremolante e Jay non ebbe dubbi: se l'Inferno era come l'aveva descritto Dante, il fuoco doveva essere l'elemento dominante.
«Jay!» lo richiamò Felix, strappandolo dalla sua contemplazione, e non fu nemmeno la prima volta, perché l'angelo appariva piuttosto contrariato. Ma il giovane umano non riuscì nemmeno a girarsi per rispondere all'occhiata, o a muoversi: gli tremavano le ginocchia, le gambe erano intorpidite, e aveva perfino dimenticato come si facesse a respirare.
Voleva darsi un pizzicotto e risvegliarsi nel suo letto, sotto le note di "The Power of Love". Ma questo avrebbe significato il ritorno ad un altro un incubo, un incubo ben peggiore dell'Inferno: un incubo dove suo fratello era morto, per sempre.
Jay ricominciò a respirare, stringendo i pugni per darsi forza. Se aveva affrontato la morte di Archie, poteva affrontare anche questo.






To be continued ~





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Capitolo 18

Nell'immaginario collettivo, solitamente, la porta dell'Inferno è l'entrata di una grotta a cui si accede dopo aver attraversato un bosco molto fitto. Oppure -per le menti più semplici- essa è una semplice porta con sopra una targa.
Generalmente si può dire che l'immagine della porta dell'Inferno, come tutte le altre cose, cambi a seconda della mente che si figura di avercela davanti.





~ Angolo Autrici { ovvero quelle folli di Lady Holmes e Miss Watson } ~

Vegonunmed a tutti, lettori! :D [--> per chi si stesse chiedendo che diavolo significa questa parola, sappiate che è il corrispettivo Enochiano di "Ciao" *-*] {in corsivo le frasi di Miss Watson, normali quelle di Lady Holmes}
Hola chicos! (e chicas, non vogliamo fare discriminazioni di sorta) Non ve lo aspettavate, vero? Lo so, lo so, avevamo detto che non sapevamo quando avremmo aggiornato ma ora il computer di Lady Holmes è stato aggiustato e il mondo ci sorride.
O forse no.
Comunque mi duole dirvi che non aggiorneremo prima di luglio. Perchè gli esami sono vicini, ci sono i test universitari e la vostra Miss Watson sta andando in crisi nervose giusto perchè, da brava secchiona, crede che gli esami possano essere pessimi. E lunedì m'interroga di latino, la stronza.
Ma non è questo il punto, giusto? Il punto è che ci avvicinamo alle porte dell'Inferno!
Eccitati? Noi si, moltissimo! Non vediamo l'ora di mettere in scena tutto ciò di cui abbiamo sempre discusso e poi buh, ci emoziona sapere di avere tanto seguito.
Grazie della pazienza che ci dimostrate ogni giorno, grazie di seguire Timeless.. Noi vi adoriamo, sappiatelo!!! <3
Ma ora passo il microfono a Lady Holmes che probabilmente potrà intrattenervi meglio di quanto io stessa possa fare. Ora scappo a studiare che è meglio LOL
mizzica, ho solo due ore... cavolocavolocavolo
ci sentiamo dopo, eh? ciau ^^
Salveee amatissimi lettori!! *-*
Credo che la mia collega abbia detto tutto quello che c'era da dire. Posso aggiungere che anche io non vedo l'ora di entrare all'Inferno, dove incontreremo tanti personaggi interessanti e il nostro gruppetto si allargherà un po'!! :P
Sperando che le spiegazioni di Felix siano sempre chiarissime, vi anticipo che comunque non dureranno in eterno, nei prossimi capitoli vedremo più azione! :D
Piuttosto, facciamo un punto di ciò che abbiamo scoperto oggi -e che saranno punti interessanti in futuro.
1) I cani infernali e i Cerberi NON sono la stessa cosa
Credetemi, quando incontrerete un Cerbero lo capirete :P Se i cani infernali di per sé sono terrificanti, immaginate i Cerberi. Povero il nostro Jay <3
2) Lo strumento per trovare Dio è una chiave
Non sappiamo nè com'è, nè a che serve e nè dove si trova di preciso. E' da qualche parte dell'Inferno, potrebbe essere ovunque. Aprirà una porta? Chi lo sa. Leggete e saprete :P
3) La forma attuale di Felix è solo la versione materiale di quella autentica
Jay la vedrà mai? Toccherà mai le ali del suo nuovo amico? Eeeeh chi lo sa u.ù
4) La selva Oscura è un luogo maledetto e Felix è una creatura pura
Inutile dire che un luogo maledetto e peccaminoso non è esattamente dove dovrebbe trovarsi una creatura purissima come un angelo. Parte del comportamento strano di Felix potrebbe essere influenzato anche da questo. Potrebbe.
5) Le voci che sente Jay non sono allucinazioni
Il nostro eroe è lontano dall'essere pazzo -per ora- xD Le voci che sente -prima che Felix lo chiami- sono quelle dei morti. O di mostri. O dello spirito del mondo (?) Beh vi lasciamo nel dubbio! :P La Selva Oscura pullula di cadaveri, e ci troviamo nel regno dei morti, quindi that's all. La frase di Felix "segui la luce" non fa riferimento solo al sentiero illuminato. E' anche una metafora. La luce rappresenta Dio, la salvezza. L'oscurità il peccato e la morte. Quando Fel aggiunge "segui... me", è parecchio suggestivo anche qui perché Felix è un angelo (=purezza) quindi sta cercando di, umh, "conservare" Jay lontano da quel terribile luogo, per non macchiare la sua anima.
6) L'anima di Jay è particolarmente... pulita
Non è meno peccatore degli altri. E' prorio il suo credere di non meritarsi la salvezza che lo rende più puro di molti altri.

Tenete a mente questi punti, saranno fondamentali più avanti :P
Detto questo non so che altro aggiungere, vi saluto quindi!! :D LOVE YOU, GUYS <3

E ricordate: la musica è la voce dell'anima! *^*


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†††

1. Il sentiero illuminato:

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2. Uno dei cani infernali:

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3. La porta dell'Inferno:

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4. Jay:

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R.u.b.r.i.c.a: GIF A RANDOM


1. Jay nella selva Oscura:

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