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Autore: dreamlikeview    25/05/2013    12 recensioni
Louis, ventenne ereditario, deve trovare una ricca ereditiera da sposare, per poter ereditare tutto il patrimonio del padre, ma durante la festa organizzata appositamente per trovare una moglie per Louis, il ragazzo si trova coinvolto in un mondo parallelo, che ha bisogno di essere salvato dal "Prescelto" dalla minaccia di un tiranno, chiamato il Rosso, per far tornare la pace e il Bianco sul trono. Riuscirà Louis a far tornare la pace?
[Larry as romance; accenni Ziam e Nosh as bromance.]
(One-shot divisa in tre capitoli.)
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All about them.'
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I’ll get by, I’ll survive
When the world’s crashing down
When I fall and hit the ground
I will turn myself around
Don’t you try to stop me.
(Alice – Avril Lavigne)

 
 
 
Harry si staccò da Louis, rivolgendogli un dolce sorriso. Non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita. Tutto quello che aveva sempre fatto, era stato fatto con diffidenza, non si era mai aperto, non si era mai esposto tanto, non dopo la sua più grande delusione, Nick Grimshaw.
Harry poteva ancora sentire le sue parole quando lo aveva lasciato. Poteva ancora sentire che il ragazzo dai capelli rosa che gli diceva che tra loro era finita, perché si era schierato contro, perché Harry non voleva seguirlo. Ma come poteva tradire Liam? Harry era il suo consigliere, lo era sempre stato, non avrebbe smesso solo perché Nick lo avesse lasciato. Quello che gli fece più male, che gli spezzò il cuore più di mille coltellate, fu quello che gli disse, furono le sue parole a ferire maggiormente Harry quella sera di anni prima, quelle che gli rivolse con cattiveria, dicendogli che era solo un pazzo, che da un padre fuori di testa, non poteva che essere nato un altro pazzo, ma soprattutto che non lo avesse mai amato, quando Harry gli aveva donato tutto, anima, cuore e corpo. Non c’era stata cosa che Harry non avesse fatto per lui, non c’era stata volta in cui non ci fosse stato per lui, e Nick gli aveva praticamente detto che per lui non era stato nessuno, che per lui non era contato nulla, che non lo aveva mai amato.
Allora Harry si era sentito usato, sfruttato, l’ultima scelta.
Si era sentito così, fino a che non era arrivato Louis, dal primo sguardo aveva capito di potersi fidare di lui, che quel ragazzo era più di quello che dimostrava, che era speciale. Anche se era basso, anche se non era fortissimo, aveva la tendenza a cacciarsi nei guai e non lo ascoltava mai.
Dopo quel bacio, Harry si sentiva strano, il cuore batteva all’impazzata, aveva un sorriso ebete stampato sul viso, e la mente che vagava. Stormi di aquile viaggiavano dentro di lui, e si sentiva sopra le nuvole, oltre i confini della ragione. Era stato così bello quel bacio.
Doveva ammetterlo, si era sentito nuovamente abbandonato quando Louis era scappato via, dopo quel piccolo sfioramento di labbra venutosi a creare tra loro al suo risveglio, ma quando aveva sentito che suonasse quella canzone, scritta da lui, per lui stesso, si era rimangiato tutto, e… tutto era nato, e non poteva ancora credere che fosse capitato a lui. Poteva essersi innamorato in così poco tempo?
Louis rispose al sorriso con un’altro dolce, in imbarazzo, tipico di lui, questo lo avrebbe capito anche uno stupido. Anche se Louis ostentava sicurezza, era dannatamente timido ed innocente, questa era un’altra sua caratteristica che lo aveva conquistato, ed Harry non riusciva a capacitarsi di quanto fosse adorabile quel ragazzo. Era bellissimo, certo, ma era il suo sguardo che l’aveva colpito. Dolce, intrigante, che lasciava senza fiato, i suoi occhi erano di un azzurro che faceva invidia al cielo limpido, al mare più calmo; erano come acqua e cielo fusi insieme, troppo reali per essere raggiungibili, troppo belli per essere reali.
Harry sapeva che voleva solamente perdersi in quelli, perdersi e non ritrovare più la via, perdersi e restare lì, occhi dentro occhi, labbra contro labbra, petto contro petto. Ma sapeva anche cosa dovesse affrontare Louis, e la cosa lo preoccupava, non poco. Nessuno aveva mai visto la Grande Bestia, e nessuno l’aveva mai affrontata.
Lui per primo ne era terrorizzato. Spesso qualcosa di ignoto, era peggiore di qualcosa di noto, e questo Harry lo sapeva bene. Sapeva che se malauguratamente Louis avesse fallito, Sottomondo sarebbe sprofondato nell’abisso più profondo, niente sarebbe stato più lo stesso, ci sarebbero state ovunque disperazione, solitudine, distruzione, infelicità, tristezza. Tutto il negativo sarebbe arrivato definitivamente a Sottomondo, lì dove una volta regnavano l’allegria e la spensieratezza, dove le creature collaboravano tra loro, dove ci si aiutava, ci si completava a vicenda, dove c’era amore in ogni angolo. C’erano amore, fantasia e magia che si fondevano insieme, rendendo tutto più bello, più vivo.
Louis doveva riuscire nella sua missione, doveva farcela. Doveva riportare la pace a Sottomondo, era la loro unica speranza. E quello stesso ragazzo, adesso di fronte ad Harry, gli sorrideva imbarazzato. Il riccio allungò una mano verso il suo viso e gli accarezzò delicatamente una guancia con il dorso della mano.
“Louis, io…” – sussurrò, senza saper cosa dire. Louis era in attesa, aspettava una qualche dichiarazione, non sapeva esattamente cosa fare, ma sicuramente dentro di sé aveva una specie di fuoco, che esplodeva nel suo petto, lo riscaldava, gli dava forza e coraggio.
“Non dire nulla” – lo precedette il castano, avvicinando il viso al suo –“non dire niente, Harry, non roviniamo questo momento…” – afferrò il suo viso tra le sue piccole mani, congiungendo le loro fronti –“è troppo perfetto, troppo bello per essere vero, ti prego… no-non credevo che qualcuno mi fosse mai piaciuto così tanto, in così poco tempo, per favore, non sparire, ti prego…” – sussurrò chiudendo gli occhi, sopraffatto dalle emozioni. E finalmente, Harry ne ebbe la conferma: Louis era davvero diverso da tutte le persone che avesse mai incontrato in vita sua, sapeva che lui era diverso, che avrebbe fatto la differenza nella sua vita. Con uno sguardo Louis era riuscito ad abbattere le barriere che Harry si era creato, con una canzone aveva fatto breccia nel suo cuore, e con quel sorriso lo vincolava a sé, lo stringeva, non lo lasciava libero, lo stringeva al suo cuore come se fosse stato attaccato con un potente collante, ed Harry non poteva che esserne felice, per questo…
“No, non interrompo niente” – sorrise – “baciami adesso, stupido.”
Louis non se lo fece ripetere due volte, e lo baciò. Lo baciò intensamente, quasi quanto prima, strinse le paffute guance di Harry tra le esili mani e lo baciò a fondo, a lungo, e il riccio ricambiò, con altrettanto vigore, tenendosi con entrambe le mani alla panca su cui erano seduti, la strinse così forte da far sbiancare le nocche.
Quando, per necessità d’ossigeno, si staccarono, entrambi avevano un sorriso soddisfatto sul volto.
Fronti a contatto, nasi che si sfioravano, respiri fusi insieme, labbra ad un soffio di distanza… probabilmente, per loro, niente sarebbe stato più così bello, da quel momento in poi. Da quel momento, i problemi sarebbero tornati, nuove gelosie li avrebbero allontanati, nuovi istanti li avrebbero fatti sentire vivi,  e niente sarebbe stato più come prima, ma per quegli attimi tranquilli godevano dell’attimo loro lasciato, godevano quell’imbarazzo creatosi, e mentre Louis si staccava da Harry, sentiva un pezzo del suo cuore staccarsi e depositarsi in quello del riccio, mentre il Cappellaio sentiva un pezzo del suo cuore staccarsi ed unirsi a quello del liscio. Chi avrebbe mai saputo se quel battito accelerato fosse prodotto da un cuore intero o un cuore a metà, condiviso tra due amanti.
 
 
Ormai era un mese che Louis era nel palazzo del Bianco. Tutto era perfetto lì.
La mattina si allenava con la spada – inutile dire che i primi giorni non riusciva nemmeno a sollevarla da terra - e man mano che prendeva confidenza con l’arma, la sentiva sua. Harry tesseva cappelli sfiziosi e colorati per lui, e la sera si divertivano ad improvvisare sfilate solo per far sfoggiare al più grande le creazioni del riccio, che soddisfatto prendeva complimenti come “sei quasi alla pari con tuo padre” o “sei uno dei migliori cappellai che Sottomondo abbia mai avuto” e ancora “la tua bravura è incredibile, Harry!” e simili. Lui si sentiva sempre riconoscente, allegro, felice di tutto ciò. E tutto era migliorato dal fatto che la sera, quando la sfera luminosa cambiava colore, lui e Louis si incontravano e finivano per fare l’amore, oh, la prima volta Harry non l’avrebbe mai dimenticava, quella con Louis, ovviamente. Ricordava le sue paure nel preparare il più mingherlino con cura e dedizione, i suoi occhi stretti, i morsi sulle labbra, i tocchi leggeri, i baci rubati, il terrore di fargli del male entrando dentro di lui, per poi culminare insieme quell’atto estremo, sporcandosi insieme fusi in un unico corpo, le coccole subito dopo, e i sussurri contro il suo petto. Se ci ripensava, gli veniva la pelle d’oca.
Niente nella sua vita era stato perfetto quanto il trovare Louis Tomlinson, niente era stato come lui, nemmeno Nick.
Echi è Nick?!
No, ormai non ci pensava più. Non lo faceva da una vita, ma da quando c’era Louis era tutto più semplice, chissà se il ragazzo pensava lo stesso di lui. E con quei pensieri riprese a tessere altri cappelli per quel ragazzo che pian piano gli aveva rubato il cuore.
 
“Ti vedo distratto oggi” – fece Liam, guardando il ragazzo di fronte a sé. Si stavano allenando, ma Louis sembrava più stralunato del solito. Sospirava e reagiva a scatti.
“Mmh.” – mugugnò qualcosa che Liam non afferrò con esattezza.
“C’entra per caso Harry?” – chiese cauto.
Il castano, al solo pronunciare quel nome, perse un battito del cuore, sorridendo stralunato, e lasciandosi cadere in ginocchio lì nel mezzo del giardino di ghiaccio. Anche lui ormai non provava più freddo, era come se il suo corpo si fosse abituato a tale situazione, ma quando si trovava con Harry, adorava fingere di aver freddo, solo per sentire le mani del riccio stringendolo, avvolgerlo per proteggerlo dal freddo.
“Liam, come si fa a capire cos’è l’amore? Insomma, quando ti accorgi che ami davvero qualcuno?”
“Oh, uhm… credo che a questa domanda, non posso risponderti, Louis, è una cosa che ti senti dentro, non si esprime a parole, la si prova, e basta” – spiegò il saggio Principe, guardando il ragazzo con affetto davanti a sé.
“D’accordo, grazie” – borbottò con un sorriso smorzato sul viso. Avrebbe chiesto a qualcun altro, c’erano tante persone lì, e Louis poteva dire di sentirsi quasi a casa con loro, perché ormai si conoscevano tutti, ma Liam era il più saggio, non a caso, il suo nome significava speranza, felicità, saggezza. Ed era per questo che era il simbolo della purezza nel mondo parallelo in cui era capitato Louis. Iniziava a credere di non voler assolutamente tornare a casa, come aveva sperato durante i primi tempi in cui era lì, quello era il suo mondo, lui voleva vivere lì, voleva passare tutta la vita, con i suoi nuovi amici, con quegli animali bislacchi, con… Harry.
Harry era ciò che lo univa a quel luogo.
Harry era la causa dei suoi sorrisi costanti.
Harry era l’artefice del suo costante battito cardiaco.
Harry era colui che gli faceva provare un milione di emozioni in un secondo.
Harry era la perfezione.
Harry era vita.
Harry era speranza.
Harry era tutto.
Harry era amore.
Se ci fosse stato un unico motivo per il quale Louis sarebbe rimasto a Sottomondo, in quel mondo bizzarro dove i tatuaggi prendevano vita, dove spesso gli alberi erano poco più alti di lui, e i fiori anche altissimi, dove con un pasticcino diventavi gigante, dove con una tazza di tè diventavi minuscolo, dove tutto era possibile… il motivo era Harry Styles.
Sentiva di essersi stupidamente innamorato di lui, ma non voleva ammetterlo, aveva paura.
Paura dell’amore, paura di essere debole, paura di non sopportare tutto, paura di essere sbagliato, semplicemente pura paura che con Harry magicamente svaniva, lasciando solo sentimenti positivi come felicità, amore e premura.
“Facciamo così, adesso ti riposi, e domani riprendiamo l’allenamento. Non voglio che tu ti sforzi in quello stato” – fece paternamente Liam, abbassandosi su un ginocchio e appoggiandogli una mano sulla spalla –“e, Louis?”
“Sì?”
“Tu sei cotto di Harry, si vede da due miglia di distanza, parlagli.”- Louis abbozzò un sorriso timido, e annuì.
Sì, avrebbe parlato con  il Cappellaio, l’avrebbe fatto, e tutto sarebbe tornato alla normalità –“e già che ci siete, preparate qualcosa di buono, un dolce, per esempio, ho leggermente fame.”
“Ma cosa…?” – non fece in tempo a finire di porgere la domanda a Liam, che quest’ultimo era già svanito nel nulla, come al solito.
Perché dovremmo fare un dolce?
Stancamente si alzò da terra, e dopo essersi dato due schiaffetti sulle ginocchia per far cadere via la neve rimastagli sui pantaloni, rientrò. Prima di andare da Harry, avrebbe chiesto consiglio a qualcuno.
Perché Liam non poteva essere più diretto in quello che doveva fare? non poteva essere sempre così vago in tutto, dannazione.
Incrociò Niall nel grande ingresso, mentre battibeccava con il fratello. I soliti argomenti, a volte riguardanti le sorti di Sottomondo, altre volte riguardanti questioni loro personali. Louis non li avrebbe mai capiti davvero.
“Ragazzi, ditemi, sapete cos’è l’amore?” – chiese speranzoso.
“L’amore non esiste” – tagliò corto Niall, facendo sparire il sorriso dalle labbra di Louis.
“Ma cosa dici, stupido? L’amore è meraviglioso, Louis, è tutto ciò che un sano di mente dovrebbe provare. Ah, ma noi non siamo sani di mente, non lo proveremo” – spiegò Josh, facendo restare Louis con l’amaro in bocca.
“Né tantomeno Harry, dopo Grimshaw, non è in grado di provare nessun sentimento.”
“Su questo ha ragione il biondastro, Harry non prova niente da secoli, solo un miracolo potrà cambiare qualcosa” – aggiunse ancora il moro.
“Oh…” – sussurrò Louis con tono mesto. –“d’accordo, grazie.”
Scoraggiato, Louis si recò in cucina, dove la Lepre stava servendo del tè al Ghiro e al Dodo, e dei pasticcini – innocui – al Grafobrancio. A piccoli passi, percorse tutta la cucina, arrivando a sedersi accanto alla Lepre, che inarcò un sopracciglio e lo fissò per qualche istante. Louis sospirò.
“Che hai, ragazzo? Di solito sprizzi gioia da tutti i pori” – chiese con tono benevolo –“una tazza di tè?”
“Mi daresti quello che fa rimpicciolire? Vorrei sparire.” – borbottò, appoggiandosi con una guancia sul tavolo di legno freddo, sospirando ancora.
“Addirittura? Cos’è successo di così disastroso?”
“Josh e Niall dicono che Harry non mi amerà mai. E io sono fottutamente innamorato di lui.” – biascicò. A cosa serviva nasconderlo, in fondo?
Era innamorato di lui, da quando i suoi occhi avevano incrociato quello sguardo strano, bicolore, da quando aveva fatto il geloso – per quanto lo negasse, lo era stato – al palazzo del Rosso, con quel tale del Fante, da quando avevano volato insieme sulle aquile, da quando lo aveva portato in braccio perché si era addormentato e aveva temuto che stesse per morire – e no, non avrebbe mai saputo che Louis dormisse solo – da quando si era svegliato e lo aveva trovato accanto a sé, mano nella mano, capelli scompigliati e labbra dischiuse. E poi il bacio, i sussurri, la canzone, altri sussurri, nuove canzoni. Louis aveva scritto almeno tre  canzoni in un mese, per lui era un vero record, non si era mai sentito tanto ispirato in tutta la sua vita, ed era per merito di Harry. Ora tutte quelle fantasie stavano svanendo, perché gli avevano detto che non poteva mai essere ricambiato, perché Harry era un tipo che non amava, e mai avrebbe amato.
“Perché dici così, Louis?” – squittì il Ghiro, sorridendogli teneramente.
“Niall e Josh…”
“Oh, ignorali, ragazzo” – brontolò il Dodo bevendo il suo tè –“loro non vedono al di là del loro naso. Se non è amore quello che prova Harry, è qualcosa che gli va molto vicino”
“Sono d’accordo!” – esclamò la Lepre versando del tè al ragazzo –“conosco Harry come le mie tasche, l’ho praticamene cresciuto, essendo io, amico di suo padre e, credimi, non l’ho mai visto così preso come con te, vedrai è questione di tempo, prima che riesca ad aprirsi sul serio con te” -  e  detto ciò gli porse la tazza –“ora bevi, che si raffredda.”
Louis sorrise e ringraziò immediatamente afferrando la tazza, e, soffiandoci dentro, appoggiò le labbra contro il bordo della tazza, sperando che con quel tè tutte le sue paure svanissero nel nulla, e lui si rimpicciolisse come al solito. Voleva solo sparire per qualche minuto, dimenticare tutti i problemi, dimenticare per un attimo quel peso enorme che sentiva nel petto, quasi come se il suo cuore volesse esplodere, e il pensiero costante era sempre la stessa identica persona, Harry.
“Fossi in tè, non berrei.” – Harry fece la sua comparsa, facendo sobbalzare Louis, che spaventato lasciò cadere la tazza, rovesciando tutto il suo contenuto sul ripiano del tavolo.
“Ha-Harry…” – balbettò, raccattando qualche fazzoletto per pulire il macello, scottandosi ovviamente le mani, perché il tè era ancora caldo.
“Calmo, Louis, mi ha mandato Liam, mi ha fatto visita, dice che qualcuno deve parlarmi, sai chi è?” – chiese con un sorriso furbo sul volto, mentre gli altri in sala capivano che fosse giunto il momento di andare via.
“Ch-chi? I-Io?” chiese –“n-non ne ho la più pallida idea.”
“Oh va bene” – borbottò il riccio, fissando lo sguardo in quello del castano. Era tutto il giorno che Louis lo evitava come la peste, come se lui fosse un mostro e andasse necessariamente evitato. –“mh, mi stai evitando, Louis?” – chiese avvicinandosi a lui, con un sorriso strano sul viso.
“Ch-chi io?” – tentennò indietreggiando, cercando di allontanarsi da Harry e ad andare via da quella situazione scomoda. Se il ragazzo aveva sentito tutto, lui era fottuto.
Non avrebbe potuto giustificarsi, aveva ammesso di amarlo e sentiva il petto scoppiare in quel momento.
“No, guarda. Lo sto chiedendo a Niall.” – ridacchiò, avvicinandosi a Louis, fino a fargli toccare con le spalle il muro. Louis deglutì quando tutta l’altezza di Harry lo sovrastò, rendendolo piccolo e insicuro di fronte al più piccolo, ma più alto. Appoggiò le mani sul suo petto, all’altezza delle due colombe – perché Louis conosceva a memoria quel corpo, tanto che avrebbe potuto tracciarne i contorni ad occhi chiusi – e cercò di spingerlo via. Le mani di Harry corsero contro il muro, inchiodando il castano tra esso e il riccio di fronte a lui, facendolo deglutire ancora. Sentiva la bocca secca,  non riusciva a parlare, a pronunciare una singola parola a sua discolpa per ciò che stava succedendo.
Harry si fece ancora più vicino, fino a far scontrare i loro bacini e strappare un gemito mal trattenuto al ragazzo dagli occhi incredibilmente azzurri.
“Ha-Harry…” – riuscì a mugugnare Louis, tingendo le sue gote di rosso acceso, mentre il riccio si abbassava contro il suo collo iniziando a lasciare una scia di baci umidi e bollenti.
“Louis…?” – un sussurro roco raggiunse le orecchie di Louis, facendogli stringere gli occhi grazie anche alla pressione delle labbra del riccio ora sul suo collo, ora sulla sua mascella, ora sul suo orecchio, e alle carezze delle mani del riccio ora sul suo torace, ora sul suo bacino.
Louis non riusciva a trattenersi, le braccia crollarono lungo i suoi fianchi, lasciando il petto del riccio, permettendogli così di far combaciare nel modo migliore i loro corpi. Quella situazione era quasi ingestibile per il castano. Semplicemente non riusciva a ragionare quando aveva Harry così vicino. Non riusciva a creare un pensiero razionale, utile.
Due erano le soluzioni, o sparava qualche stupidaggine o soccombeva alle carezze, al desiderio, alle provocazioni del riccio, e sapeva anche a cosa mirasse il ragazzo. Voleva fargli confessare ciò che probabilmente aveva già sentito poco prima: che lui lo amasse. Ma Louis doveva trattenersi, non poteva soccombere, no, doveva essere forte, determinato.
“Allora… Louis” –iniziò Harry, mentre il castano – occhi chiusi, maglietta sollevata fin sotto le ascelle, labbra dischiuse, testa reclinata all’indietro – gemeva sottovoce per non farsi sentire –“cosa dicevi prima…?”
Louis sembrò punto sul vivo, sembrò riscuotersi dalla situazione. Cercò di tornare in sé, almeno un minimo che gli consentisse di dire ad Harry qualcosa di razionale.
“Do-dovremmo... ah!” – gemette a causa del morso che Harry gli aveva dato sulla spalla –“…preparare un dolce, per…ah!” – gemette ancora, stavolta per un pizzico dato sul fianco nudo –“…Liam.” – riuscì a concludere con la fronte già imperlata dal sudore, una fastidiosa erezione nei pantaloni e il riccio ancora premuto contro il suo corpo.
“Sicuro, sicuro?” – sussurrò rocamente il riccio direttamente dentro al suo orecchio, facendolo fremere, e sussultare al tempo stesso. Louis si impose di annuire e mostrarsi forte nei confronti del riccio che sembrava voler tutto tranne che preparare un dolce.
“Come vuoi tu, ma non finisce qui, sappilo” – mormorò mordendogli un orecchio, facendolo sussultare ancora. Louis si impose autocontrollo, e riportò le mani contro il petto del riccio e lo scostò, stavolta Harry non oppose resistenza e si lasciò docilmente allontanare, mentre Louis riprendeva fiato, e ancora scosso dal momento si avvicinò ai ripiani della cucina, cercando qualche ingrediente per preparare un dolce.
Come diavolo si prepara un dolce?!
Non sapeva nemmeno da dove iniziare. Forse serviva lo zucchero, perché, insomma, era dolce, e forse le uova e… oh mio dio, da dove si comincia?!
Harry fu immediatamente accanto a lui. Prima di tutto accese il forno, per riscaldarlo, poi afferrò il barattolo della farina, quello dello zucchero, quello del cacao, una bustina di qualcosa che Louis ignorava cosa fosse – lievito per dolci – e del cioccolato fondente dalla dispensa, poi una confezione di uova, una di latte e una forma di burro dal frigorifero, poi una serie di strumenti che avrebbe utilizzato nella preparazione del dolce: due terrine, un cucchiaio di legno, una spatola, una pentola e accese il gas. Con una maestria degna di un cuoco, dopo aver preso un coltello, tagliò il cioccolato fondente, riponendolo in una pentola, subito dopo accese il fuoco e iniziò a mescolarlo. Louis si avvicinò a lui e lo guardò.
Guardò ogni suo movimento come rapito, Harry mescolava il cioccolato che man mano si scioglieva con un cucchiaio di legno, e Louis non aveva mai visto dei movimenti più aggraziati di quelli in tutta la sua maledetta vita.
“Continui tu? Io passo al setaccio la farina”
“Che dovrei fare?” – chiese allora il castano. Harry lo afferrò per una mano, ponendolo davanti a sé, appoggiò una mano sul suo fianco e per un attimo staccò la mano dal cucchiaio con cui girava il cioccolato, fece scorrere una mano lungo il braccio di Louis intrecciando con essa la sua, portandola sul cucchiaio nella pentola.
“Così” – gli strinse la mano iniziando a mescolare con lui il cioccolato, come se fosse una cosa semplicissima –“sempre nella stessa direzione, se no impazzisce”
“Non sarebbe il solo” – borbottò Louis, mentre ad Harry scappava una risata roca, ma dolce.
“Oh, poco, ma sicuro.” – brontolò contro il suo orecchio, stringendolo per la vita. –“continua così fino a che non lo vedi bello cremoso e poi vieni da me, ti faccio fare il resto dell’impasto” – ridacchiò come se Louis fosse un bambino al quale dovesse insegnare l’A B C della cucina – cosa che in realtà era – e si diresse sul ripiano accanto ai fornelli dove con un setaccio passò la farina, e la mise da parte. Poi prese il burro e dopo averlo sciolto riducendolo in crema con l’aiuto di una spatola, lo unì allo zucchero, successivamente unì al composto ottenuto le uova e continuò ad amalgamare, fino ad ottenere una crema. Ritornò da Louis che aveva finito di sciogliere il cioccolato, e gli disse che avrebbe dovuto riposare. Lo spostò verso il ripiano dove lavorava lui, e insieme, mani sulle mani, schiena contro petto, e strumenti a portata di mano passarono al setaccio gli ingredienti in polvere, farina, cacao e lievito, unendoli tra di loro in una terrina. Appena il cioccolato fondente fu tiepido, Harry prese il pentolino e lentamente versò il contenuto nell’altra terrina, ma prima che finisse si sporcò un dito e assaggiò il contenuto dell’oggetto. Louis non riuscì a trattenersi e per vendetta Harry afferrò una parte della farina in eccesso e la lanciò in faccia la castano, che storse il naso divertito, prima di afferrare l’intera confezione e versarla sui ricci di Harry.
“Cosa hai osato fare?” – tuonò divertito il ragazzo iniziando ad inseguire il castano per la cucina. Entrambi risero a crepapelle prima di ricordarsi che dovevano finire di unire gli ingredienti.
Tornarono al piano di lavoro, e Harry miscelò il cioccolato con il composto di zucchero, uova e burro, prima di chiamare Louis e chiedergli di portare gli ingredienti setacciati e il latte che giacevano sul tavolo.
Il castano tornò da lui con tutto ciò che aveva chiesto, e il riccio lo spinse di nuovo davanti a lui, con una mano teneva la vita di Louis, con l’altra la sua mano mentre il salvatore di Sottomondo versava gli ingredienti in polvere a quelli liquidi, facendo sorridere il riccio, visto che spesso arricciava il naso perché la farina svolazzava e si attaccava su di esso, dopo quelli, fu la volta del latte, aggiunto man mano durante la miscelazione degli altri ingredienti. Louis reclinò la testa all’indietro appoggiandola contro il petto di Harry, che gli lasciò un bacio sulla tempia, mentre le loro mani intrecciate continuavano ad impastare quello che sarebbe dovuto essere il loro dolce.
“Merda!” – esclamò Harry, improvvisamente, facendo sobbalzare Louis che aveva socchiuso gli occhi, beandosi del battito accelerato del cuore di Harry.
“Cosa succede?” – chiese in un sussurro.
“Ho dimenticato il sale, niente di grave, lo aggiungo subito.” – ridacchiò allungando la mano verso il mobile, prendendo il barattolo del sale e aggiungendo un pizzico di esso all’impasto, continuando poi a miscelare il tutto, fino a renderlo un unico composto omogeneo. Louis infilò il dito nell’impasto, sotto lo sguardo disgustato di Harry, e lo portò in bocca assaggiando quello che doveva essere il loro dolce.
“Ehi, ma è ottimo!”
“Ma è crudo!”
“E quindi? Sai quante volte, quando la tata faceva la torta al cioccolato ho assaggiato l’impasto per vedere se era buono? Lei non lo sa, però.” – ed in quel momento, Harry si rese conto di quanto quel castano lo avesse conquistato di quanto fosse grande ciò che provava, perché in quel momento, Louis sembrava proprio un bambino alle prese con una cosa nuova mai fatta, le gote arrossate lo rendevano irresistibile e quel labbro leggermente macchiato lo rendeva… adorabile.
“Sei più fuori di testa di me, a volte.”
Louis con un sorriso da bambino sul volto, alzò le spalle in segno di resa e diede un bacio sulle labbra ad Harry, infondendogli tutta la dolcezza di cui il suo cuore disponeva.
“Dovremmo infornalo” – borbottò Harry, mentre il castano annuiva, capendo che non era quello il momento giusto, non dopo che lui lo avesse rifiutato in quel modo. Insieme versarono il composto in una tortiera a forma di cuore, dopo averla imburrata e infarinata – “Per non farlo attaccare al fondo!” aveva detto Harry – livellarono la parte superiore e poi la infornarono.
Passarono lunghi e intensi minuti di pausa, di silenzio, durane i quali, Harry si scrollava la farina dai capelli e Louis giocava con le mani conserte e i pollici tesi a rigirarsi, appunto, i pollici. Sperava nell’arrivo benefico di Liam, insomma, arrivava sempre quel benedetto ragazzo e ora… non si faceva per nulla vivo. Cosa pensava di risolvere in quel modo? Che si sarebbero giurati amore eterno?
Era poco tempo che si conoscevano, e… Louis sapeva cosa provasse per Harry, ma non sapeva cosa provasse il riccio per lui. Niall e Josh erano stati ermetici: Harry non provava sentimenti, era tutto inutile, non l’avrebbe mai amato, non come avrebbe voluto lui; e preso da questi pensieri, si lasciò scappare un profondo sospiro.
Quanto mancava alla cottura di quel dolce? Stava iniziando ad innervosirsi. Non sopportava le lunghe attese, non sopportava che Harry non lo calcolasse, sebbene lui l’avesse tranquillamente ignorato volutamente, non sopportava che il cuore nel petto esplodesse al ricordo di essere stato così vicino ad Harry in quegli attimi, non sopportava nulla, non in quel momento.
“Harry, insomma, quanto manca?” – sbottò improvvisamente inacidito, e il riccio gli fu grato di aver interrotto il silenzio glaciale creatosi tra loro.
“Beh, sessanta minuti non sono ancora passati, ci vorrà ancora un po’” – borbottò, sedendosi di fronte a lui vicino alla tavola e appoggiando le braccia davanti a lui, incastrando la testa sulle dita intrecciate. Per Louis sembrava un angelo, ma quando, obiettivamente, per Louis non lo sembrava?
“Perché mi guardi così?” – chiese sulla difensiva il castano, vedendo lo sguardo penetrante di Harry bruciare sulla sua pelle come se stesse marchiando a fuoco quegli occhi su di lui.
“Calmati, dai, sei bello” – confessò Harry, aprendo il sorriso, facendo comparire le fossette, e conseguentemente facendo arrossire all’impazzata Louis, che sorrideva, ora come un deficiente.
“Grazie, anche tu… non sei male, ecco.”
Amo quando ti imbarazzi” – continuò Harry, facendolo arrossire di più. Stava riuscendo nel suo piano, ovvero imbarazzarlo al punto da farlo confessare, o almeno fargli capire che ricambiava.
“Non sei simpatico” – borbottò, leggermente inacidito.
Amo quando fai l’acido, perché non sai cosa rispondere” – fece sporgendosi verso di lui, avvicinandosi forse un po’ troppo vicino perché i respiri sembrarono quasi fondersi, e gli occhi perdersi gli uni negli altri.
“Harry, io…” – sussurrò Louis, ma Harry non riuscì a trattenersi oltre. Appoggiò le labbra contro quelle di Louis, baciandolo immediatamente. Il castano non se lo fece ripetere due volte, allungò le mani sul viso di Harry e lo baciò con la stessa intensità del riccio, facendolo sorridere contro le sue labbra.
“Amo te, Louis” – sussurrò con gli occhi chiusi, un sorriso sul viso, e le lacrime che minacciavano di cadere giù dalle sue palpebre chiuse.
“Ti amo anch’io, Harry”
Si baciarono ancora, prima di essere interrotti in contemporanea da Liam e il timer del forno, che indicava che la torta fosse pronta.
“Complimenti, ragazzi, ultima prova superata. Ora, sapete cos’è l’amore.” – sorrise Liam, con un buffo grembiule e un cappello da cuoco in testa, estraendo la torta da sotto al forno.
In fondo, non era male vivere in un paese di matti.
 
Era una fredda mattina – tanto per cambiare – nel palazzo del Bianco, quando il Bianconiglio arrivò con una busta sigillata, gli occhi pieni di terrore e l’espressione preoccupata; chiese immediatamente di Liam, e si diresse con urgenza da lui, a consegnargli personalmente la lettera. Quando Liam la lesse, sbiancò immediatamente.
Non poteva già essere arrivato il giorno, mancava ancora del tempo, almeno lui era convinto fosse così.
 
“Il Giorno Gioiglorioso si avvicina, caro cuginetto, ho saputo dal mio Fante che il ragazzo che mi ha rubato la spada non è altri che Louis, il bamboccio non è un po’ troppo basso per affrontare il Ciciarampa?
Credimi, faresti meglio ad arrenderti, cuginetto, del resto, sappiamo entrambi chi è il migliore tra noi due, no?
Ti aspetto dove tu sai, quando la sfera luminosa sarà rossa – vuol dire che devi venire a mezzodì, cuginetto, so che non sei mai stato tanto intelligente - del Giorno Gioiglorioso, è una sfida, ricorda, chi vince, vince Sottomondo. Il tuo insignificante Paese delle Meraviglie smetterà definitivamente di esistere, anche il tuo piccolo angolino da dove io sono bandito, credimi. Sto per vincere e portarti via tutto, cuginetto, addio.
 
Il futuro Re Rosso, Zayn”
 
A Liam scappò una lacrima nel leggere quelle parole. Non poteva essere lo stesso ragazzo che una volta era stato il suo compagno di burle, di giochi e divertimenti, poi era stato il custode del suo cuore, tra baci rubati e scappatelle nei boschi del Paese delle Meraviglie, e come dimenticare tutto quello che era stato per lui?
Cugino, migliore amico, amante, primo bacio, prima volta… e poi era cambiato. Alla morte delle loro madri, decedute a causa di una grave malattia, Zayn era impazzito, iniziando a seminare distruzione, paura e sofferenza nel paese riducendo il Paese delle Meraviglie in Sottomondo, un luogo dove la felicità non era possibile da trovare.
Asciugò in fretta la lacrima, non c’era tempo per i sentimentalismi, doveva agire e subito. Doveva fare qualcosa, doveva proteggere il suo mondo, la sua casa, i suoi abitanti.
Se Louis avesse fallito, allora tutto sarebbe svanito, Zayn avrebbe preso il sopravvento, e non ci sarebbe stata nessun’altra speranza per Sottomondo, Louis era la loro ultima chance, l’ultima speranza di farcela.
 
 
You’ll never know how to make it on your own
And you’ll never show weakness for letting go
I guess you’re still hurt if this is over
But do you really want to be alone?
 
Canticchiò Harry, quando Louis non volle saperne nulla di parlare con lui, o qualcun altro. Liam aveva spiegato loro che il dispaccio di Zayn era stato piuttosto chiaro sulle intenzioni dell’altro, vincere. Il giorno successivo a quello sarebbe stato il Giorno Gioiglorioso, e Louis avrebbe dovuto combattere contro… la bestia enorme. Com’era che si chiamava? Ah, già. Il Ciciarampa. Già il nome gli metteva i brividi. Si era chiuso nella camera che condivideva con Harry e non aveva voluto vedere nessuno, nemmeno Harry stesso, che però era riuscito ad entrare, e ad abbattere il muro che il ragazzo si era costruito intorno. Aveva paura, aveva maledettamente paura. Sulle sue spalle gravavano le sorti del Paese delle Meraviglie, Sottomondo, o come diavolo si chiamasse, e lui non sapeva come comportarsi, non credeva di essere all’altezza della situazione. Stretto, ora, nelle braccia di Harry, riuscì a calmarsi. No, non voleva affatto stare solo, non quella notte, non in quelle condizioni. Aveva paura, maledettamente paura, ma si tranquillizzava con Harry, che per lui ora rappresentava tutto.  E improvvisamente, le parole del fiore, dell’Achillea, risuonarono nella sua mente, come un mantra: “Dentro di te nascondi tanto coraggio e tanto amore, devi solo capire come tirarli fuori.” – ricordò. Aveva tirato fuori l’amore, ora era tra le sue braccia. Aveva donato tutto il suo amore ad Harry, e doveva solo tirare fuori il coraggio. Per un attimo, sembrò che tutto nella sua testa fosse in ordine, solo per un attimo, che lui fosse all’altezza di tutto quello che stava vivendo e per questo, preso da questa convinzione, appoggiò le sue labbra contro quelle di Harry, dando vita ad un bacio pieno di sentimento, paura, ansia, uno strano senso di protezione che il riccio gli trasmetteva, e forse la consapevolezza che tutto sarebbe andato bene. Lasciò che il riccio lo distendesse sul letto, e si mettesse a cavalcioni su di lui, poi lo tirò per le spalle, avvicinandolo a sé, premendo nuovamente le labbra contro quelle dell’altro in un bacio tutt’altro che casto. Le loro bocche si incontravano, si trovavano, e poi si separavano alla ricerca di aria. Riprendevano la danza della ricerca trovandosi, amandosi, unendosi, fondendosi quasi in un unico essere; le mani di Harry scivolarono lungo i fianchi di Louis, aiutandolo a privarsi dei pantaloni che ormai erano ingombranti, e le sue fecero lo stesso con i pantaloni di Harry, che anche per il riccio erano un intralcio, ed erano diventati troppo stretti per entrambi. Le loro gambe si intrecciarono, mentre i due continuarono a baciarsi a lungo e a fondo, in un bacio non casto, pieno di tutte le paure e tensioni che i due giovani avevano, e “Harry” ansimò Louis quando il riccio sfiorò la sua erezione con i polpastrelli con un tocco leggero.
“Louis” – ansimò Harry, quando il liscio gli lasciò un grosso succhiotto sul collo. E poi le loro labbra presero ad ispezionare il corpo dell’altro, come se non lo conoscessero, come se lo vedessero per la prima volta.
E pian piano, si ritrovarono nudi, avvolti l’uno dentro l’altro, tra baci, carezze, sussurri, gemiti, urla strozzate e tanto amore. Harry si inumidì le dita, prima di preparare Louis al passo successivo, come al solito si premurò di tranquillizzarlo, di baciarlo ogni volta che sussultava per il dolore, scusandosi in silenzio per quella lacrima scappata involontariamente dagli occhi dell’altro, asciugata sapientemente dalle labbra del riccio, e poi si fusero in un unico corpo. Harry dentro Louis, insieme in un unico corpo. Il riccio cercava di trasmettere all’altro tutto il suo amore, tutto quello che provava, cercava di tirarlo su, di farlo sentire all’altezza del compito affidatogli, cercava e sperava di riuscirci. Si trasmisero amore, con quei gesti, riuscirono a percepirlo, a toccarlo quasi con le loro stesse mani, specialmente quando Harry venne dentro al ragazzo sotto di lui, e l’altro si riversò contro il petto dell’altro. Louis si avvinghiò al riccio, avvolgendo le sue braccia mediamente muscolose alle spalle dell’altro, che subito ricambiò vigorosamente la stretta, riempiendogli la testa di baci, spostandosi sulla fronte, sulla tempia, sull’orecchio, fin giù fino alle labbra dove gli regalò un nuovo bacio più casto, ma anche intenso dell’altro.
“Se domani non riuscirò a duellare, sarà colpa tua” – borbottò Louis, nascondendo il viso nell’incavo del collo di Harry.
“Ce la farai, te lo prometto” – rispose il riccio, divertito, stringendo forte a sé il ragazzo, trasmettendogli un pizzico di sicurezza.
“Harry, s-se non dovessi f-farcela?”
“Ehi, Lou, guardami.” – ordinò, e il castano alzò lo sguardo, piantando gli occhi in quelli di Harry, fondendo il verde simbolo della forza di Harry e il suo azzurro simbolo dell’immortalità , in un’unica danza che suggeriva a tutti che quel colore fuso, non significasse altro che “la Forza dell’Immortalità, vincerà sul male”, teoria azzardata, forse, ma quei due ragazzi, insieme, in quel mondo, avrebbero fatto la differenza. –“noi due ce la faremo. Ti starò accanto, ti coprirò le spalle, mi sacrificherò per te, se necessario, ma noi due vinceremo e il Rosso dovrà svanire dalla circolazione insieme a quel pomposo e noioso Fante di Cuori.”
Louis si illuminò e il suo sorriso risplendette per tutta la stanza, facendo sorridere di rimando anche Harry, che appoggiò una mano contro la sua guancia mormorando ancora una volta “ce la faremo” prima di baciarlo ancora e ancora e ancora, fino a che il castano non si addormentò tra le sue braccia, stanco e pieno di terrore per il giorno successivo. Avrebbe dovuto essere riposato, per questo Harry lo fece accoccolare meglio contro il suo petto, stendendosi con lui e avvolgendolo dolcemente tra le sue braccia, fino al giorno successivo, che sarebbe stato quello fatidico per le sorti di Sottomondo, di Liam, e di Harry stesso.
 
La mattina della battaglia, Harry si alzò tranquillamente dal letto. Doveva apparire tranquillo per Louis, doveva fargli capire che nonostante apparisse tutto così pericoloso, sarebbe tutto andato per il meglio, perché lui credeva che Louis potesse farcela, credeva in lui, e avrebbe salvato Sottomondo dalla distruzione.
In fondo, a Sottomondo il tempo poteva essere gestito in qualsiasi modo si volesse, per questo Harry si era preso la briga di mettere in forze il suo protetto.  Il riccio stava cucinando tranquillamente, celando dentro di sé tutta la paura, quando Louis svegliandosi, e non trovando il riccio decise, dopo aver indossato la camicia enorme di Harry, di raggiungerlo nella cucina, doveva aveva supposto che fosse. E infatti lo trovò lì, bellissimo come sempre, che indossava solamente un paio di boxer neri, e un grembiule che di maschile non aveva niente. Mentre cucinava.
Avvolto nell’immensa camicia del riccio, il castano lo raggiunse da dietro, e lo abbracciò affondando il viso contro la sua schiena.
“Giorno…” – mormorò contro la sua spalla, sopprimendo uno sbadiglio.
“Buongiorno, piccolo” – sussurrò girando la testa e osservandolo. Le esili braccia di Louis circondavano i larghi, ma piatti fianchi di Harry, la testa era premuta contro la spalla destra, e il suo corpo aderiva perfettamente al suo.
Poi una consapevolezza avvolse Louis, facendolo sussultare e tremare appena, quando Harry se ne accorse dimenticò i fornelli e si voltò verso di lui stringendolo.
“Andrà bene, promesso. Guarda io come sono calmo, fa come me, okay?”
“Va bene, grazie Haz”
Harry gli rivolse un sorriso dolce e carico di speranza, prima di baciarlo dolcemente ad occhi chiusi, con le mani affondate nei suoi capelli, prima di essere interrotto da almeno sei o sette tossi finte: Liam, Niall, Josh, la Lepre, il Bianconiglio, il Dodo, il Ghiro e perfino lo Stregatto, che aveva portato lì il Brucaliffo. Non mancava nessuno all’appello. Louis suppose mentalmente che se anche il Grafobrancio fosse stato in grado di parlare, avrebbe fatto anche lui quel verso per fermarli.
“Ragazzi, non è il giorno giusto per certe smancerie” – li rimproverò Liam, guardandoli con un sopracciglio alzato.
“Andiamo, Lì, calmati. Sono solo le otto del mattino, abbiamo quattro ore per prepararci, ho preparato le uova come piacciono a te, che vuoi fare, dirgli di no?” – chiese ilare Harry, mentre il viso del Bianco si rilassava in un sorriso dolce e comprensivo come al solito, aveva capito le intenzioni di Harry: distrarre il più possibile Louis.
“Non posso dire di no alle uova alla Harry, facciamo tutti colazione!” – rise il Bianco, tenendo il gioco al riccio, che lo ringraziò con un sorriso, un occhiolino e un pollice all’insù.
Mentre tutti consumavano la colazione preparata da Harry, il Brucaliffo si imbozzò, senza riuscire a confermare a Louis di essere davvero lui il Prescelto.
 
 Mezzodì arrivò in fretta. Louis impugnava la Spada Bigralace, al suo fianco sulla sinistra c’era Harry, che per l’occasione aveva indossato un cappello buffo, stringeva un arco – Louis non l’aveva mai visto lanciare, ma sicuramente sarebbe stato bravissimo, è Harry, insomma! – Niall e Josh impugnavano rispettivamente un pugnale e una lancia, e infine Liam, alla destra di Louis, impugnava uno stocco – un tipo di spada robusto, creata appositamente per menare colpi d’affondo e di punta dai cavalieri in armatura – il Grafobrancio accanto a loro, con al seguito il Ghiro, il Dodo e la Lepre, dietro di loro si trovava l’esercito del Bianco, formato da tutte le creature più coraggiose di Sottomondo, insieme ai veri cavalieri, che Louis non aveva mai visto, ma erano almeno un centinaio, indossavano tutti un’armatura bianca e argentata ed si trovavano da un lato del campo di battaglia diviso a metà, la metà bianca; nell’altra metà, quella rossa, vi erano una creatura maestosa, terrificante grigia rassomigliante ad un drago, alla sinistra di questa il Fante di Cuori, che impugnava una spada, alla destra della bestia il Rosso, che come Liam, impugnava uno stocco, sopra le loro teste volava l’uccello Ciciacià, l’uccellaccio rosso e terrificante, e dietro di loro le guardie reali, le carte francesi, tutti vestiti d’armatura rossa e nera. A fare da “arbitro” c’era il Bianconiglio, con il suo solito panciotto.
I due schieramenti erano pronti. Tra Zayn e Liam saettavano sguardi strani, odio contro amore represso, Nick era di fronte ad Harry, che stringeva la mano di Louis, sbeffeggiando con lo sguardo quello che era stato il suo ragazzo, e Louis guardava la bestia enorme che avrebbe dovuto affrontare e tremava, venendo rassicurato dal pollice di Harry contro il dorso della sua mano.
“In bocca al lupo, piccolo” – soffiò il riccio abbassandosi sull’orecchio del castano.
“Haz, io…”
“Shh… ce la farai. E io darò una lezione a quel dannato con i capelli rosa.”
Louis si guardò intorno, velocemente si alzò sulle punte e baciò a stampo Harry, e: “Dagli una lezione anche da parte mia.” – sorrise, mentre Harry si perdeva nuovamente nelle sue iridi ghiacchiate e lui si perdeva nelle gemme smeraldo dell’altro.
“E tu sopravvivi a quella bestia, se no vengo nel mondo dei morti e ti uccido.” – ridacchiò l’altro. Louis lo abbracciò di slancio attento a non infilzarlo con la spada, affondando il viso sul suo petto, e Harry ricambiò l’abbraccio, stringendo forte a sé, sussurrandogli che sarebbe andata bene, che ce l’avrebbe fatta. In quell’abbraccio, gli trasmise tutta la sicurezza, l’amore e la forza di cui il castano avrebbe avuto bisogno durante quella battaglia, lui non gli sarebbe stato accanto, non l’avrebbe protetto, doveva fare qualcosa, aiutarlo, ma non poteva.
“Lou, uccidi quel coso, non voglio perderti.”
“Nemmeno io, Harry.”
Un ultimo bacio e poi… la battaglia ebbe inizio.
Grimshaw tagliò le catene del Ciciarampa che si alzò in volo, prima di piombare pesantemente al suolo, e solo quando alzò la testa, Louis si rese conto che quella cosa fosse terrificante, imponente, dalla sua testa uscivano degli spuntoni che sembravano enormi spine, il corpo di un drago, la coda lunga e acuminata. Louis dovette deglutire diverse volte, prima di riuscire a capire che quello puntasse a lui. Se non fosse stato lui il Prescelto non avrebbe potuto vincere, sarebbe morto… scosse la testa, e prima che l’enorme coda che la bestia aveva sollevato si schiantasse su di lui, si spostò velocemente. Impugnò la spada e girò correndo intorno alla bestia, cercando un punto conveniente per colpirla, ma quella, veloce con lo sguardo era già su di lui e spalancò la bocca facendo fuoriuscire una vampata di calore che il ragazzo bloccò con uno scudo potenziato dalla magia di Liam.
Doveva studiare un modo per attaccare quella bestia dall’alto, ma come?
Un bruciore familiare avvolse il suo polso sotto l’armatura di ferro, come se la pelle bruciasse, come se qualcuno stesse marchiando a fuoco la sua pelle e oh, no, ci risiamo! – imprecò mentalmente, e appena il bruciore cessò, tolse il pezzo di ferro che gli avvolgeva l’arto, scoprì il polso e si ritrovò un orrendo piccione disegnato lì. Era… simile alle colombe di Harry! Non ebbe il tempo di realizzare la cosa, che la bestia lo attaccò di nuovo e lui si ritrovò costretto a spostarsi, parare i colpi e le fiammate, cercando di capire come diavolo funzionasse quella storia delle cose disegnate sulla pelle che prendevano vita. Ricordò le parole arcane di Harry, rivivendo per un attimo un déjà-vu di quel giorno, per questo si nascose dietro una roccia, fissò il suo polso disegnato e pronuncio quelle parole. Per un attimo bruciò, e lui serrò gli occhi per il dolore, ma l’attimo dopo il dolore era svanito e al suo posto, davanti a lui, c’era un’aquila maestosa, bellissima – rispetto a quell’orrendo uccellaccio disegnato sul suo polso - già sellata, che docilmente abbassò la testa come per rispetto, e Louis saltò su. Aveva una chance.
 
Intanto, poco più in là, Harry duellava con Nick. Liam aveva lanciato ad Harry una spada, non appena il riccio aveva finito le frecce – perché le aveva usate per distrarre la bestia mentre Louis realizzava cosa dovesse fare – prima che il Fante di Cuori si lanciasse contro di lui in una corsa a capofitto.
Fendente, parata, fendente, parata, fendente parata. Era così che duellavano.
Harry era pieno di rancore, non era riuscito a perdonare, mentre Nick era odio puro.
Le due spade si incontrarono. Il riccio e capelli rosa furono faccia a faccia.
“Non credevo cadessi così in basso, Styles” – sogghignò.
“Ah, no? Io non credevo che tu fossi così stupido da credere alla recita di Louis, sei stato sciocco.” – sbeffeggiò – “non eri tu quello intelligente che non si faceva fregare da nessuno, oh Nicky?”
“Non chiamarmi con quel nomignolo da femminuccia, Harold.” – rispose con un’espressione indignata sul viso –“il tuo amichetto ha un futuro come prostituta, sai che mi ha toccato?” – lo provocò. Harry serrò la mascella e digrignò i denti, lanciandogli uno sguardo minaccioso.
“Non parlare male di Louis, Nick, tu sei stato uno stronzo con me, non lui.” – lui mi rende felice, aggiunse mentalmente.
“Ho evitato di restare con un pappamolle, senza spina dorsale che crede che l’amore sia vero”
“Ma tu non sai nemmeno cosa significhi amare!” – urlò Harry, ma Nick più veloce spinse un piede contro il ginocchio del riccio, facendolo cadere per terra. E rise soddisfatto quando un velo di terrore attraversò gli occhi di Harry, tentò di affondare la spada, ma Harry rapidamente si spostò su un fianco facendo incastonare la spada di Nick nel terreno, ma quello la liberò immediatamente e tornò ad affondare cercando di colpirlo.
Sleale da parte sua, ma Harry non riusciva ad alzarsi, era bloccato per terra, e non capiva il perché, ma poi le vide: due piante rampicanti avvolte intorno ai suoi piedi. Non sarebbe scappato a lungo, e non si sarebbe nemmeno più potuto alzare, credeva di essere spacciato, fino a che…
“Lascialo stare!” – sentì urlare dall’alto da una voce familiare. Louis, in picchiata su un’aquila, arrivò fino a Grimshaw, mettendolo KO per alcuni istanti, riuscendo a liberare i piedi di Harry con un colpo di spada, ed tendergli una mano, aiutandolo ad alzarsi.
“Non farti uccidere, stupido!” – lo rimproverò Louis, facendogli un cenno, spronando l’aquila con un colpo di talloni e ritornando a lottare con la bestia.
Dannazione, quanto è figo così…
Harry non realizzò subito cosa fosse successo, poi quasi scoppiò a ridere.
Il protetto aveva salvato il protettore.
Riafferrò la sua spada e tornò in posizione di combattimento, lui non era sleale e aspettò che Grimshaw si rialzasse prima di affondare e farlo finire con le spalle a terra, sovrastandolo con il suo corpo.
 
Josh e Niall erano alle prese con il Ciciacià. Niall, timoroso e inesperto, guardava le spalle al fratello stringendo tra le mani il pugnale, mentre Josh cercava di prendere la mira e centrare quella bestiaccia malefica con un colpo di lancia, ma quella, veloce, riusciva sempre a fuggire.
“Joshy..” – mormorò Niall, stringendo con un braccio la vita del fratello –“ho paura…” – mormorò.
“Il solito fifone, piccoletto?” – sorrise il bruno, voltandosi verso di lui –“Ni, tu sei forte, okay? Devi solo crederci.” – brontolò come al solito, facendo spuntare un sorrisone sulle labbra del fratello. Gli scompigliò i capelli e nell’attimo in cui andò a girarsi, l’uccello lo attaccò, e lo colpì distruggendo l’armatura di ferro e lacerandogli la spalla con il suo artiglio acuminato. Niall impallidì quando il fratello si accasciò al suolo con gli occhi quasi chiusi per il dolore provato, e afferrò la lancia del fratello.
“No!” – urlò, quando la bestiaccia stava per dare il colpo di grazia al fratello –“lascialo stare, solo io posso rendergli la vita impossibile!” – tuonò e con una forza sovrannaturale scagliò la lancia contro di quella, centrando perfettamente il cuore, e quella di dissolse in tanti piccoli pezzettini rossi e neri.
Il biondino li osservò per un paio di minuti, prima di correre dal fratello, che boccheggiava.
“Josh, Josh!” – urlò scuotendolo –“Jooosh! Non morire, Josh, non morire, non morire, non morire!” – si sfilò l’armatura e strappò un pezzo della maglia che teneva sotto la ferraglia, poi la tolse al bruno e avvolse la sua spalla con la stoffa strappata –“fratellone, dai…” – mormorò. Josh ridacchiò aprendo gli occhi e toccandosi la spalla delicatamente.
“Adoro quando ti preoccupi, fratellino” – sussurrò a bassa voce.
Niall gli diede un buffetto e lo portò lontano dal campo di battaglia, dal Bianconiglio, che somministrò al bruno una pozione che gli avrebbe medicato la ferita.
“Sei stavo bravo, biondo.” – sorrise, mentre il fratello lo stringeva ancora.
 
In un’altra area del campo, si fronteggiavano i due principi.
Bianco contro Rosso.
Amore contro odio.
Purezza contro oscurità.
Liam contro Zayn, semplicemente.
Il castano affondò senza troppa energia, non riusciva a voler far del male a Zayn, i ricordi erano ancora vividi dentro di lui, mentre il moro se la rideva, il cugino era davvero debole e lui era divertito.
“Andiamo, Lì!” – rise –“non sai fare di meglio?” – lo prese in giro –“ah, no. Ero io quello bravo, tu eri una schiappa.”
“Peccato che tu amassi la schiappa, eh, Zay?” – ridacchiò l’altro, guardando con fare superiore il moro di fronte a lui.
“Ero un ragazzino, ora ho capito chi sono.” – proclamò l’altro. –“sono il futuro Re di Sottomondo, sono il Rosso, il figlio della Regina di Cuori, tutti mi temono. E tu, cuginetto, sei stato solo un errore, non ti amo. Non sono come te. non amerò mai un perdente come te.”
Liam aprì di scatto la mano, facendo cadere la spada per terra, e in quel momento il tempo sembrò fermarsi. Liam era puro di cuore, era una persona buona, era come un pezzo di pane, solo un essere privo di cuore, come Zayn, avrebbe solo immaginato di farlo soffrire, rivelandogli nel bel mezzo della battaglia una verità in maniera così brutale. Liam non lo meritava affatto, lui era stato accanto a Zayn in tanti momenti, e proprio non capiva cosa fosse accaduto al ragazzo che in passato lo amava amato, e che lui aveva amato, con tutto se stesso, proprio non ci riusciva.
Cosa gli era mai potuto accadere?
Loro erano sempre stati uniti, Harry e Nick, per gioco, li chiamavano “Ziam” tanto fossero legati. Ricordava le passeggiate a cavallo, le mani strette tra loro, i baci, le nottate d’amore, tutto. E lo stesso tutto, si era tramutato in nulla. Amore in odio, e tutto era diventato solo un vano ricordo.
Per pochi istanti, la battaglia parve fermarsi, fino a che Liam non fu travolto da Zayn, che tentò di affondare la spada dritta nel cuore del Bianco, approfittando della debolezza dell’altro, mancò il colpo, ma Liam sembrò non riuscire a muoversi da terra per istanti infinitesimali. Le truppe del Rosso, visto il quasi successo del loro signore, contrattaccarono immediatamente, riuscendo quasi a sottomettere tutto l’esercito del Rosso.
 
 
Louis era a cavallo della sua aquila, in volo e studiava un  modo per attaccare la bestia, che ogni secondo tentava di colpirlo con quella coda acuminata e con le sue fiammate. Se l’avesse attirato più lontano, in uno spiazzo, avrebbe sicuramente avuto più possibilità per sconfiggere quella cosa e riuscire a tornare indietro, ma non poteva allontanarsi da lì, Harry avrebbe rischiato troppo senza di lui. Da quando lo aveva tratto in salvo era convinto che dovesse difenderlo assolutamente e fare qualcosa, o avrebbe perso tutto. Un verso stridulo gli perforò le orecchie. Guardò in alto e vide la bestia arrivare in picchiata verso di lui. Velocemente diede un’ occhiata a tutto il resto.
Harry, dopo aver sottomesso Grimshaw, aveva avuto di nuovo la peggio.
Liam era in ginocchio davanti a Zayn.
Josh era ferito.
Niall era tornato in campo e stava lottando contro due carte da gioco.
Strinse gli occhi, e decise che per loro, avrebbe tentato il tutto per tutto. Brandì la spada e spronò la sua aquila ad andare verso il cielo, incontro alla bestia. Urlò un “Per Sottomondo!”  e sussurrò un “Ti amo, Harry”, poi fece aumentare la velocità all’aquila, che ubbidendo fermamente a tutto ciò che Louis diceva, andò veloce; Louis incontrò la bestia faccia a faccia, poi uno “STACK!” e nulla più.
Ricordò solo la sensazione di cadere nel vuoto e precipitare.
 
 

*

 
Louis aprì gli occhi di scatto. Il cuore batteva a mille, aveva la pelle d’oca.
I ricordi si susseguivano veloci nella sua mente, e tutto non aveva un senso. La testa era pesante, gli occhi pizzicavano, la bocca era impastata, una sensazione davvero disgustosa, avvertiva un peso all’altezza del braccio, tutto quel buio era opprimente. E la cosa peggiore era che non ricordava nulla. Assolutamente nulla di cosa fosse accaduto dopo lo scontro con quella bestia . Si guardò intorno spaesato. I ricordi si susseguirono tutti insieme, dov’era Harry? E Liam? E Niall? E Josh? Zayn? Il Bianconiglio? Capelli Rosa? Il Dodo? Il Brucaliffo? Il Ciciarampa?
E se… avesse fallito? Se tutto quel buio che lo circondava fosse dipeso da un suo fallimento?
E se Sottomondo non ce l’avesse fatta?
Si portò una mano alla testa, bruciava dannatamente, e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Cosa diavolo era successo, perché non ricordava assolutamente nulla? Perché era tutto così confuso nella sua testa?
Oh, Harry… il suo cuore perse un battito nel ricordare quell’incantevole riccio dai due colori di occhi, e… se non ce l’avesse fatta? Se Capelli Rosa l’avesse ucciso? Dannazione, lo odiava dal profondo dell’anima, come aveva potuto far soffrire Harry, il suo Harry in quel modo così ignobile? No, non meritava la stima di nessuno quel tipo.
Ma dov’erano finiti tutti? Aveva davvero fallito?
Oh no…
Dalla finestra una farfalla blu si posò sul suo naso, e Louis sorrise. Allungò il dito verso di essa, e la fece posare sul suo dito. Quella doveva essere di sicuro il Brucaliffo, ricordava che si fosse imbozzato poco prima della battaglia, magari si era anche evoluto, del resto lo aveva imparato, a Sottomondo tutto era imprevedibile.
Mise i piedi fuori dal letto, rendendosi conto che facesse davvero freddo, e ricordò la sensazione vissuta nel castello di Liam, faceva freddo anche lì. Si alzò lentamente, ma fu preso da un capogiro e dovette risedersi per forza, non poteva mica svenire, no? Harry si sarebbe preoccupato. Aveva la gola maledettamente secca, e per questo aveva sete. Si mise seduto guardandosi intorno. Doveva essere notte, non poteva essere davvero così scuro se fosse stato giorno. La stanza era immersa nel buio, nemmeno dalla finestra poco aperta filtrava luce. La farfalla volò via, uscendo dalla finestra, nel momento esatto in cui la porta della stanza di Louis si aprì.
“Ciao Brucaliffo” – sussurrò a bassissima voce Louis, per non farsi sentire dal nuovo arrivato, con lo sguardo rivolto alla finestra e un sorriso sornione sul viso.
“Oh finalmente ti sei svegliato!” – una voce lo riscosse dai suoi pensieri facendolo sussultare. La riconobbe: era roca, bassa, seducente, dolce, e forte allo stesso tempo. Impossibile non riconoscere quella voce e il suo proprietario. Una piccola lampada venne accesa, e il volto del diretto interessato si illuminò.
Boccoli castani che ricadevano morbidamente sul viso, i lineamenti duri, mascolini e marcati, il mento regolare, il naso a patata e le guance decorate da due deliziose fossette.
“Harry…” – sussurrò, ma fu tradito dallo sguardo del ragazzo. Aveva entrambi gli occhi verdi, e Louis ne rimase leggermente deluso. Era solo uno che assomigliava al suo Harry, sentendosi ugualmente in paradiso in quei due occhi, che sembravano dire casa, protezione, amore.
“Come sai il mio nome?” – chiese dolcemente il nuovo arrivato.
“Sono morto? Sono in paradiso?” – chiese senza accorgersene ignorando le parole dell’altro, passandosi una mano tra i capelli grondanti di sudore. –“ho appena visto un angelo…”
“E’ un modo per provarci con me? Non attacca.” – ridacchiò il riccio.
“Harry… non ti ricordi di me? insomma.. la canzone e-e il bacio e-e…”
“Louis, sei stato in coma per un mese. Sei caduto in una buca durante una festa.” – disse l’altro.
“Coma? Come coma? Che significa coma?” – chiese terrorizzato, guardandosi intorno. Effettivamente, quella non era la sua camera, quella era una stanza d’ospedale, al buio non aveva distinto nulla. Il dolore che provava al braccio era una flebo, e… dannazione, non aveva davvero sognato tutto. Era… da fuori di testa!
“Qu-quindi… io e te…” – lo guardò meglio –“ma stavamo insieme, sembrava così reale… e oddio, Niall e Josh? Zayn e Liam? Tutto frutto della mia immaginazione? Santo cielo, sono impazzito, io…” –prese un respiro –“Sottomondo, i flashback… io avevo dei flashback! E-e… oddio, n-no… le canzoni… e…l’amore, le prove… la battaglia” – mormorò tremando –“no-no…  era troppo reale, io…”
Il riccio gli appoggiò un dito sulle labbra, zittendolo e poi gli sorrise in modo dolce e cordiale.
“Avrai sognato, Louis, diciamo che la tua attività onirica era molto fervida, no? Per fare un sogno del genere ce ne vuole, eh.” – ridacchiò e gli posò un bacio tra i capelli umidicci –“riposa, chiamo un dottore.”
Louis si sistemò contro la spalliera del letto, guardando il riccio. Non poteva aver sognato, era… no, troppo assurdo. Non poteva aver sognato davvero tutto quello. No, si rifiutava di pensalo anche solo lontanamente.
“Nel sogno, come dici tu, c’era un ragazzo di nome Harry, era uguale a te. Aveva un occhio giallo e uno verde, e… due rondini tatuate sul petto, tu hai delle rondini tatuate sul petto?”
“No, Louis. Io sono solo il giardiniere della tua tenuta, mi chiamo Harry, ho due occhi verdi e ti ho trovato un mese fa svenuto in un buco nel tuo giardino. Avevi battuto la testa, e avevi un bel taglio. Sei stato sottoposto a due interventi perché avevi un problema al fegato e poi ne hai avuto uno ai polmoni, non dipendevano dalla tua caduta, ma ad altre patologie che avevi. Tua madre mi ha chiesto di accudirti e starti accanto perché abbiamo più o meno la stessa età e ti avevo ritrovato io. Ora, vado a chiamare un medico. Sta tranquillo, il tuo era solo un sogno, lo so che non staresti mai con uno… come me.” – brontolò il ragazzo aprendo la porta e poi uscendo da lì per cercare un medico.
Louis si guardò intorno ancora spaesato. Le parole di Harry gli perforarono le orecchie, e lo fecero rendere conto di una cosa. C’erano molte probabilità che quello fosse stato un sogno. Si toccò il braccio, dove ricordava fosse apparito il piccione che si trasformava in aquila e alzò la maglietta. Tastò la sua pelle ed era bianca, pallida, schifosamente pulita, alzò anche la manica fin sopra, scoprendo il punto dove avrebbe dovuto avere la bussola, ma anche lui c’era solo la sua pelle candida e pulita. Niente di niente, zero, stop.
Era davvero stato un solo sogno.
Allora perché aveva sognato Harry? Perché tutte quelle cose?
Perché aveva avuto una storia d’amore con Harry in un sogno? Perché non collegava un pezzo mancante della sua esistenza? Quando diavolo aveva conosciuto Harry? Perché era così attratto da lui?
Troppi perché affollavano la sua testa, rendendola pesante, vuota, priva di qualsiasi cosa. Non riusciva a spiegarsi perché tutto quello fosse accaduto proprio a lui e non ad un altro. Perché si era ridotto in quel modo?
Harry ritornò con il dottore, mostrandogli quelle adorabili fossette e quel sorriso da bambino dolce e buono, quello che lo aveva fatto innamorare. Il dottore gli cambiò il lavaggio, controllò il suo stato di salute e senza dire una parola andò via. Harry si sedette accanto a lui, e gli sorrise dolcemente, accarezzandogli la guancia. Il suo sguardo incontrò per la prima volta – davvero – quello di Louis, e il castano si perse dentro. Allora, poi, ricordò. Ricordò dove avesse già visto quel meraviglioso ragazzo, ricordò perché avesse iniziato a non sopportare più la presenza delle donne nella sua vita, ricordò perché sognasse sempre un paio di occhi verdi, come lo smeraldo, splendenti come il sole;  ricordò tutto. Era un dipendente di casa sua, ma lui non si era mai avvicinato. Aveva iniziato a guardarlo da lontano, a studiarlo, a venerarlo quasi. Di lui sapeva solo il nome, Harry, e nient’altro, ah, certo, sapeva che fosse il giardiniere di casa sua. Aveva avuto un debole per lui da quando lo aveva incrociato in cucina, mentre si dissetava, bevendo direttamente da una bottiglia e lente le gocce d’acqua scendevano lungo il suo collo ben delineato, la maglia bianca e aderente che lasciava intravedere i suoi pettorali scolpiti e tutta la sua bellezza disarmante. Si era innamorato di lui, senza accorgersene. E con lo sguardo perso in quelle iridi verdi, come gli smeraldi più luminescenti, tese la mano al giovane, che era entrato nella stanza, che lo aveva ritrovato privo di sensi e si era preso cura di lui per tutto il mese di coma.
Ed era stata quella sorta di cotta che aveva per il riccio che l’aveva spinto a fare quel sogno strano, ma divertente. Louis era sicuro che stavolta non sognasse davvero, perché era tutto fottutamente normale. E una speranza si accese anche in lui, in quel momento. Harry era vero. Harry esisteva. Magari, Harry sarebbe stato nuovamente il suo tutto.
“Ciao, sono Louis Tomlinson, ti andrebbe di uscire con me?” – chiese con un sorriso speranzoso sul viso.
“Ciao, sono Harry Styles, mi andrebbe di uscire con te” – rispose il riccio.
E Louis ne ebbe la certezza, aveva solo sognato, ma ora il sogno stava per ritornare realtà.
 
 
Questo è solo l’inizio, che la storia inizi davvero, ora.
 
 

It was only just a dream.
 

 


NO, JIMMY PROTESTED!

Eccoci giunti alla fine di quest'avventura :c
Vi è piaciuta? Spero di sì, lol.
Io l'ho adorata.
Che fantasia Louis a sognare tutto quel casino, vero? Deheh.
Ah, ho adorato ogni singolo istante di questa cosa, boh mi sono divertita troppo a scriverla.
Nella testa di Louis, ci tengo a dirvelo, alla fine Zayn e Liam si sarebbero rimessi insieme, ma questo lui non lo sa, shhhh.
E tipo, adoro il personaggio di Liam, buh mi fa tenerezza.
Anyway.
Spero con tutto il cuore che questa cosetta vi sia piaciuta. Non scriverò fluff per un po' :') 
E va bene, ora vi lascio, sìsì. 
Ciaaaao belli, ci vediamo con la prossima OS o con un capitolo della long se riesco a finirlo :')
*sparge amore* vi ameeeeee!
Salutiamoci con questa! TUTTI E SEI FANCULO.
(Ho il dubbio se quello in basso a destra sia Josh, ma facciamo finta sia lui, suvvia.)
Louis, il Cappellaio Harry, Liam il Bianco, Zayn il Rosso, Niall Pincopanco e Josh (anche se non è lui, facciamo finta sia lui) Pancopinco. :') 
Nick Capelli Rosa non lo mettiamo perchè a me sta sul culo <3 <3 <3 <3 


N.d.a quando Haz dice che la cioccolata impazzisce se si cambia il verso.. ecco, non so se sia vero, ma mia nonna lo dice semrpe quando sciolgo la cioccolata, fidatevi di mia nonna, suvvia!



Quanto sono ETEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEERO! Ahahahahahah. 
Niall ha un non so che di.. etero, però. 
Bene, statemi bene, ho finito sul serio stavolta. 

L'ultimissima frase è presa da una canzone, "Just a dream" adoro. 
   
 
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