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Autore: Waterproof    26/05/2013    15 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 14.










Okay, cos’era che si faceva in queste situazioni? Ah, sì, dissimulazione.
Non avrei dovuto scadere nella banalità, ovviamente, tantomeno nell’assurdità ponendo che si trattava pur sempre di Harry, il mio ‘eroe’, il mio arcinemico, la mia nemesi per antonomasia.
Pertanto, restare con le gambe penzoloni sul bracciolo della poltrona di pelle consunta di quel reparto, a fissare il muro bianco contro il quale era appeso un quadro che esprimeva ben poco gusto da parte del sadico arredatore di una stanza d’ospedale, mi parve l’idea migliore.
Ovviamente, qualora avessi ricominciato a pensare, più tardi, a quella situazione, mi sarebbero venute in mente migliaia di risposte e/o azioni alternative, e molto più efficaci di quella, ma per ora mi accontentavo.
<< Quel quadro è orribile >> e chiaramente Harry si era reso conto di tutto. << Lo stai fissando per evitare un discorso. Ora, la domanda è: quale discorso?>>
Perché doveva conoscermi così bene?
<< Nessuno >> mi affrettai a rispondere, cercando di restare calma e respirare normalmente, come se ci fossero i due vecchi Harold e Abigail.
Cioè, forse sarei potuta partire col ringraziarlo di tutto. Ma mi aveva sentita mentre lo facevo durante il suo coma, che senso aveva?
Lui non sapeva che io sapessi, giusto.
<< Okay >> borbottai, evitando di guardarlo. << Grazie. >>
Ci fu un attimo di silenzio misto ad esitazione che mi confuse non poco.
<< Per cosa? >>
La sua non era una forma di cortesia, era una domanda vera e propria. Provò a portarsi le mani sul grembo, ma una smorfia di dolore lo frenò. Fui sul punto di alzarmi per aiutarlo a mettersi meglio, ma qualcosa mi disse che se solo ci avessi provato mi avrebbe urlato contro.
Per quanto potesse essersi appena svegliato, rimaneva il ragazzo orgoglioso e testardo di una volta.
<< Per avermi... >> non riuscivo a trovare il termine esatto, poi venne da sé << salvata. >>
<< Non ti ho salvata >> affermò, atono. Inarcai un sopracciglio, pensando che un attacco di modestia del genere non era proprio da lui. <>
<< Va bene >> ammisi, alzandomi. Mi dava più forza rimanere in piedi. << Ciò non toglie che eri lì. >>
<< Josh non poteva raggiungerti, aveva la caviglia fratturata. >>
Stava cercando delle scuse, ancora una volta.
 Non capivo perché si ostinasse a trovare sotterfugi così banali, pur sapendo che non ero così stupida.
<< Non era la prima volta, Harry. E... So che lo sai >> sussurrai, appoggiandomi alla parete.
Sollevai lo sguardo per cercare il suo, ma ciò che vidi mi attanagliò lo stomaco: stava cercando di alzarsi. Gli corsi incontro, per aiutarlo, ma lui con un gesto della mano mi comunicò che ce l’avrebbe fatta.
Attesi qualche istante, protendendo di tanto in tanto le mani in avanti, ma lui alla fine riuscì a mettersi in piedi e muovere qualche passo. La terapia portata avanti durante la sua incoscienza era servita a qualcosa, a quanto pareva.
Camminava perfettamente, sebbene di tanto in tanto si piegasse per qualche fitta di dolore. Aveva indossato una tuta e una maglia bianca, non c’era traccia del camice che odiava.
Si scosse leggermente i capelli, facendomi sussultare. Era una vita che non glielo vedevo fare.
<< Come fai a… >>
<< Saperlo? >> continuai, ridacchiando per quel gioco di parole. << Ero lì fuori mentre ne parlavi con Liam. Non farmi la morale, ora, sai che non ti darei ragione. Avevo il diritto di sapere perché avessi fatto il mio nome. >>
<< Cos’hai sentito? >>
Ripensai bene a quella conversazione, prima di riportargli quasi parola per parole tutto quello che le mie orecchie avevano udito.
<< E’ imbarazzante, a dire il vero >> commentai infine, mentre lui si avvicinava.
<< Non era mia intenzione sentire quelle cose >> affermò, guardandosi i piedi.
Styles si stava davvero scusando con me? No, forse avrei dovuto sturarmi le orecchie, non era possibile che un evento del genere stesse accadendo.
<< Non potevi evitarlo, io sì. Dovrei imparare a stare zitta >> ammisi.
<< Be’, non potevi immaginare che… >>
<< Già. >>
Quella conversazione stava morendo, e noi non avevamo chiarito nulla se non il fatto di essere due impiccioni: chi volontariamente, chi no. Ovviamente, io ero nel torto in entrambi i casi.
Dato che sembrava non ci fosse più nulla da dire, presi le mie cose e mi voltai un’ultima volta verso di lui.
<< Ti devo la vita, Styles >> confessai, tenendo la mano ferma sulla maniglia della porta. << Solo che davvero non so cos’altro fare, dato che starti accanto tutti i giorni ‘non è servito a molto’. >>
Riprendere le sue parole fece uno strano effetto prima a me. Non volevo scappare. La mia era una specie di fuga di fronte al silenzio. Solo lo sguardo stupito di Harry mi fece lievemente barcollare, ma quando spalancai la porta c’era abbastanza sicurezza nei miei gesti.
Sarei uscita fieramente se solo qualcuno non avesse, con una forza che non credevo potesse ancora possedere, chiuso la bussola. Sobbalzai, voltandomi di scatto completamente in preda al panico, mentre incrociavo la tempesta verde di Harry.
Perché sembrava così diverso?
Avrei dovuto porre a lui quella domanda, invece tutto era nato e morto nella mia mente, mentre le sue braccia imprigionavano il mio corpo, costretto tra il suo e la superficie di legno bianco, sul suo volto una smorfia di dolore che quasi non sopportavo.
Si stava facendo del male per tenermi lì... mentre io avrei solo voluto gridargli che gli sarebbe bastato un “resta” e non l’avrei più lasciato.
<< Stai giocando sporco, Lewis >> ghignò, facendo scorrere il suo sguardo sul mio corpo.
Fu di quanto più eccitante avessi mai provato, quasi più delle sue mani che ora mi avevano saldamente afferrato i fianchi.

No, okay, non esageriamo.

Deglutii, facendolo sogghignare.
<< Perché? >> ebbi la forza di chiedere, con un filo di voce.
<< Non dovresti rinfacciarmi le cose che ho detto per farmi sentire in colpa. >>
Nel suo tono non c’era critica o rabbia.
Mi stava provocando.
Ed io ero eccitata all’idea di rispondere a tale provocazione.
<< Stavo solo cercando di capire >> mormorai, guardandogli le labbra.
Quelle rosee e carnose che avevo avuto già la possibilità di assaggiare, seppur per vendetta.
Lui mi colse in fallo e sorrise, ammiccando. Si era accorto dell’effetto che stava avendo su di me, quel bastardo.
<< “Anche quando ti ho baciato lo hai fatto. E sai qual è la cosa più buffa? Che mi è piaciuto!” >>
Sgranai gli occhi, riconoscendo la confessione fattagli la prima notte in cui ero entrata furtivamente in camera sua per vederlo.
Stava giocando la mia stessa carta, e ne era ben conscio. Solo che il mio gesto non prevedeva nulla di teatrale, mentre la sua fronte che delicatamente sfiorava la mia sì.
Era tutto un modo per testare quanto sarei stata stupida e se sarei ricaduta nella trappola delle sue labbra: la tentazione c’era, ma mi trattenni.
Sentii chiaramente la sua risata, dato che mi soffiò sul volto, facendomi indietreggiare. Ora ero definitivamente in trappola.
<< Ti rendi conto che è assurdo? >> chiese, tornando serio, ma senza spostarsi di un solo millimetro.
<< Cosa? >> riuscii a chiedere, con voce incrinata. Con un dito mi scostò delicatamente una ciocca di capelli dal volto, senza portarla dietro l’orecchio.
Sapeva bene quanto lo detestassi.
<< Il fatto che tu ti senta attratta da me >> rispose, continuando a provocare.
Bene, a questo punto cercai quella forza che mi mancava per poter rispondere. Era diventato tutto così reale quando quelle parole erano uscite dalla sua, di bocca. Non potevo affatto negare o nascondere l’effetto che quella vicinanza stava avendo su di me, sicché cercai di giocarmela a mio favore.
Feci scivolare le dita lungo il suo addome, facendolo fremere quando arrivai in prossimità della cicatrice. Se avessi iniziato a pensare a quella notte sarebbe finita, quindi continuai il mio viaggio fino alla sua clavicola. L’accarezzai per tutta la sua lunghezza fino a giungere al collo. Deglutì, lasciando andare il capo contro il palmo della mia mano. Ne approfittai per infilare le dita nei suoi capelli, che strinsi leggermente.
Non sopportava che glielo si facesse, ma in quel momento non disse nulla. Anzi, mugolò d’approvazione.
Avvicinai il volto all’incavo del suo collo, assaporando quel buon profumo che non era scomparso neanche dopo una settimana in cui non lo usava. O forse ero io ad esserne completamente assuefatta da sentirglielo ancora addosso.
Quando gli lasciai un casto bacio sull’incavo con la spalla, strinse la presa sui miei fianchi, costringendo il mio bacino a premere contro il suo. Sussultai a quel tocco, cercando di mantenere la calma, ma fu tutto inutile. Non riuscii a far nulla neanche quando lui, cogliendomi del tutto impreparata, mi costrinse ad aprire le gambe per avvicinarsi di più. Si impadronì del mio collo, lasciando una scia di baci roventi lungo tutta la pelle. Lo sentivo succhiare forte, ma non fui in grado di impedirgli di lasciarmi un segno, perché subito dopo m’impossessai delle sue labbra.
Mordicchiò il mio labbro inferiore con troppa veemenza, ma non badai al dolore; la sua lingua subito cercò la mia, e quasi non ebbi un infarto.
Era anche meglio di come lo ricordassi, di come lo avessi immaginato.
Mossi delicatamente una mano tra i suoi ricci prima di stringerli con forza per avvicinare le sue labbra alle mie, al fine di approfondire ancora di più quel bacio.
Sapeva di tutto ciò che eravamo stati in grado di darci in quegli anni.
Cercando di non far caso al laccio sciolto della converse, cercai un ulteriore contatto tra i nostri corpi, che lui fu ben felice di concedermi, salvo poi permettere alla sua mano di scorrere lungo il mio corpo. Afferrò un seno e lo strinse con forza, facendomi gemere più del dovuto. Il suono gutturale che uscì dalla sua gola fu il chiaro avvertimento che i miei movimenti non gli erano per niente indifferenti.
Malvolentieri mi staccai dalle sue labbra, mentre lui mi tirava verso di sé per poi sedersi sulla poltrona. Attenta a non fargli male, cavalcioni, continuai a baciarlo, stringendogli la maglietta in un pugno.
<< E’ assurdo? >> chiesi, tra un sospiro e l’altro, mentre le sue mani stringevano forte le mie cosce.
<< Definisci il concetto >> rispose, guardandomi.
Erano liquidi, i suoi occhi erano liquidi e languidi.
<< Vediamo… >> continuai, facendo cadere lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni << è assurdo il fatto che tu sia completamente sveglio anche dopo tre giorni dal tuo risveglio. >>
Per fargli comprendere meglio il concetto sfregai il mio bacino contro il suo. Il suono di un ansimo anche troppo eccitante mi fece sogghignare.
<< E’ assurdo che proprio io ti faccia quest’effetto >> mormorai, mordicchiandogli le labbra e ricevendo un bacio molto più passionale come risposta.
<< E’ assurdo che… >>
<< Ho afferrato >> m’interruppe, ridacchiando.
Prima che potessi avventarmi nuovamente sulle sue labbra, sentii distintamente qualcuno alzare un po’ troppo la voce fuori la nostra porta. Mi staccai da Harry e cercai di sistemarmi alla ben’e meglio, mentre  lui si allontanava per tornarsene a letto.
Scossi i capelli con le dita, cercando di donar loro volume e non farli sembrare come appena usciti da una centrifuga e mi misi a sedere, poco prima che la porta si aprisse e mostrasse Liam ed Elena, lei quasi vittima di una crisi di pianto.
Aveva gli occhi arrossati e le guance del medesimo colore. Mi alzai e la raggiunsi di corsa, trascinandola ancora una volta fuori. Cercò di non guardarmi, ma mi ero resa conto delle condizioni in cui versava, pertanto la costrinsi a tenere lo sguardo fisso su di me e parlare.
<< Non ti ho detto proprio tutto riguardo a me e Liam >> sussurrò, chinando il capo.
Inarcai un sopracciglio, confusa.
<< Vuol dire che lui ti ha dato una risposta? E’ per questo che sei così alterata? >> domandai, cercando di addolcire il tono.
<< No, non mi ha ancora detto nulla, anche se date le circostanze, credo sia un “no” chiaro >> affermò, incrociando le braccia. << Quando sono andata a parlargli, l’ho baciato. >>
Sgranai gli occhi, cercando di non sembrarle troppo scossa. Non le serviva anche la mia predica, perché comunque, in ogni caso, non sarebbe arrivata. Aveva seguito l’istinto, una buona volta.
<< E... ? >>
<< Abbiamo fatto sesso, Abbey. >>
Andai a sbattere con la schiena contro il muro, deglutendo. C’erano tante cose che avrei voluto gridare, domandare, sapere, ma ero troppo scioccata. La mia migliore amica a letto con il mio migliore amico, e io non ne sapevo niente.
Come era potuto succedere tutto? Come era riuscita ad omettere una cosa simile durante le nostre chiacchierate?
Mi passai una mano sulla fronte, nel tentativo di recuperare un po’ di tranquillità.
<< State insieme? >>
<< Quando l’indomani mi sono risvegliata lui non c’era più >> disse, con voce incrinata.
Fu istintivo per me abbracciarla e stringerla forte, mentre con una mano le carezzavo il capo.
<< Era andato da Danielle, Ab. >> Rafforzai la presa, mentre la sentivo distintamente trattenere la rabbia e la delusione.
Da uno come Liam non me lo sarei mai aspettata. Credevo avesse lasciato Danielle da un pezzo, ormai, ma a quanto pareva una notte brava con la mia migliore amica gli era servita come lezione. Solo che la donna da cui tornare era quella sbagliata.
<< Perché urlavate? >> domandai, quando fui sicura che si fosse minimamente calmata.
Senza lasciarla andare, attesi una sua risposta.
<< Gli ho detto di lasciar perdere tutto, che non ne valeva la pena. E lui mi ha dato della “bambina”. A me. Capisci? >>
Annuii, guardando dentro dalla vetrata coperta da veneziane bianche, che, tuttavia, mi permettevano di capire dove fosse Liam ma non cosa stesse facendo.
Gli avrei spaccato la faccia e poi me la sarei mangiata a colazione con del latte.
Peccato che adorassi Honey e odiassi il latte.

Perché non può essere il contrario?!

<< Si risolverà tutto, Elena, non preoccuparti. Pensa che io ho appena avuto... >> Avrei voluto consolarla in qualche modo, ma non ero sicura quella fosse la scelta giusta.
Dirle di me ed Harry, quando un “noi” non c’era e non ero certa ci sarebbe stato.
Notai la sua confusione, così cercai una scusa che fosse credibile ed intelligente.
<<… Una discussione sulla pecora Dolly con Harry. >>

Bel colpo, Lewis.

Ma si poteva essere così dannatamente stupidi? No di certo, anche perché molto probabilmente gran parte dei miei neuroni si erano sacrificati per fornire
energia agli ormoni. Ed eravamo arrivati ad un semplice bacio.
Sarei diventata come Sandy se fossimo finiti a letto insieme?

Promemoria: non fare sesso con Harold Edward Styles. Sandy alarm.

<< Siete strani, voi due. Soprattutto tu. >>
Il suo sguardo indagatore mi stava perforando la testa. Così decisi di rivolgerle un semplice sorriso, per poi cercare di tornare dentro.
Tuttavia, prima che potessi aprire la porta, sentii qualcuno chiamare il mio nome. Quando mi voltai, incrociai un paio di occhi marroni e la cresta luminescente.
Zayn si avvicinò a piccoli passi a me, tenendo le mani nelle tasche e facendomi quasi cadere la mascella a terra per quanto potesse essere sexy in quel momento, mentre sembrava muoversi a rallentatore.
Elena nel frattempo aveva aperto la porta, entrando dentro. Sentivo gli occhi di tutti addosso, compreso quello di Zayn che non la smetteva di fissarmi.
Avevo qualcosa in faccia? Forse, per forza. Altrimenti non si sarebbe spiegato il fatto che stesse allungando una mano verso il mio volto. Quando pensai che sarebbe arrivato a sfiorarmi la guancia, con un dito scostò una ciocca di capelli portandomela dietro l’orecchio.
Qualcuno nella stanza tossicchiò, attirando l’attenzione. Quando ci voltammo, il biondino con gli occhi azzurri guardava Harry e poi me ad intervalli regolari.
<< Ti andrebbe di uscire? >>
Quella domanda giunse così inaspettata che mi strozzai con la mia stessa saliva. Sentii un tonfo forte, e quando girai il capo per assicurarmi che fosse tutto a posto vidi Elena a terra, mentre cercava di raccogliere i cocci di un bicchiere di vetro.
<< Allora? >> continuò il moro, sorridendomi.
<< Io... ehm... >> tentai, senza riuscire a dirgli di “no”.
Non che non fosse attraente, anzi. Mi sapeva tanto di tipo da una botta e via, e sebbene sapessi che quello fosse solo un alibi per evitare di dire a me stessa che la persona con cui avrei voluto uscire fosse un’altra, mi accontentai.
Tuttavia, fu proprio quella persona a parlare e a rovinare tutto.
Me compresa.
<< Portala allo Starbucks, e prendile uno di quei muffin. Funziona con tutte. >>

Con tutte.

<< Sbaglio, o ha chiesto a me di uscire? >> inveii, rivolgendomi ad Harry, che se ne stava appoggiato al bordo del letto.
<< Sbaglio, o mi sembra che tu ci stia mettendo un’eternità a decidere? >> ribatté, distogliendo lo sguardo.
<< Saranno fatti miei? >>
<< Ti sto dando solo una mano, Lewis, dato che sembra tu voglia saltargli addosso da un momento all’altro >> ghignò, con cattiveria. << Anche a lui. >>
<< Be’, grazie, Styles, ma so cavarmela da sola >> affermai, cercando di contenere la rabbia che in quel momento mi avrebbe solo spinta a riaprirgli la cicatrici per afferrargli lo stomaco così come lui stava facendo col mio, stringendolo in una morsa che faceva male. << Sai cosa, Zayn? Portami da Nando’s. >>
Basta, ne avevo abbastanza.
Tirai il ragazzo per un braccio e lo portai con me, lasciando tutti lì, compreso l’unico essere umano sulla faccia della Terra che aveva una capacità e una possibilità di ferirmi senza pari.
 






A's corner:
Vi avevo detto che sarebbe tornato il pepe.

Però pepe erotico, si può dire. C’è sempre una spiegazione all’odio di Styles, sebbene abbia ribadito come Abbey gli sia indifferente. CERTO.
Risulta chiaro che lei inizia a provare qualcosa, di malsano, sì, ma pur sempre un sentimento. Ecco spiegati i flashback nei capitoli precedenti. Gli Habbey scoppieranno? Può darsi, per ora vedremo molti fuochi d’artificio ;)
Grazie per i commenti, è sempre bello sapere che amate così tanto la mia storia. Mi ci sto mettendo d’impegno, anche se a volte tra scuola e tutto l’ispirazione manca!
Ora che anche Zayn è entrato in gioco.. Se ne vedranno delle belle.
Filo a scrivere e studiare inglese, che avrei un piccolo compitino domani.
Professori puttani rovina-vite-fanfiction.
Vostra, A.







A proposito, come promesso, eccovi...
                                                                                       
                                                                                                Abbey:


                                                                                                                        
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Elena:
 


 

                                                                        









  
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