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Autore: Marti Lestrange    26/05/2013    10 recensioni
[STORIA SOSPESA]
1° settembre 2022: inizia un nuovo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un anno che sconvolgerà parecchi equilibri, e parecchie vite, riportando a galla incomprensioni, antipatie, malcontenti, gelosie e amori vecchi e nuovi, mentre qualcuno trama segretamente nell'ombra per alimentare litigi e misunderstandings. Intanto, sembra che sia stato escogitato un "complotto" per gettare "qualcuno" nel fango... riuscirà a rialzarsi e a dimostrare la sua innocenza?
{Dal testo:
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì. }
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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{capitolo lunghissimo, mi perdonate? Love u all <3}




CAPITOLO 2
ENGLISH GENTLEMEN PREFER BLONDES

 
 
 
 

“Love is a game to you, it’s not pretend
Maybe if I fall asleep, I won’t breathe right
Can nobody hear me?
I’ve got a lot that’s on my mind
I cannot breathe
Can you hear it, too?”
Hear me – Imagine Dragons

 
 
 
 
˜Venerdì 2 settembre 2022 – Sala Grande, Hogwarts.
 
« Ecco qui gli orari del settimo anno. »
Ava Thomas alzò gli occhi dalla sua ciotola di cereali e rivolse un vago sorriso ad una radiosa Rose Weasley, che la guardava dall’altra parte del tavolo di Grifondoro.
Tese il braccio verso di lei, porgendole due fogli di pergamena praticamente identici.
« Grazie, cugina » rispose Roxanne Weasley agguantando i fogli e facendo l’occhiolino a Rose. « Tutto bene? »
« Splendidamente, grazie » rispose Rose.
Sprizza gioia da tutti i pori solo perché sta distribuendo dei dannati orari. Patetica.
Okay, Ava non odiava Rose Weasley, affatto. Diciamo solo che provava un’infinita irritazione verso tutti i più banali comportamenti umani, come l’entusiasmo per una stupida spilla da Prefetto o per il tuo stupido fidanzato babbeo; come la gioia per l’arrivo del Natale o l’ansia di tornare a casa per l’estate, per godersi le vacanze. Niente di tutto questo la rendeva elettrica e felice, proprio come rendeva felice il resto dei mortali.
Il Natale per lei significava ricordare. Tutto quanto. Suo padre che trova quella lettera, Lynn che chiama la mamma, il silenzio, gli abiti scomparsi, il freddo e il gelo e l’albero di Natale illuminato in salotto, i regali in attesa. Sua madre se n’era andata che lei e Chris avevano poco più che dieci anni. Ava ricordava che, all’improvviso, il suo buon profumo non aleggiava più sul pianerottolo del secondo piano, davanti alla camera da letto dei suoi genitori. Ricordava che la casa si era ben presto trasformata in un caos, e che suo fratello Chris era rimasto chiuso in un ostinato silenzio per più di una settimana, in attesa che la mamma tornasse a casa. Sua sorella Lynn aveva pianto, e pianto, e solo Ava, cullandola, era riuscita a farla addormentare.
« Mi hai sentita, sì o no? »
Ava si riscosse e ripiombò nella Sala Grande affollata per la colazione. Poco più in là, sua sorella Lynn rideva in compagnia di Lily Potter, mentre di suo fratello non c’era traccia. Molto probabilmente era in ritardo.
« Scusa » rispose scuotendo la testa e guardando la sua amica Roxanne, carnagione scura, capelli lisci e neri e sguardo deciso, che la fissava preoccupata. « Stavo pensando… »
« A tuo padre? » la interruppe l’altra.
Cavolo, Roxanne sapeva capirla al volo, ogni volta.
« Sì » ammise rigirando i cereali nel latte freddo, svogliata.
« Starà bene, Ava » la rassicurò la sua amica mettendole una mano sulla sua. « Angelina ha detto che lei e George lo andranno a trovare, lo inviteranno spesso a cena e non sarà troppo da solo. Tranquilla, okay? »
Era strano. Roxanne non chiamava i suoi genitori “mamma” e “papà”, come era normale, ma con i loro nomi: Angelina e George. All’inizio della loro amicizia, Ava lo aveva reputato strano, ma piano piano aveva imparato che non c’era nulla di strano, nella grande famiglia Weasley, ma solo di particolare e in qualche modo strambo. Uno strambo bello, però, uno strambo che ti fa desiderare di voler tornare a casa senza paura di trovare tuo padre steso sul divano, ubriaco fradicio, una bottiglia di Firewhisky mezza vuota sul tappeto davanti al divano.
« Abbiamo gli stessi orari? » chiese Ava per cambiare discorso. Non le andava di parlare di suo padre, non in quel momento. Voleva godersi il primo giorno di lezione.
Roxanne confrontò i fogli per un momento e poi annuì. « Sì, uguali in tutto e per tutto. »
« Buongiorno! » le interruppe una voce allegra.
James Sirius Potter si sedette sulla panca di fronte, un sorriso ironico e furbo dipinto sul viso. Chris Thomas lo raggiunse dopo qualche secondo, non prima di aver salutato un paio di ragazze sedute poco distante. Ava alzò gli occhi al cielo: suo fratello dimostrava sempre di essere il meno intelligente dei due.
« James » lo salutò sua cugina Roxanne osservandolo riempirsi la tazza di porridge.
« Come mai già svegli? Pensavamo di vedervi arrivare in ritardo a lezione di Incantesimi » chiese Ava versandosi del succo d’arancia.
Chris sbadigliò vistosamente e James la osservò, attento. « La prima ora abbiamo Incantesimi? Con la Cross? Non ci credo. »
« Noi sì » rispose Roxanne scrollando le spalle.
James si passò una mano tra i corti capelli marrone scuro, spettinandoli ad arte, come era solito fare. Ava e James avevano avuto una storia, l’anno prima, ma dopo qualche settimana avevano capito che non faceva per loro. Non funzionavano in coppia così come funzionavano da amici. E così era tornato tutto alla normalità. Chris aveva riso per mesi, prendendoli continuamente in giro, fino a quando Ava lo aveva minacciato di rivelare a tutti la sua terribile cotta per Victoire Weasley, la – bellissima e stratosfericamente affascinante - cugina più grande di James e Roxanne. Chris non aveva più fiatato.
James allungò la testa, cercando sua cugina Rose tra gli studenti che affollavano il tavolo di Grifondoro.
« Dove si è cacciata Rose? Quando serve non la si trova mai, per Godric! » esclamò.
Ad Ava scappò un sorrisino. James voleva molto bene a Rose, era come se fosse un’altra sorella, per lui. La trattava proprio come trattava Lily. Ava lanciò un’occhiata a quest’ultima, che stava ancora chiacchierando con Lynn. Oltre Lily, lo sguardo di Ava si perse, superò il tavolo di Tassorosso e si posò sui Serpeverde. Ryan Pucey la stava guardando, attento e pensieroso. Per un momento, Ava ricambiò il suo sguardo.
« Che vuole, quello? » esclamò Roxanne.
Ava si girò verso la sua amica e si appuntò i lunghi capelli scuri dietro l’orecchio. Finì di bere il caffè e si alzò in piedi.
« Lascialo perdere » rispose lei indicando Pucey e il suo amico Zabini, che le rivolse un’occhiata, non prima però di aver lanciato uno sguardo a Roxanne. « Secondo me Pucey si è preso qualche virus, comunque. È impossibile che sia diventato Caposcuola e si sia arreso a rispettare le regole. »
James si fermò, la mano sospesa a mezz’aria. Si girò e lanciò un’occhiata a Pucey, che stava chiacchierando con Owen e Ophelia Nott. James quasi sobbalzò sulla panca, proprio mentre Ophelia scoppiava a ridere per qualcosa che Ryan le aveva appena raccontato, e sommerse la faccia nella sua ciotola, in silenzio. Che comportamento strano.
Roxanne guardò Zabini con occhi sottili e all’improvviso batté un pugno sul tavolo. Un paio di bicchieri tintinnarono, protestando, e Chris le rivolse un’occhiata fugace, aprendo bocca per poi richiuderla subito dopo.
« Non lo sopporto » sussurrò Roxanne. « Andiamocene, prima che decida di lanciargli un Anatema. »
« Ci vediamo ad Incantesimi. E vedete di non fare tardi, altrimenti chi la sente, la Cross » disse Ava allontanandosi dal tavolo di Grifondoro. James borbottò qualcosa e Roxanne la seguì.
Tanti altri studenti si stavano dirigendo verso le varie aule, le borse cariche di libri, impegnati in chiacchiere e considerazioni varie sugli orari.
Ava diede un’occhiata al suo foglio. Dopo Incantesimi l’attendevano due ore di Pozioni con il professor Upson. Non sapeva se esserne angosciata o se prenderla con filosofia. In fondo, avrebbe solo dovuto sopportare i Serpeverde per ben due ore.
L’aula di Incantesimi era già popolata dai Corvonero, che erano soliti arrivare a lezione sempre in anticipo su tutti. Secchioni.
In fondo all’aula, Benjamin Corner stava ridacchiando con una sua compagna di corso. Ava storse il naso. Aveva sentito dire che Ben l’Irriducibile facesse coppia con Dominique Weasley…
« L’Irriducibile non sta con tua cugina Dominique? » chiese Ava a Roxanne mentre prendevano posto in fondo all’aula, tenendo il posto a James e Chris.
« Che io sappia sì » rispose Roxanne. « Spero solo che Dom arrivi in orario… »
Proprio in quel momento, la biondissima Dominique Weasley, splendida nella sua uniforme scolastica con cravatta rosso-oro, fece il suo ingresso nell’aula, i lunghi capelli dorati appuntati dietro la nuca con un fermaglio argentato. Individuò le sue compagne e si avvicinò sorridendo. I suoi occhi azzurri erano accesi e brillanti.
« Hey, ciao! » esclamò, scoccando alle sue amiche due baci sulle guance.
« Stamattina non eri nel tuo letto, Dom » disse Roxanne. Ava notò una certa nota di rimprovero, nel suo tono di voce.
« Lo so, è che- » Dominique non finì la frase, perché una donna alta dai lunghi capelli scuri fece il suo serioso ingresso nell’aula. Teneva alcuni libri sottobraccio e i suoi tacchi alti risuonavano sul pavimento di pietra: Amanda Cross, la loro spietata e severa insegnante di Incantesimi. Ad Ava piaceva in modo particolare e Roxanne diceva sempre che era l’unica studentessa a stare simpatica alla Cross, che era dura con tutto il resto del genere umano, soprattutto le donne. Ava rideva e negava, ma nel profondo sapeva che Roxanne aveva ragione. Lo sentiva a pelle, nel          modo in cui la donna la guardava e le parlava: con una certa dose di rispetto che di solito mancava.
Dominique si affrettò a raggiungere Ben Corner. Intanto, la ragazza Corvonero si era rapidamente spostata ed era tornata al suo banco di fronte alla cattedra. Ava scosse la testa. L’Irriducibile non sarebbe cambiato mai.
« Buongiorno a tutti » cominciò la Cross rivolgendosi alla classe, che era piombata in un religioso silenzio nel momento stesso in cui era entrata nell’aula. « E bentornati. »
Nessuno si prese la briga di rispondere: la Cross odiava i coretti pretenziosi all’unisono. Aveva messo le cose in chiaro fin dal primo giorno.
Proprio in quel momento, la porta dell’aula si spalancò e un trafelato James Potter rotolò all’interno, seguito da Chris. La Cross strabuzzò gli occhi e tutta la classe scoppiò a ridere. James e Chris erano intrappolati in un caos indistinto di braccia e gambe, e cercavano di districarsi per potersi alzare in piedi.
« Potter, Thomas » esclamò la Cross. « Si può sapere che avete combinato, per Merlino? »
« Scusi, professoressa, siamo incappati in Pix » spiegò James con voce roca, cercando di liberarsi dalla stretta mortale delle gambe di Chris.
Ava non sapeva se ridere o piangere. Suo fratello sapeva sempre come inaugurare l’anno scolastico.
« Fareste bene a trovare una soluzione rapida a questo parapiglia, perché io sono intenzionata ad iniziare la lezione, con o senza di voi » concluse la donna. « Quindi, direi che potete prendere i libri e aprirli a pagina cinque  » aggiunse rivolta alla classe.
« Ah, dimenticavo » concluse. « Ovviamente sono venti punti in meno per Grifondoro. »
Ava incrociò lo sguardo di James e scosse la testa, esasperata. 
 
 

˜

 
 
˜Venerdì 2 settembre 2022 – Sala Grande, Hogwarts – qualche ora più tardi
 
Scorpius Malfoy sorrise sornione, lanciando un’occhiata in tralice lungo il tavolo di Serpeverde. Accanto a lui, Lorcan Scamandro e Charles Montague aspettavano che Octavia commentasse i nuovi arrivati del primo anno, che se ne stavano radunati in fondo al tavolo, visibilmente eccitati.
« Sono dei bambini » commentò la ragazza seccata, scuotendo la testa. « Che cosa dovrei farci, con dei bambini? »
« Non dirmi che tra loro non c’è nessuno che tu possa ritenere alla tua altezza, sorellina » aggiunse Charles.
Octavia storse il naso. « Siamo obiettivi, Charles. Sto cercando chi prenderà il mio posto alla guida del dormitorio. Il prossimo anno sarò troppo impegnata con i MAGO per pensarci anche solo alla lontana, e alla fine di quest’anno dovrò decidermi. »
La solita, vecchia, esigente Octavia, pensò Scorpius.
I capelli scuri le ricadevano lungo i lati del viso, incorniciando quel suo sorriso furbo e vagamente allusivo. La cravatta verde-argento era stretta in un nodo perfetto e la camicia bianca non aveva nemmeno mezza piega, cosa che non si poteva dire di quella di Lorcan, seduto proprio accanto ad Octavia. Il suo amico sembrava appena uscito da una tromba d’aria.
Scorpius incrociò lo sguardo di Octavia e le sorrise. Sapeva ascoltarla in silenzio, aspettando il momento buono per parlare, e di solito i suoi consigli erano sempre attenti e modulati, utili a farla riflettere. E anche in quell’occasione andò a segno.
« Io penso » cominciò, e gli amici si zittirono, « che tu debba fare così, Octavia. Alla fine di quest’anno sceglierai la tua erede, perché di una lei si tratta, ovviamente, e il prossimo anno ti limiterai ad “educarla”, insegnandole il giusto comportamento e infondendole le tue doti da leader. Semplice, no? »
Lo sguardo di Octavia si illuminò e una vaga ombra di furbizia le passò sul viso. Batté le mani e quasi saltò sulla panca. Si sporse sul tavolo, la bocca storta in un sorrisino.
« Ti ho mai detto quanto tu sia dannatamente pratico e geniale, Scorpius Malfoy? » disse.
Batté le ciglia e Scorpius si perse per un momento nei suoi occhi scuri. Che diavolo mi sta succedendo? È Octavia.
« Non serve che tu glielo dica, Octavia » intervenne Lorcan, e Scorpius quasi sentì quel sottile filo invisibile che lo aveva legato ad Octavia spezzarsi all’improvviso. Gli venne quasi voglia di saltare al collo di Lorcan. La ragazza guardò l’amico con le sopracciglia alzate.
« Grazie, Lorcan » disse, tornando a pasticciare il suo pollo arrosto, svogliata.
Scorpius scosse la testa. Charles ridacchiò in silenzio.
« Mi lusinghi sempre, amico, davvero. »
« Che cosa combinate, qui? »
Cassandra Zabini si sedette accanto a Lorcan, lasciandosi cadere di peso sulla panca e buttandogli un braccio sulle spalle. Gli strizzò la guancia con le dita e Lorcan si ritrasse, infastidito.
« Per chi mi hai preso, per il tuo cuginetto di cinque anni, per caso? » esclamò lui.
Lorcan lanciò un’occhiata nervosa alle spalle di Scorpius, che non perse occasione per chiedersi chi l’amico stesse osservando con tanta premura. Era sempre più confuso.
« Io non ce l’ho, un cuginetto di cinque anni » continuò Cassandra agguantando una mela da un cesto lì accanto e addentandola.
Intanto, Rosalie Greengrass, uno spettacolo della natura dotato di due lunghe gambe e una lucente chioma bionda, si sedette accanto ad Octavia. Le due si scambiarono un abbraccio e Octavia le sussurrò qualcosa nell’orecchio in tono confidenziale. Scorpius si sentì all’improvviso osservato, e si concentrò sulle dita che Charles tamburellava sul tavolo. Un confuso Evan Rosier, alto e muscoloso, transitò dietro Rosalie e Octavia per raggiungere i suoi amici lì vicino e quasi andò a sbattere contro Rosalie, sfiorandole la schiena con un braccio. Alzò gli occhi su Scorpius e borbottò un saluto. Sembrava che Rosalie nemmeno se ne fosse accorta. Quel giorno sembravano tutti in preda a un virus.
« Allora » cominciò la ragazza spiluccando dell’uva bianca. « È tutto pronto per domani sera? Non vedo l’ora. »
Domani sera. La festa d’inizio anno. Già. Scorpius se n’era dimenticato. Come era possibile? Le ragazze gli davano alla testa.
Octavia annuì. « Diciamo di sì » rispose, pratica. « Manderò mia sorella Agnes un po’ prima a dare un’occhiata. »
Agnes Montague era la sorella più piccola di Octavia e Charles, una vera e propria forza della natura, e anche un pochino pazza e sbandata, secondo Scorpius. In quel momento sedeva in braccio ad un ragazzo del quinto anno, dall’altra parte del tavolo, e gli carezzava i capelli. Lui la guardava beato. A Scorpius venne da ridere. Agnes sapeva usare le sue doti femminili molto meglio di Octavia, quello era certo.
Octavia. Scorpius si ritrovò ad osservarla, persa nella sua vivace conversazione con Rosalie, una delle sue migliori amiche. Non poté fare a meno di osservare l’onda dei suoi capelli scorrerle lungo la spalla, per fermarsi all’incirca a metà schiena; non poté fare a meno di incantarsi davanti ai suoi occhi accesi di entusiasmo, vivi e ridenti; non poté fare a meno di notare le sue lunghe ciglia scure, le sue labbra rosee, le guance arrossate dall’eccitazione del momento. Mentre chiacchierava con la sua amica, tutto in lei era diverso. Era come se fosse finalmente se stessa. Abbandonava quell’austera facciata che si sentiva in dovere di erigere davanti agli altri, abbassava le sue difese e lasciava che la vera Octavia prendesse il sopravvento.
L’Octavia che Scorpius ricordava da piccola, quando lei e Charles venivano in visita a casa Malfoy insieme ai genitori e loro tre venivano spediti nella stanza dei giochi a passare il tempo. Lui e Octavia si alleavano sempre contro Charles nelle loro “battaglie” e Scorpius ricordava che quelle erano state le uniche e rade occasioni in cui il “team Montague” si era diviso per qualcuno. Octavia voleva sempre vincere, proprio come era nella sua natura, ma riservava sempre a Scorpius una parte del suo bottino. Quella era la vera Octavia, che si entusiasmava per la nuova scopa giocattolo di Scorpius e gli chiedeva di provarla, che poi cadeva con un tonfo sul tappeto e rideva in un modo buffo tutto suo, che infine gli offriva una caramella e gli depositava un bacio sulla guancia senza che Charles la vedesse. C’era qualcosa in lei, qualcosa di diverso, qualcosa che era oscurato da una maschera di affettazione, manie di protagonismo e voglia di primeggiare, tutte caratteristiche che Octavia possedeva da sempre, ma che si erano acuite da quando aveva assunto il controllo del dormitorio. C’era qualcosa che la rendeva speciale ai suoi occhi, un fuoco che le bruciava dentro che solo lui poteva vedere; che solo lui ricordava e che avrebbe riacceso, ad ogni costo.
 
 

˜

 
 
˜ Sabato 3 settembre 2022 - Hogwarts
 
« Comunque non sono d’accordo con l’idea di Upson riguardo i MAGO » stava dicendo Dominique. « Insomma, siamo esseri umani, come pretende di farci ripassare tutte le pozioni studiate in questi sei anni, me lo spiegate? »
Roxanne mormorò una mezza frase indistinta, rigirando il pasticcio di carne nel piatto. Sua cugina Dominique – la brillante cugina con sangue Veela nelle vene, dalla bellezza mozzafiato e dall’odioso e petulante fidanzato seduto proprio accanto a lei – l’aveva coinvolta in quella pazza discussione su Pozioni e il professor Upson proprio il sabato a pranzo, quando avrebbe tanto voluto starsene in silenzio e in pace, immersa nelle sue vaghe considerazioni sul primo weekend a Hogwarts. Di solito il primo fine settimana lo trascorreva all’aperto, con Ava, James e Chris, per godere dell’ultimo sole e delle ultime ore di libertà prima dell’inizio vero e proprio dell’anno.
Il primo giorno di lezione era stato vagamente arduo e pesante. Il professor Upson si era messo in testa quella malsana idea del ripasso, che li avrebbe impegnati almeno un sabato mattina al mese. Erano delle lezioni extra, insomma. Lezioni organizzate senza richiedere la loro approvazione, oltretutto.
Roxanne allungò il collo in cerca di Ava, ma non c’era traccia di una ragazza alta dai lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra, che fissava il resto del mondo con disgusto misto a fastidio. Non c’era traccia nemmeno di suo cugino James e di Chris. Bene, l’avevano abbandonata, per di più in compagnia di Dominique – che era okay, erano amiche nonché cugine, però non sarebbe riuscita a sopportare Benjamin Corner ancora a lungo, soprattutto per via di quella sua innata espressione di intelligenza in stile troll dipinta sul viso. Non gli stava simpatico, proprio no.
Si alzò dal tavolo facendo stridere la panca e Dominique sussultò leggermente. « Che fai? Te ne vai? »
« Non ho più fame » rispose lei sbuffando. « Penso che andrò a cercare Ava. »
« Okay, a dopo » rispose l’altra sorridendole.
Roxanne non poteva fare a meno di voler bene a sua cugina, nonostante la sua sbadataggine, il suo essere assolutamente bella senza saperlo, nonostante il suo fidanzato, che sfoderò un sorrisone e la salutò come se fossero amici da sempre. Roxanne strabuzzò gli occhi, raccolse la borsa da sotto il tavolo e si diresse verso le porte della Sala Grande. Passando accanto al tavolo dei Serpeverde, udì distintamente Lorcan Scamandro chiedere ad Octavia dettagli su una certa festa.
Ma certo, pensò. La festa d’inizio anno dei Serpeverde. Che branco di pretenziosi snob.
Una volta messo piede nella deserta e soleggiata sala d’ingresso, due mani l’agguantarono e la trascinarono in un angolo. Roxanne riconobbe Ava e il suo profumo e il ghigno di suo cugino James.
« Hey! » esclamò. « Si può sapere che combinate? »
« Shhhh » rispose James ridendo.
«Okay, non capisco » sussurrò Roxanne. « Potete spiegarmi, per favore? »
Ava lanciò un’occhiata a James, che le fece un cenno affermativo. Quanta segretezza.
« Stavamo origliando » spiegò Ava sottovoce. « A quanto pare i Serpeverde daranno la loro annuale festa d’inizio anno e James aveva in mente qualcosina per rompere loro le uova nel paniere. »
« Rompere che? » esclamò James.
Ava agitò una mano. « Lascia perdere, Jamie. »
Lui alzò le spalle e rimase zitto.
« Avete già provato a sabotare la festa, ricordate? » intervenne Roxanne. « Ed è andata a finire male. »
Due anni prima, James e Chris avevano tentato di rovinare i piani di Octavia Montague, ma il loro maldestro tentativo era terminato con un misero buco nell’acqua e una mega strigliata dal preside Scamandro per aver imbrattato il muro dei sotterranei di uova e piume. Roxanne rideva ancora al solo ricordo dei due ragazzi impegnati a ripulire il tutto.
« Uffa, Roxanne » protestò James sbuffando. « Ricordi ancora l’episodio delle uova? »
« Io ricordo tutto, cugino » confermò lei incrociando le braccia al petto.
James alzò gli occhi al cielo senza replicare.
« Senti, abbiamo deciso di seguire Agnes Montague » propose Ava.
« La sorella di Octavia? E perché, scusa? »
« Perché abbiamo sentito dire da alcuni Tassorosso che, a quanto pare, si occuperà lei di sistemare i dettagli » spiegò James.
« Poco astuto, da parte di Octavia, delegare » convenne Roxanne suo malgrado.
« Ecco » annuì Ava. « È per questo motivo che quest’anno ce la faremo. »
In quel momento, Agnes Montague uscì dalla Sala Grande accompagnata da due ragazze del suo stesso anno, che Roxanne riconobbe come la bionda Vivien Pucey, sorella minore di Ryan e Xavier, e Rebecca Rosier, una ragazza dai capelli scuri piuttosto silenziosa e vagamente inquietante.
« Eccola, eccola » esclamò James appiattendosi contro il muro. Roxanne lo vide sfilare un foglio di pergamena dalla tasca dei jeans e lo guardò incuriosita.
« James, cosa… » iniziò, ma Ava la interruppe.
« Adesso noi andiamo. Acqua in bocca, Rox. »
Così dicendo, i due, a braccetto, seguirono le tre Serpeverde, dirette verso i sotterranei. Roxanne rimase lì, in piedi, a guardarli sparire e a chiedersi quanto avrebbe dovuto aspettare, per vederli finire in punizione, proprio come ai vecchi tempi. Inoltre, che diavolo aveva in mente di fare, James, con un vecchio e consunto foglio di pergamena? Suo cugino era strano, a volte, e misterioso, nonostante fosse la persona più limpida e sincera al mondo.
Alte risate la fecero voltare, giusto in tempo per vedere Chris Thomas emergere dal parco, i pantaloni sporchi di erba e Lucy Weasley appollaiata sul braccio. Non appena la videro, i due si zittirono.
« Lucy? » chiese Roxanne stupita.
A sua cugina scappò un sorrisino e Chris scoppiò a ridere.
« Scusaci, Rox, abbiamo fame, ci vediamo più tardi » la liquidò Chris mandandole un bacio.
Lucy le fece l’occhiolino e fece il suo ingresso nella Sala Grande letteralmente spalmata addosso a Chris, quasi soffocandolo con un bacio mozzafiato. Esibizionista.
Il mondo era fin troppo strano, a volte.
Roxanne fece per dirigersi verso il dormitorio di Grifondoro, intenzionata a prendere il suo manico di scopa e farsi un volo intorno al castello, quando una voce profonda la raggiunse alle sue spalle.
« Weasley, dove scappi? »
Roxanne si voltò lentamente solo per trovare un sorridente Owen Zabini appollaiato sul corrimano dello scalone di marmo. La guardava, divertito.
« Zabini » disse lei tranquilla. « Vorrei potermi trattenere per fare due chiacchiere, ma vado di fretta. »
Fece per girarsi e salire le scale, quando Owen l’agguantò per un braccio, trattenendola. Roxanne alzò gli occhi al cielo sbuffando.
« Quale parte della mia frase non ti è chiara? » gli chiese.
Owen la lasciò andare e rise.
« Sei sempre la solita, vedo » esclamò. « E dimmi: i tuoi amici hanno davvero intenzione di mandare all’aria la festa di stasera? Siete davvero così gelosi di noi Serpeverde? Solo perché sappiamo come divertirci? »
« Un po’ di Burrobirra e del Firewhisky scadente lo chiami divertimento? »
Owen alzò un sopracciglio, ironico.
« Combattiva, oggi, eh? Perché non facciamo una scommessa su quanto dureresti ad una delle nostre feste, Weasley? » rise Owen tendendole una mano.
Roxanne lanciò un’occhiata alla sua mano tesa così come si guarda un Vermicolo.
« Non faccio scommesse con te, Zabini » rispose. « Se vuoi scusarmi… »
Così dicendo cominciò a salire i gradini dello scalone di marmo, consapevole degli occhi di lui sulla sua schiena.
« Prima o poi cederai, Roxanne » le gridò dietro.
Lei si fermò. L’aveva chiamata Roxanne. Che diavolo…
Si voltò, ma Zabini era scomparso.
 
 

˜

 
 
˜Sabato 3 settembre 2022 – Hogwarts – qualche ora dopo
 
Molto bene, pensò Octavia facendo un bel respiro. Ci siamo. La festa d’inizio anno. Vai, Octavia, sarai come sempre splendente.
Si ripeteva quelle parole come un mantra, da cinque anni a quella parte, ogni volta che le capitava di dover affrontare qualcosa di importante, come la prima festa da lei organizzata, il suo secondo anno, oppure l’esame dei GUFO, l’anno prima.
Lei era Octavia Montague: poteva fare tutto. E poteva farlo bene.
Aveva spedito sua sorella Agnes a controllare che tutto fosse apposto e qualche studente del quinto anno suo amico pattugliava i corridoi, deciso a stanare eventuali imbucati, che non mancavano mai. Chissà come, tutto il castello li disprezzava, ma tutti sembravano intenzionati a partecipare alle loro feste. Le contraddizioni umane.
Octavia si lisciò un’ultima volta il vestito e osservò il suo riflesso in una delle ampie finestre del castello. Aveva scelto un vestito tranquillo, nero, elegante, con le maniche leggermente velate e decorate a motivi floreali, dalla scollatura tonda e armoniosa.
Agnes aveva saggiamente piazzato due coraggiosi primini davanti alle porte. Aveva fatto indossare loro una livrea scovata chissà dove, nei colori della loro casa. Apriporta. Octavia sorrise. Si ritrovava sempre stupita dall’intraprendenza di sua sorella. Le somigliava sempre di più.
I due le rivolsero un sorriso baldanzoso e, dopo un suo cenno del capo, aprirono le due pesanti porte in legno. Octavia venne inondata da musica, chiacchiere e risate. La sala che il professor Upson aveva gentilmente concesso loro, al secondo piano del castello, era ampia e inondata dalla luce delle stelle che entrava dalle ampie finestre a bifora, unita alla luce di centinaia di candele disposte tutto intorno in piccoli bicchieri colorati sui toni del verde e del rosa. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo rosa che conteneva altre candele. Si sentiva un leggero profumo di zenzero, nell’aria, misto al profumo delle invitate abbellite per l’occasione. Qua e là, Octavia individuò i tavolini in ferro battuto e i divanetti verdi che aveva magistralmente fatto disporre in tutta la sala, alcuni già occupati dagli studenti. Il tavolo delle vivande era in fondo, disposto sotto un enorme specchio dalla cornice dorata che rifletteva la sala e che dava un’idea di profondità e continuità. Dietro il tavolo, tre studenti del terzo anno vestiti da cameriere servivano le bibite e i cocktails. Tassativamente analcolici. Almeno per il momento.
Ottimo, pensò Octavia. Tutto sembrava essere iniziato nel migliore dei modi. Poco distante, Evan Rosier si divertiva in compagnia del suo amico Trevor Nott, fratello di Ophelia, a scegliere la musica, e fecero partire un vecchio disco dei Rolling Cauldrons*. Tutta la folla si animò e si lanciò a ballare. Octavia notò Trevor che, facendo piroettare la sua amica Cassandra, la trascinava in pista. Sentì le alte risate di Cassandra fino a lì, proprio mentre un turbine di capelli scuri e un paio di occhioni verdegrigio non le comparve di fronte, oscurandole la visuale dei suoi amici.
« Allora? » esclamò Agnes, un concentrato di vitalità e pazzia e una certa vena di perfidia. « Come ti sembra? È tutto come mi avevi illustrato... »
Octavia le sorrise e le mise le mani sulle spalle.
« È tutto perfetto » disse soltanto.
Agnes si sciolse in un sorrisone, che venne ben presto sostituito da uno più furbo e intraprendente.
« Sono contenta che sia tutto di tuo gradimento e che tu sia soddisfatta, sorella, per cui propongo di andarci ad affogare in un drink, ci stai? »
Ecco la solita Agnes.
Octavia diede un’occhiata al vestito di sua sorella, di un azzurro così intenso che rifletteva la luce di tutte le candele sparse per la sala.
« Hey, non ti sembra di aver esagerato, con l’orlo di quel vestito? » esclamò mentre Agnes la trascinava verso il tavolo delle bevande.
La ragazza rise. « Come sei noiosa, Octavia » rise. « Faresti bene a scioglierti un po’. »
Così dicendo le schiaffò tra le mani un bicchiere che conteneva un colorato liquido fucsia, condito da alcuni petali di rosa e un ombrellino bianco che vorticava per magia.
« Che cos’è? » chiese sospettosa, annusandolo.
« E che ne so » rispose Agnes scolandosi il suo. « Però è buonissimo » aggiunse subito dopo leccandosi le labbra soddisfatta e facendole l’occhiolino.
Si alzò in punta di piedi sulle alte scarpe col tacco nere e sondò la folla con lo sguardo.
« Raggiungo un amico » disse. « A dopo, sorellina, e divertiti. »
Fece un ultimo occhiolino ad Octavia e poi sparì tra la folla oscillando al suono della musica.
Octavia diede un’altra occhiata al suo bicchiere. L’ombrellino continuava a vorticare, impazzito. Tirò su con le dita un petalo di rosa e lo assaggiò. Sapeva di rosa, ovviamente, e di qualcosa di indefinito che non seppe riconoscere. Sicuramente Agnes l’aveva allungato con dell’alcol, come al solito. Octavia non beveva mai, alle sue feste. Voleva sempre poter mantenere il controllo sulla situazione e le bevande alcoliche non le facevano affatto bene. Il suo primo anno aveva vomitato sulle scarpe di un ragazzo del quinto, e da quel giorno aveva detto addio al Firewhisky miscelato con la frutta e solo Salazar sapeva quali stramberie. Inoltre, non era permesso introdurre alcolici ad Hogwarts, in particolare a feste organizzate con il benestare delle autorità, ma in qualche modo gli studenti riuscivano sempre ad eludere la sorveglianza.
In quel momento, la voce acuta di Ophelia Nott raggiunse le sue orecchie.
« Octavia! » esclamò raggiungendola.
Era in compagnia di Owen Zabini, sorridente e attento. Octavia si chiese dove fosse finito Ryan. Di solito quei tre stavano sempre insieme. Poco distante, Xavier Pucey scattò in piedi alla vista di Ophelia e la raggiunse, sondando le lunghe gambe della ragazza, fasciata in un aderente abitino nero che lasciava poco all’immaginazione. Non conoscessi Ophelia Nott e la sua sbadataggine mista a inconsapevole pazzia, direi che se l’è messo apposta per stendere Xavier. E il popolo maschile in generale, pensò.
« Complimenti per la festa » disse ancora la ragazza, sorridendole. « È fantastica! »
« Ti ringrazio, Ophelia » rispose lei radiosa, soddisfatta che una studentessa del settimo anno le facesse dei complimenti tanto entusiasti.
« Le bevande sono super, aggiungerei » intervenne Owen sollevando il suo bicchiere, nel quale vorticava del liquido dorato con tante bollicine che Octavia riconobbe come champagne.
« Beh, è tutto merito mio, ovviamente » esclamò Lorcan Scamandro comparendo al fianco di Owen. Quest’ultimo gli diede due pacche sulle spalle e i due finirono a parlare di Quidditch, inevitabilmente. Octavia rise mentre Lorcan veniva trascinato via da Owen verso il tavolo dei cocktails, dove li attendeva un elegante Ryan Pucey nel suo impeccabile completo grigio.
« Sembra che si divertano tutti » disse Xavier guardandosi intorno.
Octavia notò che teneva stretta nella sua la mano di Ophelia. Stanno insieme, allora.
Ophelia non sembrava neanche farci caso, e continuava a sorridere ad Octavia e ad osservare gli altri.
« Beh » disse lei. « Non so voi, ma vado a cercare Rosalie, se volete scusarmi. Divertitevi! »
« Grazie tante, Octavia » rispose Ophelia sorridendole di nuovo.
Sembra già mezza brilla, notò.
« A proposito » esclamò Xavier. Octavia si girò a guardarlo. « Ho visto Rosalie prima. Era con Scorpius là in fondo » e indicò la postazione musicale, dove il grammofono continuava a spandere qua e là la musica dei Rolling Cauldrons.
Octavia annuì e un groppo le salì in gola. Rosalie con Scorpius.
Stavano sicuramente discutendo sulla festa, Octavia. Andiamo. Rosalie non è neanche lontanamente interessata a Scorpius. Proprio no.
Si fermò e osservò ancora una volta il suo bicchiere rosa, che era rimasto inalterato. Fece un sospiro e buttò giù il liquido, che era fresco e dolce contro la sua gola.
Strizzò gli occhi e scosse la testa. Okay, era anche bello forte. Agnes lo aveva sicuramente allungato.
Voci sconosciute le facevano i complimenti per la festa, ma lei non le sentiva. In quel momento, riusciva solo a vedere Rosalie – la sua migliore amica Rosalie – avvinghiata a Scorpius Malfoy – l’amore della sua vita, il ragazzo di cui era segretamente innamorata da sempre. I due si baciavano con evidente passione e trasporto. Proprio in mezzo alla sala. Proprio durante la sua festa.
Il bicchiere le cadde di mano, molto lentamente, o almeno così le sembrò. Invero, tutto accadde molto velocemente. Il tonfo, il rumore di vetri infranti, le voci stupite; lo sguardo di Cassandra, ancora in pista con Trevor, che guardava la scena agghiacciata; Scorpius che si staccava all’improvviso da Rosalie e si liberava dalla sua stretta e si girava, la guardava, la vedeva. Forse per la prima volta nella sua vita.
Octavia non sentiva più niente, né la musica, né le voci, né le grida di Scorpius che le diceva di fermarsi, di aspettare, che non era come sembrava. Invece era tutto come sembrava. Era tutto uno schifo.
Octavia corse via e ben presto anche la voce di Scorpius si spense in lontananza, inghiottita dalla folla. Rimaneva solo il suo cuore, che lentamente batteva il ritmo spezzato di una sorda melodia. Rotto e vuoto.


Continua...





Marti's
Eccomi qui con il secondo capitolo. Dai, non vi ho fatto aspettare tantissimo, vero?
 
Ma andiamo con ordine.
Avete conosciuto altri quattro protagonisti, cioè Ava, Scorpius, Roxanne e Octavia. Come avrete intuito, Ava è la figlia di Dean Thomas, e ha un fratello gemello, Chris, e una sorella più piccola, Lynn. Roxanne è la migliore amica di Ava e, insieme a Chris e James, formano davvero un bel gruppetto. Dominique è del loro stesso anno, ma è tanto amica di Ophelia Nott e quindi passa poco tempo con le compagne di dormitorio. Inoltre, al momento Dom è impegnata con Ben l’Irriducibile. Quanto durerà? XD
Scorpius… beh, Scorpius è adorabile, nonostante abbia baciato Rosalie. Vi dico solo questo: non disperate. Avete conosciuto meglio Octavia e spero tanto vi piaccia, almeno un po’. Ha del potenziale, se solo ci si sforza di andare oltre l’apparenza, e Scorpius ci ha fornito un’immagine molto tenera di lei da piccola. E poi, i suoi sentimenti per Scorpius a questo punto sono chiari. Chissà come reagirà lui dopo la fuga di Octavia… Per quanto riguarda Rosalie, è davvero la migliore amica di Octavia e il bacio a Scorpius ha una sorta di spiegazione e giustificazione, che scoprirete più avanti.
Abbiamo anche conosciuto Trevor Nott, il ragazzo che invita Cassandra a ballare. Tenete a mente il suo nome, mi raccomando! E poi, è il fratellino di Ophelia ;-)
 
NOTE BUROCRATICHE [ma doverose]:


  • Forse avrete notato il riferimento ad una certa “pergamena” nella tasca di James… chissà che cos’è… forse la Mappa del Malandrino? ;-)
  • I “Rolling Cauldrons” – letteralmente “calderoni rotolanti”- sono di mia invenzione, una libera elaborazione dei Rolling Stones XD
  • Il titolo è rielaborato da quello di un episodio di Gossip Girl [avevate dubbi? XD], precisamente il 2x22, “Southern gentlemen prefer blondes”
  • Vi consiglio di ascoltare la canzone che apre il capitolo, “Hear me”, dei fantastici Imagine Dragons
 
 
Colgo l’occasione per ringraziare tutti colori che hanno messo questa storia tra le seguite e le preferite e tutti quelli che hanno recensito: mi avete riempito il cuore di gioia e soddisfazione: grazie, siete unici <3
Un grazie doveroso va a tutti quelli che, quasi quotidianamente, fangirlano sul gruppo Facebook, “mipiacciando” immagini e banner e commentando post sclerotici: siete dei tesori <3
Infine, un grazie a tutti i lettori silenziosi, che semplicemente hanno deciso di “dare una sbirciata” ;-) GRAZIE <3
 
Love love love, M.
 
 
   
 
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