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Autore: dearjoseph    26/05/2013    5 recensioni
Danae prese la pesante macchinetta fotografica appesa al collo e la puntò appena più in alto.
Ecco, era quella la lente in grado di ricordarle che non poteva essere sempre tutto nero, bianco e grigio.
La conferma che di colori il mondo ne offre in quantità, ma che spetta ad ognuno scegliere su dove puntare l’obiettivo; se sul rosso fuoco di un papavero, il blu profondo del mare, o il bianco candido della neve.
Irrilevante, freddo, noioso bianco.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Eleven.
 
Prima di suonare alla porta corrispondente all’indirizzo che Danae aveva scritto in bella grafia sul foglietto, Joseph si chiese se fosse giusto cominciare un primo appuntamento così. In una mano aveva due buste bianche che emanamano un odore invitante e l’altra, al posto di stringere un mazzo di fiori o uno scatolo di cioccolatini come si ricordava era giusto fare, stringevano la manina di Jennifer. La piccola era imbronciata, e lui lo poteva capire bene, ma davvero non sapeva a chi poterla lasciare quella sera.
Danae probabilmente si sarebbe infuriata. Non lo avrebbe dato a vedere, ma era certo che una cena da asporto, pur se dal migliore ristorante italiano della zona, non era quello che si sarebbe immaginata per la serata. E neanche lui aveva immaginato ciò.
Quando Danae aprì la porta, dimenticò che cosa stava pensando. Era bella, particolarmente bella quella sera. Aveva i capelli scesi come sempre, non era vestita particolarmente elegante, non indossava tacchi vertiginosi e il viso non era truccato più del solito, se si tralasciava il rosso acceso che le colorava le labbra, eppure la trovava bellissima. Non seppe bene come interpretare la reazione di Danae quando vide che Joe era andato a casa sua con tanto di cena, e figlia.
“Ti ho portato la cucina italiana direttamente a casa” cercò di dirlo in tono naturale ma quello che uscì dalla sua bocca fu tutto il contrario. Danae, non sapendo cos’altro fare, sorrise.
Imbarazzante? No.
Di più.
Dopo che si furono accomodati in cucina Joseph si sentì in dovere di spiegare il perchè di quella singolare situazione, nonostante Danae non avesse dimostrato in nessun modo il suo disagio o la sua perplessità. Il giovane padre si spiegò quest’apparente calma dicendosi che probabilmente Danae era solo una ragazza beneducata (quando ne aveva voglia). Poi pensò che poteva esserci di mezzo qualcos’altro, che magari la rossa che gli aveva sorriso timidamente era davvero felice di passare la serata con lui, nonostante il cibo nei piatti di plastica e una persona in più. Decise di non fare troppo affidamento su questa prospettiva.
“Scusa, oggi Jennifer doveva rimanere con mio fratello Kevin ma poi c’è stato un contrattempo” disse lui a mò di scusa e Danae si affrettò a rispondere che andava tutto bene e che avrebbe preparato la tavola per tutti e tre. Joseph continuò a sorprendersi che quella fosse la stessa ragazza con cui aveva parlato solo la mattina. Forse era imbarazzata e si sa, l’imbarazzo fa apparire sempre l’opposto di come si è. Ecco perchè Danae White era diventata un’agnellino, in quel momento. Per un qualche motivo preferiva la Danae acida e che parlava, nonostante spesso quello che diceva non era granchè carino. Forse avrebbe dovuto rimandare tutto, come aveva deciso all’inizio. Cosa gli era passato per la mente quando aveva deciso di portare anche Jennifer? Si era sempre detto che non le avrebbe presentato ragazze. E questa era anche la sua maestra di asilo, il che rendeva il divieto ancora più rigido, no?
Comunque, ora erano lì, tutti e tre e, dato che non poteva più tornare indietro, l’unica cosa che poteva ancora fare era cercare di metterla a suo agio il più possibile.
Jennifer, dopo aver chiesto gentilmente alla padrona di casa il permesso, era corsa in salotto a vedere i cartoni animati. La piccola aveva ammesso di aver perdonato Danae per il terribile malinteso della Casa-Castello, ma ancora non la vedeva di buon occhio. Joseph però non si era neanche mai posto il problema se a Jennifer avrebbe potuto piacerle una come Danae, più che altro perchè non c’era l’esistenza di nessun problema, ancora. Non aveva senso fare previsioni o aggiungere preoccupazioni a quelle già esistenti. Se la cosa fossa andata avanti ci avrebbe dovuto riflettere a lungo, è vero. Ma per ora, Joe e Danae non erano assolutamente niente.
“E’ successo qualcosa di grave?” chiese Danae, distogliendolo dai pensieri. Joseph fece segno di non aver capito. “A tuo fratello, intendo”
“Oh, no no no” si affrettò a tranquillizzarla mentre la aiutava ad apparecchiare la tavola con i piatti che la rossa gli aveva consegnato. “Danielle, quella che tu pensavi fosse mia moglie...” Joe aspettò qualche secondo, prima di continuare la frase, aspettandosi forse di vederla ridere. In realtà tutto ciò che Danae fece fu arrossire. “Come stavo dicendo, Danielle ha scoperto di essere incinta e ho preferito che mio fratello andasse a festeggiare come si deve”.
In realtà, quando Kevin gli aveva riferito che non avrebbe potuto badare alla figlia quella sera, Joseph era andato fuori di testa. Ma questo, naturalmente, non lo disse alla ragazza che ora si apprestava ad aprire le buste contenenti il cibo non più bollente come prima, ma sempre abbastanza caldo. Quando Kevin, poi, aveva riferito al fratello minore il perchè di quell’imminente rifiuto, Joe non aveva avuto cuore di dirgli di no e nemmeno di essere arrabbiato con lui. Lo aspettavano da così tanto, un bambino. La notizia lo aveva rallegrato a tal punto che il moro non riuscì a chiamare Danae per rimandare l’uscita.
Solo dopo essere uscito di casa Joe si era reso conto che non avrebbe potuto comunque chiamare Danae, dato che non aveva neanche il suo numero. Quindi cercò di provvedere immediatamente.
La roba che il ragazzo aveva portato a casa era pensata per cinque, sei persone. Non di certo per due e mezzo.
C’erano spaghetti in salsa di pomodoro, ravioli con un ripieno di carne saporito, le lasagne alla bolognese e il vitello tonnato. Poi, con grande felicità della ragazza, Joe aveva preso anche qualche trancio di pizza.
Anche Jennifer si era unita alla cena, nonostante la tv fosse ancora accesa.
Forse, guardando da lontano, potevano perfino sembrare una famiglia felice, quei tre. Il pensiero corse nella mente di Danae un paio di volte e in quella di Joe poco più, ma nessuno dei due lo disse o ci fece caso più di tanto.
A cena finita, bastarono una decina di minuti perchè Jennifer si addormentasse sul divano, mentre ancora andava in onda Spongebob. Joe era accanto a lei, e Danae dalla parte opposta, entrambi mentre gustavano il loro ultimo pezzo di pizza.
“Usi tua figlia come scusa per guardare i cartoni animati?”
“Cosa?” chiese Joe, troppo impegnato a guardare la tv per ascoltare la domanda.
“Ho detto che non credo sia da uomini maturi guardare ancora i cartoni animati” sorrise Danae.
“Non mi sembra che tu ti stia lamentando molto” la accusò lui, e Danae rise di gusto.
“Si è vero. Sono innamorata di quella stupida spugna gialla” ammise infine. L’imbarazzo di quella casa era sparito dopo qualche battuta durante la cena, che era trascorsa in fretta e abbastanza piacevolmente. I due avevano scoperto di avere molte cose in comune, e di pensarla diversamente sul triplo. Questa comunque era una buona cosa. Non finisce mai molto bene tra persone troppo uguali.
“Per fortuna i miei sono usciti portandosi dietro mio fratello Joshua. Non oso immaginare cosa avrebbero potuto fare questi due messi insieme” Joe annuì, facendo una faccia terrorizzata che fece ridere la ragazza. Poco dopo Danae si rese conto di sentirsi come... incompleta. Non si trattava di nessun pensiero profondo o cose del genere. Era qualcosa di molto più pratico e molto meno romantico di quanto si possa pensare. Quando anche Joe finì il suo petto di pizza, e si pulì le mani ad un tovagliolo di carta un pò sporco di sugo, capì a cosa era riferito quel vuoto.
“Mi hai portato la cucina italiana a casa...” riprese le parole con cui Joe si era presentato un paio di ore prima “ma non mi hai portato nulla per dolce. Così mi ferisci” disse poi la giovane, portandosi una mano al cuore con fare teatralmente addolorato. Joe rimase un attimo a guardarla, ripercorrendo il cambiamento che era avvenuto sotto i suoi occhi in poco più di due ore. Non la vedeva più rigida e timida. Ora sembrava più spontanea e allegra e, doveva ammetterlo, lo era diventato anche lui. In fondo non era stato affatto un primo appuntamento da dimenticare, quello.
“Potrei trovare mille scuse o dirti semplicemente che il tuo dolce sarei io -“ cominciò Joe mentre Danae alzava gli occhi al cielo e incrociava le braccia con fare spavaldo, più per nascondere il suo rossore che per altro.
“Ma la verità è che avevo finito i soldi. Mi dispiace di averti ferita così tanto”
Danae rise. Dio, da quanto non rideva così tanto? Riguardando indietro nella serata le sembrava quasi che ridere fosse l’unica cosa che avesse fatto.
Chissà che cosa pensava Joe a riguardo... magari ora la vedeva come una ragazza un pò scema che sapeva solo ridere. Stranamente il problema non la preoccupava più di tanto. Anche Joe aveva riso molto, e poi era da così tanto che non passava una serata così piacevole che, per una volta, il giudizio della gente non le importava per niente. Avrebbe riso fino a che non l’avrebbero chiusa in un manicomio, se ne avesse sentito la necessità.
Quel ragazzo la faceva quasi felice. Non aveva motivo di nasconderlo.
 “Potremmo rimediare. Ti piace la nutella?”
“A chi non piace la nutella?” chiese Joseph di rimando e Danae o invitò a seguirlo verso quella che doveva essere la sua camera. Il ragazzo rimase sulla soglia della porta fino a che Danae non lo invitò ad entrare, quasi per paura di entrare troppo prepotentemente nella sua vita così oscura e sconosciuta. Anche la camera della ragazza, rispecchiava quel mistero dovuto alla totale mancanza di informazioni sul passato, il presente, e il futuro di quella ragazza. Mentre Danae cominciò a frugare nell’armadio, dietro un montone di vestiti, Joe si prese il lusso di ammirare un po’ più approfonditamente la stanza nella quale era appena entrato.
I mobili erano di un legno scuro, c’era una grande finestra al centro di un muro coperta da una tenda bordeaux. Il resto era come una normale stanza da letto, anche se sulle pareti rosse erano appese decine e decine di fotografie. Joseph le guardò solo di sfuggita, sempre per quel senso di disagio dovuto all’infiltrarsi in pezzi di vita di cui lei ancora non gli aveva parlato. Forse un giorno gliele avrebbe mostrare lei stessa, una ad una.
Proprio mentre Joe le era arrivato accanto, Danae alzò con aria trionfante il trofeo che aveva trovato dietro i vestiti dell’armadio.
“Eccolo!” disse poi, e Joe la guardò tra i divertito e il perplesso. “Nascondo sempre un barattolo di nutella nella mia stanza, per precauzione. Joshua è capace di mangiarne un barattolo al giorno e non posso rischiare di rimanerne senza” disse lei con gli occhi bassi sul barattolo di nutella, a mò di spiegazione.
“Oh” disse Joe “una riserva di nutella, interessante”
“Si. È esattamente accanto alle mie macchinette fotografiche” per un qualche motivo Danae si sentì subito imbarazzata. “Sei l’unico a sapere il mio nascondiglio. Quindi se dovesse sparirmi qualcosa so chi andare a cercare” ironizzò per smorzare la sua stessa agitazione. Un po’ sembrò funzionare.
Joe si avvicinò all’armadio, e in un angolo vide cinque o sei macchinette fotografiche, tutte di forma ed epoche diverse.
“Posso?” chiese poi cautamente, quasi si aspettasse un no. Infatti quella era proprio la risposta che Danae stava per dare, quando le parole di Joe le tornarono in testa come in un flashback.
 
Ti comporti come se fossi superiore a tutti gli altri. Come se gli altri non siano all'altezza di conoscerti. Fai la finta menefreghista e allontani chiunque sia abbastanza stupido da avvicinarsi a te.
 
Si, era proprio quello che faceva. Allontanava la gente. Si chiudeva in sè.
In quel momento ripromise a se stessa che Joe sarebbe stato colui che avrebbe cambiato quella situazione.
“Si” rispose allora, anche se non con la decisione che si era proposta. Joe allora prese tutti quegli aggeggi e li poggiò sul letto uno ad uno. Poi anche i due ragazzi si sedettero, non troppo vicini.
Quando Joe iniziò a guardare quelle che rapressentavano la sua passione, quasi sentì un tuffo al cuore. Era così abituata a tenere le cose per sè che la presenza di qualcun’altro la disorientava, ma non la turbava. Nè la infastidiva. No, forse le faceva persino piacere.
"Qual è la tua macchinetta preferita?" chiese Joe passandosi un vecchio rullino sul palmo della mano. a quella domanda Danae si sentì quasi impallidire e si chiese se questo fosse visibile dall’esterno.
 
Allontani chiunque sia abbastanza stupido da avvicinarsi a te.
 
"Questa" rispose porgendogli un vecchio modello a rullino prima che il troppo pensarci la facesse tornare al punto di partenza.
"Come mai?" Lei si avvicinò e cominciò ad indicargli con le dita alcune scheggiature piuttosto evidenti.
"L'obbiettivo è rovinato.. qui, vedi?" Joseph sfiorò con l'indice il punto che Danae gli stava indicando.
"Ed è proprio quello che la rende speciale. Riesce a catturare la luce come nessun'altra"
Joseph sorrise, "mi piacerebbe vedere qualche foto di questa macchinetta"
Danae sembrò ricomporsi. Non credeva di essere pronta ad aprirsi fino a quel punto. "Le foto di questa macchinetta sono... personali" ci mise qualche secondo per scegliere accuratamente quell'aggettivo.
"Vuoi dire che tu puoi impossessarti della vita degli altri mentre gli altri non possono intromettersi nella tua?"
Ahi, quello faceva male.
"Si, diciamo di si" disse infine, combattendo tra la parte testarda che le impediva di parlare e quella che voleva davvero avvicinarsi a quel ragazzo.
"Chi è stato a romperla?" riprese a parlare Joe, che per un attimo si perse nello scrutare quell’oggetto tanto caro e pieno di ricordi e sentimenti.
"Mio fratello"
"Dovevo immaginare che fosse stato Joshua"
"Non è stato Joshua"
Joseph corrucciò la fronte, poi prese a guardare il viso di Danae che sembrava essere diventato ancora più pallido del solito.
Lo stava facendo? Si stava intromettendo nella sua vita senza che lei lo volesse? Il repentino cambiamento dell’umore di lei andava tutto a favore della sua teoria, ma non poteva fermarsi. Non voleva. Voleva sapere, conoscerla.
"Non pensavo avessi un altro fratello"
A Danae si creò un groppo in gola "infatti" disse solamente, e Joseph si disse che forse era il momento di cambiare argomento, che se lei avesse voluto dire qualcosa l’avrebbe già fatto, quando lei cominciò a parlare.
"Mio fratello Damon. Lui -" Era la prima volta che parlava dell'accaduto da quel giorno.
"Lui è morto".
 
 
Ciao mie bellizzime donzelle.
Prima di tutto voglio dirvi che non era mia intenzione lasciare il capitolo così. Vi avevo promesso l’intera storia di Damon ma mi sono appena resa conto che il capitolo sarebbe diventato infinitamente lungo. Inoltre, dato che non aggiorno da molto, ho preferito postare questa prima parte. Spero vada bene lo stesso.
Come va? Siete pronte a lasciare finalmente la scuola? (domanda cretina, lo so che siete pronte lol).
forse ci sono errori di battitura, ma non ho riletto perchè non vedevo l'ora di postare qualcosa. 
Sinceramente non so cosa pensare della storia... non so, non mi convince più tanto. Forse vado troppo a rilento, vero? Vi annoio? Fatemi sapere, vi prego, e recensite in tante anche solo per dirmi che fa schifo o non so proprio se la continuerò o meno.
Spero passi questo brutto blocco, e in fretta.
Grazie mille a chi è arrivato fin qui. Un bacio enorme bellezze <3
  
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