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Autore: dragon_queen    27/05/2013    1 recensioni
Dal cap.II:
"Eileen, come se niente fosse successo, si chinò a raccogliere il pacchetto, estraendo il suo dalla tasca e lasciandolo sul divano. Dopodichè fissò intensamente Melany, il cui sguardo pareva adesso dispiaciuto e colpevole, mentre delle involontarie parole le salivano in gola:
-Vorrei che gli gnomi ti portassero via, all'istante-"
Dal cap.III:
" -Sai ragazzina, non pensavo fossi realmente così patetica- disse una voce che la fece sussultare.
Era maschile, ma non apparteneva a Tom, tantomeno a Mel. Era carezzevole, ma allo stesso tempo pungente, rassicurante, ma anche derisoria"
Dal cap.VIII:
"-Maledetto me e il giorno in cui ti vidi. Dannata la mia anima nel momento in cui ti scelsi. Tu mi porterai alla rovina- e detto questo le voltò le spalle e fece per andarsene.
-E' un destino che ti sei scelto da solo, principe- rispose di rimando Eileen, per poi allontanarsi dalla parte opposta"
Dal cap.IX:
"-Io ti vedo, ti sento, sempre ti troverò. Il mio marchio sempre mi dirà dove sei. Nessuno potrà fuggire, perchè io sono il Labirinto-"
***
Bene, una next generation.
Una ragazza più testarda di Sara si scontra con il figlio del Re di Goblin.
Curiosi?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jareth, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO I

 

Si trovava circondata da innumerevoli alberi, tronchi scuri ed altissimi, chiome, ampie e frondose, che si confondevano scure con il cielo. Qua e là spuntavano fiori mai visti, grandi quasi quanto una testa e variopinti di toni che non pensava neanche potessero esistere.

Per un orecchio poco attento, l'ambiente sarebbe sembrato completamente immerso nel silenzio, un caldo torpore precedente un risveglio, ma in realtà i suoni di quella strana foresta erano fin troppo udibili e per certi versi inquietanti.

Ma a lei non importava.

Come se il suo corpo fosse stato privo di peso, poneva un passo davanti all'altro, leggera, avvertendo sotto i piedi la sensazione soffice e umida della vegetazione del sottobosco. Una leggera brezza portava con sé il profumo di quegli strani fiori che aveva in precedenza visto, inebriandola.

Avanzò, guidata inconsapevolmente dal suono scrosciante dell'acqua di quello che probabilmente era un piccolo torrente, nascosto ai suoi occhi.

Seguendo il sentiero giunse ad una radura, con in effetti uno stretto fiumiciattolo che correva verso valle.

Si avvicinò, inginocchiandosi sulla riva e guardando il suo riflesso. Non riusciva però a distinguersi chiaramente, tanto che pensò per un attimo di essere nel corpo di un'altra persona. Poi allungò le mani a coppa e raccolse un po' d'acqua fresca che si portò alle labbra.

D'improvviso la sensazione di non essere sola. Alzò fulminea lo sguardo, notando solo allora qualcuno appollaiato su di un grosso masso che in quel momento sembrava assorto in chissà quali pensieri. Guidata da una volontà che non le era certo familiare, si alzò nuovamente in piedi, muovendo qualche passo verso lo sconosciuto. Non lo conosceva, ma qualcosa dentro di lei lo faceva apparire come qualcuno di già visto.

Gli arrivò abbastanza vicino da distinguere i capelli corvini lunghi sino a sotto le spalle, spettinati e lucenti, percorsi da riflessi che a quella luce irreale parevano dorati, e un paio di occhi bicolore che, quando si accorsero della sua presenza, presero a scrutarla, curiosi.

C'era qualcosa però che li rendeva spenti, colmi di uno strano senso di solitudine. Lei però continuò a fissarli, incantata.

Lo sconosciuto allora si mosse, scendendo con un balzo leggero dal masso e ponendosi dinnanzi a lei. Aprì le fini labbra e tre parole lasciarono la sua bocca:

-Ti ho trovato...-”

 

DRIIN!! DRIIN!!

Un paio di occhi color del cielo si schiusero nella semioscurità della stanza. Lentamente un braccio esile e candido lasciò il tepore delle coperte per andare a zittire quell'oggetto infernale che stazionava sul comodino. Dopodichè si riaccasciò, come se avesse improvvisamente perso qualunque energia vitale.

Passarono forse un paio di minuti prima che le coperte venissero scaraventate a terra e la voce di una ragazza poco più che ventenne cominciasse a maledire la sua incondizionata pigrizia e il suo sconfinato amore per il letto.

Eileen si alzò rapidamente, fiondandosi nel piccolo bagno collegato alla sua camera e chiudendosi alle spalle la porta con un tonfo.

Si guardò nel piccolo specchio sopra il lavandino, incontrando una se stessa con una cesta di disordinati capelli biondi e delle evidenti occhiaie che contornavano i suoi occhi blu. Si passò le dita tra i morbidi riccioli, tentando di dar loro una forma e un verso.

Si fermò un attimo a pensare: anche quella notte aveva fatto quello strano sogno, ma stavolta c'era stato qualcosa di diverso dalle volte precedenti: lo sconosciuto aveva parlato. Quelle tre semplici parole avevano avuto la capacità di inquietarla. Poi sospirò, scacciando quel pensiero e dando la colpa ad altro:

-Accidenti, devo smettere di stare al telefono con Melany sino a tarda notte- bofonchiò, chinandosi sul lavandino e bagnandosi il viso con l'acqua fredda, cercando così di allontanare un po' il torpore del sonno.

Melany era la sua migliore amica dai tempi delle elementari. Fisicamente era l'esatto opposto di lei: pelle olivastra, occhi scuri e lisci capelli castani cioccolato. Si volevano bene ed erano come sorelle. Si raccontavano tutto e forse non sempre quello era un bene. Infatti, da un paio di settimana, la mora aveva preso ad uscire con Tom Duncan, il ragazzo che segretamente piaceva da sempre ad Eileen. Quando aveva appreso la notizia, una strana gelosia si era impossessata della bionda e forse anche un po' di rabbia. In fondo Melany era la sola a sapere della sua cotta.

A causa però del suo carattere fin troppo buono e ragionevole, aveva finito col tacere e anzi, farle le sue felicitazioni.

Che stupida che era stata...

In quel mentre, nella stanza entrò Rose, la donna che l'aveva cresciuta e si era presa cura di lei. Eileen era da quando aveva circa sei anni che sapeva di essere stata adottata e le era stato raccontato che la sua madre naturale era morta di parto.

La ragazza, nonostante considerasse Rose come una vera madre, faticava ancora a chiamarla “mamma”, anche se alla donna non sembrava importare. Rose aveva perduto il marito qualche anno prima, una malattia tremenda, lasciandola sola con una figlia piccola e una appena adolescente. Era però una donna solare e sempre sorridente, capace di mettere allegria anche alla persona più pessimista e triste dell'intero pianeta. Eileen la amava anche per quello.

-Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in ritardo!!- cantilenò la bionda, mentre schizzava davanti alla donna, che la guardava confusa e divertita al tempo stesso, e si fiondò verso l'armadio, cercando qualcosa da mettere.

Iniziò a scaraventare ogni indumento che le capitava tra le mani a terra, mentre Rose, alle sue spalle, sospirava, dato che poi sarebbe toccato a lei mettere in ordine quel caos.

-Ma non hai sentito la sveglia?- le chiese ingenuamente.

-Penny deve averci giocato ancora, dato che è suonata mezz'ora più tardi del solito- rispose la ragazza, mentre si infilava una scarpa da ginnastica in equilibrio su una gamba sola.

Dopodichè, velocemente, afferrò una borsa a tracolla accanto alla porta, diede un bacio sulla guancia a Rose promettendo che avrebbe rimesso lei a posto la stanza quando fosse tornata quella sera, e si fiondò al piano di sotto.

In fondo alle scale, la bionda incrociò una ragazzina di dodici anni, capelli rossi corti alle spalle, il viso costellato di numerose lentiggini e lo sguardo furbo, anche troppo.

-Ciao sorellona- la salutò la piccoletta, sorridendo.

Ovviamente Penny non era sul serio sua sorella, ma ad entrambe faceva piacere crederlo.

-Sei stata di nuovo in camera mia, eh peste?-

Quella non rispose, segno che la maggiore aveva scoperto il suo piccolo scherzo. Mentre Eileen si avvicinava al tavolo della cucina, ci girava velocemente intorno addentando una frittella e si avviava verso la porta di casa, passando davanti alla ragazzina notò che teneva tra le mani un piccolo libro dalla copertina rossa, vecchia e consumata, e con il titolo scritto in lettere dorate. Nella fretta però non riuscì a coglierlo.

-Cosa stai leggendo?- chiese allora alla sorella.

-Un libro che la mamma ha trovato su una bancarella al mercatino dell'usato in fondo alla strada. È bello, sai? Parla di fate, gnomi, folletti e di un labirinto. E anche...-

-Frena Penny, adesso devo scappare-

-Ma...-

-Me lo racconterai stasera. Sono davvero curiosa- rispose la bionda e, schioccando un bacio sulla fronte della minore, si catapultò letteralmente fuori di casa.

Venne investita dall'aria fredda di dicembre. Entro pochi giorni sarebbe stato Natale e in libreria erano carichi di lavoro.

Da quando aveva finito il liceo e rinunciato ad andare al college, Eileen aveva trovato lavoro nella piccola, ma ben fornita, libreria della signora Peterson, una donnina simpatica e gentile, vedova da quasi dieci anni. L'aveva sempre trattata con molto riguardo, trattandola come avrebbe fatto con una nipote. Dal canto suo, alla ragazza piaceva il suo lavoro, adorando i libri e tutto quello che li riguardava.

Per quel motivo era rimasta incuriosita dal libriccino che Penny teneva tra le mani, in quanto era sicura di non averlo mai visto in nessuno dei suoi scaffali o di qualunque altra libreria.

Velocemente si sfilò dalla tasca della giacca dalla fattura militare un paio di vecchi guanti, se li infilò soffiando un poco sulle mani e, in sella della vecchia e inseparabile bici, imboccò il viale che l'avrebbe portata alla libreria.

Stranamente per strada non c'era quasi nessuno, probabilmente perchè erano tutti rinchiusi in qualche grande magazzino a finire gli acquisti per Natale. Per quanto la riguardava, Eileen aveva provveduto quasi due mesi prima, immaginando il poco tempo a disposizione che avrebbe avuto in quei giorni.

A Rose aveva comprato dei semi di tre belle e rare varietà di fiori da piantare nel suo piccolo giardino, in quanto alla donna piaceva molto prendersene cura quando non era di turno in ospedale e stava molto attenta ai fiori che sceglieva di piantare. A Penny invece aveva comprato un grosso libro sui miti e le leggende di tutto il mondo, dato che la sorella ne era appassionata sin da quando aveva cominciato a leggere. Infine per Melany aveva trovato un sottile braccialetto di caucciù con le loro iniziali in argento. Il gemello lo aveva acquistato lei.

Mentre si complimentava con se stessa per la previdenza, giunse finalmente alla libreria. Legò la bici ad un palo proprio davanti all'ingresso e guardò l'ora: per fortuna era riuscita, nonostante tutto, ad arrivare in orario.

Quando aprì la porta, l'oramai familiare suono del campanello appeso sopra la porta l'accolse, seguito dalla voce della signora Peterson che proveniva dal retrobottega.

-Piccola, cominciavo a preoccuparmi- cinguettò l'anziana, mentre una testa canuta spuntava dalla porta dietro al bancone.

-Non è suonata la sveglia. Mi dispiace-

-Non devi, ero io preoccupata non vedendoti arrivare. Di solito sei sempre qui almeno venti minuti prima. Pensavo ti fosse successo qualcosa-

Eileen raggiunse la donna, aiutandola con la pila di libri fin troppo pesante che stava tentando di far uscire insieme a lei senza farli cadere tutti a terra.

-Cara, dovresti farmi il favore di catalogarmi quest'ordine appena arrivato. Nel magazzino ci sono altre tre scatole. Io devo assentarmi, in quanto ho entrambi i nipotini a casa con la febbre. Saprai cavartela?-

-Nessun problema, conti pure su di me- sorrise la bionda e scomparve nel retrobottega.

 

Contro ogni sua previsione, la giornata non fu molto affollata. Eileen riuscì a finire di catalogare i libri arrivati e cominciare anche a riporli sugli scaffali. D'un tratto il cellulare che aveva in tasca vibrò. Sul display lesse il nome di Melany.

Si guardò intorno: la libreria era semideserta, quindi non avrebbe fatto un torto a nessuno se rispondeva alla sua migliore amica. E così fece.

-Ehi tesoro, come te la passi?- l'accolse la voce allegra dall'altro capo del telefono.

-Tutto bene. Tra un'ora chiudo. Se vuoi ci vediamo, visto che devo anche darti anche il mio regalo prima che tu parta con i tuoi-

-Semmai domani. Stasera esco con Tom. Sai, da ieri siamo ufficialmente fidanzati-

Un colpo alla bocca dello stomaco la fece quasi rimanere senza fiato. Poi però rispose:

-Davvero? Sono contenta-

Nel momento in cui pronunciò quelle parole, il campanello della porta trillò. La ragazza si voltò per accogliere il nuovo cliente, ma le parole le si bloccarono in gola.

Davanti a lei stava proprio l'argomento dei loro discorsi: Tom Duncan, i capelli castani perennemente in disordine e gli occhi verdi che saettavano per la stanza. La cosa che però gelò Eileen fu la stangona bionda che lo accompagnava.

-Magari è sua sorella- pensò ingenuamente.

Come se le avessero letto nel pensiero, i due si appiccicarono come ventose e una strana nausea assalì la ragazza.

-Eileen, stai bene?-

La voce di Melany dall'altra parte del telefono la fece sussultare. Si portò l'apparecchio all'orecchio e disse:

-Scusa tesoro, ma ho dei clienti. Fammi sapere per domani e buona serata-

Dopodichè riattaccò.

Quando lo fece, una voce alle sue spalle si schiarì. La bionda si voltò, trovandosi davanti il bastardo doppiogiochista che le sorrideva, suadente. Nonostante fossero anni che era cotta di quel tipo, ciò che aveva appena visto le faceva venire solo voglia di dargli un pugno sul naso sfigurando la sua tanto ambita perfezione.

-Spero che quello al telefono non fosse il tuo ragazzo, perchè sarebbe un vero peccato-

-Ma davvero? Ci stai per caso provando con me?- chiese Eileen, stando al gioco per vedere fino a che punto si spingeva quel caprone.

Si, se avesse decisamente seguito l'istinto, probabilmente in quel momento gli sarebbe già saltata al collo e lo starebbe picchiando di santa ragione.

-E se anche fosse?-

-Mi pare che tu sia già in piacevole compagnia- rispose civettuola lei, mentre lanciava un'occhiata verso la ragazza che stazionava davnti a una delle librerie e la quale non sembrava essersi accorta di niente.

-Oh, quella? È solo una delle tante-

-Sul serio? Quindi anch'io finirei con l'essere solo una delle carte del tuo mazzo?-

Dio, quell'adone non l'aveva mai degnata neanche di uno sguardo, perchè in quel momento si comportava in quel modo? Se avesse anche solo minimamente saputo della sua esistenza, probabilmente sarebbe stato a conoscenza del suo legame con Melany.

-Per te potrei fare un'eccezione- rispose il ragazzo con tono da seduttore, mentre faceva scendere lo sguardo sullo scollo di Eileen, messo in bella mostra dalla posizione assunta dalla ragazza, gomiti sul bancone e il viso a pochi centimetri da quello di lui.

-Ma non mi dire. Adesso lascia che sia io a spiegarti una cosa: se non sparite immediatamente tu e il tuo smisurato ego, allora ti mostrerò cosa la signora Peterson tiene nascosto sotto il bancone-

Il ragazzo la fissò, impaurito sia da quello che aveva detto sia dal tono con cui aveva parlato, arretrò giusto i passi per raggiungere la sua accompagnatrice, afferrarla e dileguarsi, lasciando dietro di sé solo il suono del campanello e la sua frase bofonchiata riguardo ad una evidente pazzia della bionda.

Eileen sospirò, poggiando poi la fronte sul freddo legno del bancone. Cominciava a sentire i postumi della stanchezza, dato che ormai da qualche notte non riusciva a dormire bene a causa del sogno ricorrente che la tormentava.

Afferrò il cellulare e fissò il display per un paio di minuti, che a lei parvero però ore. Doveva dire a Melany quello che aveva visto, raccontarle con che razza di canaglia aveva a che fare. Non voleva però farlo per telefono, decidendo quindi di parlargliene quando l'avesse vista il giorno successivo. Se conosceva Melany, e la conosceva, non l'avrebbe presa bene.

Si fece coraggio e prese a riordinare. Era giunta per lei l'ora di chiudere.

 

L'aria gelida della sera l'aiutò a pensare, anche se non aveva certo dubbi riguardo al dire la verità alla sua amica. Preferì ripercorrere a piedi la strada di ritorno, portando la bici a spinta.

Quando rientrò a casa, Penny le corse incontro, ricordandole immediatamente la promessa di ascoltare la storia del libro che stava leggendo. Eileen la pregò solo di farla almeno mangire e poi sarebbe stata tutta sua.

Si sedette a tavola e Rose le pose davanti il piatto contenente la sua cena: una mal riuscita insalata di pollo.

La ragazza rimase qualche secondo a fissare il piatto in silenzio.

-Qualcosa non va?- le chiese allora la donna.

-Se tu fossi a conoscenza di un segreto e sai che rivelandolo faresti del male a qualcuno a cui vuoi bene, come agiresti? Glielo diresti oppure no?-

-Se voglio bene a quella persona, anche se so che soffrirà, gli racconterei quel segreto, per il suo bene-

Eileen rimase per un secondo a riflettere, dopodichè sospirò un “grazie” e prese a mangiare.

Rose sorrise.

 

-E quindi finisce così? Che la ragazza se ne va rifiutando l'offerta del Re?- chiese stupita Eileen, seduta sul suo letto, le gambe incrociate, mentre si pettinava i capelli ancora umidi dalla doccia.

-Perchè ti stupisci tanto? In fondo lui aveva rapito il suo fratellino, l'aveva trascinata nel suo labirinto, derisa e presa in giro. Che altro avrebbe dovuto fare?- chiese Penny.

-Non so. Forse tentare di capire perchè?-

-Eileen, persino io alla mia età riesco a capire che ciò che il Re provava era solo un insano bisogno di controllo e sottomissione su di lei-

-Sarà...- rispose la bionda, poco convinta.

-Comunque te lo lascio, tanto io l'ho già finito- rispose la sorella, alzandosi e lasciando il piccolo libro sul letto.

Quando la ragazzina se ne fu andata, la bionda afferrò il volumetto tra le mani e lo sfogliò distrattamente. Giunta alla fine, però, notò qualcosa di strano: una serie di pagine completamente bianche, come se la storia non fosse realmente conclusa.

Non sapeva bene il motivo, ma qualcosa di misterioso la attirava tra quelle pagine, come se la tentazione di leggerle fosse così forte da non potersi opporre. Fu così che tornò distrattamente alla prima pagina e prese a leggere.

La storia pareva in tutto e per tutto un racconto di pura fantasia, di quelli che a lei piaceva leggere per passare il tempo.

Giunse al punto in cui la ragazzina protagonista esprimeva il desiderio che il suo fratellino venisse portato via, quando all'improvviso la finestra si spalancò di colpo, facendola sobbalzare. Si voltò, trovando appollaiato sul davanzale un corvo, grande e maestoso, che, dopo aver sonoramente gracchiato, la fissò con i suoi occhi neri.

Eileen ricambiò, inghiottendo il groppo che le chiudeva la gola, per poi alzarsi dal lettoo e camminare verso l'animale. Quando gli fu a pochi passi però, l'uccello volò via. In fretta la ragazza richiuse la finestra.

Solo allora si accorse di avere ancora in mano il piccolo libro, un dito tra le pagine per tenere il segno. Come se stesse improvvisamente scottando, lo prese e lo ficcò in un cassetto.

Sentiva come se qualcosa aleggiasse attorno a lei e a quel piccolo volume, come se le parole che vi erano scritte non fossero state solo frutto di fantasia. Con quei pensieri, se ne andò finalmente a letto.




NDA
Come promesso eccomi con il primo capitolo di questa storia. Spero in questo modo di renderla un pò più interessante, introducendo il nostro personaggio femminile.
Nel prossimo ci sarà invece il nostro nuovo principe. Un saluto a tutti
A presto Marty.

  
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