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Autore: Ramble On    27/05/2013    6 recensioni
Prendete una ragazza sbadata, un terribile malinteso e un gruppo di quattro ragazzi scatenati.
Il gioco è fatto!
Genere: Demenziale, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Non ricordo di aver mai passato tanto tempo sotto alle lenzuola come nei giorni che passammo a Bruxelles. 
Robert ed io ci consumavamo a vicenda. La nostra storia era paragonabile ad una candela sempre ardente. 
Nel frattempo anche le relazioni con gli altri si erano andate modificando. 
Robert e Jimmy avevano avuto diverse discussioni per motivi a me sconosciuti. 
Jonsey e Blue non si parlavano. Lei, per non sentirsi sola, prese a seguire Bonzo come un cagnolino. 
Jonsey dapprima mi era sembrato più rilassato, ma con l'andare del tempo, il suo volto aveva assunto un colore piuttosto pallido ed i suoi occhi erano segnati da due profonde occhiaie. 
Jimmy aveva oltrepassato il suo periodo di sguardi inceneritori, di battutine a mezza bocca, ora mi ignorava e basta. Quando c'ero io lui non c'era. Se mi vedeva cambiava strada, o se eravamo costretti a stare nello stesso posto, faceva semplicemente finta che non esistessi, tormentando Robert con scomode domande sul suo rapporto con la moglie Maureen. 
Il cicciobomba guardava tutti dall'alto, come fossimo le sue pedine, e rideva di noi con Cole.

-Eva, ho bisogno del tuo aiuto.
Jonsey sedette al tavolo che avevo occupato io per la colazione. 
-Dimmi tutto. 
-Non posso più sopportare questa situazione. Voglio fare pace con Blue! 
Sfoderai la mia migliore espressione da "te l'avevo detto io che sarebbe andata così", ma prima che potessi ribadire il concetto, Jonsey mi fermò. 
-Lo so, lo so. Hai sempre ragione, somma e potente Eva!
-Così mi fai passare per una strega. 
-Maga va bene?
-Nah. Di mago ce n'è già uno.
Sussurrai indicando con lo sguardo Jimmy seduto al tavolo da solo, due file davanti a noi. 
-Ancora niente eh? 
Scossi la testa e svuotai l'ennesimo bicchiere di spremuta. 
-Mi manca Blue, lei è così...
Il mio cuore smise di battere. Jimmy. Lui mi stava fissando, ne ero sicura. Il suo sguardo pesava su di me. Non potevo girarmi anche se sentivo che prima o poi l'avrei fatto. 
Mi concentrai con tutta la mia forza di volontà sulle labbra di Jonsey, cercando di riprendere il filo del discorso. 
-Eva ci sei? Ti senti bene? 
-Hu? Certo certo. Ti manca tua moglie...
-Ma no! Cioè quello è ovvio, ma mi manca anche Blue. 
Non riuscii a resistere un secondo di più. 
Girai verso destra lo sguardo incontrando il suo. Jimmy sorrise soddisfatto. 
Istintivamente chiusi gli occhi e tornai a guardare Jonsey. 
-Eva, sicura che va tutto bene? Sei pallida e stai sudando a freddo.
-F-forse è meglio che vada a prendere un po' d'aria. 
Dissi alzandomi dalla sedia di scatto. 
-Ti accompagno...
-No!- Esclamai terrorizzata -no, grazie. Vado da sola.

Mi alzai lasciando di corsa la sala da pranzo. Camminai velocemente fino al terrazzo del secondo piano. Aprii le imposte e finalmente fuori, mi accesi una sigaretta. 
Uno, due, tre tiri e poi di nuovo il gelo. 
-Hai finito di parlare di me? 
La sua voce vellutata mi accarezzò la nuca. 
-Non stavo parlando di te. 
-Non mentire. 
-Come fai a saperlo? 
Jimmy sorrise, guardandomi come se fossi una povera deficiente. 
-Lo hai detto tu stessa no? Sono un mago. 
-E questo come fai a saperlo? 
Mi resi subito conto della banalità della mia domanda, ma lasciai a Jimmy il piacere di rispondermi. 
-Domanda piuttosto banale. La risposta è uguale alla precedente. Hai da accendere? 
Gli passai il mio accendino evitando accuratamente di guardarlo negli occhi. 
-Hai resistito più di quanto pensassi. Tre minuti d'orologio. Complimenti. 
-Perchè non mi lasci in pace? 
-Ci ho provato. 
-Riprovaci. 
Capii di essere stata troppo azzardata. La sua mano bianca mi afferrò il polso e mi costrinse a guardarlo finalmente negli occhi. 
-Non essere cattiva, Eva. Vuoi forse che Jimmy ti punisca? 
Non avevo la minima idea di cosa volessero dire le sue parole, ma mi assalì una strana paura. 
-No. Non lo voglio. 
Jimmy lasciò il mio polso. 
-Ora lasciami in pace, per favore. 
Dissi con tono quasi supplichevole. 
Il suo volto si oscurò. 
-Non posso. 
-Ti prego.
Gli occhi di Jimmy si illuminarono di uno strano bagliore. 
-Sei sicura che Robert sia capace di darti quello che desideri?
-Si. 
Bisbigliai. 
Jimmy rimase in silenzio valutando la mia risposta. 
-Guardami negli occhi e dimmi che non mi vuoi. 
Sollevai lentamente la testa ed incrociai le sue iridi brillanti. 
-Io non ti voglio. 
Mi meravigliai di essere riuscita a pronunciare la frase con un tono stranamente deciso. 
Jimmy non sembrò della mia stessa opinione. 
-Sei così vulnerabile! Pensi di darmela a bere? Questa è la tua ultima occasione. 
-Io non ti voglio. 
Gridai infuriata. 
-Sappiamo entrambi che verrai da me prima o poi. A che serve prolungare l'agonia?
La sua tortura psicologica aveva un effetto distruttivo su di me. Per quanto mi potessi sforzare di non privare alcuna emozione, dentro di me regnava sovrano il caos. 
-Eva, sei qui? Oh!
-Robert! 
Mi lanciai verso di lui, abbracciandolo contenta per il suo salvataggio. 
Mi passò un braccio dietro la schiena stringendomi a lui e facendomi sentire protetta. 
Robert e Jimmy si scambiarono un'occhiata eloquente e Jimmy si congedò in silenzio. 
-Tutto okay? 
-Si. 
-Mi ha detto Jonsey che ti sei sentita poco bene. 
-Sto meglio, grazie. Ho solo bisogno di riposare. 
Robert mi scansò delicatamente una ciocca di capelli dal viso. 
-Hai preparato tutto per la partenza tesoro?
-Si, penso di si. A che ora partiamo? 
Robert guardò l'orologio che portava al polso. Mi aveva raccontato di quando Elvis Presley in persona li aveva invitati a casa sua regalandogli cinque orologi. Mi aveva raccontato anche di come Peter si fosse seduto con tutti i suoi 200 chili sopra al padre di Elvis. Quella storiella mi aveva sempre fatto morire dal ridere, ma in quel momento non ero dell'umore giusto. 
-Tra un'oretta dobbiamo essere in aeroporto. Vieni in camera mia un po'?


Guardai per l'ultima volta Bruxelles mentre l'aereo si preparava a decollare alla volta di Montreal. 
Presi posto vicino al finestrino per godremi gli ultimi tratti del panorama di Bruxelles. 
Reclinai il sedile e mi preparai per un dormire vista la durata del viaggio. 
-Eva! Aiutami tu.
Aprii un occhio faticosamente. 
-Che è successo ora? 
-Ho bisogno dell'aiuto di una donna. Sono questioni di cuore. 
Jonsey si inginocchiò davanti a me. 
-Mi aiuterai vero? 
Sospirai profondamente. Come avrei potuto dirgli di no? 
-Non fare quello sguardo da cagnolino bastonato John, o non avrai alcun aiuto da me. 
-Grazie! Grazie! Sei un'amica. 
Mi prese la mano, facendomi alzare in piedi e mi trascinò fino ad un tavolino. 
-Parla. 
-Ho deciso che riconquisterò Blue. 
-Bene, io come posso esserti utile?
-Mi servono idee. 
-Parlarle? 
Jonsey corrugò la fronte. 
-Pensavo a qualcosa tipo fiori.
-Banale. E Blue non è tipo da fiori. 
-Un regalo? 
-Non vi dovete sposare! Qualcosa di più semplice. 
-Una serenata!
-Fuori dalla camera d'albergo e solamente con il basso? 
-Un trucco di magia? Sono bravo!
Alzai il sopracciglio e feci schioccare rumorosamente la lingua. 
-Io spero scherzi. 
-Bhè cosa c'è di male? 
-Tutto! 
-Allora dimmi qualcosa tu.
-Che ne pensi di una lettera? 
-Una lettera? Potrebbe essere una buona idea. Vado a prendere carta e penna!
Lasciandomi piuttosto interdetta, si alzò dalla sedia e lo vidi sparire nella stanza di Peter. 
Tornò nel giro di due secondi trafelato. 
-Eccomi... Allora, vai! 
-Io? La dovresti scrivere tu. 
-Sono negato. Aiutami almeno un po'. 
-Sei un bugiardo... Okay, facciamo una frase per uno. 
-Va bene. 
-Scrivi: cara Blue.
Jonsey prese la penna ed iniziò a scrivere. 
-Cara Blue, i tuoi occhi sono due...

-Finito! 
Jonsey alzò il braccio in attesa del mio cinque. 
-Finito cosa tesoro?
Robert si sedette al tavolino con noi offrendomi un bicchiere. 
-Abbiamo scritto una poesia per Blue. 
-Eva mi ha aiutato!
Spiegò Jonsey. 
-Ora te la leggiamo. 
Robert mi fece mettere seduta sulle sue ginocchia facendo scivolare la sua mano sulla mia schiena. 
Jonsey si schiarì la voce ed iniziò a leggere. 
-Cara Blue, i tuoi occhi sono due. Di bocca solo una e non la supera nessuna. 
Il tuo volto è così carino che sembri un bel gattino. Lo so che con le parole non ci so fare, voglio solo farmi perdonare. Non essere gelosa delle altre, tu sei l'unica fra tante. 
Ci girammo soddisfatti verso Robert. 
-Che ne pensi? 
Chiese Jonsey. 
-Hmm, perfetta. Lascia che modifichi qualcosa...
Robert prese la penna ed iniziò a scarabocchiare qualche parola sul foglio. 
-Molto meglio. Ora sentite qui: Cara Blue, i tuoi occhi sono due. Di bocca solo una e come te non ci lavora nessuna. Il tuo volto è così carino, che ne dici di farmi un bel....
-Robert! 
Jonsey si allungò su tavolo cercando di strappare dalle mani di Robert la poesia. 
-No. Non è finita, aspettate! Continua: lo so che con le parole non ci so fare, infatti voglio solo scopare. Non essere gelosa delle altre, ma sappi che tu sei solo una delle tante. Molto meglio non trovate?
Jonsey si lasciò scivolare sul tavolino rassegnato. 
-Chi ha scritto questa accozzaglia senza senso? 
-Oh James, ti prego salvami tu da questi incompetenti. 
Jimmy guardò me e Robert e ci rivolse un sorriso tirato. 
-Che bisogna fare? 
-Aiutami a scrivere una poesia per Blue, non ho idee. E loro due non collaborano. 
-Io te l'ho data un' idea, ma l'hai bocciata. 
Brontolò Robert. 
-La tua non era un'idea, ma la morte della poesia. 
-Bene, allora vado a scrivere canzoni. Quelle sembra che qualcuno le apprezzi. 
Si alzò dal tavolo e se ne andò offeso. 
-Dici che gli passa? 
Chiesi un po' preoccupata. 
-Tranquilla. Mezz'ora ed è tutto come prima. Fa sempre così quando scopre di non essere il numero uno in qualcosa. 
Spiegò Jimmy. 
-Ora pensiamo alla nostra poesia però. 
-Io non credo che sia giusto. Dovresti scriverla da solo, altrimenti perde tutto il suo significato. 
-Cosa dovrei scrivere allora? 
-Quello che ti senti. 
-Eva ha ragione. Scrivi quello che pensi e non ti preoccupare: se dovesse andare male, ti presterò una delle mie groupie. 
Ghignò Jimmy. 
-Grazie, ma rifiuto l'offerta. 
In quel momento Blue attraversò la stanza ancheggiando paurosamente. 
-Jonsey ripenditi!
-Hai visto quant'è bella? 
La squadrai. 
-Più che altro ho visto che le sta per partire un'anca. 
-Non essere gelosa Eva. 
-Non essere fastidioso Page. 
-Non ce la posso fare. Vado a parlarle.

Io e Jimmy rimanemmo nuovamente soli. 
-Per il discorso di oggi...
-Mi sembra di essere stata chiara Jimmy. 
-Non essere aggressiva, smascheri le tue insicurezze. Comunque volevo solamente chiederei scusa. 
Lo guardai incredula. 
-Cosa? 
-Ho detto scusa. Ti avevo sopravvalutata, non potresti mai essere il mio tipo. 
-O...okay. 
-Senza rancore eh? 
Scossi la testa. 
-Okay. 
-Ora scusa, ma il dovere mi chiama. Ciao. 
Si alzò e se ne andò. 
Chiusi lentamente la bocca e mi versai il liquore rimasto nel bicchiere.



Angolo dell'autrice:
Salve gente! Non ho nulla da dire se non ringraziarvi tutti <3 
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. é anche più lungo del precedente xD 
Fatemi sapere cosa ne pensate 
:*

  
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