* 27 maggio 2013, diciotto e quindici *
È passato un anno dal processo Manson, e sono sempre più felice di come sia andata.
Quando sono tornata allo studio, ho ricevuto i complimenti di tutti, perfino di Cooper, a cui ho stretto la mano e ho detto: “adesso magari possiamo aspirare a diventare quasi colleghi”.
Mia madre piangeva, e Pam pure.
Il signor Crossway ha fatto partire un lungo applauso, che mi ha fatto piangere ancora di più.
Stavolta siamo riusciti a fare la festa, e ci siamo divertiti molto.
Adesso vado da Charlie una volta a settimana, di domenica, così mi informo sui progressi che ha fatto durante la settimana.
Ora, però, non lo chiamo più solo “Charlie”, ma “zio Charlie”.
Nonostante questo, mi sono dimenticata di asserire un piccolo ma importante dettaglio: come l’ha presa mio padre quando ha saputo del processo.
Sono andata da lui il giorno dopo, e appresi con una certa soddisfazione che era tornato finalmente a casa.
Dunque sono scesa e, dopo aver zigzagato per un po’ tra qualche anima in pena, l’ho trovato.
La sua faccia umana era scomparsa.
Quella da demone, però, era ritornata.
- Tesoro! - esclamò, abbracciandomi - sono fiero di te.
Gli sorrisi.
Lo sapevo, che avrebbe detto così.
- Dopotutto, per Charlie qui c’è sempre posto.
“Certo”, pensai, sedendomi sul suo trono “c’è sempre posto all’Inferno”.
Angolino dell'autrice ^-^
salve! sono riuscita a finirla, e spero che, chinque sia arrivato fin qui e abbia letto i capitoli precedenti, l'abbia apprezzata almeno un pochino!
ricordate che critiche, negative, positive o neutre, sono graditissime!
Alla prossima, ciao!