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Autore: Shark Attack    12/12/2007    2 recensioni
- Perchè hai grumi di sangue fra i capelli? - la voce di Micah tradiva un'ansiosa preoccupazione.
Sheryl si voltò, i suoi occhi glaciali lo trafissero peggio di una lama. - Lo vuoi davvero sapere?
AVVISO: Se vi impressionate facilmente e non vi piacciono le persone sadiche e crudeli, questa storia non fa per voi.
Genere: Dark, Horror, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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THE EVIL

Sheryl udì i suoi passi distintamente fin dal giardino. Quando uscì dall'ufficio del Padrone Gea le si parò davanti, ansimante.
- E' vero?
- Dipende da cosa.
- Te ne vai? Ti lascia andare?
La ragazza fece spallucce. - Così pare..
Gea sembrò sciogliersi e sorrise di cuore. - Sono così contenta per te.. - mormorò mentre abbracciava l'amica – Per quanto tempo?
- Indeterminato.
Salirono le scale e entrarono nella stanza di Sheryl. Sul letto c'erano una maglietta nera con maniche corte e bordini bordaux, dello stesso colore del motivo a stella in basso a sinistra, e un paio di jeans chiari con strette tasche ovunque. A terra, un paio di scarpe da tennis nere.
Mentre Gea si chiedeva cosa fossero, Sheryl sentì un tuffo al cuore, pur non ricordando molto dei giorni in cui indossava queli abiti. Nonostante fossero stati lavati anche più d'una volta erano ancora ben visibili macchie insanguinate, ricordino delle sue permanenze nei sotterranei. Sheryl però non ricordava più di questo. Forse li usava nell'altro Mondo..
- Questo.. - esordì Gea sollevando la maglietta, in netto contrasto con ciò che avevano indossato per anni – Questo è un segno. Mettili, su!
Ebbero qualche problema solo con le stringhe delle scarpe, ma nel giro di poco erano comunque riuscite a finire l'opera di vestizione. Stavano per uscire dalla stanza quando Sheryl si ricordò di una cosa. Tornò indietro, aprì il cassetto del comodino e ne estrasse una lametta affilata.
- Che vuoi far.. - ma Gea non ebbe neanche il tempo di finire la frase che l'amica aveva già reciso i suoi lunghi capelli. Li lasciò cadere sul letto e se ne uscì sorridendo radiosa, con un caschetto di fortuna lungo poco sotto le orecchie.

Era da tutto il giorno che marciava senza sosta alle spalle dello sceriffo e Micah non dimenticò di ringraziare il cielo quando il vecchio alzò una mano per fermare il compagno. Il ragazzo lo vide scendere da cavallo e aggirarsi nei dintorni con circospezione, poi spostò un paio di rami di cespugli e vide, oltre una collina, un villaggio di medie dimensioni.
- Stanotte dormiremo qui, ma non prima di aver raccolto le informazioni che ci servono – annunciò lui tornando dall'avanscoperta, e Micah annuì convinto. Era stato lui a chiedere di andare al Castello, dopo che i registri dello sceriffo e le testimonianze in paese avevano confermato la sopravvivenza di Sheryl e la sua partecipazione nelle schiere del Demonio. Micah non si scoraggiò affatto nella sua missione, e anzi si sentì sollevato. Era salva. Non aveva un terzo morto sulla coscienza.
Inutili i tentativi di tutti di fargli cambiare idea sul conto della ragazza. - E' il braccio destro del Demonio, lo capisci? - continuava a ripetergli il buon vecchio sceriffo, ma Micah non si lasciava convincere.
- E' una mia amica – continuava a sostenere – e non l'abbandonerò per nulla al mondo. La riporterò nell'altro Mondo, fosse l'ultima cosa che faccio, e torneremo tutti ad una vita normale, come prima.
Giorno dopo giorno la sua convinzione lasciava intendere a tutti coloro che incontrava che nulla lo avrebbe smosso, e così Jeremia Stewart, lo sceriffo, si decise ad accompagnarlo fino al Castello di Heebrit, ma segnando a chiare lettere la condizione, e cioè che non si sarebbe mai avvicinato neanche alle mura del primo villaggio assoggettato a quel mostro per meno di 300 metri. - Ho una moglie a casa, io.
E ora erano finalmente arrivati all'ultimo villaggio prima delle terre sotto il dominio del Demonio. Solo qualche centinaio di metri più avanti avrebbero incontrato solo gente vestita di bianco. Già alcuni di questi abitanti giravano per le stradine di Mejoul, ma era una minoranza così ristretta che non ci si poteva fare troppo caso.
Per raccogliere informazioni Micah e lo sceriffo chiesero alloggio in una locanda, e la sera cenarono assieme a gente molto simpatica che non negò risposte. - Il Castello? Ma certo che so dove si trova.. - rispondevano tutti, tergiversando poi sulla reale ubicazione dell'edificio.
Dopo ore di chiacchere, erano solamente venuti a sapere che oltre i villaggi c'era un'enorme foresta, dalla quale si potevano scorgere solamente un paio di torri, e neanche tanto facilmente. Dopo la foresta infinita c'erano delle mura altissime, aperte solo in un punto ben sorvegliato, e poi un giardino che pareva pietrificato, rigoglioso ma secco. Al centro di esso, vi era il Castello. Ma nessuno del villaggio aveva mai neanche visto la foresta, se non in lontanaza.
La mattina seguente Micah si offrì volontario per andare al mercato e cercare qualche alimento per proseguire il viaggio e per non chiedere vitto ai “bianchi”, come venivano chiamati i sottomessi a Heebrit a Mejoul.
Il ragazzo però non avrebbe mai immaginato di ritrovare i suoi amici fra le file delle bancherelle. E meno che mai si sarebbe aspettato di vederli vestiti di bianco.
Quando Patty notò che era rimasto molto interdetto da quella visione si preoccupò di tranquillizzarlo subito. - Abbiamo fatto gli infiltrati..
- Infiltrati?
- Sì – rispose Zac – Ci siamo offerti per fare da spie per un paio di giorni nel villaggio laggiù.. tral'altro non ha neanche un nome..
- Spie? - Micah continuava a non capire e lo faceva ben intendere agli amici con occhiate vacue. Tutti gli mostrarono una spilletta a forma di cuore, nera. Il simbolo delle truppe ribelli a Heebrit.
- Vi siete uniti al gruppo dei ribelli, allora..
- Proprio come ti avevamo detto. Vogliamo renderci utili e aiutare questo Mondo.
Micah prese in mano la spilletta di Patty e la osservò, anche se non c'era nulla di particolare, a parte la scritta incisa lungo il bordo. “Per sempre a fianco della libertà “ sul lato sinistro e, sul destro, “Non ci arrenderemo”.
Sorrise. - E che risultati avete ottenuto fin'ora?
I suoi compagni s'incupirono. Segno evidente di insuccesso.
- E tu? Hai trovato Sheryl? - ruppe il silenzio Helen, spostando l'asse dell'interrogatorio. Stavolta fu Micah ad incupirsi, ma non troppo. - Sono ad un ottimo punto delle indagini, ma.. non è una cosa bella.
Vide un'ombra di paura insediarsi negli sguardi dei suoi amici. - E'.. morta? - balbettò Fred da dietro la spalla di Zac. Micah tirò un angolo della bocca a mo' di sorriso e scosse la testa. - E' viva, ma sotto il potere del Demonio, anzi.. pare sia il suo braccio destro.
- Sheryl?!? Ma non ha capacità magiche!
- Pare di sì, invece. E neppure roba di poco conto.. ma non parliamo qua in strada, venite, andiamo a quella locanda e continuiamo la discussione con un boccale sotto il naso!

Con un balzo, Sheryl si lasciò alle spalle il piccolo dirupo che separava le mura del giardino dalla foresta. Non appena toccò terra, uno stranissimo fremito la pervase e sentì l'impellente bisogno di fare una corsa, in gara col vento, senza una meta precisa. E come l'ebbe pensato, subito lo mise in pratica e la sua potenza magica si riversò nella foresta trasformandola in un fulmine.
Corse col vento fra i capelli per migliaia di metri ed anche più, così rapidamente che ancor prima che la notte fosse scesa era già all'uscita della foresta che faceva perdere infiniti viandanti nei suoi lunghi meandri.
Non appena fu sbucata fuori dal fitto degli alberi si fermò e rimase per qualche minuto a respirare affannosamente e ad ammirare stupefatta i villaggi che le si presentarono alla vista. Solo dopo un po' notò che erano deserti, e che nelle case era raro vedere dei lumi. Si fece coraggio e scese in paese a cercar qualche anima viva che le potesse consigliare cosa fare o dove andare, ma non trovò nessuno, a parte un cane randagio.
Quella prima notte la passò in un campo coltivato, accoccolata sotto un covone. Non le ci volle molto, però, per accorgersi che di notte il freddo era molto pungente e che i suoi abiti non erano adatti.
La mattina seguente si svegliò al canto del gallo e se ne andò presto, ma non dimenticandosi di dare un'occhiata al villaggio che la notte precedente era deserto. Si alzò da terra tutta infreddolita e si passò una mano fra i capelli. Non erano più lunghissimi, come ricordò in ritardo. Tagliarli di netto era stato il suo primo gesto completamente volontario dopo molto tempo. Indossare i suoi vecchi abiti, che ormai le stavano molto larghi, la faceva sentire come una ribelle: dopo tanto bianco esasperante, finalmente un po' di colore.
Con quei pensieri nella testa si avviò verso il primo villaggio oltre quello che aveva avvistato la sera prima e s'imbattè in un centinaio di persone tutte vestite di quell'orrendo colore candido che odiava tanto.
Strinse i pugni e passò in mezzo alla gente senza neanche guardarla in faccia, troppo arrabbiata per quel che doveva sopportare. Aveva appena conquistato la libertà e si ritrovava subito in un villaggio devoto a Heebrit?
Di una cosa però si accorse, e più camminava più ne era certa: la gente non l'aveva riconosciuta.
Proseguì la sua camminata senza guardare in faccia nessuno.

Il grattare delle sedie sul pavimento di pietra risuonò solitario nel locale: il suo orario di maggior affluenza iniziava dalla metà del pomeriggio, e i ragazzi invece vi entrarono nel pieno della mattina. Ordinarono il minimo indispensabile per non venir cacciati fuori a calci e cominciarono a raccontarsi le rispettive storie. Il gruppetto composto da Zac, Patty, Helen e Frederick si adoperò per sintetizzare al massimo la loro esperienza nel villaggio dei bianchi, ma ripetute volte i dettagli ebbero la meglio e il racconto perse il suo tentato riaccunto. Micah riuscì comunque a capire che non avevano scoperto nulla di che, solo qualche esperienza di persone su come si erano uniti a Heebrit. Meglio di niente, magari li avrebbe aiutati a capire Sheryl, quando mai avessero avuto possibilità di parlarle. Quando fu il turno di Micah, toccò a lui raccontare e spiegò come fosse arrivato in quel villaggio e chi lo accompagnasse. Non fece in tempo a finire di spiegare la missione che si era dato che entrò nel locale un uomo sulla sessantina, correndo trafelato in direzione dei ragazzi.
- Micah, figliolo! - disse Jeremia quasi urlando per la fretta – Non ci crederai mai, vieni presto!
Immediatamente le sedie grattarono ancora sul pavimento e in una manciata di secondi il locale era di nuovo deserto. Unico, rimase il garzone dietro il banco. - Tks..- disse- Ora mi toccherà pure cercarli, per farmi pagare il conto..
Uno stilo scarabocchiò dei nomi su un pezzo di carta; non appena ebbe finito, l'uomo se lo ficcò in tasca.
E' lui lo sceriffo di.. di cui ci hai parlato? - Helen non era mai stata brava nella corsa e riusciva a parlare bene, ansimava molto.
- Sì, ehm.. ragazzi, lui è Jeremia! Sceriffo, loro sono i miei a..
- L'avevo intuito, sai ragazzo? E ora meno chiacchere o non usciremo più dal villaggio! - Uscire? - chiese Fred raggiungendo il capo del gruppo – Ma si può sapere dove stiamo andando?
Lo sceriffo sorrise. - Fuori, no?
Il gruppo non potè far altro che seguirlo e continuare a chiedersi in silenzio quale fosse la meta della corsa.
Superati i portoni del villaggio si aprì ai loro occhi la piana antistante la collina del villaggio e, molto più lontano, i primi villaggi del Demonio; subito dietro questi ultimi, la foresta. Fra le nuvole si potevano distinguere, a fatica, le torri del Castello, ma erano così lontane che non sembravano neanche tali.
- Giù di qua, svelti – esclamò lo sceriffo mentre scendeva rapido il versante della collina, e subito fu seguito dai ragazzi.
Corsero ancora per centinaia di metri, sempre più vicini ai villaggi bianchi, e si fermarono solo in prossimità di un fiume.
Jeremia fece cenno di non fare rumore e di non fiatare e poi si avvicinò ad un canneto con molta calma e circospezione, facendo attenzione ad ogni passo. Micah ricevette molte occhiate interrogative da parte dei suoi compagni, ma non potè far altro che scuotere la testa e seguire il vecchio. Daltronde, neanche lui capiva cosa stesse cercando di fargli vedere, fino a che non scostò un paio di canne e vide una ragazza dai capelli cortissimi e chiari seduta dall'altro lato del fiume.
Lo sceriffo gli comparve a fianco sorridendo. - Che ti dicevo, eh? Ho o no una super memoria fotografica?
Micah non capì all'istante quell'affermazione, gli ci volle qualche secondo, durante i quali la ragazza si alzò da terra e tirò un calcio ad un sasso, che cadde in acqua con un tonfo.
All'unisono l'intero gruppetto ebbe un sussulto, ma solo Patty ebbe abbastanza fiato per pronunciare il nome che tutti stavano pensando.
- Ma quella è Sheryl..
La ragazza alzò la testa di scatto e li scovò all'istante. Aveva un'espressione indecifrabile. - Non mi sembra proprio tanto contenta di vederci – mormorò Zac, subito ripreso da un'occhiataccia dello sceriffo.
- Io non giurerei troppo in fretta che sia ancora vostra amica, come ho già detto a Micah, ma lui è così testardo che non mi ha ascoltato un solo istante!
- Infatti – rispose l'altro – Non è come dici.. io credo che si ricordi ancora di noi, e una volta ristabilito il contatto di amicizia che c'è fra noi sarà tutto come prima, vedrai vecchio!
Si voltò verso Sheryl, ma non era più dov'era prima. Le canne che erano dietro di lei si stavano ancora muovendo.
Jeremia mise una mano sulla spalla del giovane. - Non mi piace dire “te l'avevo detto”, ma come vedi..
Micah si liberò con forza dalla presa dell'uomo e saltò più in basso, a pochi centimetri dal fiume. - Hey! - udì alle sue spalle – Che stai facendo!
Si tolse la giacca e la gettò a terra con la borsa, poi si tuffò nell'acqua e nuotò fino all'altra sponda senza dare ascolto a coloro che gli gridavano di tornare indietro.
Uscì dal canneto seguendo la traiettoria di Sheryl che si era ideato in mente e la trovò non molto distante da lui, seduta rannicchiata all'ombra di un albero. Si avvicinò lentamente accorgendosi piano piano che l'acqua del fiume era gelida e che cominciava a sentire freddo. Ma lei era lì, e più camminava più confermava la sua identità. Era quasi identica all'ultima volta che l'aveva vista. I vestiti erano gli stessi, mancava solo la felpa che Zac le aveva prestato quella fatidica notte perchè avea freddo; era molto più magra, ma non sembrava troppo deperita, ne che avesse sofferto particolarmente la fame. Ultimo dettaglio, i capelli.
Raggiunse il metro di distanza. Lei si limitò ad alzare lentamente gli occhi e Micah rabbrividì al vederli. Avevano un colore innaturale, come se avesse avuto due lastre chiare di ghiaccio al posto delle iridi.
- Non hai freddo? - chiese lei. Il ragazzo ebbe una stretta allo stomaco e sentì la voce dello sceriffo nella testa, mentre gli diceva di non illudersi che gli sarebbe saltata al collo la prima volta che si sarebbero visti.
- Non molto.. - cercò di sembrare il più naturale possibile e le si sedette accanto – E tu? Non sei vestita adatta all'inverno..
- Non faccio mai caso alla temperatura.
- Ah.
Sheryl continuò a guardarlo, studiando ogni tratto del viso e del corpo.
- Come stai? - disse lui, per rompere il silenzio e togliersi dall'imbarazzo di essere osservato da occhi così raggelanti. Li ricordava azzurro cielo.
Lei rimase interdetta dalla domanda. - Come sto? In che senso?
- Beh.. stai bene, ti sei fatta male..
- Sono il ritratto della salute.
- Perfetto.. - non era il piede migliore con cui si poteva iniziare, si disse – Dove abiti?
Dritto al sodo, forse avrebbe trovato una strada migliore.
- Per ora da nessuna parte.
- Come sarebbe a dire? Dove passi le notti, dove mangi..
- Stanotte ho dormito in un campo agricolo e non ho ancora mangiato da ieri mattina.
- E non hai fame?
- Non faccio mai molto caso alla fame.
- Come per il freddo?
Lei annuì.
Micah sentì una strana sensazione scomoda. Stava per ammettere che Jeremia avesse ragione quando gli venne in mente un modo semplicissimo per trattenere Sheryl con lui e gli altri, giusto il tempo di farle tornare la memoria, visto che ormai non c'erano più dubbi che non l'avesse riconociuto.
- Ti va di venire da me, al villaggio? Offro sia il letto che i pasti!
- Villaggio?
Micah indicò la collina. - Lassù, vedi? Con me poi ci sono alcune persone molto simpatiche, potreste fare amicizia..
Sheryl lo guardò interessata. Fare amicizia rientrava fra le cose che si era ripromessa di fare in quel periodo di libertà. Forse doveva mostrarsi un po' più sociale e meno fredda con quel ragazzo, ma, un po' per uno strano pensiero che le vorticava in testa, un po' per la disabitudine a socializzare con gli altri, non riusciva a dire nulla di troppo carino. E poi questo ragazzo gli ricordava qualcosa.. era come se l'avesse già visto.
- Mi.. mi farebbe molto piacere.. – provò, aggiungendo subito dopo un sorriso che le parve non troppo convincente.
Anche Micah sorrise. Non avrebbe potuto sperare di meglio.




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Tatatataaann... ditemi che ne pensate di questo capitolo con una recensioncina, anche ina ina..! ^^
Ringrazio ancora tutti i lettori e coloro che mi seguono manifestando le loro opinioni, spero che la storia continui a piacervi!
Ciao!
Shark

   
 
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