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Autore: emotjon    27/05/2013    28 recensioni
[SOSPESA MOMENTANEAMENTE]
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Lei, Andromeda Tomlinson, per tutti Andie.
Classe 1993. Capelli castani, occhi celesti.
Sorella minore di Louis. Ex ragazza di Liam Payne.
Migliore amica di Harry Styles.
Genitori ricchi sfondati... Ma che bloccano le carte di credito ai fratelli Tomlinson.
La soluzione? Un coinquilino.
E chi meglio di Zayn Jawaad Malik?
Ma soprattutto... Andie, la ragazza acida con la corazza d'acciaio, riuscirà a resistere al fascino del tenebroso quanto sexy e dolce coinquilino?? Sta a voi scoprirlo. E se leggete lasciate una recensione, vero? Vero.
xx Fede.
Accenni Larry. Niente di sconcio, solo due ragazzi innamorati, giuro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4. Sexy smile.

Erano passate due settimane dall’inizio della convivenza forzata con Zayn ti-farei-svenire-con-un-sorriso Malik. Ma più che altro lo evitavo. Sì, da quando avevo parlato con mia zia, quel pomeriggio dopo Central Park, non avevo fatto altro che evitarlo.
Insomma, sopportavo (a fatica) tutta la sua roba in camera mia, il suo disordine, i suoi libri sulla mia scrivania, le sue scarpe nella mia scarpiera, i suoi vestiti, che occupavano metà del mio armadio… la sua mania di dormire mezzo nudo, col piumone. Il suo russare leggero, che mi rendeva quasi impossibile addormentarmi. Ma lo sopportavo, senza fiatare.
Anche perché, a volerla dire tutta, ci vedevamo a stento, visto che la mattina mi svegliavo prima di lui, per evitare che mi vedesse mezza nuda e mi saltasse addosso. Poi uscivo, passavo dalla mia migliore amica, e insieme andavamo a lezione, alla fine della quale mi precipitavo al lavoro, per poi tornare a casa e chiudermi in camera oscura, a lavorare ad un progetto… diciamo segreto.
Una cosa di cui avevo parlato solo con Niall, dato che l’idea era stata sua.
Ma quella era un’altra storia.
Comunque, furono due settimane pressoché perfette, con la mia presenza invisibile. Io e Zayn ci parlavamo a malapena, impegnati entrambi nelle proprie cose. In pratica io non gli parlavo e lui non parlava con me, una specie di silenzio consensuale.
Finché una mattina la voce acuta di Jen, una mia compagna di corso, non interruppe il corso dei miei pensieri. “Oh. Mio. Dio. E quello da dove salta fuori?”. Praticamente lo gridò, a pochi centimetri dal mio orecchio, facendomi fare una smorfia. Le volevo bene, ovvio, ma a volte esagerava per niente… Porco cazzo, Zayn. Viva la finezza, Andromeda. Oh, dannata coscienza, stai zitta.
Aprii la bocca diverse volte e la richiusi, accorgendomi di chi stesse parlando Jennifer.
E volevo dire qualcosa, ma Libby mi anticipò agitando la mano come una cretina, per farsi notare. Ridacchiai, scuotendo la testa. La odiavo quando si comportava in quel modo, ma era troppo dolce da guardare, davvero troppo. “Ciao Zayn!”, gridò continuando ad agitare la mano. Mi battei una mano sulla fronte, cercando disperatamente di non scoppiare a ridere.
Ciao ragazze… ciao principessa”, aggiunse piantando i suoi occhi nei miei. Volevo distogliere lo sguardo, sul serio, ma era come se i miei occhi fossero calamitati verso i suoi, come fossero incatenati. I miei, color cielo. Nei suoi, color… quasi verdi in quel momento, col contorno dell’iride più scuro, del color cioccolato che li caratterizzava di solito. Incatenati, come se i miei occhi fossero nati per immergersi nei suoi.
Ritornai alla realtà quando mi arrivò una gomitata nelle costole, da Jennifer. Sbuffai, facendo ridere Libby. E Zayn. Distolsi lo sguardo dalle sue labbra, cercando di non sentire la sua risata. Mi faceva un effetto strano, sin dalla prima volta che l’avevo sentita, due settimane prima.
E mi voltai, quando mi accorsi che si stava sedendo esattamente dietro di me. “Mi spieghi che ci fai qui, terrorista? Sei venuto a mettere una bomba sotto la mia sedia, non è vero?”. Quasi non feci in tempo a finire la frase, che sentii le sue dita bollenti contro le mie labbra, come a zittirmi. E sorrideva divertito, lo stronzo.
Feci per mordergli un dito, ma Libby mi richiamò dandomi un pizzico. Mi voltai, notando che la professoressa Delgado mi fissava, un sopracciglio elegantemente inarcato. Avrà avuto si e no trent’anni, e dire che ero gelosa del suo fisico era dire poco. Era, beh. A dir poco bellissima. L’invidia di parecchie delle mie compagne di corso, e il desiderio sessuale di tutti gli studenti maschi del campus.
Abbassai lo sguardo, aprendo il mio libro. E sentendo la risata smorzata di Zayn dietro di me.
Sono a New York per una laurea in Storia dell’arte, Andromeda”, mi sentii sussurrare dopo una manciata di minuti, praticamente nell’orecchio, mentre la Delgado iniziava a spiegare vita, morte e miracoli di Caravaggio. Andromeda. Ora lo uccido. “Ho frequentato il primo anno a Londra”, continuò Zayn, facendomi sorridere appena.
E con la borsa di studio sei venuto qui? Per storia dell’arte non era meglio…”.
Signorina Tomlinson, vuole condividere con noi quello che sta dicendo con il signor Malik?”. Oddio, ora scendo e la strangolo con quell’orrenda collana di zirconi. Non dissi una parola, abbassando lo sguardo sul mio libro, ma poi, all’improvviso, cambiai idea. “Benissimo, possiamo continuare…”.
Recuperai la mia roba e mi alzai, facendo cenno a Jen di farmi uscire dalla fila, sotto lo sguardo allibito di parte degli studenti. Mi voltai, facendo l’occhiolino a Zayn, che rise, scuotendo la testa. “Ci vediamo all’esame, professoressa Delgado”, le dissi salutandola con la mano, facendo ridere la maggior parte degli studenti. Uscii, con un peso enorme in meno sullo stomaco. Mi detestava, lo sapevano tutti.
L’anno prima avevo dato il suo esame quattro volte prima di passarlo. Con il massimo dei voti, ovviamente. Ma mi aveva bocciata tre volte prima di arrendersi all’evidenza che, nonostante la facciata da cattiva ragazza, fossi una studentessa modello. Mi detestava… e la cosa era reciproca. Anch’io la detestavo, profondamente.
Uscii nel cielo nuvoloso di inizio ottobre e respirai l’aria umida di New York, pensando a cosa avrei potuto fare in quelle quattro ore, prima di andare al lavoro. Sarei potuta passare a prendere la macchina fotografica a casa e passare in orfanotrofio. E l’avrei fatto, se non avessi sentito dei passi dietro di me, e una risata, che mi fece voltare.
Le ho detto che una delle mie sorelle è in ospedale”, mi disse Zayn, rispondendo alla mia domanda inespressa. Inarcai un sopracciglio. “Ho tre sorelle, potevo fingere che una delle tre stesse male, no?”.
Perché?”, gli chiesi incrociando le braccia sotto al seno.
Lui rise, scuotendo la testa. “Ci dev’essere un motivo per tutto quello che faccio, Andie?”. Dio, grazie che non mi ha chiamata col mio nome per intero o l’avrei strangolato. “E poi, potrei farti la stessa domanda, perché? Perché mi hai evitato tutta la settimana?”.
Inarcai un sopracciglio. “Ho avuto da fare, hai presente?”. Lui rise, mentre mi allontanavo. Volevo andare in orfanotrofio, da sola, senza pakistani a distrarmi. Ma mi bloccai al centro del piazzale, vedendo una scena che non pensavo potesse darmi ancora fastidio. Evidentemente mi sbagliavo. Liam. E Danielle. Lei, abbarbicata sulla schiena di lui, la sua cascata di capelli ricci sulla sua spalla, mentre gli baciava una guancia. Sentii gli occhi diventare lucidi in una manciata di secondi, mentre Liam si voltava verso di me e nello stesso momento Zayn mi raggiungeva. “Portami via”, mormorai rivolta al mio coinquilino.
Vidi Liam parlare con Danielle, per poi farla scendere dalla sua schiena.
Ma mi accorsi appena che si avvicinava a noi.
Zayn mi aveva appena preso il viso tra le mani, facendomi voltare verso di lui. “Guarda solo me”, mi sussurrò con un mezzo sorriso, facendomi scivolare nei suoi occhi. “Non c’è bisogno di scappare”, aggiunse raccogliendo una lacrima dalla mia guancia. Non mi ero nemmeno accorta di piangere. Non potevo piangere. Lo guardai, smarrita, senza sapere che dire. “Vieni con me, ti porto in un posto”.
Liam…”.
Se n’è andato, sta tranquilla”, mi disse prendendomi una mano e stringendola appena. In quell’istante, fu come se il mio cuore tornasse integro, anche se solo per un attimo. Mi mancò il respiro, ma era un dolore… quasi piacevole. E forse, sottolineo forse, avevo sbagliato a stare lontana da Zayn per quelle due settimane.

~

ZAYN’S POINT OF VIEW.
L’avevo praticamente trascinata via dal campus. Ma beh, non era colpa mia se quando le avevo visto gli occhi lucidi non ci avevo visto più. E poi, accorgermi cosa, o meglio chi, le stava facendo avere quella reazione… non aveva aiutato proprio per niente.
Certo, non che odiassi Liam. Nemmeno lo conoscevo, in fondo.
Magari era solo il fatto che sentivo di dover proteggere la mia coinquilina. Perché, nonostante fosse acida e fottutamente insopportabile, nonché praticamente una scaricatrice di porto… beh, sentivo di poter dire che non mi era del tutto indifferente.
Le lanciai un’occhiata, mentre guidavo fuori New York, verso l’oceano. La prima volta che l’avevo vista mi aveva colpito il suo fisico. Beh, dopotutto era in slip e maglietta. Lasciava ben poco all’immaginazione. Poi, c’erano i suoi capelli, che lei adorava, passava ore a sistemarli la mattina, prima di uscire.
I suoi occhi, che quando sorrideva – per quel poco che lo faceva – brillavano in un modo assurdo. Erano color cielo, e sembravano di un normalissimo azzurro, a meno che non li guardassi bene. Alla luce del lampadario della cucina diventavano quasi viola. Ma alla luce del sole erano a dir poco spettacolari…
Allora, mi dici dove andiamo o devo indovinare?”. La sua voce interruppe il flusso dei miei pensieri. Sorrisi appena, scuotendo la testa. Mi piaceva da matti quando si incazzava, e vederla stringere i pugni e mordersi un labbro quasi non mi fece scoppiare a ridere. “Sei un terrorista, e mi hai appena rapita… ora come minimo mi trascinerai in aeroporto e mi spedirai da Osama, come scambio per farti ridare tua sorella, tua madre o che so io!”, esclamò gesticolando come una pazza.
Scoppiai a ridere, imboccando l’uscita dell’autostrada. “Sei impazzita? E poi, Osama è morto…”, le feci notare passandomi una mano tra i capelli, tirandone appena le punte. Notai che i pugni erano meno stretti rispetto a poco prima… e che si leccava il labbro inferiore, guardandomi. “Sono eccitante, Tomlinson?”, le chiesi con un sorriso malizioso.
La vidi arrossire appena, cosa che la rendeva ancora più bella, se possibile. Sorrisi. Solo che arrossendo aveva abbassato gli occhi, guardandosi le unghie. Ma, un attimo. Andromeda Tomlinson in imbarazzo? Non mi sembrava vero.
Lascia perdere, voglio solo sapere dove mi stai portando… non ho intenzione di morire”.
E io non ho intenzione di ucciderti”, borbottai serrando i pugni sul volante, facendone sbiancare le nocche. In vent’anni mi avevano dato dello zingaro, del terrorista. Mi avevano persino definito “nero”. Ma quando mai, poi? E anche se Andie stava scherzando, mi dava fastidio che avesse appena insinuato che volessi ucciderla…
Scusa, dovrei pensare prima di aprire bocca”, mormorò, mentre parcheggiavo e scendevo dall’auto, sbattendo la portiera. La vidi sobbalzare, impaurita che potessi farle del male. Allora mi ricordai di Liam. E del suo polso. “Non avrei dovuto dirlo, scusami”, la sentii dire mentre, una volta scesa dall’auto, mi posava una mano sull’avambraccio, cercando di calmarmi.
Resta il fatto che tu l’abbia detto”, le dissi, leggermente acido.
Ah, ecco chi mi ha rubato lo yogurt scaduto, stamattina”, scherzò cercando di trattenere un sorriso, senza successo. Cosa che contagiò anche me, fino a farmi scoppiare a ridere. “Sai, tra me e te sei tu quello col sorriso più vero, non dovresti farti buttare giù da un’acida come me”, aggiunse passandosi una mano tra i capelli, lo sguardo fisso sull’oceano.
Sappiamo entrambi che fai solo finta di essere acida, Andie”.
Lei mi ignorò, ma ero sicuro di avere ragione. La sua doveva essere una facciata. Il motivo? Con il fratello e con Harry sorrideva dalla mattina alla sera. Con loro era aperta. Sospettavo che fosse così acida solo con le persone di cui non si fidava, o che magari non conosceva abbastanza. Come il sottoscritto. Speravo solo che prima o poi si sarebbe fidata. E avesse smesso di fare l’acida magari. Anche se in fondo non potevo negare che mi intrigasse. Più di quanto fosse lecito.
Perché mi hai portata qui, Malik?”, mi chiese, strappandomi dai miei pensieri.
Sorrisi tra me. “Mi è sempre piaciuto l’oceano, mi ispira calma, serenità…”.
Diciamo che quando sei incazzato vai a farti un bagno al mare, capito”.
Inarcai un sopracciglio, poi scoppiai a ridere. Era quasi imbarazzante quello che le stavo per dire, ma… “Ho solo detto che mi piace l’oceano, non che voglio morire travolto da un’onda”. La vidi inarcare un sopracciglio, poi sgranare gli occhi e mordersi un labbro per non ridere. Ero sicuro che avesse capito cosa intendevo. “Non so nuotare, contenta?”, ammisi, mentre camminavamo sulla sabbia, verso l’oceano.
In Pakistan non c’è il mare?”, mi prese in giro ridacchiando. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Cosa che la fece ridere. “Togliti le scarpe e tirati su l’orlo dei pantaloni”, la sentii dire. Lei intanto stava togliendo i sandali e tirando su a fatica gli skinny jeans che indossava. Lasciò la borsa con il resto della sua roba e si diresse verso l’acqua, mentre io la imitavo, senza riuscire a smettere di sorridere come un idiota.
Che cazzo ti prende, Malik?, mi disse una vocina nelle profondità della mia mente. La coscienza, probabilmente. Quel poco che ne era rimasta, per capirci. E’ solo la tua coinquilina, non è lei. Sussultai, ripensando a lei, ma mi ripresi in fretta, notando che Andie mi chiamava dalla riva.
Mi spieghi perché mi hai fatto togliere le scarpe”, le chiesi inarcando un sopracciglio.
Camminare sulla riva non ti farà affogare, andiamo…”, aggiunse con un mezzo sorriso tendendomi una mano, che presi, lasciando che mi trascinasse. Nell’acqua fino alle caviglie, era già un successo, per me. “Sei pensieroso”, mi fece notare dopo un po’, sorridendo appena. Si voltò a guardarmi negli occhi, allora mi incantai a guardarli. Cosa che mi era capitata troppe volte in quelle due settimane.
Vi sarete chiesti perché li abbia definiti spettacolari, i suoi occhi.
Ecco, alla luce del sole, seppure debole in quel momento, brillavano in un modo straordinario. Celesti, col contorno dell’iride più scuro. E con delle pagliuzze argentate. Dei frammenti di stelle, nei suoi occhi.
Pensavo a quanto sei sexy quando sorridi. Ovviamente, non glielo dissi. Tenni la bocca chiusa, sigillata. Meglio così. “Non mi hai detto perché mi hai evitato…”, le dissi, cercando di cambiare argomento.
Ho avuto da fare, tutto qui”, disse stringendosi nelle spalle, sorridendo appena. “Tra l’università, il lavoro e tutto il resto… diciamo che sono già stanca dopo due settimane di college, non ne posso già più”, ammise con un sospiro.
E la Delgado?”.
Quella troia mi odia”, sputò, diventando acida tutto d’un tratto. Avevo l’impressione di aver toccato un nervo scoperto. “Hai idea di cosa voglia dire dare un esame quattro volte? Davvero, è meglio che io me ne stia a casa durante le sue lezioni… tanto poi all’esame mi distrugge, che io frequenti o che io non lo faccia”, aggiunse passandosi una mano tra i capelli, mossi dal vento.
Sai, io penso che sia solo invidiosa di te”, le feci notare. E lo pensavo davvero. Certo, la nostra professoressa era una bellissima donna, ma… non so, vedevo in Andie qualcosa che in Carmen Delgado proprio non riuscivo a vedere. Andie era chiusa in sé stessa, misteriosa…
Mi riscossi quando la sentii ridere. “Scherzi, vero?”, mi disse, spingendomi appena.
Risi, schizzandola con un piede. Vidi la sua bocca formare una “o”, per poi abbassarsi e schizzarmi di rimando, bagnandomi tutta la camicia, per poi cominciare a correre, per allontanarsi da me. Senza smettere un attimo di ridere.
Il suono di mille campanelli.
Che diavolo mi stava facendo quella ragazza?

~

ANDROMEDA POINT OF VIEW.
Risi. Risi davvero. Risi come non ridevo da tanto, troppo tempo. Forse non ridevo in quel modo da sei, sette mesi. Da quando stavo con Liam, per intenderci. Ma con Zayn mi veniva naturale. Come se lo conoscessi da una vita. Come se sentissi di potermi fidare, nonostante le due settimane di convivenza.
Continuai a correre lungo la spiaggia, sentendo i suoi passi dietro di me.
Finché non mi sentii prendere per i fianchi, e sollevare da terra. Schizzando Zayn ancora di più, e senza riuscire a smettere di ridere, ridendo all’unisono con lui. “Lasciami, Zayn!”, strillai, facendo ridere due signore anziane che camminavano sulla riva. “Zayn, basta…”.
Non feci in tempo a dire altro mi ritrovai sdraiata sulla riva, completamente fradicia e infreddolita, con Zayn sopra, che si teneva sollevato sui gomiti per non pesarmi. Non che mi importasse, stavo affogando nei suoi occhi.
Non vedevo altro. Solo le sue meravigliose iridi, color miele in quel momento.


 


Perdonatemi il capitolo smielato, vi prego.
E' che sto passando un sacco di tempo con un certo ragazzo...
E tutto quel miele mi viene naturale, scusate.
Comunque, a parte la dose massiccia di miele, penso che il capitolo sia venuto bene tutto sommato.
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione...
Ah, e a proposito di recensioni... 61 recensioni per tre capitoli??
Credevo di sciogliermi quando le ho viste c:
Grazie mille a tutte, meraviglie. Vi adoro, dalla prima all'ultima, anche se non vi conosco (?)
Mi dileguo che è meglio, bella gente... A lunedì prossimo, xx Fede.

Andromeda:


Zayn:



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