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Autore: Waterproof    28/05/2013    14 recensioni
Dal XII capitolo:
"Harry, vaffanculo." Borbottai, voltandomi per andarmene.
"Ci andrei, ma ci vai spesso tu. Mi toccherebbe condividere con te anche quel posto."
Ora gli spacco la faccia.
*
"
Mi stai toccando il sedere, Styles? " Domandai, scostando violentemente la sua mano.
" Io posso. "
" Ah, sì? E chi lo dice? " Incrociai le braccia al petto, aspettandomi una risposta esauriente.
" Questo. " Sussurrò, indicando il segno rosso sul collo.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15.









Addentai una patatina cosparsa di salsa piccante e inghiottii velocemente, incurante del fatto che la mia bocca stesse ribollendo. Avevo già terminato la prima birra, ma quando feci per ordinarne un’altra, Zayn mi sfiorò il braccio, calandolo sul tavolo.
Lo fulminai con lo sguardo, cosa che lo fece arretrare alquanto spaventato. Furono i suoi occhi confusi a farmi ridestare e calmarmi.
Almeno in apparenza.
Già, perché dentro avrei voluto ancora sferrare un pugno su quel bel faccino di Styles, quello stesso volto che avevo baciato poche ore prima. Mentre ero seduta da Nando’s, con un ragazzo davvero niente male, il pensiero tornava sempre e comunque a lui, a quanto fosse in grado di ferirmi con una sola parola. In quel caso, con una frase.

“Funziona con tutte”.

Chissà quante altre ne aveva abbindolate allo stesso modo in cui aveva fatto cadere me nella trappola dei suoi occhi, della sua tempesta verde. Per quanto potessi ricordare o immaginare momenti in cui la dolcezza di quel ragazzo si era manifestata facendomi scoprire lati meravigliosamente entusiasmanti, ora c’era una sola sentenza che vagava per la mia testa, che mi costringeva a ripetermi, come un mantra, che lui non era fatto per provare: Harold Edward Styles è un coglione.
Lo era doppiamente in quel momento, perché avrei potuto concentrarmi su Zayn che stava parlando della sua passione per il canto, e invece mi limitavo ad annuire, completamente passiva e poco assorta. Difatti, che si trattasse di musica, l’avevo capito quando aveva citato suo nonno e aveva canticchiato qualcosa di un qualche rapper che neanche conoscevo, dato che non era propriamente il mio genere preferito.
Assentii l’ennesima volta, convincendolo di un interesse che probabilmente era svanito come le patatine dal piatto.
<< Com’è che conosci Hazza? >> chiese poi.
Era ovvio che lui non avesse mai parlato della sua acerrima nemica. Anzi, della Miss Indifferenza dell’anno.
<< Siamo stati costretti a crescere insieme dalle nostre famiglie. E dimmi, Zayn, com’è il Pakistan? >> cercai di sviare il discorso, per nulla tentata di continuare una conversazione che avesse come protagonista quello svitato.
Quella mia domanda dovette sorprenderlo non poco, dato che inarcò un sopracciglio e si appoggiò allo schienale della sedia, ridacchiando.
Cosa ci trovava di tanto divertente nella sua terra?
<< Me lo hai già chiesto, Abbey. Un’ora fa >> quasi non mi strozzai con quello che era rimasto della birra, così rimisi a posto la bottiglia, attenta a non farla cadere.

Che figura.

Effettivamente l’avevo combinata grossa, ci sarebbe voluto l’ingegno di Elena per uscirne. Ma dato che non era lì, dovetti cavarmela da sola.
<< Scherzavo, tesoro >> ammiccai, mordendomi la lingua per quell’epiteto e tono da battona super disponibile, << volevo solo metterti alla prova. Usciamo? >>
Mi affrettai a porre quella domanda per evitare che lui se ne facesse altre sulla mia improbabile sanità mentale, e lasciammo insieme il locale dopo che lui ebbe pagato.

Altra cosa che odiavo dopo i capelli dietro l’orecchio.

Mi strinsi nella giacca dato il vento freddo alzatosi nonostante la stagione calda, e camminai lungo il viale a stretto contatto con il moro, che di tanto in tanto sfiorava la mia mano con la sua. Rabbrividii, e lui, credendo stessi congelando, avvolse un braccio intorno alla mia spalla, unendo i nostri corpi.
Okay, quella situazione stava andando un po’ oltre.
<< Sai che hai un succhiotto sul collo? >>

Oh, cazzo.

Mi scostai violentemente da lui, tastandomi la parte citata. Quando arrivai ad un punto che sembrava farmi più male, sussultai, sentendo chiaramente la pelle sotto i polpastrelli. Quel pezzo di escremento mi aveva davvero lasciato un marchio? Cosa credeva, fossi una mucca da macello?
Oh, me l’avrebbe pagata, eccome se lo avrebbe fatto.
I pensieri che mi balenarono in mente sul come mi fossi procurata quel livido mi fecero arrossire, ed immediatamente sbottonai la giacca a vento che avevo indossato.
Zayn mi rivolse uno sguardo stranito, che ricambiai con un sorriso prima di chiedergli di prendere due gelati – al diavolo chi pagava – mentre io facevo una telefonata.
Non appena si fu voltato mi fiondai nel primo negozio che avevo visto, capitandomi sotto tiro, e digitai il numero della mia migliore amica, attendendo tre squilli prima che rispondesse.
<< Quando cazzo pensavi di dirmi che ho una fottutissima melenzana sul collo?! >> gridai, gesticolando, sebbene sapessi che lei non poteva affatto vedermi.
A parte la voce della mia amica, nella sala in cui mi trovavo regnava il silenzio. Mi voltai lentamente verso quelli che dovevano essere divanetti prova e notai un’anziana donna, molto kitsch, con un barboncino bianco tra le braccia, tutto infiocchettato e orripilante che mi guaiva contro. La commessa era rimasta con una scarpa tra le mani, mentre era intenta a infilarla al piede della signora, evidentemente scossa dal mio intervento poco fine.
Con un cenno chiesi loro di fare come se io non ci fossi e tornai alla conversazione con Elena, che rideva.
<< In verità aspettavo che tu mi dicessi che ti sei data da fare con Harry, ma non lo hai fatto, e… >>
<< Elena, sei morta >> sibilai, chiudendo la comunicazione.
Salutai con un sorriso forzato le due di poco prima e uscii di tutta fretta dal negozio, raggiungendo Zayn, che mi tese un cono.
<< Non sapevo che gusti preferissi, così ti ho preso nocciola e cioccolato >> affermò, mangiando il suo.
<< Ci hai preso >> constatai, con mia grande sorpresa – tanto per i gusti quanto per il fatto che avesse accantonato l’argomento “succhiotto” con così grande facilità, immaginando, probabilmente, chi me lo avesse fatto. A quel pensiero ribollii di irritazione e vergogna, ma cercai di non darglielo a vedere.
Mordicchiai la palla di gelato, mentre un po’ di rabbia spariva insieme al dolce. << Vado sul semplice, oggi sono tutti così sofisticati. Pensa, una, una volta, ordinò un gelato “melograno del Madagascar” e avocado. Ad Holmes Chapel. >>
<< Esiste? >> chiese, ridendo.
<< No >> mi unii alla sua risata contagiosa, pensando che poi non era così malvagio. Forse Zayn avrebbe potuto essere un’ottima alternativa a Harry.
Che pensiero egoista e crudele, ma a volte, era vero, ci si rendeva conto troppo tardi che le seconde scelte avrebbero potuto essere sin dall’inizio le prime. E poi sentivo che con Zayn avrei potuto essere forte. Non c’era quella sensazione di instabilità e terrore che il rapporto da un momento all’altro avrebbe potuto cedere sotto il peso della normalità.
<< E’ stato molto eroico da parte di Harry prendersi una pallottola per te >> mormorò improvvisamente, mentre ci mettevamo a sedere su una panchina di fronte al fiume. << Quando Liam ci ha chiamati, io e i ragazzi stavamo andando proprio a trovarlo ad Holmes Chapel. >>
Gli rivolsi una semplice occhiata, annuendo e sorridendo. Benché lo avesse negato, sapevo bene cosa avesse fatto per me, quella notte, anche perché da lì erano partiti tutti i miei dubbi su ciò che provavo nei suoi confronti.
<< Non so cos’avrei fatto se non fosse arrivato lui >> sussurrai, chinando il capo, cercando di non ripensare a quello che era successo e a quegli occhi iniettati di sangue dell’assalitore.
Avevo avuto una paura terribile di non farcela, quando poi… Mi imposi di smetterla di rifletterci sopra e tornai alla conversazione con Zayn, che mi aveva preso una mano e la stava carezzando per darmi conforto.
Stranamente, quel gesto mi turbò. Era quello che avevo fatto una lunga settimana con Harry, mentre gli raccontavo le mie giornate, mentre aspettavo speranzosa che riaprisse gli occhi.
Era sbagliato, era tutto sbagliato.
Essere lì con Zayn e non a litigare con Harry.
Essere lì senza di lui, mentre se ne stava in ospedale a causa mia. E io? Me la spassavo con uno dei suoi migliori amici.
Se non a lui, avrei dovuto rimanere fedele a me stessa e fare ciò che era più giusto.
<< Zayn, io... >> iniziai, ma fui interrotta da lui.
<< Ho capito, non preoccuparti. Spero solo che lui apra gli occhi, sei una persona... speciale. Va bene, non linciarmi per averti definita in modo così assurdo e banale. >>
Risi, dandogli una pacca sul braccio mentre ci alzavamo per tornare al campus.
 


Harry’s p.o.v

Era la quindicesima volta che ignoravo bellamente i saluti dei miei amici per ripensare a quello che era successo con Abbey prima, durante e dopo quel bacio che di casto non aveva proprio nulla.
Poggiai il capo sullo schienale del letto, mentre fissavo ostinatamente l’orologio nella speranza che si facessero le nove per far sì che terminasse l’orario di visite e le infermiere facessero il solito giro di ricognizione, in modo da poter dormire in santa pace. Se fosse andato tutto bene, mi avrebbero dimesso entro tredici giorni, così avrei potuto fare il test di chiusura del corso e tornarmene a casa. Avevo bisogno di staccare un po’ la spina.
Londra mi aveva rivelato troppe, sconcertanti verità. Avevo sempre sentito qualcosa che mi spingeva a proteggere quella ragazza che dicevo di ignorare bellamente, eppure lo avevo ignorato, collegandolo ad un semplice istinto di possesso.
Era come se a farle del male – mai fisico – dovessi essere sempre e solo io. Non escludevo che ci fossero stati momenti in cui mi ero lasciato andare di buon grado alle sue carezze, ma nulla di troppo spinto, fino a quella sera.
Avevo sbagliato a chiamarla “verginella” e umiliarla davanti a così tante persone, ma lei non aveva reso affatto le cose semplici vestendosi in quel modo, la sera stessa, durante il raduno con gli imbucati provenienti dalla città.
Quel vestito aveva fasciato il corpo sinuoso in un modo così eccitante che avevo stretto con troppa enfasi la bionda al mio fianco, di cui neanche ricordavo il nome.  Nemmeno l’avevo riconosciuta, Abbey, con quel pezzo di stoffa addosso, ed ero completamente partito.
Andato.
Perso.
Si accompagnava ad Edward, quello sfigato che, simile ad un Cenerentolo, aveva mostrato la sua mascolinità proprio in vista di quello pseudo appuntamento con lei. Le si era strusciato addosso, e mi ero reso conto di come lei, seppur restia, dopo uno sguardo nella mia direzione, assecondasse i suoi movimenti, forse per farmi irritare.
E ci era riuscita, ci era dannatamente riuscita.
Qualcosa in me si era mosso mentre la vedevo ballare con qualcuno che non fosse il sottoscritto, e la cosa mi aveva spaventato.
Da dov’era nata tutta quella gelosia?
Fatto stava che avevo pazientemente atteso che si allontanasse – alle feste lo faceva sempre, non sopportando, per più di un paio d’ore, quella musica assordante – e le ero andato dietro.
Josh mi aveva preceduto, costringendomi a nascondermi nel boschetto lì vicino, mentre lui mi superava e la raggiungeva.
Se non fosse stato così interessato a Louise, probabilmente avrei pensato che ci avrebbe provato con Abbey.
Avevano scambiato un paio di parole prima che lui si allontanasse di nuovo, mentre lei, un istante dopo, si era di nuovo messa in piedi e camminava lentamente verso la pista. La luce della luna illuminava debolmente le sue lunghe gambe, mostrando un po’ di pelle di troppo. Lei evidentemente non se n’era resa conto, o avrebbe camminato accovacciata pur di non mostrarsi in quel modo, ma ormai era tardi.
Non mi ero neanche reso conto di averla afferrata saldamente e sbattuta contro il tronco dell’albero, se non prima di impossessarmi delle sue labbra.
Fu quello il momento in cui capii che:
primo, ero totalmente impazzito;
secondo, quella ragazza mi stava sconvolgendo;
terzo, il suo corpo era perfetto per essere accarezzato dalle mie mani.
Quell’ultimo pensiero mi aveva fatto impazzire per giorni.
Quando durante il coma mi aveva confessato che pensava fossi stato io ad averla baciata quella notte, quasi non ebbi un sussulto; se solo avessi potuto. Non ero padrone di niente, se non del mio udito, e in quella stanza avevo sentito i grandi segreti di quella ragazza.
Come potevo aver ignorato, tutti quegli anni, il tono di voce spezzato mentre parlava della sua famiglia? Quegli esseri non la meritavano, lei era tutt’altro che una povera buon’a nulla. La speranza di poterla proteggere da qualcosa di terribile, ancora, mi aveva spinto a premere quel bottone, con una forza che avevo trovato Dio sa dove.
Sentirla mandarmi a quel paese, era stato ancora più rigenerante.
E distruttivo.
Non avrei dovuto baciarla in quel modo, e fortuna aveva voluto che non avessi rivelato troppo a Liam quando lei aveva udito la nostra conversazione.
Il ragazzo sapeva di tutti i miei tormenti, ovviamente. Tutti lo sapevano, anche Zayn. Ed era per questo che mi ero arrabbiato così tanto vedendolo lì, sulla soglia di quella porta che mi ostinavo a fissare, mentre chiedeva alla ragazza, che nessuno doveva toccare a parte me, di uscire. Ovviamente, me l’ero presa con lei, dato che sembrava morirgli dietro per come lo guardava.
E poco prima mi era praticamente saltata addosso.
Ero arrabbiato con lei, e con me stesso perché mi ostinavo a volerla.
Forse se ci finissi a letto, togliendomi lo sfizio, passerebbe tutto.
Poteva essere un’opzione, in effetti. Probabilmente lo avrei fatto, lei non avrebbe desistito, presa com’era. 
Un sorriso complice comparve sulle mie labbra, mentre socchiudevo gli occhi e mandavo via l’immagine del suo sorriso dalla mia mente.


 
Abbey’s p.o.v

Quando arrivammo dinanzi alla porta di camera mia, salutai Zayn con un bacio sulla guancia ed entrai. Evitando di pensare a Sandy, mi cambiai e mi infilai sotto le lenzuola, decisa più che mai a prender sonno in fretta. Meno pensavo ad Harry, meglio era, perché qualcosa mi diceva che mi sarei pentita di tutto.
Sarebbe stato dimesso entro una decina di giorni, qualcuno in più, dipendeva da come stava, e avremmo affrontato il test finale. Dopo quello, avrei inviato la lettera ad Oxford, sperando che mi prendessero per poter andare via di lì.
Via dai miei genitori, via da Holmes Chapel, via da Harry e le sue cattiverie.
Fuggire non era poi la scelta migliore, ma date le circostanze, non c’era altra opzione praticabile. Credevo di poter trovare un po’ di pace, ma non era successo per il semplice motivo che chi poteva darmela, quella tranquillità, si era rivelato lo stesso essere del passato.
<< Abbey? >>
<< Mmh >> mugugnai, facendo intendere a Sandy che ero vigile. O quasi.
<< Come sta Harry? >> Nella sua voce c’era preoccupazione, e non l’avevo mai sentita parlare in quel modo.
Neanche quando suo padre se n’era andato con un’altra, facendosi sostituire da un riccone da strapazzo. Forse perché quel cambio di vita non era stato poi così drastico, in effetti.
<< Bene >> risposi, continuando a tenere gli occhi chiusi, << tra qualche giorno lo dimettono. >>
<< Non ne sembri entusiasta >> commentò, muovendosi nel letto.
Fu in quel momento che le rivolsi uno sguardo indefinito.
Era davvero così che apparivo?
Indifferente?
Quella non ero io. Quando sentivo qualcosa, era sempre tutto enfatizzato, eccessivo. Non c’era affatto modo che potessi anche solo apparire distaccata.
Cosa mi stava succedendo?
<< Sono solo stanca >> chiusi il discorso, spegnendo l’abatjour e voltandomi sul lato opposto.
Stavo per chiudere gli occhi, quando il cellulare sul comodino accanto al letto vibrò, facendomi sobbalzare. Allungai un braccio nel buio, afferrandolo, prima di leggere un numero che non avevo in rubrica.
 
Mi rendo conto di essermi arreso troppo in fretta, quindi voglio provarci. Dammi una possibilità, e ti dimostrerò che Jawaad non è male ;)
 
C’era una sola domanda che mi brulicava nella mente, in quel momento: chi cazzo era Jawaad?
Quasi mi avesse letto nel pensiero, subito dopo arrivò un altro messaggio, con qualche scusa e il nome di battesimo del mittente: Zayn.
 
 
 
 


A.’s corner:
Allora, ragazze. Non so voi, ma la faccenda “Zayn” mi intriga un botto e quindi credo che entrerà come personaggio nella storia. Ora, tutto sta nelle mani di Abbey e Harry, a quanto pare. Una deve rendersi conto di quel che vuole e ciò che sente, e l’altro deve trovare una soluzione per togliersela dalla testa. Arriva Jawaad che bello bello vuol fare il cavaliere senza macchia e senza paura che conquisterà il cuore della giovane madamigella (?)
Domanda: secondo voi, ci riuscirà?
Tra qualche capitolo vi porrò una domanda, vedrete cosa mi risponderete u.u
Ora filo a farmi un pisolino che sto letteralmente morendo di sonno.
A proposito, Elena e Liam non vedranno sviluppi, per ora, perché sto lavorando ad una ff su di loro ;)
Se riesco a scrivere anche il terzo capitolo in breve tempo, la pubblico in contemporanea, quindi, se volete farci un salto.. :33

Vi lascio con questa, però – ultimamente mi piace trovarle sexy.
 


  
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