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Autore: _Syriana    28/05/2013    1 recensioni
- Tra sei settimane sposerai il figlio maggiore della famiglia di Navalle – le annunciò suo padre.
[...]
Lei era un falco a cui avevano spezzato le ali. Non avrebbe potuto volare mai più.
Un matrimonio. Un ragazzo sconosciuto. Solo sei settimane per imparare a conoscerlo e ad... amarlo?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Mayfield, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, volevo scusarmi immensamente per l'attesa. Chiedo scusa a tutti, immensamente.
Mi scuso anche per eventuali errori, ma non ho avuto tempo per rileggere il capitolo. Era finito e volevo lasciarvelo, prima di tornare a studiare.
Detto ciò, buona -spero- lettura.
Fra. 



- Il fratello gemello di Christopher? Non mi aveva mai detto di avere un fratello gemello – disse Caroline, guardando stupita il ragazzo di fronte a se.
Si domandava perché Chris non le avesse mai accennato al fatto di avere un fratello gemello, come si domandava il perché di quel strano sorriso che era affiorato sulle labbra di Xander quando lei gli aveva detto che non lo conosceva.
Dal suo canto, Xander si limitò ad alzare le spalle con noncuranza e puntare lo sguardo sulle scale – Mio fratello non ama parlare molto della mia persona – rispose, in modo enigmatico.
- Quindi deduco che non andate molto d’accordo -.
- Possiamo dire così, sì. Io e Alexander non andiamo molto d’accordo – fu la laconica risposta. Prima che Carol potesse chiedergli di essere un po’ più specifico su quello che intendeva con quel “ Possiamo dire così”, la loro conversazione venne interrotta direttamente da Christopher, che stava scendendo tranquillamente le scale. Le mani in tasca e lo sguardo fisso verso il basso, i capelli ancora leggermente umidi per il bagno che Carol si immaginò si fosse appena concesso, un sorriso appena accennato sulle labbra.
Sorrise spontaneamente anche lei, nel vederlo così rilassato come mai lo aveva visto se non la sera prima, proprio mentre Christopher alzava la testa e i suoi occhi incrociarono quelli di lui. Le sorrise, prima che il suo sguardo si posasse sul ragazzo che stava al suo fianco. Il sorriso gli si spense nel viso come una candela lasciata alle intemperie di una tempesta, la mandibola si tese.
- Xander, – sibilò, fermandosi a qualche centimetro da Caroline e serrandole un braccio con la mano. Era come se volesse allontanarla il più possibile dal fratello gemello, o quantomeno proteggerla da lui – che cosa ci fai qui? – la sua voce era bassa, minacciosa. Sembrava sul punto di saltare al collo del fratello per strangolarlo.
- Come, Alexander, niente “Buongiorno fratello”? – rise ironico Xander, con un ghigno sulla faccia – e calmati, ho semplicemente portato a termine il mio lavoro nei nostri possedimenti al sud – continuò, senza aspettare la risposta di Christopher – inoltre volevo conoscere la bellissima promessa sposa del mio gemello – spostò lo sguardo su Caroline, che arrossì, facendo allargare ancora di più il ghigno sulla faccia del ragazzo. Un lampo passo per quelle iridi blu, mentre la squadrava e c’era qualcosa di pericoloso quando disse – Compimenti, fratello. Davvero una ragazza magnifica -.
Caroline gli rivolse uno sguardo curioso, più per il tono in cui aveva pronunciato quelle parole che per altro, mentre Chris strinse più forte le dita attorno al suo braccio e serrò la mandibola di scatto. Notò, con suo stupore, che Christopher sembrava quasi preoccupato dal fatto che Xander avesse fatto la sua conoscenza.
- Stai lontano da lei, Xander -.
Il ragazzo, a quelle parole, rivolse a Chris un occhiata ironica, prima di ritornare con lo sguardo su Caroline. Le sorrise – Se lei vorrà – mormorò, e a quella risposta, Christopher fu sul punto di saltare addosso al fratello, quando fu fermato da una voce che arrivava dalla cima delle scale – Xander! – urlò una voce femminile, gioiosa, prima che il ragazzo chiamato fosse travolto da una cascata  di capelli biondi.
Xander si trovò intrappolato nell’abbraccio della sorella e rise, stringendola a se.
Fu in quel momento che Christopher decise di trascinare via Caroline, portandola nella sala vicino all’ingresso, deserta in quel momento. Non le aveva ancora lascito il braccio, che iniziava a farle leggermente male per la mancanza di sangue nella parte che lui stringeva.
- Christopher – si lamentò lei, guardandosi il braccio e lui subito lasciò la presa. Sospirò, prima passare una mano dietro la nuca della ragazza e attirarla a se. Fu un bacio appena accennato, leggero, ma abbastanza perchè lei sentisse dei brividi caldi lungo la schiena. La lasciò dopo qualche secondo, lasciandola con un fastidioso senso di assenza e la guardò negli occhi. i suoi erano così verdi e pieni di emozioni che per un attimo Carol rimase stordita.
- Te ne prego, Caroline. Non rimanere mai nella stessa stanza sola con lui. O da qualunque parte sola in sua compagnia – mormorò, appoggiando la fronte alla sua. Sembrava stanco, ma lei si accigliò a quella richiesta per lei così strana.
- Perché? – chiese, prima ancora di fermarsi. L’unica risposta che ebbe fu una scossa di capo – Promettimelo, Caroline – ripeté lui.
Lei voleva sapere di più, voleva sapere il perché di quell’astio che correva come corrente elettrica tra i due gemello, il perché della paura che lei rimanesse sola con Xander. Ma i suoi occhi la fermarono, e la indussero a mormorare – Promesso -.
Lo vide rilassarsi visibilmente a quella sua promessa e le sorrise, prendendola per mano.
- Ora, andiamo a fare colazione – disse lui, tirandola leggermente, come fosse impaziente, ma come Carol notò, non un sorriso era affiorato nel suo volto.
 
Xander camminava lento tra i corridoi della villa, guardando distrattamente i quadri appesi ai muri. Enormi arazzi di battaglie sanguinose o enormi ritratti dei componenti e gli antenati della sua famiglia. Facce sconosciute, ma anche incredibilmente familiari in alcuni tratti del viso. I suoi occhi uguali a quelli di un bis bis-nonno, il cui nome era troppo lungo e pomposo anche solo per essere pensato, oppure le labbra simili a quelle di una prozia il cui nome si perdeva nella memoria del ragazzo. Facce che gli passavano sotto gli occhi, e che sembravano seguirlo con lo sguardo, alcuni arcigno altri altezzoso. E lui alzava il mento e raddrizzava le spalle, nonostante sapesse che quei volti non potessero davvero giudicarlo, che quegli occhi, nonostante fossero incredibilmente vividi, non potevano realmente vederlo.
Quando arrivò alla fine del corridoio, davanti ad un enorme porta di noce intagliata con lo stemma dei Liar, tentennò qualche secondo, poi poggiò la mano sul legno e spinse, facendo un passo in avanti e socchiudendo immediatamente gli occhi, infastidito dalla grande quantità di luce che filtrava dalle vetrate.
La “Stanza di Vetro”, si chiamava quell’enorme salone, ed era dovuto al fatto che tutte le pareti erano costituite da grandi vetrate che davano sul giardino più bello di tutta la villa.
Xander si guardò attorno, constatando che la stanza era rimasta uguale da quando lui era partito, e ciò gli fece apparire un sorriso felice sul volto: da bambino, quella era sempre stata la sua stanza preferita.
Chiudendo gli occhi, poteva vedere Vivianne seduta  sull’enorme poltrona con carta e penna in mano, assorta nella scrittura della sua ultima fantasia; Sebastian, il viso girato verso le grandi vetrate, un pennello in mano gocciolante colore sul pavimento e una tela bianca davanti, assorto nel catturare un dettaglio della natura che a tutti gli altri sarebbe sfuggito; vedeva Christopher seduto sopra il pianoforte, il violino appoggiato alla spalla e l’archetto in mano, mentre ad occhi chiusi suonava una dolce melodia e poi vedeva anche se stesso seduto al pianoforte, mentre accompagnava la musica del fratello.
Era quello uno dei ricordi più cari che Xander aveva della sua infanzia, in cui lui e i suoi fratelli erano uniti nella passione per le arti. In cui Christopher e lui erano uniti.
Si avvicinò al pianoforte, accarezzandone la superficie nera e lucida con la punta delle dita, come un padre che accarezza il figlio dopo essere tornato da un lungo viaggio.
Un flash dietro i suoi occhi chiusi gli rimandò l’immagine di una ragazza bionda  lascivamente appoggiata al pianoforte, la testa gettata all’indietro, le labbra socchiuse e gli occhi chiusi, in un espressione di piacere, il vestito spostato a mostrare la scollatura mentre un ragazzo le baciava appassionato il collo.
Xander chiuse le mani a pugno, aprendo gli occhi irato, mentre un gemito gli risuonava nella mente e l’eco di un antica sofferenza gli riaffiorava nel cuore.
Si sedette al pianoforte, e ne accarezzò i tasti, prima di suonare qualche semplice nota, che risuonò forte e limpida nella stanza vuota. Abbandonò la testa all’indietro, ad occhi chiusi, mentre le sue dita si muovevano sicure sui tasti, quasi dotate di vita propria.
Non si accorse che qualcuno aveva aperto la porta ed era entrato nella stanza, finché non sentì che qualcuno lo fissava intensamente: aprendo gli occhi ebbe la visione di una ragazza che lo guardava con curiosità. Il sorriso si allargò sulle labbra quando riconobbe la persona che aveva di fronte.
Non una ragazza, ma la ragazza.
Caroline era stata attratta dal suono di una bellissima melodia: Christopher era solito suonare il pianoforte e per questo aveva seguito la musica fino alla stanza che ei aveva soprannominato “delle Arti”. Le avevano detto, come se ci fosse stato bisogno di specificarlo, visti il pianoforte, il violino e l’arpa, le tele bianche e lo scrittoio, che quella era la stanza dove i membri della famiglia coltivavano le proprie passioni.
Quella stanza, completamente di vetro, era la parte della casa che preferiva, così, sperando di poter parlare con Christopher a proposito di cos’era successo quella mattina, si era diretta a passo sicuro verso la stanza.
Ma aperta la porta, era rimasta un attimo bloccata dalla scena che le si presentava davanti agli occhi: il ragazzo seduto al piano era senza dubbio simile a Christopher, nei tratti del viso, ma anche incredibilmente diverso da lui. Era rimasta quasi incantata dalla vista di Xander mentre suonava al piano, quasi abbandonato al suono che le sue mani stavano creando. Aveva la testa lasciata all’indietro, gli occhi socchiusi, un espressione concentrata e incredibilmente rilassata sul viso. Era incredibilmente quando in quel momento Xander somigliasse a Christopher: sembravano entrambi due bambini, quando erano rilassati e credevano che nessuno li notasse.
Si avvicinò piano a lui, cercando di non far rumore per non disturbarlo e farlo smettere, mentre studiava con attenzione i tratti del suo viso e prendeva nota di tutte le piccole differenze tra lui e Christopher. Ad esempio, Xander aveva un piccolo neo sotto l’orecchio e una voglia sulla mano destra.
Stava fissando intensamente le sue mani, che si muovevano sicure sui tasti d’avorio del pianoforte, quando smisero di muoversi. Alzò lo sguardo per incontrare quello zaffiro del ragazzo, che le sorrideva. Le venne naturale rispondere a quel sorriso, che sembrava sincero, forse solo con un pizzico di malizia, con un altro sorriso.
- Non volevo interromperti. Mi dispiace, cercavo Christopher e di solito è lui che suona il pianoforte in casa – disse Carol, dopo qualche secondo, vedendo che lui non riprendeva a suonare e non parlava, ma si limitava a fissarla con uno sguardo via via sempre più intenso.
Vide il suo sorriso incrinarsi appena, e un espressione pensierosa aprirsi nel suo viso, ma fu solo un momento, l’attimo dopo lui aveva di nuovo il sorriso sul volto.
- Solitamente, prima che partissi, ero io a suonare il pianoforte. Christopher suonava il violino – disse Xander, poi puntò lo sguardo sulla poltrona – Vivianne scriveva e Sebastian – indicò le tele vuote alle sue spalle – dipingeva. Stavamo insieme delle ore, in questa stanza -. C’era una sorta di nostalgia nel tono della sua voce e Carol si avvicinò leggermente di più a lui. Xander sorrise, vedendola are quel passo, quasi inconsciamente.
Carol accarezzò con la punta delle dita il pianoforte, pensando a quante volte a casa si era seduta davanti ad uno strumento del genere e avesse suonato per ore, con i suoi cugini che l’ascoltavano e con Fayette che l’accompagnava con il flauto o il violino oppure con Alexandria e l’arpa. Un po’ di nostalgia le spense leggermente il sorriso, mentre pensava alla sua famiglia a casa. Ai suoi genitori, a sua sorella, ai suoi cugini. Le mancavano tutti.
- Sai suonare il pianoforte? – le chiese Xander, e Carol alzò lo sguardo, per fissarlo sul suo volto, che sorrideva gentile. Capì immediatamente che lui aveva percepito il suo stato d’animo, e gli fu grata per la distrazione che le stava concedendo.
- So suonare. Ma non come sai suonare tu – Caroline si stupì come avessero deciso di darsi del “tu” senza nemmeno essere d’accordo. L’avevano fatto entrambi naturalmente, come se la cosa fosse ovvia.
Xander rise, alle sue parole e scosse la testa, battendo con una mano sul seggiolino vicino a lui – Sono sicuro che non è vero. Fammi sentire cosa sai fare -.
Carol si sedette vicino a lui e poggiò le mani sulla tastiera, suonando qualche nota, poi più sicura, cominciò a suonare una delle sue melodie preferite di Altieres. Era una canzone incredibilmente dolce e leggera, la melodia di un amore appena nato.
Chiuse gli occhi e lasciò che le sue mani scivolassero da sole sulla tastiera.
- Bellissima – sussurrò una voce vicino al suo orecchio, troppo vicina. Aprì gli occhi di scatto, e le sue mani si fermarono, mentre il respiro freddo di Xander si infrangeva contro la pelle del suo collo. Si irrigidì. – Ti prego, non smettere – mormorò lui, avvicinandosi ancora a lei, con voce bassa.
In quel momento, Caroline si ricordò della promessa che aveva fatto quella stessa mattina a Christopher. Di non stare mai nella stessa stanza sola con lui.
Si alzò di scatto, allontanandosi da lui velocemente, come scottata dalla sua presenza. Xander la guardava, ma lei non avrebbe saputo dire che emozioni si agitassero dietro quelle iridi color zaffiro; rimaneva immobile, lo sguardo fisso su di lei, e Carol iniziò a provare disagio sotto l’attenzione di quelle iridi.
- Devo andare – disse Carol, voltandosi ma prima ancora che potesse muovere anche un solo passo, si sentì stretta per un braccio. Registrò con una punta di fastidio che tutti i membri maschili della famiglia Liar avevano il fastidioso vizio di prendere le ragazze per le braccia, quando non volevano che se ne andassero. Almeno, constatò che entrambi i gemelli avessero questo vizio.
- Cosa ti ha detto, Alexander, per farti scappare da me, non appena io mi avvicino? – le chiese, serio, guardandola negli occhi. sembrava fosse quasi infastidito dal fatto che lei si fosse allontanata. Anche forse un po’ ferito.
- Nulla – rispose Carol, con voce ferma, alzando il mento e fissandolo negli occhi. Non si sarebbe mai piegata a dirgli quello che voleva. Lui sorrise ironico
- Sfacciata – l’accuso bonariamente – stai mentendo guardandomi negli occhi. Davvero notevole. Ma non puoi ingannarmi, Caroline. Allora, cosa ti ha detto su di me il mio caro fratello? – chiese di nuovo e stavolta Carol non mentì quando gli rispose – Nulla – poiché Christopher non le aveva davvero detto nulla del fratello gemello.
Xander parve farsi pensieroso e la guardò – E ti fidi di lui, Caroline? – le chiese di nuovo, fissandola negli occhi. Sembrava volesse quasi sondarle l’anima.
Carol non rispose, e lui sorrise, avvicinando il volto al suo – Non fidarti di lui, Caroline – le sussurrò all’orecchio prima di darle un lieve bacio sulla guancia. La lasciò e lei corse fuori dalla stanza, senza voltarsi indietro.
Xander la guardò uscire e sorrise.
Lei sarebbe stata sua, non gli sarebbe importato calpestare il cuore del fratello.
Quella sarebbe stata la sua vendetta.
 
Caroline fissava con sguardo vacuo il libro che aveva posato in grembo. Era seduta in uno dei tanti giardini della villa, all’ombra di un albero. Si era rifugiata lì subito dopo essere corsa lontano da Xander.
Aveva il cuore in gola, mentre correva per i corridoi della villa, più veloce che poteva, per mettere la maggior distanza che poteva tra lei e l ragazzo che l’aveva sconvolta.
O dalle parole che lui le aveva detto.
Si domandava ancora perché non aveva risposto quando lui le aveva chiesto se si fidava di Christopher. Avrebbe dovuto rispondergli che si fidava, ma qualcosa l’aveva trattenuta. E la infastidiva questa consapevolezza.
Come la infastidiva il fatto che Xander fosse riuscito ad instaurare dentro di lei il dubbio. – Dannato ragazzo – sibilò, voltando rabbiosamente una pagina del libro che teneva sulle gambe.
- Spero che tu non stia parlando di me – disse una voce alle sue spalle e lei sobbalzò, voltandosi di scatto. Sebastian stava appoggiato al tronco dell’albero e guardava in giù verso di lei, con un sorriso sul volto. Le si sedette accanto e le prese il libro dalle gambe, guardandolo qualche secondo, prima di chiuderlo con uno sbuffo.
- Una storia d’amore – disse – dovevo sapere che voi ragazze non leggete altro. Sono quasi deluso, mi sembravi una ragazza da storie di pirati e magia – commentò divertito, appoggiando il libro accanto a se.
Carol sorrise – Ma l’amore è una magia – replicò, sorridendo.
- E questa è una tipica frase da ragazza. Dio, quando capirete che l’amore non è una magia? Anche Vivianne continua a dire che l’amore è qualcosa di magico, ma detto da una ragazza che non ha mai nemmeno avuto una cotta suona un po’ strano -.
- E tu, Sebastian? Sei mai stato innamorato? – chiese Carol,guardandolo curiosa. Sul viso del ragazzo si aprì un sorriso, e si passò una mano tra i capelli biondi.
- Io sono sposato, Caroline – disse, serio e Carol lo guardo spalancando gli occhi        – con la mia divisa da soldato – completò Sebastian, lanciandole un occhiata divertita. Carol gli diede una piccola spinta sulla spalla, ridendo.
- Davvero, nessuna ragazza? – gli chiese, incredula. Sebastian era davvero un bel ragazzo, con capelli e occhi azzurri, e avrebbe di certo fatto strage di cuore al Collegio, se mai ci fosse andato.
Lui scosse semplicemente il capo – No, te l’ho detto. Sono sposato con la mia divisa. Amo fare parte dell’esercito, è davvero la mia strada. E per adesso non mi lamento, della mia vita sentimentale, le donne apprezzano molto gli uomini in divisa – ridacchiò – e poi che me ne faccio di una ragazza? Non vorrei mai fare la fine di Xander e… - si bloccò, alzando lo sguardo e rabbuiandosi.
Carol lo guardò, incuriosita da quella frase lasciata a metà – Come Xander e …? – chiese. – Nulla – rispose lui, brusco, poi addolcì il tono – davvero, nulla, Caroline -.
- Cosa è successo tra Christopher e Xander, Sebastian? – gli chiese, spostandosi davanti di lui per guardarlo in faccia. Una faccia incredibilmente seria, in quel momento, che aveva perso qualsiasi nota di scherzo o sorriso.
- Non è mio compito dirti cos’è successo tra Christopher e Xander, Caroline. È Christopher che deve decidere se dirti o meno quello che è successo – ripose, alzandosi e puntando lo sguardo in lontananza, dove Vivianne stava percorrendo il vialetto per avvicinarsi a loro – ma ascolta un mio consiglio. Non chiedere mai a Christopher cos’è successo. Lui non ama parlarne -.
Carol rimase muta qualche secondo, assimilando quelle pochissime informazioni che lui le aveva dato. Prima che Vivianne fosse a portata d’orecchio, Carol gli rivolse un'altra domanda – Solo un'altra cosa, Sebastian. Perché Xander si rivolge a Christopher chiamandolo Alexander, mentre a tutti lui dice di chiamarlo con il suo secondo nome? -.
A quella domanda, Sebastian rise – Da piccoli, Christopher si lamentava spesso con nostra madre che lei avesse dato a lui e al suo gemello nomi troppo simili. Se ci pensi Alexander contiene di fatto il nome Xander, e la cosa infastidiva Christopher. Già siamo gemelli, diceva, in più abbiamo nomi simili! Era così adorabile quando metteva il broncio. Così iniziò a dire a tutti di chiamarlo Christopher, per poter essere riconosciuto. L’unico che non l’ha mai chiamato con il suo secondo nome è stato proprio Xander. Lui dice che è perché adora infastidirlo, e in parte è vero. Ma io credo che sia per il fatto che così si sente più vicino al gemello. Sai, prima che le cose tra loro crollassero, Xander e Christopher erano praticamente inseparabili. Dove c’era uno, c’era anche l’atro ed uno era sempre pronto ad aiutare e sostenere il gemello. Più volte Xander si è preso la colpa quando era di Christopher e lo stesso valeva all’incontrario – rispose, leggermente nostalgico. Poi, si voltò e si allontanò, lasciandola sola.
   
 
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