PAINTER
La dedico alla mia sorellina, innamorata di questo tenero personaggio.
 

Si guardò indietro, con il cuore a mille e il fiato corto. Sorrise tra se e se constatando che non c’era nessuno, era stato attento a non farsi notare. Era stato come un piccolo ninja.
Facendo attenzione a non fare rumore appoggiò a terra i barattoli di pittura e alzò gli occhi al Muro degli Hokage.
Il cielo cristallino esaltava i contorni di quegli enormi visi scolpiti nella pietra. Il bambino non poté non sentirsi minuscolo al confronto.
Un naturale senso di rispetto lo invase nel guardare quelli che erano stati gli uomini più importanti del suo villaggio.
Ma il rispetto fu subito sostituito dall’invidia. Loro non erano odiati da tutti come lui. La gente li amava, quando non sapeva a chi rivolgersi alzavano lo sguardo a loro, come se le loro sole effigi potessero risollevarli dalle fatiche della vita.
Mentre quando guardavano lui non era per cercare conforto, ma per dirgli di stare lontano da loro e dai loro cari o per dargli del mostro.
Un po’ li invidiava, voleva ricevere anche lui quegli sguardi. Era ingiusto che tutti si affidassero solo a loro, c’era anche lui.
Si chinò e impugnò saldamente il pennello nel piccolo palmo. Avrebbe fatto vedere loro chi era Naruto Uzumaki.
Una spennellata, due spennellate. Si stava divertendo un sacco, era come fare un disegno su un enorme foglio bianco.
Continuò finché in lontananza non vide arrivare il primo ninja. Allora iniziò a scappare abbastanza veloce per non farsi prendere, ma abbastanza lento da non essere perso di vista. Corse per le strade della città, correndo tra donne che gli urlavano contro e anziani che brontolavano dandogli del mascalzone.
Un sorriso soddisfatto gli si dipinse in volto. Forse non lo stavano guardando con occhi fieri, ma lo stavano comunque guardando.