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Autore: Krixi19    28/05/2013    3 recensioni
"Alcune amicizie impiegano molto a maturare, [...] altre invece nascono e crescono spontaneamente. L’amicizia tra Chri e i gemelli Weasley apparteneva alla seconda categoria. [...] Forse era stata proprio l’imprevedibilità ad attrarla a loro, [...]. Erano come il vento, liberi, naturali, spontanei e senza regole, non sapevi dove ti avrebbero portato, ma non aveva importanza: l’unica cosa che potevi fare era chiudere gli occhi e lasciarti trasportare. E così lei aveva fatto, per tutti gli anni in cui erano stati insieme."
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La vita non è che l’insieme di momenti, più o meno significativi; questa storia si compone proprio di questo: momenti, aneddoti, episodi, alcuni più collegati tra loro, altri meno, ma che nel loro insieme vanno a comporre l’esistenza di Christine Harvey, di Fred e George Weasley. Un rapporto unico, quasi indescrivibile; una vita intera, tra gioie e dolori, alcuni più grandi di altri.
Perché se c’è una sola cosa certa, è che la vita è imprevedibile.
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«Io non permetterò che ti accada qualcosa. Né permetterò che accada qualcosa a George. E so che lui farà lo stesso con noi. E so anche che tu farai lo stesso con me e lui. Finché staremo insieme, non ci accadrà nulla».
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Nuovo, personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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We were nothing like the rest

 

 

 

 

 Settembre 1996

 

«George» lo chiamò Chri, affacciandosi sul retro, «c’è un ragazzo laggiù, di fianco ai Sogni Svegli Brevettati, che ha bisogno di una mano. Penso che abbia riscontrato un qualche problema».

George sollevò un attimo gli occhi dallo scatolone di merce che stava sistemando nel retro e la guardò perplesso, la bacchetta sospesa a mezz’aria. «Perché non puoi aiutarlo tu?»

«Beh» disse Chri, avvicinandosi, «penso che abbia bisogno di un parere più maschile». Chri afferrò il barattolo che lievitava a mezz’aria per sistemarlo lei stessa sullo scaffale. «Sembrava piuttosto imbarazzato».

George la guardò perplesso ancora per qualche attimo, poi Chri vide un lampo di consapevolezza passargli negli occhi, e subito dopo lui scoppiò a ridere.

«George!» lo rimproverò lei, senza tuttavia riuscire a trattenere un risolino divertito. «Sfogati adesso, perché ti vieto di ridere di fronte a lui».

«Che c’è di così divertente?» disse Fred, giunto in quel momento attirato dalle risate.

«Niente» tagliò corto Chri, mentre George invece spiattellava tutto, facendo scoppiare a ridere anche Fred. «Oh, sentite voi due! Non sapete nemmeno di che si tratta».

«Sì, è vero, George. Dopotutto, ho in mente un paio di cose di cui potrebbe trattarsi» disse lui, facendo ridere ancora di più il gemello.

Chri sbuffò, poi intimò loro di essere professionali, come si confaceva ai due proprietari del negozio, spedendo George dal ragazzo in questione.

«A proposito di professionalità» disse Fred, ancora ridacchiando, «c’è il signor Thompson, dì là: te ne occuperesti tu?»

Chri fece una smorfia; il signor Thompson era un loro ottimo cliente – spendeva fior fiori di galeoni nei loro prodotti – ma era un rompiscatole della peggior specie: scorbutico e maleducato, ti trattava come se tu vivessi nella costante ambizione di fregarlo; Fred e George l’avrebbero anche fatto, solo per levarselo di torno una volta che lui l’avesse scoperto, ma Chri gliel’aveva sempre impedito.

«Me ne sono già occupata l’altro ieri. Chiedi a George».

«Già fatto, ma dice che se n’è occupato la settimana scorsa».

«Allora pensaci tu».

Fred sbuffò. «Ci ho provato, ma mi sta facendo perdere la pazienza... e tu non vuoi che gli risponda male, vero?»

«Fred...»

«Dai, tu sei la più brava di noi a trattarlo, sei la più brava di noi con i clienti in assoluto».

«Ruffiano» commentò lei.

«Perfetto» disse lui, sorridendole, e facendo per andarsene.

«Aspetta, non ho detto sì!» lo trattenne lei, afferrandolo per un braccio.

«Ma lo stai per fare, no?» disse, mostrandole quel sorriso sicuro che l’aveva attratta fin dal primo momento.

Chri alzò gli occhi al cielo. Adorava che Fred la conoscesse così bene, ma certe volte le si ritorceva contro. «Va bene» cedette, «ma mi devi un favore».

«Stasera ti preparo una cena con i fiocchi» acconsentì lui, sorridendo sghembo e scoccandole un bacio sulle labbra.

Quando finalmente il signor Thopson decise di andarsene, alleggerito di un sacco di galeoni spesi per i regali ai suoi nipoti – Chri si chiedeva vagamente quanti nipoti avesse, viste tutte le cose che comprava da loro – era orario di chiusura; Fred era già al piano di sopra, e un profumino invitante cominciava a solleticare l’appetito suo e di George, che stava sistemando il negozio a colpi di bacchetta.

«Ti sto per fare una proposta da pessima socia» esordì Chri, chiudendo a doppia mandata la porta del negozio.

«Già mi piace» ribatté George, incuriosito.

«E se noi procrastinassimo a domani mattina e andassimo su a rilassarci?»

«Non vedevo l’ora tu lo proponessi» disse George, mandando al suo posto l’ultima scatola di Pasticche Vomitose. Poi si mise la bacchetta in tasca, con soddisfazione, e imboccò le scale per il piano di sopra. Chri lo seguì.

L’appartamento era situato proprio sopra al negozio, e lo si poteva raggiungere sia da quelle scale interne, che sboccavano nel retro, sia da delle scale esterne. Non era grandissimo, ma per loro, Fred e George, e Chri quando si fermava, era sufficiente: aveva due stanze, abbastanza ampie, una cucina, un piccolo e accogliente soggiorno, un bel bagno e anche uno sgabuzzino, in cui Fred e George accumulavano di tutto – evidentemente il retro enorme non era sufficiente per loro – e dove sboccavano le scale che portavano al negozio. Quell’appartamento era casa, e anche se Chri non ci viveva ufficialmente, ci si era davvero affezionata.

«Muoio di fame» esternò Chri, sfilando la sedia da sotto il tavolo della cucina, sedendosi.

«Porta pazienza» disse George, sedendosi accanto a lei. «Sai che Fred è lento a cucinare» aggiunse, prendendo in giro il fratello, che in tutta risposta gli tirò addosso lo strofinaccio che aveva sulla spalla.

«Lo sai che quando sono stanca non ho pazienza. E se penso che poi devo pure prendere la Metropolvere per tornare a casa...»

«Ma devi fare delle cose, a casa? Altrimenti perché non ti fermi qui?» chiese George.

Chri parve rifletterci. «Beh, sì, in effetti potrei... Ho ancora qualche vestito nell’armadio di Fred, quindi...»

«Perché non ti trasferisci qui?» la interruppe Fred, concentrato sul sugo che stava facendo mescolare con la bacchetta, quindi senza guardarla, come se avesse fatto una constatazione generica.

Chri lo guardò stupita, le parole che le morirono in bocca.

«In effetti, mi chiedevo perché tu non l’avessi già fatto» disse George, prima di dare un morso ad un crostino di pane.

«Beh...» cominciò lei, senza sapere da dove cominciare. «Ma tu, George....»

«L’appartamento è abbastanza grande per tutti e tre» rispose subito lui.

Chri guardò George. «Ma non ti scoccia?» chiese infine.

«Certo che no» rispose lui, sorridendo. «Lo sai che mi farebbe solo piacere».

«E tanto ti fermi sempre qui, non è che cambierebbe molto» aggiunse Fred, sempre continuando a mescolare quel maledetto sugo.

Chri spostò lo sguardo su di lui, ancora confusa. «Quindi me lo stai chiedendo per praticità?»

Fred sbuffò, poi tolse lentamente la pentola dal fuoco, e infine si voltò verso di lei. Chri poté vedere nei suoi occhi la stessa luce che aveva quando la guardava, solo più luminosa; un po’ come quando l’aveva baciata al Ballo del Ceppo, un po’ come quando le aveva detto per la prima volta che l’amava, un po’ come quando avevano fatto per la prima volta l’amore.

«No, te lo sto chiedendo perché voglio che tu venga a stare qui, definitivamente» disse, come se fossero soli nella stanza, ed effettivamente a Chri appariva così. «Mi piace l’idea di andare a dormire con te tutte le sere e svegliarmi accanto a te tutte le mattine», scrollò le spalle, «a te no?»

«Sì» ammise lei, l’imbarazzo dimenticato, «da impazzire».

Fred sorrise soddisfatto. «Bene, allora è deciso».

«Perfetto» commentò sorridendo George, palesando la sua presenza, «ma adesso mangiamo, che sto morendo di fame».

 

 


Ancora una volta sono in ritardo con l'aggiornamento. Scusatemi davvero: sono pessima.

Sul capitolo non ho tantissimo da dire; ho voluto mostrare com'è la situazione qualche mese dopo la fine di Hogwarts, mostrando uno spaccato di quotidiano, per così dire; e c'è anche un bel momento Chred - ogni tanto un po' di fluff ci sta (ma non troppo: stiamo sempre parlando di Fred Weasley, ovviamente u.u)

E nulla: spero che il capitolo vi sia piaciuto; scusate ancora l'attesa! :)

   
 
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