Chiudi
gli occhi
- Chiudi gli occhi -
La sua voce era vetro freddo
sulla pelle e il suo respiro schegge di cristallo che le penetravano
dentro,
ferendole il cuore.
Sussultò impercettibilmente
mentre sentiva la sua presenza spostarsi lentamente di fronte a lei.
Non aveva bisogno di alzare
lo sguardo per capire chi avesse parlato. Quella voce era sempre
presente, nei
suoi incubi più terribili come nei suoi sogni più
inconfessabili.
- Per favore! -
Una richiesta, una preghiera
che le giunse alle orecchie attraverso fili d’aria che
stridevano a contatto
col dolore di quella voce.
Sentì il cuore stringersi in
una morsa mentre lacrime pungenti e traditrici le pizzicavano gli occhi
lottando per uscire.
Lei le costrinse a non
traboccare, come costrinse la sue spalle a rimanere diritte e ferme
nella
posizione scomoda in cui l’aveva sorpresa.
Non voleva assecondarlo, non
voleva demolire quella barriera che aveva faticosamente eretto, per poi
ritrovarsi con solo polvere e calcinacci tra le mani e nel petto un
cuore ancora
più straziato.
- Cosa vuoi, Draco?-
Si sorprese nel sentire come
fosse fredda e distaccata la sua voce. Quasi come se non le importasse
che lui
fosse lì, che fosse venuto a cercarla.
La sua mano girò
impassibilmente una pagina del libro che stava leggendo prima di essere
interrotta, come se stesse leggendo ancora e non volesse essere
disturbata. Ma
le sue dita tremavano sulla carta spessa e sulla copertina rigida e nel
suo
cuore pregò solo che lui non se ne accorgesse.
Poco distante da loro il lago
rifulgeva dell’ultimo sole autunnale, incendiando le acque
come se fosse
cosparso di fiamme rossastre.
Altri studenti come loro si
godevano gli ultimi pallidi raggi distesi sui prati, prima che le
temperature
gelide portate dall’inverno li avessero rinchiusi
inesorabilmente tra le mura
di Hogwarts.
- Voglio parlare con te -
Lei chiuse un attimo gli
occhi, esasperata.
Da giorni tentava di parlare
con lei. Da giorni lei continuava a sfuggirgli inventando le scuse
più assurde,
scappando il più velocemente possibile dalle loro lezioni in
comune, non
presentandosi ai pasti e rinchiudendosi nella Torre di Grifondoro per
studiare.
Quel giorno semplicemente non
aveva resistito al tiepido sole autunnale e non aveva avuto la forza di
starsene chiusa in camera, pur sapendo che cosa questa decisione
avrebbe
comportato.
- Io invece non ho nessuna
intenzione di farlo – Ribattè lei secca,
costringendo la sua voce a non tremare
e i suoi occhi a rimanere fissi sulle pagine, anche se le parole erano
ormai
solo scarabocchi sfocati.
Sentì il suo respiro irritato
e sofferente colpirle la nuca come una lama ghiacciata e
trasalì.
- Hermione… ti prego!-
Aveva sentito quella medesima
frase settimane prima, in estate, quando aveva smesso di scrivergli e
aveva
ignorato deliberatamente ogni sua richiesta di incontro.
A cosa sarebbe servito?
Era tutto chiaro, non vedeva
per quale motivo si ostinasse a voler parlare ancora con lei.
Per dire cosa poi?
Probabilmente altre menzogne.
E allora, contro ogni
aspettativa, se lo era visto arrivare alla Tana.
La sua vista fu una pugnalata
al cuore, talmente potente da costringerla ad aggrapparsi alle imposte
della
finestra della stanza che divideva con Ginny, mentre la sua figura alta
e
snella percorreva sicura il giardino della casa dei Weasley.
Non aveva avuto nemmeno
bisogno di bussare. L’aveva vista immediatamente, affacciata
alla finestra, con
gli occhi sbarrati colmi di rabbia e dolore.
E allora le aveva urlato,
quella stessa frase. Ma allora aveva un tono irritato, urgente.
Ora, invece, c’era solo una
lancinante disperazione nella sua voce e questo la ferì
più di ogni altra cosa.
Lo sentì inginocchiarsi di
fronte a lei ed Hermione distolse lo sguardo automaticamente, voltando
la testa
e fissando gli occhi oltre le alture verdeggianti che si intravedevano
dietro
il castello.
- Chiudi gli occhi -
Stavolta la sua voce era neve
fresca e morbida, appena sciolta dai primi raggi del sole.
Sentì le lacrime traboccare
dai suoi occhi quando ormai non poteva fare più niente per
fermarle.
Arrossendo di rabbia e
vergogna costrinse il suo viso a rimanere impassibile, mentre gocce
salate lo
solcavano senza pietà.
La mano di Draco si posò
sotto il suo mento, costringendolo con dolce fermezza a voltarsi di
nuovo verso
di lui.
Hermione assecondò quel
movimento non voluto, ma i suoi occhi rimasero fermamente piantati a
terra,
dove poteva intravedere le ginocchia di Draco piegate sul terreno.
- Chiudi gli occhi. So che
non vuoi ascoltarmi, ma ti prego fallo!-
- Perché dovrei?-
Ormai la sua voce era fuori
controllo, come del resto tutto il suo corpo. Entrambi scossi da
tremiti che
Hermione cercava a tutti i costi di controllare, rimettendo in piedi il
muro
che aveva innalzato tra loro due e che stava lentamente crollando.
- Perché tu non vuoi più guardarmi!
-
Non era una domanda, ma una
fredda, straziante, vera constatazione.
No, non voleva più guardarlo.
Non se rischiava di rivedere l’immagine che le aveva spezzato
il cuore in
minuscoli frammenti appuntiti, che ora le laceravano l’anima
al minimo
movimento brusco.
Anche se ormai,
quell’immagine, le era rimasta impressa a fuoco nella mente
senza alcuna
possibilità di dimenticarla e la vedeva ricomparire dietro
le sue palpebre, a
tradimento, ogni qual volta abbassava le sue difese.
- Credi che non mi sia
accorto che non alzi più lo sguardo su di me? Che mi ignori
deliberatamente
quando passi nei corridoi? – Continuò lui, la mano
che tremava sotto il suo
mento – Credi che non mi sia accorto della freddezza con cui
mi tratti? Proprio
tu che…-
- Basta!- Esplose lei,
divincolandosi dalla sua mano e balzando in piedi.
Le mani strette sulle braccia
per arrestare il tremore.
Anche lui si era alzato in
piedi, lo sentiva muoversi alle sue spalle.
Trasalì quando il suo respiro
caldo e accogliente le sfiorò l’orecchio sinistro.
- Chiudi gli occhi, per
favore!-
La prese per le spalle e la
girò di nuovo verso di lui.
Hermione aveva chiuso gli
occhi, non per adempiere alla sua richiesta, ma perché
sapeva che se avesse
alzato lo sguardo tutto sarebbe crollato, distrutto.
Il muro, prima di tutto,
pieno di crepe e già ridotto a un insieme di mattoni
pericolanti. E poi il
cuore, sbriciolando quei pezzi appuntiti fino a ridurli a sabbia fine
che le
sarebbe entrata direttamente nelle ossa.
Non voleva vedere quegli
occhi cambiare di nuovo espressione. Non voleva perché le
piaceva lo sguardo
che riservava solo a lei nei momenti bui e segreti del loro incontro.
Non voleva dover accorgersi
che tutto questo era cambiato, distrutto, da quelle stesse mani che ora
le
cingevano le spalle.
Quelle stesse mani che aveva
visto poggiate, amorevoli, sulla vita di Astoria Greengrass.
- Hermione…-
Che cosa buffa, pensò,
rimanere straziati da un semplice tono di voce, che suonava disperato e
stridulo nell’aria fredda del crepuscolo.
Se avesse potuto si sarebbe
tappata le orecchie con le mani perché anche quella, come
tutto il resto di
lui, voleva ricordarla come il soffio dolce e delicato che riservava a
lei
solo.
Almeno un tempo.
- Ti prego, Draco!-
Stavolta era stata lei a
imploralo.
Implorarlo di smetterla, di
lasciarla andare, di mettere fine a quel tormento come solo lui sapeva
fare.
- Non ho nessuna intenzione
di lasciarti andare – Rispose lui con un soffio, quasi come
se le avesse letto
nella mente.
Con gli occhi ancora chiusi
Hermione sentì la sua fronte poggiarsi sulla propria e il
suo respiro sfiorarle
il viso come una carezza lieve.
Anche se non poteva vederlo
percepiva ugualmente lo strazio e la brama con cui la guardava, quasi
come se
fosse un sogno troppo lontano e ormai irraggiungibile.
Draco le sfiorò la guancia
con la mano e Hermione sentì quella pelle liscia e morbida
indugiare sotto gli
occhi e sulle labbra, per raccogliere le lacrime che intanto le
rigavano
silenziosamente il viso.
- Non puoi aver
dimenticato tutto quello che
siamo stati – Le disse piano e dalla sua voce rotta
capì che anche lui era
travolto da quell’emozione troppo intensa e lacerante.
- Io non l’ho dimenticato,
Draco. Forse sei tu che l’hai fatto – Rispose lei
freddamente, tanto che lui
avrebbe potuto confondere il suo dolore con l’indifferenza,
se non avesse visto
il suo volto.
- Che dici?-
Poteva vedere anche con gli
occhi chiusi la sua fronte corrugata e il suo sguardo smarrito. Lo
percepiva
dalla voce il senso di sbigottimento che stava piano piano dilagando in
lui,
come se la diga dell’incomprensione stesse crollando per far
traboccare
un’emozione nuova: la paura.
- Io non l’ho dimenticato,
non potrei mai. Quelli sono stati i momenti più belli della
mia vita!- Le prese
il volto tra le mani – Hermione…-
Lo sentì avvicinarsi, percepì
il suo volto ad un centimetro dal proprio ma rimase ferma un istante di
troppo,
perciò sentì per un secondo infinitesimale le sue
labbra sulle proprie prima di
voltare la testa di scatto.
Fu abbastanza. Quel tocco
leggero, seppur breve, la turbò più di quanto si
aspettasse, facendo
riaffiorare nella sua mente immagini di altri baci, di altre carezze
che in
realtà non aveva mai dimenticato, ma che ora rivedeva nitide
come se le stesse
ancora vivendo.
- Non farmi del male ancora,
Draco. Non posso sopportarlo -
- Io non voglio farti del
male!-
Hermione si staccò da lui,
disperata – Non capisci me ne hai già fatto?- Gli
voltò le spalle e si permise
di aprire gli occhi, anche se le troppe lacrime non le facevano
distinguere le
cose e tutto intorno a lei perdeva senso, come un dipinto i cui
contorni erano
stati sfocati dall’acqua.
- Che cosa ti aspetti da me?
Che sia la tua amante? Che rimanga in un angolo nascosta mentre tu
sposi
Astoria?-
Lui la girò di nuovo e lei
serrò gli occhi.
Non voleva guardarlo. No.
Se non poteva avere quegli
occhi, quelle labbra, quelle braccia tutte per sé che senso
aveva guardarle per
poi vederle allontanarsi e soffrire ancora?
Lui, contro ogni aspettativa,
la abbracciò.
Il suo respiro dolce le
smuoveva i riccioli bruni e tra i suoi capelli sentì
l’ombra di un sorriso
stendersi sul suo viso.
Poteva vederlo come se lo
avesse avuto davanti.
Poteva percepire ogni minimo
mutamento del suo viso anche, e forse più intensamente, al
buio.
Le era entrato dentro così in
profondità che sarebbe stato difficile, se non impossibile,
strappare il suo
ricordo di lui.
Forse solo se le avessero
tolto via il cuore dal petto.
Perciò non capì il suo
sorriso e rimase interdetta e congelata nel suo abbraccio, mentre una
bassa
risata le solleticava le orecchie come una piuma leggera.
- Hermione, io non sposerò
Astoria -
Quelle parole ci misero un
po’ ad arrivarle al cervello. Quasi come se la strada
attraverso il quale
dovevano giungere fosse improvvisamente franata, come adesso stavano
franando
tutte le sue sicurezze e le sue difese.
- Come?-
- Io non sposerò Astoria. Ho
strappato il contratto il giorno prima di partire per Hogwarts. Mio
padre mi ha
ufficialmente diseredato, ma non mi importa, non se posso avere te
–
Hermione si staccò dal suo
abbraccio e per la prima volta da quando era arrivato lo
fissò negli occhi,
incredula.
- Non potevi dirmelo prima,
testa di rapa?- Disse, asciugandosi gli occhi e guardandolo furiosa.
- Sono giorni che cerco di
parlarti, ma tu non me ne hai dato modo – Rispose lui sulla
difensiva, ma con
un sorriso così luminoso da far sciogliere
l’intero Polo Nord.
Hermione aprì la bocca per
rispondergli a tono ma lui fu più veloce.
Le parole le rimasero
impigliate in gola, mentre Draco la bloccava con un bacio
così intenso e struggente
da farle salire di nuovo le lacrime agli occhi.
- Non avrei permesso a
nessuno di portarti via da me – Disse lui con le labbra ad un
centimetro dalle
sue - Tu sei mia, Hermione - .
Prima di tutto vi ringrazio
per aver letto questa piccola one-shot.
Spero vi sia piaciuta tanto
da meritare qualche commentino da parte vostra.
Se volete vi invito a
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Efp, dove troverete le notizie
riguardo l’aggiornamento delle altre mie storie e altro.
Baci.
Sundayrose.