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Autore: Lavandarose    29/05/2013    10 recensioni
Con uno scatto la ragazza si avventò su di lui con il pugnale sguainato in mano.
Lui si scostò solo di qualche centimetro e le prese il polso.
Con un movimento fluido la scaraventò contro il muro, puntellandole le braccia ai lati del suo corpo.Il pugnale cadde a terra.
Ora lei era sola e disarmata, tra le braccia del nemico, che la stava sovrastando di almeno trenta centimetri.
Sospirò e lo guardò negli occhi.
L’istante successivo le loro bocche si stavano baciando con rabbia, mordendosi, succhiandosi, lasciando che un’anima entrasse nell’altra.
Lei chiuse gli occhi e dopo un istante sentì un dolore lancinante alla spalla destra.
La stava marchiando, la stava marchiando maledizione!
Con le ultime forze che le rimanevano, cercò di spingere via quel magnifico corpo da lei, guardando che cosa le aveva fatto.
E il marchio era lì: una croce sulla spalla.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Fatemi entrare! Aprite questa porta! -

Vestita solo del lenzuolo che la copriva a malapena, Virginia batteva i pugni su quell'unica barriera che la divideva da Hoara e Gabriel.

Stavano lottando, li sentiva, come sentiva il suo cuore che batteva come impazzito.

Le sembrava di averlo in gola.

Come ho potuto, come ho potuto, continuava a ripetersi ossessivamente.

Si era fatta mettere nel sacco da Hoara, quel maledetto.

L'aveva soggiogata con il suo incantesimo, non sapeva ancora cosa le aveva fatto esattamente, ma senza dubbio le aveva fatto qualcosa per far sì che lei godesse il suo tocco e decidesse di darsi a lui.

Oppure no?

Virginia smise di battere i palmi delle mani contro la porta e rimase a fissarla. Davvero Hoara le aveva fatto qualcosa? O era semplicemente lei che aveva deciso di farla finita con tutto e darsi a lui?

Scosse la testa, non poteva essere così, anche se negli ultimi giorni la sua sanità mentale era stata seriamente compromessa da tutto quello che era successo!

Appoggiò la fronte alla porta e sentì ancora i rumori nell'altra stanza.

Perché non riusciva a essere onesta con se stessa? Era innamorata di Gabriel. Se ne era innamorata quando? Giorni fa? Secoli forse?

Non sapere che cosa esattamente lui pensasse di lei, se la volesse anche lui, ecco questo la stava facendo davvero impazzire.

- Forse sono davvero andata fuori di testa - mormorò cercando di capire come aprire quella porta - Forse in realtà non sta capitando nulla di tutto questo... -

Ma sapeva che tutto era reale, anche se chiamare reale quello che stava capitando era un parola grossa!
Sì, era imprigionata in una stanza e in un'altra un paio di angeli stavano cercando di uccidersi per capire chi doveva avere il trono del loro regno perduto.

Cose che capitano tutti i giorni, no?

Iniziò a ridere istericamente, mentre si appoggiava con le mani alla porta.

Non sarebbe uscita viva da lì, lo sapeva. Chiuse gli occhi e cercò di ascoltare i suoi pensieri e di riportare il cuore a un battito normale.

Al di là della porta c'era solo rumore di cose che cadevano e di corpi che si sbattevano l'un l'altro contro il muro.

- Gabriel... - sussurrò tenendo sempre gli 0cchi chiusi.

E in un momento le pareti iniziarono a scomparire. Virginia sentì un gran calore percorrerle tutto il corpo e spalancò gli occhi sorpresa.

La stanza stava cambiando, lei stava cambiando.

Non era più nuda, malamente coperta da un lenzuolo strappato, ma indossava un tunica azzurra e aveva una coroncina poggiata tra i capelli.

- Come nei miei ricordi, quando Gabriel mi ha fatto ricordare di essere stata una sacerdotessa... -

Lo disse a voce alta, senza sapere perché. Si guardò in giro, tutto sembrava sbiadito, avvolto nella nebbia.

Solo la porta rimaneva chiusa davanti a lei.

D'istinto appoggiò le mani al legno e una luce dorata si sprigionò dalle sue dita.

Spinse e la porta si aprì senza problemi.

Quasi fluttuando in aria, Virginia entrò nella stanza dove i due fratelli caduti stavano combattendo.

Poteva finalmente vedere le loro grandi ali nere, che frementi e minacciose si muovevano al ritmo dei loro colpi. Si fermò un istante e istintivamente guardò la sua schiena, ma non trovò le stesse ali nere.

E' vero, io non sono come loro, ho solo una parte di sangue angelico in me, non ho diritto alle ali, pensò mentre si avvicinava.

Ma si sentiva potente, sentiva che finalmente aveva in mano la situazione e poteva fare qualcosa.

Si avvicinò ai due ragazzi allungando una mano verso di loro. Erano aggrovigliati, la mani di Gabriel sul collo di Hoara, le impronte delle unghie di Hoara sul viso di Gabriel.

- Fratelli - disse solo lei aprendo le braccia come per abbracciare entrambi.

Loro si fermarono di botto e la guardarono.

- Virginia... - riuscì a borbottare Gabriel.

- Si sono risvegliati i suoi poteri - tossì quasi contemporaneamente Hoara.

- Fratelli, non dovete litigare - la ragazza parlava con un tono delicato, basso, quasi dimentica di ciò che le era successo poco prima - Possiamo ancora vivere in pace e cercare di regnare tutti assieme in armonia -

Si sentiva bene, piena d'amore di speranza per il futuro.

I due angeli, ognuno seduto nel suo angolo, la guardavano senza parlare. Hoara aveva sempre il solito sorriso strafottente stampato sul viso, Gabriel scuro in volto.

Lei tese le mani a quest'ultimo, lo aiutò ad alzarsi e lo attirò a sé.

- Tu sei il mio Sacerdote, Gabriel. Scusami se prima non ricordavo -

Lui abbassò la sguardo per guardarla negli occhi. Era ancora sconvolto dall'immagine di lei nuda sotto Hoara e sfinito dalla lotta.

- Sei tornata tra noi, finalmente - riuscì a dire solamente - Ma come tuo Sacerdote devo dirti che non credo sia possibile ciò che stai dicendo. Dobbiamo portare Hoara dal principe Edward e sentire quella che sarà la sua punizione -

Lei si strinse al giovane e allungò la mano verso l'altro angelo, che stava ancora rannicchiato su se stesso.

- Dobbiamo vivere in pace, Gabriel - sussurrò mentre aiutava anche l'altro ad alzarsi, tenendosi sempre allacciata al moro con un braccio - Non siete stanchi di vivere lottando? Non sarebbe meglio cercare un accordo? -

In un piccolo angolo della sua testa Virginia stava cercando di riprendere il controllo di sé, ma con scarsi risultati. Questa nuova personalità che emergeva dai suoi ricordi ancestrali era molto forte e stava avendo il sopravvento. Non si riconosceva più, anche la sua voce le pareva differente, per non parlare delle azioni che stava compiendo.

Ora aveva allacciato anche il fianco di Hoara con il braccio libero. I due angeli la sovrastavano.

Sorrise ad entrambi. Sentiva il potere scorrere dentro di lei e renderla pura.

- Possiamo stare in pace tutti - si allungò sulle punte dei piedi e diede un lieve bacio sulle labbra a Gabriel che la guardò sorpreso - Possiamo farcela, non trovate? - si girò verso Hoara e fece lo stesso con lui.

Sentì Gabriel fremere al suo fianco. Sentiva la sua gelosia, sentiva la sua rabbia. E sentiva anche le labbra del biondo che cercavano un contatto più profondo.

La sua essenza di Sacerdotessa si adirò.

- Non devi toccarmi più di quanto voglio io! - esclamò spingendo via entrambi.

Fu un attimo e dalle palme delle sue mani uscì quella stessa luce dorata che prima l'aveva aiutata ad aprire la porta.

Uno schiocco di energia e la ragazza si sentì spingere all'indietro con violenza.

Quando riaprì gli occhi non aveva idea di quanto tempo fosse passato.

Era tornata ad essere Virginia, di questo ne era sicura, coperta solo dal lenzuolo strappato.

Sbatté un paio di volte le palpebre prima di accorgersi che anche i due angeli erano con lei, ognuno seduto in un angolo della stanza.

Puntellandosi con le mani si alzò e andò vicino a Gabriel. Aveva gli occhi chiusi e lei gli si inginocchiò vicino.

- Gabriel - lo chiamò prendendogli una mano - Ti prego, svegliati. Gabriel! Non lasciarmi ora! -

A quelle parole lui aprì gli occhi e la prese tra le braccia.

- Sei tornata? Sei tu, Virginia? -

-Sono io, sì - disse lei accoccolandoglisi addosso. Aveva dato un'occhiata a Hoara e aveva visto che ancora era privo di sensi, dunque aveva qualche minuto per parlare con il Sacerdote.

- Io...io non so cosa dire, non so cosa mi sia successo, io... -

- No, non devi dirmi nulla. Conosco le arti magiche di Hoara, so fino a dove può arrivare -

- Sì, ma non è solo questo...Gabriel io sono stanca. Non ho ancora capito bene che cosa volete da me, non credo di essere in grado di portare avanti questa...questa cosa! Soprattutto per il fatto che non so nemmeno in chi mi trasformo quando sono vicino a te -

Sentiva che la stretta di lui attorno al suo corpo aumentava.

- Sei tornata a essere la Sacerdotessa che eri in passato -

- Sì, ma questa non è la mia vita reale. Sono stanca, non credo di poter gestire il tutto. Io...sto impazzendo, credo! -

-Non è in grado, Gabriel - la voce di Hoara arrivò dall'angolo dove era seduto. Li stava guardando e non c'era più traccia di sorriso sul suo viso - Forse abbiamo preteso troppo da lei. Lasciamola stare,cerchiamo un sostituto -

Un sostituto? A quelle parole la ragazza si irrigidì tra le braccia di Gabriel.

- Avete sempre saputo che c'erano delle alternative oltre a me? - si stava arrabbiando e la voce iniziava a diventare stridula - Cioè mi avete portato in questa situazione in prova? E se non andavo bene mi cambiavate? E' questo? -

- Non è proprio così - disse il biondo.

- No, infatti, è una cosa più complessa - confermò l'altro.

- E immagino che non me la diciate, almeno per ora, vero? - ironizzò lei.

- No, invece credo che dovremo risolvere il tutto molto velocemente. Hoara? -

- Sì. E' tempo, ormai - rispose solo l'altro.

Gabriel si alzò in piedi, tenendola sempre tra le braccia. Poi si avvicinò all'altro e lo aiutò ad alzarsi. Un battito di ali e tutti e tre si smaterializzarono.

***

Virginia era in una delle stanze della grande casa dove l'avevano portata all'inizio Edward e Gabriel.

Era alla finestra, dopo un bel bagno ristoratore, e ripensava a ciò che era successo poco prima.

Si erano rimaterializzati tutti e tre nella sala del trono, dove Edward li stava aspettando.

Non aveva voluto avere spiegazioni, solo l'aveva aiutata ad indossare una tunica al posto di quel lenzuolo strappato che ancora le avvolgeva il corpo.

Aveva salutato Hoara, tenendosi molto sulle sue, ricevendo un gelido saluto di risposta, e aveva aspettato di sapere quel che l'altro aveva da dirgli.

- Non ce la fa, maestà, forse abbiamo chiesto troppo -

Lei aveva chiuso gli occhi, irritata. Ancora questa maledetta abitudine di parlare di lei in terza persona, come se non ci fosse!

- Mi rattrista pensare che ti abbiamo fatto soffrire, Virginia -

Edward si era avvicinato a lei e le aveva preso una mano, lo sguardo sinceramente preoccupato.

- Ti abbiamo chiesto troppo e abbiamo rischiato di farti molto male. Senza volere. Come abbiamo fatto alla tua mamma. Sono mortificato - Si era portato la sua mano alle labbra e le aveva impresso un bacio di affetto.

- Non possiamo andare avanti così. Dobbiamo cambiare tramite. Siamo tutti d'accordo? -

- Sì - risposero gli altri due.

- Io no! - esclamò lei - Mi avete portato in questa situazione e ora mi scartate come un maglione che non va più bene? E io ora dovrei tornare a casa e pensare di tanto in tanto a questa avventura e a voi? -

- In verità no, Virginia. Se ora te ne vai e noi passiamo a cercare un altro tramite tu dimenticherai tutto -

Lei aprì la bocca e poi la richiuse. Non riusciva a dire nulla. Che significava "dimenticare tutto"? Anche...anche Gabriel?

- Ma avevate detto che io ero una discendente diretta, che avevo il sangue che voi cercavate... - balbettava senza sapere bene che dire.

- Sì, ci sono persone che hanno quantità di sangue angelico molto minore di te, ma ci accontenteremo -

Lei sorrise ironicamente: - Noi esseri umani siamo felici di essere tutti al vostro servizio, sapete? Non capite, non potete entrare nella vita di una persona e distruggerla. Come avete fatto con mia madre -

Sapeva di essere stata dura, di aver colpito Edward per farlo star male come ora stava lei.

Si girò e scappò da quella stanza, da quei tre angeli che la stavano torturando.

Era riuscita ad arrivare in quella che supponeva essere la stanza che aveva occupato qualche giorno prima e aveva cercato ristoro in un bagno caldo.

Ora era in piedi, davanti alla finestra, a ripensare a tutto quello che era successo.

Quindi era finita. Lei aveva detto che non poteva farcela e loro avevano deciso di mandarla indietro, arrivederci e grazie.

Strinse i pugni dalla rabbia. Un discreto bussare alla porta la distrasse dai pensieri.

- Avanti -

Gabriel entrò con sguardo preoccupato.

-Volevo sapere come stavi -

- Gentile da parte vostra -

- Da parte mia - l'angelo calcò sulla parola - Mi spiace come sono andate le cose. Eri molto importante per...per la nostra missione -

Lei sorrise, amara. Eppure aveva avuto la sensazione che a lui di lei importasse.

- Sei molto gentile - ironizzò - d'altronde mi hai anche visto nuda, quindi è il minimo che tu mi chieda come sto, no? -

Lui strinse la mascella.

- Virginia, sei ingiusta, io volevo solo... -

- Tu, tu, tu, sempre e solo tu! - un'esasperata ragazza iniziò a gesticolare e ad avvicinarsi a lui - tanto che ti importa? Io sto per essere mandata via da qui... -

- L'hai chiesto tu di smettere questa cosa!- rispose lui avvicinandosi a lei.

- Certo, ma è comodo per voi! Mi rovinate la vita e poi mi cancellate la mente e tanti saluti. Io mi dimentico di voi e a te resta solo il fastidio di trovare un'altra che ti soddisfi -

Si rese conto dopo del doppio senso della frase, ma non le importava, non le importava più nulla. Si avvicinò ancora di più a lui per affrontarlo.

- Tu non sai nulla di me, non ti puoi permettere di saltare avanti e indietro nella mia vita e poi lasciarmi così -

- Io non ti voglio lasciare -

Lei si fermò di botto, colpita da quelle parole.

- Che cosa? -

Lui l'afferrò e la strinse a sé.

- Io non ti voglio lasciare, non sopporto l'idea che tutti i ricordi di me si cancellino dalla tua mente. Non voglio perderti -

- Oh? - disse solo lei.

- Ma che avete voi della vostra stirpe? Tua madre ha stregato Edward e tu ora stai stregando me -

Voleva ribattere qualcosa, ma lui le chiuse la bocca con la sua e la strinse a sé in maniera possessiva.

Poi si staccò solo per prenderla tra le braccia e appoggiarla delicatamente sul letto.

Virginia ignorò il segnale di pericolo che stava lampeggiando nella sua testa e si abbandonò alle sensazioni.

- Prendimi - disse solamente chiudendo gli occhi. Voleva diventare sua.

 

 

Lav's corner

Allora, ve lo dico che dal prossimo capitolo il rating si alza e quindi ehm ehm?...u.u

No, comunque, io ricordo a tutti che Virginia non è ancora andata via, dunque è ancora il tramite degli angeli e vi ricordate che cosa diceva la profezia?u.u...che se lei faceva l'amore con uno degli angeli quello avrebbe avuto il potere.

E allora, Gabriel vuole lei o è ancora una finta?

Eheheh dai presto lo saprete! ^^ Inoltre vi avviso che questa storia è quasi finita, state tranquilli! XD

Ringrazio tutti davvero per le belle parole, i messaggi e le letture.

Mi trovate anche qui se volete!

Baci <3

Lav

   
 
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