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Autore: paynekilllers    29/05/2013    13 recensioni
«Sarò anche stata una grande bugiarda, ma non sono sicura di poter mentire di nuovo guardandoti negli occhi.»
____
Questa fanfiction scritta a quattro mani. Abbiamo messo 'slash' come tipo di coppia per un motivo, guardate il trailer e capirete (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VAtnuUz4cT0).
Speriamo vi piaccia, un bacio.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter one:
- Nocturnal Ritual.


«Per quanto ancora mi terrai il muso?» Chiese mia madre con lo sguardo sulla strada.
«Vorrei vedere te al mio posto.» Sbuffai continuando a guardare fuori dal finestrino.
«Tesoro, sono sicura che riuscirai ad ambientarti subito.»

Sì, la faceva facile lei. Ambientarsi in una scuola nuova, che non aveva nemmeno una buona reputazione. Sai che spasso! Già mi vedevo a dover dare il mio pranzo a qualche bullo morto di fame o a fare a capelli con qualche troietta. Nella mia vecchia scuola avevo tutto: amici, popolarità, fidanzato… Beh, non lo definirei proprio un fidanzato, ma era la cosa che ci andava più vicino. Era una scuola, come si suol dire, di figli di papà. Indossavamo costose divise e, al posto dei libri, utilizzavamo i tablet. In questa nuova scuola era già tanto se non se li rubavano.
Mi ero appena trasferita a Londra con mia madre, dopo il divorzio dei miei genitori. Mia madre, oltre al dolore della separazione, ha dovuto sopportare anche il fatto che quel depravato di mio padre si era rifiutato di pagare gli alimenti. Con lo stipendio di mia madre non potevamo permetterci tutti i lussi di una volta, quindi niente casa in stile vittoriano, niente scuola privata, niente piscina in giardino… non avevamo nemmeno un giardino nella nostra nuova casa, se così la si poteva chiamare. Eravamo finite in un appartamento striminzito che puzzava di muffa e non sapevo se le pareti verdi erano dovute a quest’ultima, o erano state pitturate così.

«Ci vuole ancora molto?» Chiesi.
«No tesoro, eccoci arrivate! Vuoi che ti accompagni?»
«Ne farò a meno, grazie.»

Chiusi la portiera dell’auto così forte che tutti i ragazzi nel raggio di pochi metri, si voltarono a guardare nella mia direzione. La cosa peggiore era che la scuola era già iniziata da un mese, quindi avrei dovuto recuperare una minima parte del programma scolastico in una settimana, e in più avrei dovuto combattere con i gruppetti di ragazzi che si erano formati. Ero semplicemente quella nuova. Un pesce fuor d’acqua in un oceano di merda. Però qualcosa di positivo c’era: potevo sfoggiare i miei vestiti firmati che erano l’unica cosa che mi era rimasta della mia vecchia vita. Kayla Dover non si sarebbe mai abbassata ai livelli degli altri.
Sì, questo è il mio nome e l’avrei dovuto sentire per tutta la giornata visto che i professori mi avrebbero dovuto presentare alla classe.

«Scusa!»

Qualcuno mi era venuto addosso. Bene, il primo della giornata e sicuramente non l’ultimo. Già la vedevo una mossa per abbordare, ma fare conquiste non era di certo nei miei piani.

«Non fa nulla.»

Il ragazzo che mi ritrovai davanti sembrava tutto tranne che un barbone che campeggiava sulle panchine del parco. Alto, magro, capelli neri e occhi azzurri. Portava dei libri sotto al braccio e aveva l’aria del bravo ragazzo. Iniziai a chiedermi perché si trovasse in quella scuola.

«Sei nuova?»

Mi chiese gentile, sfoderando un sorriso perfetto. Quella scuola iniziava a piacermi sul serio.

«Si vede così tanto?»
«Non ti ho mai vista, e una come te non passa inosservata.»

Solita frase. Me l’ero sentita dire fin troppe volte anche nella vecchia scuola. Io onestamente in me non ci vedevo niente di così attraente: ero abbastanza alta, magra e non avevo molte curve.

«Peccato…»
«Come scusa?»
«E’ il mio primo giorno, e non vorrei dare nell’occhio. Non mi piace ricevere troppe attenzioni.»
«Oh, capisco. Beh, ora dovrei andare… Comunque è stato un piacere conoscerti. Com’è che ti chiami?» Mi sorrise.
«Kayla, è un piacere anche per me.» Sorrisi di rimando.

Si avviò verso l’entrata, e poco dopo, lentamente, lo feci anche io. Sarebbe stata una lunga giornata.
Prima sarei dovuta passare dal preside, poi in segreteria per ritirare l’orario delle lezioni e poi sarei andata in classe.

***

Per quello che ero riuscita a capire, visto che l’orario era scritto a mano, la mia prima ora era Biologia. Che bello, la materia che odiavo di più in assoluto. Ed ero anche abbastanza sicura che mi avrebbero fatto sedere accanto al secchione della classe… se ce n’era uno.
Dopo aver passato dieci minuti per i corridoi a cercare l’aula, finalmente la trovai. Venni accolta da una donna dai capelli biondi, giovane per essere una professoressa, probabilmente la più giovane che avessi mai visto. Mi presentò alla classe.

«Ragazzi! Un po’ di attenzione, prego. Diamo il benvenuto alla signorina Dover. La prego, ci dica qualcosa di lei.» Mi disse con uno sguardo incoraggiante.

Deglutii e incominciai.

«Salve a tutti. Sono Kayla Dover, mi sono appena trasferita da Cardiff.»

Venni interrotta da un ragazzo seduto in fondo alla classe che portava un berretto di lana dall’aria molto vecchia.

«Hai un ragazzo, Dover?» La classe scoppiò in commenti che non riuscii nemmeno a capire. Magari era un loro linguaggio barbaro.
«Ok, non mi sembra il tipo di accoglienza adatta. Mi scusi tanto signorina, può sedersi… Lì, vicino al signorino Brooks.»

Ottimo, signorino Brooks. Era il ragazzo che avevo incrociato poco prima davanti alla scuola.

«Ma come, prof? Sappiamo tutti che Dylan è dell’altra sponda. - continuò il ragazzo con il cappello - E’ uno spreco!»

Tutta la classe scoppiò a ridere mentre Dylan, con lo sguardo fisso sul banco, stringeva forte i pugni. Potevo notare anche dal mio posto che aveva le nocche completamente bianche. Non doveva essere la prima volta che veniva deriso da tutti. Io e il ragazzo non parlammo per tutto il resto della lezione e della giornata, nonostante ci fossimo beccati più volte nei corridoi. Del ragazzo solare che avevo conosciuto quella mattina era rimasto ben poco.
All’una e mezza mia madre era fuori scuola ad aspettarmi in auto. Di lì a poco sarebbe iniziato il solito interrogatorio che, sapeva, non mandavo giù.

«E’ andata così male?»
«Mamma… la colpa non è tua se le nostre vite sono cambiate, lo so. Ma se vuoi che io rimanga in questa città di merda, che frequenti questo tipo di gente, risparmia a questa povera diciassettenne la figuraccia di essere accompagnata a scuola dalla propria madre. Ho bisogno di un’auto.»
«Tesoro, non credi ci abbia pensato? Ma non posso permettermela ora come ora.»
«Ti prego!» La supplicai prendendo la sua mano tra le mie.
«Magari se trovi un lavoro e metti da parte qualcosa, posso darti io il resto. Ma non ti assicuro niente.»
«Io? Lavorare?»
«Kayla, prima o poi dovrai iniziare anche tu. Altrimenti perché ti mando a scuola?»
«Lo so, ma si da il caso che io la scuola non l’abbia ancora finita!»
«Vuoi l’auto o no? -mi fulminò con lo sguardo- Facciamo così, devo passare per il centro ora. Ti lascio libera di andare a cercare qualcosa in giro per la città. Possibile che a nessuno serva una commessa o una cameriera? Troverai qualcosa.»

Sbuffai e mi lasciai andare sul sediolino. Quelle erano le condizioni e prima avrei trovato un lavoro, prima avrei avuto una macchina. Quanto sarebbe stato difficile lavorare per un bar o per un negozio di abbigliamento? Potevo farcela! 

***

Mentre la mamma sbrigava le sue faccende in banca, io girai per tutti i negozi dei dintorni ma nessuno cercava addetti. Non mi ero mai sentita tanto sfigata come in quel momento… Il mio sguardo cadde su una grande insegna di quello che doveva essere un pub: Nocturnal Ritual. Le pareti erano completamente nere e l’insegna era dorata e argentata, impossibile da non vedere. Mi avvicinai alla vetrina e cercai di sbirciare al suo interno: le luci erano soffuse, c’era un bancone enorme e decine e decine di sgabelli. Poco lontano c’era anche un palco e delle scale che portavano al piano di sopra. Stranamente era vuoto, ma quando mi allontanai notai che sul cartello all’ingresso c’era scritto Night Club. Ora si spiegava tutto! In più c’era un avviso nel quale si diceva che ricercavano dei potenziali addetti. La mia euforia scomparve quando lessi la frase scritta in stampatello al margine del foglio: richiesto solo personale maschile.

«Cazzo!»

Esclamai tra me e me. Poi mi ricordai di essere una persona che ama trasgredire le regole. In quella situazione il mio aspetto mi avrebbe aiutato. Tutti mi avevano sempre detto che sembravo un ragazzo, sia nei modi di fare che nell’aspetto. Non l’avevo mai presa come un’offesa, in fondo avevo sempre amato gli sport, passare le serate davanti al televisore a guarda le partite di football con una birra in mano e non avevo di certo vergogna di ruttare in pubblico. Facevo quasi concorrenza al mio fidanzato, o ex… Chi se ne frega!
Si stava facendo tardi e quindi mi precipitai in un centro commerciale lì vicino. Comprai una fascia per il petto, che, appunto, serviva ad appiattire le poche forme che madre natura aveva avuto la pietà di donarmi. Comprai tutto ciò che serviva per nascondere i miei capelli sotto ad una parrucca che avevo trovato in un negozio di vestiti di carnevale. Speravo solo di non avere un’irritazione al cuoio capelluto. Mi servivano solo dei boxer da esibire fuori dal pantalone e qualcosa che fungesse da … ehm, rigonfiamento. Se dovevo fare qualcosa, la dovevo fare per bene. Per quanto riguarda i vestiti già li avevo. Adoravo indossare maglie di taglia XL, nonostante io fossi una S, se non di meno. In più avevo qualche felpa e maglietta maschile che avevo volontariamente fregato al mio ragazzo, ma volevo a tutti i costi quel posto di lavoro e anche il prima possibile. Comprai una tuta a poco prezzo e mi diressi nei bagni per iniziare a cambiarmi. Nascosi i miei vestiti “femminili” nello zaino e uscii senza farmi vedere. Quando mi guardai allo specchio, rimasi a bocca aperta: sembravo sul serio un ragazzo.

«Uscirei con uno come me! -esclamai- Ok, forza Kayla, o dovrei dire Kyle… Si comincia!»

 



Spazio autrici:
Salve! Allora, volevamo precisare che siamo in due su quest'account:
Lorenza e Roberta.
Questa fanfiction è molto diversa dalle altre, in verità nessuna delle due ha mai sentito parlare di una ff che abbia la stessa trama di questa.
Io, Lorenza, ho preso spunto da un drama coreano e da un film film americano: she's the man.
Non vi preoccupate! Harry entrarà in scena nel prossimo capitolo.
Ah, volevamo precisare che in questa ff non saranno presenti tutti i ragazzi, o almeno per ora.
Fateci sapere cosa ne pensate, aggiorneremo presto!

-L&R-

 

trailer della fanfiction:

  
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