Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: paynekilllers    01/06/2013    12 recensioni
«Sarò anche stata una grande bugiarda, ma non sono sicura di poter mentire di nuovo guardandoti negli occhi.»
____
Questa fanfiction scritta a quattro mani. Abbiamo messo 'slash' come tipo di coppia per un motivo, guardate il trailer e capirete (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VAtnuUz4cT0).
Speriamo vi piaccia, un bacio.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 photo rtgv5ygtyhg_zps2d1d9b51.png 


 photo divider_zps122f4cab.png

Chapter two:
- Curly guy.

 

Kayla's Pov.

Uscii dal centro commerciale e mi diressi subito verso il Nocturnal Ritual. Attraversai le porte di vetro e mi ritrovai all'interno del locale, notai subito che era molto più grande rispetto a come avevo intuito sbirciando dalle finestre qualche ora prima. Si stava facendo buio e si riempiva sempre più di gente... ma non gente qualsiasi, anzi erano proprio tutte donne! E la cosa che più mi sconvolgeva era che fossero anche di età avanzata... chissà i mariti che avrebbero pensato vedendo le loro mogli andare in un night club. Mi guardai intorno cercando qualcuno che lavorasse lì dentro e chiedere informazioni. Poco lontano dal palco che si trovava proprio al centro della sala, c'era un uomo dall'aria molto professionale: o era il proprietario o era il capo di una banda mafiosa - incuteva terrore. Non osavo pensare che cosa mi sarebbe successo  se, dopo avermi assunta,  avesse scoperto che il suo adorato “nuovo” dipendente era una ragazza. Un brivido mi corse dietro la schiena, deglutii rumorosamente e mi avvicinai a lui. 
Inizialmente non mi notò, era troppo occupato a pensare a come gestire i faretti al di sopra del palco, decisi dunque di attirare la sua attenzione.  Schiarita  la voce, cercai di imitare il più possibile quella di un ragazzo... per lo meno potevo sembrare uno del secondo anno con la voce non ancora matura. Il signore posò i suoi occhi di ghiaccio su di me. 

«Mi scusi, sto cercando il proprietario di questo locale. Sa per caso dove posso trovarlo?»chiesi molto educatamente.
Mi guardò dall' alto in basso con aria di superiorità.

«Sono io, ti serve qualcosa?»
«Uh.. si signore. Salve sono Kyle Astings. Volevo sapere se state ancora cercando qualcuno che dia una mano.» gli sorrisi gentilmente, sperando di non sembrare troppo strana…

Mi guardò ancora, non come la prima volta, ma  come se volesse scrutarmi dentro. E io ovviamente pregavo Dio che nei miei occhi non leggesse niente.

«Ci servirebbe ancora, ma non mi dai l'impressione di un ragazzo maggiorenne. » Disse alzando un sopracciglio.
«Si beh, ho 17 anni signore. Diventerò maggiorenne in estate.» dissi.
«Mmh - mi guardò per un ‘ultima volta, per capire se stessi dicendo la verità - va bene, ma resta il fatto che finchè avrai 17 anni non posso farti lavorare sul palco, laverai il pavimento e se uno dei ragazzi te lo chiede lo sostituirai al piano bar. Spero tu sia bravo con i cocktail. »                                                                                                                                                                                                      
«Sì, signore! » Cazzo, no, non ero per niente brava! L'anno precedente quando mi chiesero di fare un sex on the beach rovesciai tutte le bottiglie di vetro per terra!
«Ok allora, incomincerai domani sera, vieni qui alle sette, non più tardi.» Disse, e senza nemmeno salutare  mi voltò le spalle e si diresse verso quello che sembrava uno studio.

Però, ero così brava a sembrare ciò che in realtà non ero?! Chissà, forse potevo aspirare all’ Oscar per migliore attrice dell’anno!  Mi morsi il labbro per mascherare un sorriso infantile, e con molta rapidità, uscii.
Finalmente mi sarei potuta comportare come un’adulta, fiera di poter guadagnare qualcosa con un mio impegno personale, anche se, i soldi di papà mi avrebbero fatto comodo. Sarei potuta andare a scuola senza fare la parte della sfigata che si faceva accompagnare dalla mammina con quello schifo di macchina.
E solo allora mi resi conto che forse la situazione mi era sfuggita di mano… che cosa avrei detto a mia madre del mio nuovo impiego?
 


Harry’s pov.

Che merda di giornata, la signora Smith mi stava mangiando con gli occhi già da due ore, e non solo si era dimenticata di mettersi la dentiera, ma si leccava anche le labbra credendo di poter essere sexy! Vomitevole era dire poco, soprattutto perché mi pagavano per stare al gioco. Potevo anche capire che la signora venisse al locale per guardare qualche giovanotto dal bel fisico, dato che era chiaro che a suo marito l’alza bandiera non funzionasse più, ma perché doveva interessarsi proprio a me? Che vita da sfigato. Ma una cosa positiva c’era, grazie al lavoro tornavo sempre a casa in compagnia, un sacco di donne mi morivano dietro. E io ovviamente ne approfittavo, chi non l’avrebbe fatto al posto mio? Mi definiscono il tipico stronzo di turno, giudicando senza conoscere il mio passato. Perché per quel che mi riguardava, il vero stronzo, il vero rifiuto della razza umana, era mio padre.

«Styles! – La voce del mio capo mi fece sobbalzare – Ho assunto uno nuovo. Non mi convince molto, quindi voglio che tu lo tenga d’occhio.»
«Ok, Tom.» Dissi scocciato. Perché sempre a me le scocciature?

Improvvisamente una mano si poggiò sulla mia e, quando alzai lo sguardo, mi ritrovai davanti Samantha. Mi ricordai in quel momento che era mercoledì e mi sarei dovuto aspettare una sua visita. Conoscevo Sam da un bel po’ di tempo poiché era una delle numerose donne che mio padre era solito portarsi a casa. Quando aveva scoperto del mio lavoro al night club, mi aveva praticamente minacciato dicendo che avrebbe spifferato tutto se non fossi diventato il suo giocattolino.

***

Quando aprii gli occhi e mi guardai intorno, Samantha doveva essersene già andata da un bel pezzo. Tanto meglio, non volevo scocciature anche di mattina prima di dover andare a scuola. Mi alzai lentamente e andai a farmi una doccia. Sullo specchio del bagno trovai l’impronta di due labbra rosso fuoco. Sorrisi. Quello era il suo marchio, lo faceva ogni volta che veniva a casa mia. Anche con mio padre lo faceva… Lasciava l’impronta delle sue labbra sul colletto delle camicie. Dopo essermi vestito finalmente uscii dall’appartamento, salii sulla mia moto e partii. Quando andavo a scuola le mie preoccupazioni svanivano, l’unica cosa di cui dovevo preoccuparmi era di fare i compiti. Non ero esattamente uno studente modello, ma d’altronde chi lo era in quella scuola? Beh forse uno c’era.

«Hey Styles!» Parlando del diavolo…
«Brooks, come mai non sei venuto a lavoro ieri?» Chiesi sistemandomi lo zaino in spalla.
«Ho avuto dei problemi a casa, sai come sono i miei...» Disse Dylan cercando di sistemarsi i capelli sulla fronte.
«Mh, capisco, comunque ti ho coperto con Tom, ho detto che eri malato.»
«Grazie amico, ti devo un favore. Comunque, successo qualcosa di nuovo?»
«Tom ha assunto uno nuovo e devo fargli da balia. Dice che è strano.»
«Non sarà mica dell’altra sponda?» Chiese ridendo.
«Spero di no, lo lascio a te piuttosto.» Risposi dandogli uno schiaffo sullo stomaco con il dorso della mano.
«Grazie, ma ti ricordo che sto uscendo con una.» Alzò un sopracciglio.
«Ancora non capisco come faccia un cervellone come te ad avere le ragazze dietro.» Dissi cercando di aprire l’armadietto.
«Alle ragazze di questa scuola piace il tipo colto.»
«Che vorresti dire? Mica durante un orgasmo inizi a recitare la Divina Commedia?!» Dissi scoppiando a ridere.
«Ah ah, ridi pure. Ma mi pare che sia tu quello single tra i due. Da quando non esci con una della scuola?»
«Non ho bisogno delle ragazzine, me la faccio con quelle più grandi.» Dissi con una punta di superiorità.
«Più grandi tipo le prof?» Si appoggiò all’armadietto vicino al mio e mi guardò aspettando una risposta.
«Non così grandi.» Risposi io riferendomi alla professoressa di matematica che poteva avere più di 65 anni.
«Il tuo limite non era l’infinito?»
«Ultimamente il mio limite è 45 anni, amico. Ora vado, ci si vede dopo.»

***

La giornata passò molto lentamente e i professori mi ripresero più volte visto che non seguivo la lezione. Non era di certo colpa mia se la loro voce era come un sonnifero. Durante l’ultima ora mi arrivò un messaggio da Tom che mi informava che avrei dovuto aprire io il locale visto che gli si era presentato un contrattempo. In più il pivellino sarebbe arrivato alle 7 e avrei dovuto fargli vedere il locale e spiegargli per bene quale fosse il suo ruolo. Un po’ lo invidiavo, non doveva avere a che fare con delle vecchie putrefatte in via di estinzione che nonostante l’età, avevano ancora la forza di flirtare.
Quando la campanella suonò, mi alzai velocemente dalla sedia facendola strisciare sul pavimento e fui il primo a lasciare l’aula. Senza dar conto alle persone che mi circondavano, mi fiondai fuori per raggiungere la moto nel parcheggio della scuola.
 


Kayla's Pov.

Anche il secondo giorno era andato. Quella scuola faceva sul serio schifo, tanto quanto gli insegnanti. Riuscii a capire dalle loro facce che insegnavano lì giusto per portare lo stipendio a casa. Sono sicura che se fosse uscito un altro posto, in un’altra qualsiasi scuola, non ci avrebbero pensato due volte ad andarsene. Raccolsi la mia borsa da terra e ci misi dentro il libro di letteratura francese. Odiavo il francese e il professore pervertito che mi ero ritrovata non aiutava. All’inizio dell’ora aveva fatto un giro della classe per vedere se qualcuno stesse utilizzando i cellulari e il suo sguardo cadeva sempre sulla scollatura delle ragazze. Io non avevo di questi problemi, ero una tavola da surf. Questa cosa poteva anche essere positiva, ma se mai mi fossi beccata un brutto voto avrei dovuto faticare più delle altre per recuperare.
Uscii dall’aula e camminai per i corridoi con lo sguardo basso. Sentii una mano sulla spalla e mi voltai a vedere chi fosse. Rimasi sorpresa quando incontrai due occhi azzurri. Era Dylan, o almeno così avevo capito si chiamasse. Mi sorrise e esitò prima di parlare.

«Ciao…» Disse imbarazzato.
«Ciao.» Dissi corrugando la fronte.
«Volevo chiederti scusa per ieri.»
«Perché mai?»
«Perché non sono stato un bravo compagno di banco. Sei nuova, e quando ti sei seduta vicino a me non mi sono nemmeno degnato di scambiare qualche parola con te.»
«No, non preoccuparti! Abbiamo parlato solamente fuori scuola due secondi, non eri di certo obbligato. Ho notato che non eri esattamente di buon umore quando quel ragazzo ti ha preso in giro.» dissi.
«Sì, beh, capita spesso. Comunque tanto per fartelo sapere, sono e-t-e-r-o.» disse scandendo le parole.
«Ah bene, buono a sapersi.» dissi ridendo, era un bravo ragazzo. Forse era l’unico che si salvava lì in mezzo.

Mentre pensavo a cosa dire per continuare il discorso con Dylan, notai in mezzo a tutta la gente che usciva dalle classi, un ragazzo con i capelli ricci. Indossava un cappello grigio che gli tirava indietro i capelli, una maglietta aderente nera con scollo a V e un jeans blu scuro. Wow, era bellissimo. Lo vidi uscire dalla scuola di corsa, salì su quella che doveva essere una moto molto costosa e se ne andò.
Quella scuola non era proprio così male.

Dopo poco Dylan mi salutò, aveva delle faccende da sbrigare , quindi tornò a casa, e io decisi di fare lo stesso. Avrei dovuto prepararmi per il lavoro, per fortuna mia madre mi aveva creduto quando le dissi che non avevo ancora trovato nulla, un problema in meno da risolvere.

Appena arrivata a casa, andai in bagno e mi tolsi il trucco. Feci una smorfia, ecco il lato negativo del fingersi maschio, va bene che tutti mi dicevano di sembrare un maschiaccio, ma il trucco era una cosa a cui tenevo molto, nonostante tutto. Sbuffai e andai in camera mia. Indossai la parrucca e la fascia che serviva per appiattirmi il seno. Ci era voluta la mano del signore per metterla, temevo che se l’avessi tenuta troppo allungo mi avrebbe rotto qualche costola per quanto era stretta. Infine mi vestii, indossai un cappello nero, una maglietta dei queen XL e un pantalone molto largo. Mi guardai allo specchio, ero pronta.

***

Arrivai lì in anticipo, erano le sei e mezza, e ovviamente per le strade non c’era nessuno. Mi guardai in giro e per un momento pensai che il tipo del locale mi avesse preso per il culo. Il resto del tempo lo passai calciando un tappo di bottiglia che mi ero ritrovata davanti ai piedi. Il rombo di una moto non molto distante, attirò la mia attenzione. La vidi fermarsi davanti al locale e il ragazzo che ne era alla guida, scese abilmente. Slacciò il cinturino del casco e se lo tolse. Un ammasso di ricci scompigliati uscì allo scoperto. Rimasi di stucco: era il ragazzo che quella mattina avevo notato a scuola.

«Scusa del ritardo, amico.» Disse lui con aria scocciata.
«N-non c’è p-problema.» Risposi balbettando quando capii che si stava rivolgendo a me.
«Tom ha avuto dei problemi, quindi tocca a me mostrarti che devi fare. Come ti chiami?»
«Io? Kyle..»
«Bene, Kyle. Seguimi.»

La sua voce roca accarezzò il mio nome. Che poi tanto mio non era. Lo seguii quando mi fece cenno di entrare nel locale. Ebbi il grande privilegio di stargli dietro così da poter ammirare la sua persona. Non era affatto male.
Una cosa era sicura, con lui sarebbe stato difficile fingere.


 

Trailer fanfiction:




Spazio autrici:
Eccoci con il secondo capitolo, scusase se ci abbiamo messo un po'.
Speriamo vi piaccia!
Con l'andare capirete ancora meglio la storia, ma per il momento potete guardare il trailer sopra,
vi sarà d'aiuto:)
Visto? E' entrato in scena Harry. Chissà se metterà Kayla in difficoltà nel prossimo capitolo u.u
Continuate a recensire e a dirci cosa ne pensate. 

-L&R-

  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: paynekilllers