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Autore: Dalhia_Gwen    29/05/2013    5 recensioni
Questa è la storia di una diciassettenne di nome Gwen che, nonostante tutte le ingiustizie e il passato che ha vissuto, riesce finalmente a trovare la felicità che aveva perso, grazie ad uno dei suoi più grandi hobby, la quale sarà in grado di scalfire il suo ormai cuore di diamante, immune fino a quel momento...
Tratto dal capitolo 28:
“....Cominciò a ticchettare il piede destro sul tappeto color del deserto, rendendosi conto di non riuscire a sopportare tutta quell’ansia che la stava letteralmente mangiando, ma fu proprio in quel momento che avvertì la carica giusta per poter affrontare la competizione nel migliore dei modi. Una mano calda e tremante quanto la sua intrecciò le dita con quelle della mano della gotica, esattamente qualche minuto prima del fischio. Scattò a quel tocco così intimo e che desiderò da fin troppo tempo, per poi girarsi velocemente verso la sua sinistra. Ad attenderla vi erano gli occhi decisamente più luminosi del solito del punk, che nel frattempo era arrossito quanto lei per quel gesto nato spontaneamente..."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Dopo essersi ripresa, la gotica entrò nel portone, per poi salire nel suo appartamento, ignara del fatto che le sarebbe aspettato un interrogatorio peggio di quelli che avrebbero potuto mai fare degli esperti nel campo.
Una volta entrata in casa, quasi si spaventò: trovò la madre proprio dietro la porta con le braccia conserte, il piede destro che batteva sul pavimento e un sorriso per niente rassicurante. A quella vista Gwen sobbalzò, deglutendo rumorosamente, non capendo come mai Margaret avesse quell’atteggiamento che assumeva ogni qualvolta che la figlia si fosse comportata male.
“Ehm..M-mamma? Cosa c’è?” le chiese la figlia con tono interrogatorio, cercando di trovare una strada libera per poter entrare in casa.
La donna continuava a fissare Gwen con il medesimo sguardo per qualche secondo, per poi risponderle.
“Cosa c’è? Me lo dovresti dire tu mia cara, o meglio, mia dolce innamorata.” Disse la madre alzando un sopraciglio e facendo apparire un ghigno sul suo volto.
A quelle parole Gwen si sentì svenire. Ma come cavolo faceva a sapere di..di Duncan? Oh certo, Mark, è stato lui a spifferare tutto! Sapeva che non doveva raccontare nulla al fratello, non faceva altro che crearle casini.
“Innamorata, io? Ma dai..lo sai che Mark esagera quando ti racconta qualcosa..” cercò di uscirne così Gwen, che era convinta che la causa potesse essere attribuita solo al fratellino.
“Ahahahah Mark? Oh no, tuo fratello è stato molto fedele a mantenere il segreto, peccato che voi due, tu e il tuo ragazzo, siete stati così sbadati da farvi vedere insieme proprio sotto il balcone..mossa non intelligente, tesoro.” continuò Margaret sentendo oramai che la figlia doveva per forza raccontarle tutto, dato che nessuna scusa poteva più coprirla, e nel frattempo raggiunse Gwen nella sua stanza,che fece cadere qualcosa per terra, non appena udì quelle parole, arrivate nelle sue orecchie come un suono assordante, difficile da sopportare. La ragazza sgranò gli occhi, ammettendo che era spacciata. Quelle parole le arrivarono come una doccia fredda in una giornata invernale, tanto che non riusciva a tenersi in piedi, per questo si appoggiò tremolante sul letto. Tutta queste scenetta avveniva sotto gli occhi divertiti di Margaret che, capendo che la figlia si sarebbe arresa davanti all’evidenza, decise di avvicinarsi a lei per poi sedersi, avvolgendola in un caloroso abbraccio, che la figlia non rifiutò.
“Allora, dimmi un po’..come si chiama?” domandò la donna dolcemente, come se non volesse toccare ulteriormente la privacy della figlia. A quella domanda Gwen avvampò, sentendo che persino pronunciare o addirittura pensare al suo nome l’avrebbero fatta sussultare non poco.
“D-Duncan..” le rispose la figlia molto delicatamente, facendo avvertire alla madre l’imbarazzo che lei provocò con quella domanda. Margaret sorrise, per poi accarezzare i capelli neri e verde acqua della figlia.
“E dimmi…E’ carino? Te lo chiedo perché non ho potuto osservarlo bene. Sai, la vista dall’alto non è delle migliori..” continuò la donna aggiungendo un pizzico di ironia per rendere meno toccante la domanda. Ma nonostante tutto Gwen sentì evaporare le guance, mentre il cuore cominciava ad accelerare i suoi battiti sempre più, e ciò la madre lo avvertì, per questo rise dolcemente.
“Ahahah tesoro mio rischi di rompere la gabbia toracica se non fai calmare il tuo cuoricino impazzito!”
Le disse Margaret per poi darle un grosso bacio sul capo, stringendo ancora di più sua figlia.
 “Non è solo carino…eh?” le sussurrò.
“E’ bellissimo…” rispose Gwen senza accorgersene, oramai persa nei suoi pensieri.
“E’ più grande di te? Dove l’hai conosciuto?”  insistette la madre, cominciando a far emergere il suo caratterino troppo invadente. A quelle parole Gwen tornò in sé e si staccò bruscamente dall’abbraccio della madre.
“Mamma ma è un interrogatorio?! Adesso basta! Sì è più grande di me, e allora?! Pzk..Vado a farmi una doccia!” esclamò Gwen, e senza neanche dare il tempo alla madre di poter replicare si rinchiuse nel bagno, chiudendo così il discorso.
Nel sentire la porta sbattere, Mark uscì dalla sua stanza spaventato, udendo il forte rumore anche con le cuffie.
“Mamma, ma che succede?!?” chiese allarmato. Ma Margaret continuava a ridere come non mai, soddisfatta di ciò che riuscì a sapere, poi si rivolse al figlio.
“Non preoccuparti tesoro, il vulcano dei sentimenti ha appena eruttato..” e così dicendo tornò alle sue faccende domestiche, promettendo a se stessa che quello era solo la fine del primo round.
Quella notte Gwen la passò a dormire beatamente, non prima però di rivolgere il suo ultimo pensiero a Duncan e ai bei momenti passati insieme, grazie a quali si era sentita subito meglio.
 I giorni passavano, e con loro la data della finale di calcio si avvicinava sempre più, facendo salire l’ansia dei due ragazzi sempre più in alto, ognuno per i loro rispettivi motivi.
Continuavano a frequentarsi e a stare in compagnia l’uno con l’altro incuranti dei commenti accattivanti dei loro compagni di scuola, che non facevano altro che indicarli e a rimanere sbigottiti di fronte alla chiara situazione che si mostrava ai loro occhi: inutile dire che Duncan fosse il ragazzo più popolare e temibile di tutto l’istituto, e che avesse sempre avuto delle compagnie altrettanto famose e pericolose, ma chiunque sarebbe rimasto attonito nell’osservare il più figo e duro punk della scuola corteggiare una ragazza quasi invisibile, per loro insignificante, ma soprattutto una diciassettenne con la testa a posto e dedita allo studio, fin troppo.
Che fosse uscito matto?
Era questa la domanda che tutti i ragazzi del liceo artistico si ponevano. Qualcuno ebbe pure il coraggio di mettere in evidenza il disagio, seppur non riguardasse nessuno se non proprio i diretti interessati, che si era creato in tutta la scuola direttamente al punk che, in tutta risposta, mandava in ospedale tutti coloro che si azzardavano a parlar male della sua Gwendolyne e del suo comportamento così “strano”, come lo chiamavano loro,ma che in realtà agli occhi di Duncan non era affatto anormale.
Ovviamente questo disagio venne avvertito più pesantemente dalla ragazza più popolare della scuola, colei che non falliva mai, e che si considerava la migliore sotto ogni punto di vista: Courtney. L’ispanica, infatti, aveva da sempre provato una forte, se non morbosa attrazione per quel ragazzo dall’aria così strafottente ma allo stesso tempo terribilmente seducente. Ma non era amore il suo, affatto, perché il suo obiettivo era un altro: rendersi ancor più popolare di quello che già era, per cui come raggiungerci se non attraverso il ragazzo più famoso dell’istituto? Sarebbero così stati perfetti, e lei avrebbe fatto tutto ciò che voleva. Tra l’altro si considerava uguale al punk: stessa prepotenza, stessa determinazione..insomma un compagno perfetto per la mente diabolica della mora. Le uniche ambiguità che proprio non riusciva a mandar giù erano la miriade di piercing e quella insopportabile cresta verde fosforescente, tutto quello che invece il punk adorava. Ma erano solo dettagli, pensava l’aspirante avvocatessa, che nel frattempo aveva già programmato tutto nella sua spietata mente.
Consapevole del fatto di essere effettivamente molto carina, usò tutte le tattiche possibili per guadagnarsi le attenzioni dell’ingenuo Duncan, che ci cascò senza troppe esitazioni.
A differenza sua, Duncan nel frattempo era rimasto davvero scottato della bellezza dell’ispanica, e si reputava fortunato ad avere una ragazza così. Ma i mesi passarono, e anche Courtney cominciò ad affezionarsi a quel “troglodita” che con tutte quelle attenzioni che le regalava, si mostrò essere l’esatto opposto di quello che mostrava all’esterno. Così dall’idea di lasciarlo subito dopo che si sarebbe fatta una reputazione intoccabile, decise di cambiare piano, mettendo in secondo luogo la sua popolarità e decidendo tenersi stretta il ragazzo, consapevole del fatto che molto probabilmente sarebbe stato l’unico che avrebbe sopportato il suo difficile carattere anche in futuro, ed era convinta di averlo oramai in pugno, visto la forte sbandata in cui lui era caduto.
I giorni passarono, diventarono settimane finché non si arrivò a mesi in cui la perfetta coppia si ridusse a vedersi 24 ore su 24, mostrando sempre più chiari pregi e difetti di entrambi i ragazzi. E fu soprattutto Courtney a far emergere il suo lato caratteriale davvero insopportabile: ella infatti, gelosa qual’era di fronte alle avance delle altre ragazze verso il suo fidanzato, diventò talmente pressante e morbosa che il povero Duncan cominciò ad infastidirsi della sua continua presenza, cosa mai accaduta: non poteva uscire da solo con i suoi amici, non poteva accingersi fuori dall’aula senza di lei, non poteva chiacchierare con altre ragazze e molto altro. Tutto ciò infatti fece scatenare litigi persino pesanti, dando così inizio ai vari tiri e molla della coppia diventata oramai lo zimbello dell’istituto. Nonostante tornassero insieme dopo un paio di volte, nel cuore di Duncan non pulsava più quel sentimento che prima credeva fosse amore verso quella ragazza che, ammettendo essere molto seducente, in realtà non era per nulla il suo tipo, aprendo finalmente gli occhi, notando l’incolmabile incompatibilità dei loro caratteri, seppur simili su certi aspetti perlopiù difettivi.
Ma il culmine della sopportazione del punk arrivò al limite nel momento in cui l’ispanica, che aveva programmato di voler far conoscere il suo fidanzato ai genitori, decise di renderlo perfetto agli occhi di tutta la sua famiglia. Come? Modificando “alcuni” dei suoi tratti che lo caratterizzavano maggiormente, accompagnando tutto con una serie di regole da seguire quando sarebbero stati davanti ai rigidi genitori della ragazza. Secondo i suoi piani, infatti, Duncan doveva eliminare la cresta verde, tutti i piercing, cambiare la sua pettinatura e l’abbigliamento: renderlo praticamente una persona nuova, o meglio la persona giusta per lei. La reazione del punk fu ovviamente devastante: un giorno, con la scusa di volerla vedere ancora una volta, le fece fare davanti a tutta la scuola una figuraccia che la ragazza non si sarebbe mai aspettata da colui che, secondo lei, doveva essere oramai sotto il suo controllo, per poi lasciarla per sempre senza rimorsi. Courtney ci rimase davvero male, non solo per non essere riuscita a raggiungere nessuno dei suoi obiettivi, ma soprattutto per essere scesa ancor più in basso di reputazione: tutti infatti la reputavano come una psicopatica, maniaca della perfezione e figlia di papà, per cui decise di vendicarsi a modo suo. Fece bocciare per un anno il povero Duncan, che proprio in quel periodo si stava impegnando un po’ di più per arrivare al quinto anno, spingendolo di nuovo sulla strada di coloro che sarebbero rimasti in quell’istituto fino a quando gli insegnanti non si sarebbero stancati di ritrovarseli sempre davanti. Ma come se non bastasse, essendo ancora invaghita del ragazzo dagli occhi cristallini, ostacolò tutte le nuove relazioni che il punk cercava di far nascere con le ragazze “oche” che ci avrebbero provato con lui, in quanto gelosa che queste ragazze avrebbero raggiunto gli scopi che lei non fu in grado di portare a termine. Metà anno passò dal giorno della loro definitiva rottura, e qui il punk non riuscì inspiegabilmente ad avere nessun’altra ragazza oltre all’ispanica,ma fu proprio in questo periodo che il ragazzo realizzò di essere maturato molto dopo l’ultima esperienza, così decise di porre fine a quelle relazioni finte ed occasionali che gli provocavano solo dolore, per prendersi altro tempo utile per riflettere sulla vita che avrebbe voluto fare. D’altro canto Courtney, convinta che il punk avesse ceduto perché aveva capito che nessun’altra ragazza lo avrebbe voluto più, decise anche lei di porre fine a questo gioco, mentre sperava che il moro sarebbe tornato con la coda fra le gambe ad implorare il suo perdono, nonostante sapesse benissimo che colei che doveva chiarire sarebbe dovuta essere proprio lei, ma accecata dall’orgoglio non l’avrebbe mai fatto. Perfetta manipolatrice com’era però, non fu in grado di mettere in conto che anche le presunte ragazzine invisibili e spente sarebbero potute essere bersaglio di un Duncan che in quel momento stava crescendo mentalmente piano piano. E fu proprio qui che Duncan conobbe la ragazza che poi gli avrebbe fatto provare sensazioni mai sentite prima, neanche con la sua ultima fiamma. Il loro incontro avvenne in maniera molto discreta e segreta, tanto che nessuno sospettò nulla, fino al giorno in cui il punk decise di far sapere al mondo che quella ragazza così minuta e dolce in ogni suo movimento sarebbe stata solo ed esclusivamente sua. Ecco perché quando venne a sapere Courtney di questa nuova conoscenza del suo punk, rimase scioccata più di tutti, incredula che un tipo come lui sarebbe mai andato dietro ad una ragazza così “diversa” dal modello di donna a cui ambiva fino a poco tempo fa. Così decise di indagare per conto suo…
Una mattina, all’uscita da scuola, invece di raggiungere l’inconfondibile e bellissima auto di suo padre, si accostò dietro un pilastro della struttura scolastica, attenta che nessuno l’avesse vista, per poi aspettare il presunto incontro tra i due che avveniva ogni giorno alla fine delle lezioni. Dopo circa dieci minuti, ecco che il suo desiderio, o meglio incubo, si avverò: dal portone della scuola vide uscire il suo adorato punk con il suo solito fare strafottente che, dopo aver salutato vivacemente uno dei suoi tanti amici, si accostò vicino al muretto opposto al pilastro dietro cui era nascosta Courtney, e sembrava proprio che stesse aspettando qualcuno in quanto, durante l’attesa, si stava sistemando frettolosamente la cresta e la camicia che quella mattina indossava per poi sorridere soddisfatto. Dopo averlo guardato con uno sguardo minaccioso, rivolse il viso di nuovo verso il portone, e fu in quel momento che rimase completamente impietrita: ad uscire dall’istituto fu proprio Gwen che, non appena vide il punk che l’aspettava come ogni giorno guardandola ammaliato, gli regalò un largo sorriso come solo lei sapeva fare, per poi saltargli addosso abbracciandolo. Se intorno a loro si respirava aria di felicità, dall’altra parte una furia omicida si stava sempre più alimentando, facendo preoccupare i pochi ragazzi che si trovavano accanto a lei. In quel momento l’ispanica bolliva di gelosia come non mai, e avrebbe potuto commettere un delitto, se qualcuno l’avrebbe anche solo toccata. Quello che temeva si mostrò limpido ai suoi occhi, tutte quelle voci erano vere: Duncan aveva una nuova preda da conquistare, ma non era una qualsiasi, era la sua acerrima nemica: Gwen. Non poteva crederci..si sentiva come sprofondare. Ma lei non era il tipo che accettava le sconfitte, affatto, e neanche stavolta si sarebbe arresa.
 
Arrivò finalmente sabato, e con esso anche le ansie che i due giovani stavano provando sempre più intensamente.
Già dalle prime ore del mattino l’intera scuola era al lavoro per sistemare gli ultimi preparativi per la grande partita che si sarebbe svolta quel pomeriggio: campetto, pali della luce e tribuna erano curati nei minimi dettagli, così come le panchine e gli altoparlanti. Nel frattempo, nella classe della gotica stava trascorrendo la sua ora preferita, quella di Storia dell’Arte. Quella mattina però, la professoressa doveva interrogare, per cui l’intera classe era in ansia nel sapere i nomi dei poveri malcapitati che avrebbero salvato i superstiti, tutti tranne Gwen che, dopo essersi già tolta il peso di dover essere interrogata in quella materia, non faceva altro che pensare a quale sarebbe stata la cosa più giusta da fare: se andare o meno alla partita. Mentre l’insegnante era intenta ad esaminare i nomi dei suoi alunni da interrogare sul registro, qualcuno bussò alla porta. Tutti vennero attirati dalla porta che si aprì lentamente, fino a far mostrare una figura alta con una cresta verde.
“Buongiorno, scusate il disturbo..Potrebbe uscire un attimo la signorina Smith?” chiese Duncan molto cordialmente, indicando la ragazza in questione, che avvampò nel sentire tutti quegli sguardi incuriositi su di lei.
La donna, dopo aver sentito quella richiesta, guardò i due ragazzi che si sorridevano a vicenda, prima uno e poi l’altra, e capendo l’intesa, rispose:
“Non dovevi essere in classe, Duncan?” chiese la prof divertita. Ella infatti aveva un buon rapporto col punk, in quanto aveva da subito capito di quale pasta fosse fatto il ragazzo. A quelle parole Duncan rise:
“Prof, sa benissimo che quando c’è il professore di Fisica, stare in classe è come stare fuori da essa. E’ indifferente. Comunque mi fa uscire gentilmente Gwen?” insistette lui.
“Eh va bene ma…mi raccomando, falle fare un lungo giro per l’istituto. Ha bisogno di uscire da questa aula una volta tanto..” rispose la prof facendo l’occhiolino al punk, che non se lo fece ripetere due volte.
“E sarà fatto! Grazie prof!” concluse, per poi far uscire Gwen e chiudere la porta alle sue spalle.
La ragazza aveva ancora il sorriso sulle labbra, pensando a quanto adorasse quell’insegnante unica al mondo, ma poi venne distratta dal punk che le circondò improvvisamente la vita, per poi guidarla verso un posto lontano dalla classe.
Una volta arrivati si fermarono, e Gwen lo guardò negli occhi:
“Voglio un motivo valido per giustificare questa tua visita improvvisa, caro Evans.” Affermò lei sorridendo e incrociando le braccia al petto. A quelle parole il ragazzo di fronte a lei rise di gusto, per poi prendere il suo nasino tra l’indice e il medio della sua mano destra cominciando a scuotere la sua testa a destra e a sinistra.
“Ma insomma io faccio in modo che tu possa stare più tempo fuori, e tu come mi ringrazi? Facendo l’offesa? Ma che secchiona monella!” la canzonò facendola scoppiare a ridere.
Dette queste parole, prelevò da una tasca dei suoi jeans un biglietto, e lo porse tra le mani di Gwen, che lo guardò interrogativa.
“Questo è il biglietto per poter assistere alla partita di oggi. Sarebbero passati per le classi a distribuirli, ma io ho preferito dartelo di persona, così ero sicuro che l’avresti avuto. Questo però è un biglietto speciale per persone altrettanto speciali, che serve per potersi accomodare ai primi posti. All’entrata ci sarà un ragazzo che controllerà tutti coloro che hanno il biglietto per poter accedere alle tribune: tu non devi far altro che dargli il biglietto e dirgli il tuo nome, lui capirà.”  Spiegò il punk con aria superiore, per poi terminare il discorso regalando un bacio sulla guancia alla gotica, che nel frattempo era vittima di emozioni che si sovrastavano una sull’altra. Sorrise, nell’avvertire la guancia destra della ragazza diventare sempre più calda al tocco soffice delle sue labbra.
“Non voglio farti perdere l’ora della tua materia preferita, torna in classe. Ci vediamo oggi pomeriggio allora. Ci conto Dolcezza.” E dopo aver detto queste parole le fece l’occhiolino per poi allontanarsi, facendo rimanere la gotica stordita nella medesima posizione in cui l’aveva lasciata e con in mano il biglietto, che teneva stretta a sé.
Sorrise: in fondo non voleva assolutamente sentirsi colpevole della sconfitta di Duncan e della sua squadra.
 
 
 
 
°-- Angolino dell'autrice --°
Ehm...*si affaccia lentamente per vedere se ci sia qualcuno che ha pronti i pomodori*
Salve a tutti! ^-^
Nuovo capitolo appena sfornato! E' uno dei pochi capitoli di cui sono soddisfatta! xD
Eheeheh finalmente ecco arrivato il fatidico giorno: sabato, e con esso la partita! *-*
Che accadrà? La squadra di Duncan vincerà o nonostante la presenza "portafortuna" di Gwen subirà una sconfitta?
Non dovrete far altro che attendere il prossimo capitolo!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3
A risentirci,

Dalhia_Gwen
  
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