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Autore: Jecchan92    30/05/2013    3 recensioni
Il titolo è ciò che Sana dice in una puntata dell'anime.
Dopo aver avuto Shuri, la sua bambina, avrà cambiato idea? E Akito cosa ne penserà a riguardo?
Raccolta di one shot sulla vita di Sana e Akito, e sulle loro decisioni in ambito familiare.
Buona lettura! ^^
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith, Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il piccolo Tobi dormiva placidamente nella culla.
E Sana poté finalmente dormire.
Il nuovo arrivato era nel periodo delle “colichette”, e piangeva anche per ore. A Sana quella scena le era parsa molto familiare.
Doveva ammettere che, a parte quel piccolo problema fisico, Tobi non li faceva disperare come aveva fatto Shuri.
Era un bimbo tranquillo e socievole, ed era la copia sputata di Akito.
Quando era nato, Sana si era quasi spaventata: le era quasi sembrato di aver dato alla luce un piccolo Akito!
Shuri era molto gelosa del fratello, soprattutto delle attenzioni che il papà gli dava.
Ora non era più la principessina di casa, se n’era accorta non appena aveva notato la pancia della mamma lievitare.
-Mamma, cosa c’è dentro?- chiedeva indicando il pancione.
-Qui dentro c’è il tuo fratellino o la tua sorellina- rispondeva Sana accarezzandosi il ventre.
-Io voglio una sorellina- ribadiva sempre la piccola – Non voglio il fratellino!-
A quanto pare le sue richieste non erano state esaudite.
Sia Akito che Sana non avevano voluto sapere il sesso del bambino fino alla data del parto, preferivano l’effetto sorpresa.
Ovviamente Shuri aveva messo il broncio quando aveva scoperto che non avrebbe avuto una sorellina.
Anzi, fece proprio una scenata.
-Io voglio la sorellina! Rimettilo dentro!- urlava, sbattendo i piedini in aria e tentando di staccarsi dalle braccia del padre.
-Shuri, non si può rimettere dentro, ormai è fuori! E poi è il tuo fratellino, giocherete insieme, non sei felice?- tentò Sana, disperata.
-NO! Io voglio la sorellina!-
-Adesso basta, signorina, mi sono spiegato? Sono capricci inutili e senza senso- disse Akito, con tono fermo e severo.
All’istante lei smise di urlare, ma silenziose lacrime continuavano a solcare il suo delizioso visino.
Erano passati quattro mesi da quella scenata, e la situazione era migliorata un po’: Sana e Akito facevano di tutto per coinvolgerla nelle piccole attività quotidiane di Tobi, e lei cominciava ad abituarsi al suo fratellino, anche se rimaneva la forte gelosia che provava quando i suoi genitori dedicavano troppo tempo al piccolo.
Sana era stata costretta a portare Shuri al nido: una bambina di due anni con l’argento vivo addosso e un neonato erano davvero troppo per lei. Non riusciva a stare dietro a tutto, rischiava di impazzire.
Così, con grande sofferenza per lei e per sua figlia, furono costrette a separarsi.
La piccola inizialmente non ne voleva sapere: ogni mattina erano pianti isterici e calci per terra.
E quando tornava a casa, Sana piangeva disperatamente.
Non era abituata a stare lontano dalla sua bambina così tanto tempo: per fortuna che Tobi riempiva le sue giornate.
E anche le sue nottate. Piangeva costantemente, nemmeno Akito con la sua pazienza poteva fare molto.
Inoltre, Tobi rifiutava le poppate. Il latte di Sana lo faceva stare male, e questo acuiva ancora di più il suo senso di colpa.
Sarebbero stati mesi molto duri.
 
-Hai preso tutto, Shuri?- chiese Akito, preoccupato.
-Matita, quaderno, gomma, pranzo. Ho tutto, papà- rispose lei con un sorriso raggiante.
-Ricordati tutto quello che dice la maestra. Sei emozionata?- chiese Sana.
-Molto mamma. Sono una bambina grande ora, sto iniziando le scuole elementari!- esclamò lei, raggiante.
-Sì, lo sei- disse Akito accarezzandole i capelli e regalandole uno dei suoi rari sorrisi.
-Non andare!- urlò una vocetta.
Il piccolo Tobi corse fuori dalla porta d’ingresso e saltò addosso alla sorella, facendola cadere.
-Non andare! Io con chi gioco?- urlo lui, singhiozzando.
-Dai Tobi, non me ne vado via per sempre. Quando tu torni dall’asilo e io da scuola, possiamo giocare insieme- disse lei, ancora a terra, cullandolo teneramente.
-Me lo prometti?- disse lui, tirando su col naso.
-Certamente- lo rassicurò Shuri.
Sana decise di intervenire, prendendo in braccio Tobi, che fissava la sorella con sguardo adorante, mentre Akito aiutava la bimba a sistemarsi il vestitino, leggermente sporco a causa della caduta.
-Andiamo, Shuri?-
-Sì papà. Ciao mamma, ciao Tobi!-
Sia la madre che il fratello la salutarono, e continuarono a farlo anche quando lei sparì all’angolo della strada.
-Sei triste anche tu, mamma?- chiese lui, posando le manine sul viso di Sana.
-No Tobi, sono molto emozionata. Lo sarò anche quando andrai tu alle scuole elementari, tra due anni- rispose, cercando di asciugare le lacrime che, prepotenti, erano scese.
 
Sana teneva per mano suo figlio, che trotterellava allegro, e lo stava accompagnando all’asilo.
Passarono davanti ad una bancarella che vendeva frutta e verdura: subito Tobi si fermò.
-Mamma, mi compri una banana?-
-Se vuoi, quando vengo a prenderti te la compro per fare merenda, ok?-
-Va bene mamma-
Ma Sana stava fissando intensamente la cassetta contenente delle pere. Come erano lucide, mature, dovevano essere molto succose.
-Mi scusi, potrei avere un chilo di queste pere?- chiese Sana al commerciante.
-Certo, signorina. Ottima scelta, sono deliziose-
Mentre la ragazza pagava il fruttivendolo, Tobi la fissava sorpreso.
-Mamma, ti piacciono le pere?-
-No, ma avevo voglia di comprarle- rispose lei sorridendo.
Dopo aver lasciato il bimbo all’asilo, le bastò il tragitto da lì a casa per finire il sacchetto di pere.
Tobi aveva ragione, le pere non le erano mai piaciute.
Ma le aveva viste lì, in bella mostra, con quel bel colore. Le era venuta voglia di comprarle.
A pochi metri dalla porta di casa, si bloccò.
Tutto ciò che aveva in mano le cadde di mano: il sacchetto ormai vuoto, la sua borsa, il portadocumenti con il copione del nuovo film.
Lei odiava le pere.
 
Non è possibile.
Ebbe una strana, ma comprensibile, sensazione di deja vu: ecco di nuovo le familiari linee blu.
Questa volta Sana non poteva cercare le cause nella poca attenzione di Akito, ma d’altronde non era nemmeno colpa sua: aveva deciso di prendere la pillola, voleva essere sicura di non avere più bambini.
A quanto pare non aveva funzionato.
Forse aveva avuto problemi di stomaco, oppure aveva preso dei farmaci.
La ragazza si prese la testa tra le mani, disperata. I bambini stavano crescendo, voleva godersi tutti i loro momenti migliori.
Invece doveva ricominciare da capo.
 
-Akito, devo dirti una cosa-
I bambini erano appena andati a dormire, e finalmente anche per loro era giunto il momento di cadere tra le braccia di Morfeo.
Hayama si svegliò si soprassalto. Si era già addormentato da parecchi minuti, ma il tono allarmato di Sana lo fece scattare a sedere.
-Cosa c’è, Kurata? Che faccia hai, cosa è successo?-
Le prese le mani tra le proprie, preoccupato.
Lei si godette la sensazione di sicurezza che quelle mani le davano ogni volta che la sfioravano.
Con Akito era sempre a casa, dovunque si trovassero.
Lo fissò, deglutendo: era giunto il momento.
-Sono incinta-
Trascorsero parecchi secondi di silenzio pesante. Akito non aveva avuto alcun tipo di reazione, era immobile.
-E’ uno scherzo, Kurata?-
Lei scosse la testa, rassegnata.
-Nessuno scherzo, purtroppo-
-Come hai fatto a capire di essere incinta?-
Lei alzò le spalle.
-Ho mangiato delle pere, stamattina. Un sacchetto intero-
Lui si prese la testa tra le mani, proprio come aveva fatto lei quel pomeriggio in bagno.
-E tu odi le pere-
Per molti altri minuti, Akito rimase dov’era, immobile e con la testa tra le mani.
Sana era un fascio di nervi: voleva lasciarla? Voleva chiederle di abortire?
Questo non l’avrebbe mai fatto.
-Oh bè, non possiamo farci nulla ormai- disse invece lui, riemergendo dai suoi pensieri e guardandola.
-Come?-
-Pensavo che se avessi preso la pillola, saremmo stati al sicuro, a quanto pare non è così- sospirò –Bene, un altro piccolo Hayama! O piccola, ovviamente- scherzò, sorridendole dolcemente.
E lei si sciolse in un pianto disperato.
La tensione accumulata in quei minuti le aveva teso tutti i muscoli.
Subito Akito la prese tra le braccia, cullandola.
-Non puoi avere questa reazione ogni volta che mi confessi di aspettare un bambino- scherzò lui.
-Ho sempre paura che tu.. Che tu possa lasciarmi- singhiozzò Sana.
-Lasciarti? Come ti vengono in mente certe cose? Ci abbiamo messo tanto tempo per stare insieme, non ti libererai di me così facilmente-
Sana finalmente rise, e le lacrime smisero di scendere.
-E poi, lo sai che tre è il numero perfetto. Sai, questa volta sono proprio indeciso sulla preferenza del sesso-
-L’importante è che sia sano, no?-
-Giusto. Sono contento di ricominciare con pappette e pannolini, dopotutto. A questo punto, con l’esperienza che abbiamo, un bambino in più non ci cambierà di certo la vita-
Lei rise ancora: lo stava facendo per lei, stava cercando di distrarla e di farla ridere.
Lo fissò teneramente negli occhi e cominciò a baciarlo.
Baciarlo come se non ci fosse stato un domani.



NdA:
 Eccomi ancora qui! 
Vi presento il piccolo Tobi, il secondogenito di Akito e Sana! 
Come avrete notato, faccio dei grandi salt temporali.
Nessun problema, tutto normale =)
Grazie a chi legge e grazie a chi commenta ^^
Jecchan
  
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