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Autore: JD Jaden    30/05/2013    4 recensioni
Come è nata Panem? Lei lo sa. Lo ha imparato a scuola e ne ha sentito parlare dagli anziani del Distretto 12. Come si è passati dalla pace ai Giorni Bui? Beh lei li ha vissuti, anche se era piccola e ha cercato di rimuovere il trauma. Come è finita la guerra? Per lei con una perdita inaccettabile. E come si sono svolti i primi Hunger Games? Lei è stata il primo Tributo femmina del Distretto 12. Ed è stata la prima vincitrice. Nessuno meglio di lei può raccontare questa lunga, terribile storia...
Chi è lei? Jaden Cartwright, 17 anni, ragazza del Giacimento che cerca di tirare avanti in un mondo difficile e crudele. In questa brutta avventura cercherà di imparare come si fa a sopravvivere in mezzo alla morte, a non impazzire davanti a scelte impossibili, a ricominciare a vivere quando tutto sembra finito.
Ma capirà che niente è finito. Che è proprio quando sembra che la vita sia più bella, più semplice, che l'incubo ricomincia, più reale e temibile di prima.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"..."

(...)


 

Al termine dell'inno un gruppo di Pacificatori ci scorta fino al portone del Palazzo di Giustizia. Forse pensano che potremmo tentare di scappare. In effetti in questo momento avrei una gran voglia di correre via, oltre il Prato, di infilarmi in quel buco della recinzione e scomparire per sempre nei boschi. Però non faccio niente del genere. Lascio che mi conducano in una lussuosa stanza con grandi tappeti, quadri alle pareti, un divano e delle poltroncine foderati di velluto. Mi lasciano sola e io non faccio altro che lasciarmi cadere sulla poltrona più vicina. Sono un Tributo. Mi suona così strana e incredibile questa cosa. Mi concedo qualche istante per pensare a cosa questo comporterà, nell'immediato futuro. Sono due le cose che mi preoccupano di più. Finire nelle mani di uno stilista eccentrico di Capitol City che mi trasformi in un ridicolo mostro alla moda, come quei due sul palco. Lo so sembra sciocca come paura, soprattutto se paragonata all'altra: uccidere. Ok ho ucciso molti animali. Ma una persona non è la stessa cosa. Ho soprattutto paura di farmi assalire dalla compassione. In fondo gli altri Tributi sono ragazzi come me, spaventati e senza colpa. Condannati perché figli di ribelli...
Non ho il tempo di analizzare bene la situazione perché dopo pochi minuti entrano mia madre e i miei fratelli. La prima cosa che faccio è abbracciare Thomas. Ha gli occhi rossi, ma non piange più. So che si sta trattenendo per me, per non rendermi le cose più difficili. Lo stringo forte fino a fargli quasi male, ma lui non si oppone. Sappiamo tutti che questa potrebbe essere l'ultima possibilità di farlo e non vogliamo sprecarla. Quando capisco che il tempo sta passando mi stacco dal mio fratellino. Neanche Jenny piange più, ma quando la abbraccio si aggrappa a me e si lascia sfuggire un singhiozzo disperato. Non posso pensare che potrei non vedrli più, mi fa troppo male, così provo ad immaginarmi un mondo in cui io ho vinto gli Hunger Games, ma è una cosa difficile da pensare e così rimane un'idea distante, imprigionata in un angolo remoto della mente, senza possibilità di liberarsi e diffondere il suo calore rassicurante. Mi stacco anche da mia sorella e mi giro verso la mamma. Non la abbraccio subito, devo prima parlarle.
«Mamma, ho parlato con Mark. Mi ha promesso di aiutarvi e so che lo farà. Accompagnerà Tommy e Jenny al mercato, quando ce ne sarà bisogno. E li aiuterà anche a raccogliere il cibo e le erbe. Non voglio che tu ti ammazzi di lavoro per compensare la mia mancanza! Giurami che continuerai a vivere come prima.»
«Sei proprio come tuo padre! Continuare a vivere. Sapete chiedere solo questo? Lo sai benissimo che continueremo a vivere. Ma una parte di noi è già morta, assieme a lui. E ne morirebbe un'altra se tu non dovessi più tornare!»
«Lo so mamma. Ma non puoi permetterti di morire di dolore. E soprattutto non puoi permettere che lo facciano i tuoi altri due figli!»
«Se io ti giuro che non mollerò, tu devi giurarmi che proverai in ogni modo a tornare da noi.»
«Certo che ci proverò. Farò qualunque cosa pur di non perdervi. Ma devi essere pronta anche all'eventualità che sia un'impresa troppo difficile per me.»
«Ok, capisco. Ti prometto che non mollerò. Non molleremo, vero ragazzi?»
Thomas e Jenny annuiscono, silenziosi. Ho l'impressione che non riescano più a parlare senza scoppiare a piangere. Abbraccio la mamma e anche i miei fratelli si uniscono all'abbraccio. Restiamo in silenzio, uniti come fossimo una sola persona, finché un pacificatore non viene e se li porta via. Si porta via la mia famiglia e mi lascia di nuovo sola, con il mio dolore. Ma dopo un paio di minuti entra Mark.
«Perdonami, non sono riuscito a raggiungerti prima della Mietitura e adesso forse è troppo tardi!»
«Troppo tardi per cosa?»
«Per fare ciò che volevo. Ora sembrerebbe falso e ipocrita da parte mia. E renderebbe tutto più difficile...»
«Ma di cosa stai parlando?»
«Jaden non fare la stupida, lo sai di cosa sto parlando!»
«No che non lo so! Smettila di fare il misterioso, non è proprio il momento.»
«Non arrabbiarti. Lo sai che non voglio perderti. Non posso sopportarlo! Non posso perché...»
«No ok, fermati! Non lo voglio sapere. Ti prego, lascia perdere. E' tutto sbagliato. Avevi ragione non deve succedere così. Devi lasciarmi andare perché lo sai benissimo che potrei non tornare più e non voglio che tu stia a guardare la mia morte in diretta dopo ques...» Mi ha tappato la bocca. Con le sue labbra. Ma non mi riesce di tirarmi indietro. Anzi, mi accorgo che non voglio tirarmi indietro. Sono pietrificata. Le sue labbra sono così morbide, calde e rassicuranti, sento il suo respiro sulla mia pelle... Il bacio delicato, lentamente diventa più intenso. Chiudo gli occhi per godermi appieno le sensazioni che provo. Come sto? Bella domanda. E' una cosa che non mi aspettavo e sinceramente non è il momento più adatto per lasciarmi andare ad una cosa del genere. Però non posso fare a meno di pensare che una cosa così bella, che mi fa sentire tanto bene, non può essere sbagliata... Poi lo capisco e mi allontano di scatto da lui. E' senza ombra di dubbio una cosa sbagliata! Perché io sono un Tributo. Praticamente una condannata a morte. Invece lui è libero di viversi la sua vita. Non ho il diritto di insinuarmi nel suo cuore e nella sua mente in questo modo. Devo lasciarlo andare. E lui deve lasciare andare me...
«Stiamo commettendo un errore Mark. Sappiamo bene che è una cosa che non ha futuro. E poi anche se io dovessi tornare come vincitrice, non lo so in che modo questa cosa mi cambierà. Potrei diventare una schifosa assassina, una snob senza cuore, una persona orribile o una troppo debole o pazza per capire ancora quello che le succede attorno...»
«Non dire stupidate Jaden, lo sai benissimo che non sarà così. Tu sei perfetta. Sei bella e intelligente, la tua mente non è debole tanto da poter essere stravolta a questi livelli!»
«Non sono perfetta. E comunque non puoi sapere se la mia mente reggerà! Non lo so nemmeno io... - mi rendo conto che c'è un solo modo per convincerlo a lasciarmi in pace, e farà più male a me che a lui -  Adesso voglio che te ne vai. Vattene. Lasciami in pace!»
«Ma io non voglio. Io...»
«Vattene!» grido in preda ad un panico che non comprendo appieno.
«No che non me ne vado Jaden, ho capito che potrei non avere un'altra occasione. Devi sapere...»
«Non voglio sapere un bel niente voglio solo che esci da questa stanza e dalla mia vita!»
Sta entrando un pacificatore. Per fortuna il nostro tempo è finito! Lo invita ad uscire, ma lui non si muove. Mi sta guardando con quello che mi sembra un misto di desiderio e disprezzo. Il pacificatore lo afferra e lo sospinge fuori. Ma prima che abbia il tempo di chiudere la porta Mark mi sferra il colpo di grazia.
«Jaden io ti amo...» La sua voce è strozzata, come se stesse per soffocare. Non posso accettare il significato di queste parole!
«Zitto!» Urlo mentre la porta si chiude. Ci sbatto contro i pugni con tutta la forza che ho e aspetto che il dolore si diffonda nelle mie mani. Come ha potuto farmi questo? Cosa credeva di fare? Di darmi un motivo in più per vincere forse. O magari è ciò che prova davvero per me... Però se le cose stanno così ha scelto il momento peggiore. L'ultima cosa che mi serve è un altro pensiero. Un'altra preoccupazione che mi distrarrà dal mio obiettivo...

Dal Palazzo di Giustizia veniamo portati alla stazione, in macchina. Non avevo mai visto una macchina dal vivo. Nel Distretto 12 nessuno ne ha una. Ci spostiamo solo a piedi. Il viaggio è breve, ma è sufficiente a farmi venire la nausea. Capisco subito che è un mezzo di trasporto che non fa per me. Sono sicura che la mia faccia è un disastro. Mi sento gli occhi lucidi e probabilmente sarò pallida per colpa della nausea, per cui la vista della stazione piena di giornalisti e telecamere mi preoccupa. Non voglio che la gente pensi che io sia debole. Mi scopro a pensare che in realtà non voglio che lo sappiano. Perché in fondo so di non essere forte come vorrei... Dopo parecchi minuti davanti alle telecamere, ci concedono di salire finalmente sul treno. Gli sportelli si chiudono e partiamo. L'accelerazione improvvisa mi rivolta lo stomaco e temo che dovrò vomitare. Poi però la velocità si stabilizza e nonostante sia attorno ai 400 km orari, inizio a sentirmi meglio. Preferisco di gran lunga il treno alla macchina, comunque! Ci avvisano che il viaggio durerà meno di una giornata.
Questo posto sembra quasi una villa di lusso. Comprende quattro piccoli appartamenti, con salottino, camera da letto, spogliatoio e bagno con acqua corrente, anche calda, una carrozza ristorante, una bar, un area relax e una cabina (quella di coda) che si può aprire, diventando una sorta di terrazzo. Flavia Monroe ci dice di andare nelle nostre cabine, rinfrescarci e cambiarci per la cena. Non vedevo l'ora di rimanere un po' da sola, lontana dalle telecamere e dalle persone che mi vogliono bene, per concedermi il lusso di esprimere tutta la mia disperazione. Tolgo il vestito che mi ha fatto mia madre e lo lascio sul letto, ben piegato. Voglio che ritorni a lei, anche se non dovessi tornare io. In bagno mi faccio una doccia (che già di per se è un lusso) e lascio che qualche lacrima scenda, nascosta dalle gocce d'acqua. Tutto il mio mondo mi sta scivolando via, assieme alle lacrime, al sapone e all'acqua. Quando finisco prendo un accappatoio. E' caldo. Ci trattano proprio bene. Alla vista di tutti gli abiti a mia disposizione nella cabina armadio mi gira la testa. Non sono certo un'esperta di vestiti. A casa metto sempre pantaloni comodi e camice o maglioni. Il mio primo vestito è stato quello che mi ha regalato la mamma solo poche ore fa... ed è incredibile, adesso che ci penso, che siano passate solo poche ore! Decido che se i miei giorni sono contati, voglio passare ciò che mi resta da vivere in grande stile. Scelgo una gonnellina bianca e una camicetta azzurra. Solitamente tengo i capelli sempre sciolti. Mi da un senso di protezione sentirli sulle spalle, liberi. Però ho deciso che voglio cambiare un po', stupire me stessa, forgiare il mio carattere e diventare più forte, più coraggiosa. Lo so non significa niente, però legare i capelli con un nastro mi fa sentire diversa. Mi guardo in uno specchio a figura intera e mi accorgo che l'effetto finale non è niente male. Completo il tutto con un paio di scarpe basse e aperte che non avevo mai visto. Al Distretto 12 abbiamo praticamente tutti stivali, scarpe sportive o scarponi e in televisione ho notato che a Capitol City si mettono tutte dei tacchi vertiginosi. Ma questo tipo di scarpa mi piace molto. E' elegante, ma non troppo e soprattutto non ha il tacco alto!
La cura di me mi ha distratta un po'. E' stato piacevole. Ma quando mi siedo sul letto per aspettare l'ora della cena, tutta la disperazione mi ricade addosso come un macigno. E la paura della morte inizia a insinuarsi nel mio cervello, coprendo l'angolino del mondo in cui vinco. All'improvviso mi rendo conto che non voglio conoscere i miei avversari. Conoscere Andrew è già troppo! Ho davvero tanta paura...
Flavia viene a chiamarmi. E' ora di cena. Nella carrozza ristorante, ricoperta di pannelli di legno lucido e arredata principalmente da un grande tavolo finemente apparecchiato e sontuosamente imbandito. Vi è già seduto Ken. Mi sorride mentre mi accomodo di fronte a lui. Flavia scompare nuovamente per chiamare anche Andrew. Ken non tocca cibo. Immagino sia perché è maleducazione iniziare a mangiare prima che siano tutti a tavola, ma a Capitol City non sanno cosa significa morire di fame e ritrovarsi sotto il naso ogni sorta di ben di Dio! Però mi trattengo, per non fare brutta figura. Dopo qualche minuto arrivano Flavia e Andrew e finalmente posso iniziare a mangiare. Però noto che Ken continua a non mangiare. La prima portata comprende una vasta scelta di carni e verdure saporite, condite da decine di salse dai sapori diversissimi fra loro, dolci, aspre, pungenti, salate... La seconda è una selezione di zuppe dai colori vivaci. Ne apprezzo una in particolare, arancione e dolce, con dei crostini piccoli e molto croccanti. Flavia mi dice che è di zucca. Non abbiamo niente del genere nel Giacimento! Alla terza portata mi sento già più che piena, ma non resisto di fronte ad un tagliere di formaggi misti accompagnati da frutta, marmellate e gelatine multicolore. E manca ancora il dolce: torta al cioccolato! Non ho mai mangiato cioccolato in vita mia e anche se sento che potrei scoppiare da un momento all'altro ne mangio una fettina. Durante la cena io e il mio compagno di distretto rimaniamo in silenzio, mentre Ken e Flavia chiacchierano fra loro. Personalmente non ascolto nemmeno una parola. Sono troppo concentrata sul cibo.
Sono già pentita. Abbiamo finito di mangiare da neanche 15 minuti e io sto malissimo. Andrew ha avuto il buon senso di non ingozzarsi come me, ma d'altronde lui è figlio di commercianti, non ha mai rischiato di morire di fame! Temo che la cena mi si ripresenti, ma se riuscirò a tenerla giù sarà il primo passo verso una forma fisica migliore. Devo liberarmi di questa costituzione gracile: sono davvero troppo magra e denutrita...
Ci spostiamo nello scompartimento area relax. Qui ci sono soffici poltrone e pouf dall'aria molto comoda, un caminetto e una televisione a schermo piatto grande almeno 4 volte di più rispetto allo "scatolone" che abbiamo a casa (che comunque è quasi sempre spento). Affondo in una poltrona vicina al caminetto e guardo lo schermo che sta trasmettendo alcune folli pubblicità di prodotti elettronici, cibi in scatola e complementi d'arredo... Ma quasi subito inizia la replica delle Mietiture. Ecco che di nuovo un terrore muto e folle mi attraversa il corpo. Sto per vedere i volti dei miei avversari. Di coloro che dovranno morire, se voglio tornare a casa. Non tutti mi rimangono impressi, ma alcuni toccano proprio il mio cuore.
Nell'1 estraggono una ragazzina che avrà al massimo 14 anni, minuta, bionda e molto carina, Lehanne. Del ragazzo mi ricordo solo che è molto grosso e muscoloso. Nel 2, nel 3 e nel 7 vengono estratti tutti tributi visibilmente in forze. Nel 4 e nel 5 ci sono due volontari. Nel 6 è successa una cosa simile alla nostra, cioè sono stati estratti due fratelli. Però nessuno si è opposto. Entrambi sono Tributi. Giorgine e Jonathan. 8, 9, 10 e 11 non mi rimangono impressi perché ho smesso di ascoltare davvero dopo i fratelli del 6. E' un incubo senza fine. Mi manca l'aria e decido di andare nella cabina di coda. Ho bisogno di uscire da questo treno perché mi sta prendendo un attacco di claustrofobia. Non dico niente a nessuno e vado. Sulla strada trovo un inserviente e gli chiedo se è possibile avere qualcosa da bere. Quando arrivo alle poltroncine della cabina di coda l'inserviente mi raggiunge con un bicchiere di succo di frutta. Mi faccio aprire la terrazza e finalmente respiro a pieni polmoni. Mi chiedo come sia possibile non venire sbalzati via, a questa velocità. Dev'esserci sotto qualche diavoleria tecnologica da ricchi. Fa freddino ora e i miei abiti sono molto leggeri. Senza che chieda nulla l'inserviente ritorna con una coperta. Mi lascio cadere su una poltrona dall'aria particolarmente comoda, mi copro e guardo il cielo già trapuntato di stelle. Sarebbe uno spettacolo magnifico se non fossi un maledettissimo Tributo!
Dopo qualche minuto arriva Andrew.
«Flavia dice che sei una maleducata. E comunque vuole che andiamo a dormire.»
«Non mi importa niente di quello che pensa quella pazza psicopatica di Capitol City!» le mie parole sono più dure di quello che vorrei. In fondo non dovrei prendermela con Andrew. Lui non ha colpa, anzi, tutto il contrario visto che ha salvato la vita di mio fratello.
«Scusa, non volevo farti arrabbiare. Volevo solo farti sapere che spero di non essere io a doverlo fare.» adesso sono confusa.
«Di cosa stai parlando?»
«Ucciderti. Spero di non essere io a farlo. Però dovrai morire perché io non mi sono offerto volontario per perdere al posto di tuo fratello, ma per vincere. Per la mia famiglia!» Come fa a parlare in modo così freddo e distaccato di una cosa così crudele come uccidere? Io mi sto facendo mille problemi per questa situazione e lui sta già progettando come vincere, come eliminarmi per poter tornare a casa! E' proprio vero che sono debole.
«Non ti preoccupare. Tanto morirò subito. Chiunque può uccidermi, non è necessario che lo faccia tu!» Adesso lascio libera la mia rabbia nei suoi confronti. Ho capito che non gli devo un bel niente. Non l'ha fatto per me o per Thomas, ma per se stesso. Bene, allora non voglio avere più niente a che fare con lui!
«Cos'è che dicevi prima? Flavia vuole che andiamo a dormire, giusto? Bene allora me ne vado a letto. Fai chiudere il terrazzo prima di andare.» In ogni sillaba che mi esce dalle labbra c'è disprezzo. Ma quando raggiungo la mia cabina, mi tolgo quei vestiti da signorina per bene e mi infilo sotto le coperte penso che forse ho esagerato. E' ovvio che lui non voglia morire. Nessuno sano di mente può davvero volerlo. Sono stata una sciocca a pensare che il suo fosse stato un gesto gentile nei miei confronti. Sono un'ingenua ragazzina romantica. Qui si tratta di vita, non di lecca lecca...


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NOTE DI JD:

 

Quarto capitolo aggiornato alla nuova grafica, ma non ancora betato. Spero davvero che vi stia piacendo questa mia storiella da quattro soldi, iniziata senza pretese, ma in cui ho messo tutto il cuore...
Fatemi sapere cosa ne pensate, sono sempre alla ricerca di nuovi consigli per migliorarmi. Ringrazio tutti coloro che leggono, che hanno lasciato recensioni e che hanno messo la storia fra le seguite, preferite, ricordate. Vi adoro! Spero sempre di non annoiarvi... 
Come potete vedere nel banner ci sono "nuovi" personaggi: la mamma di Jaden e quel bel fig- ehm ragazzo, che è Mark (Jark is the way, ma io non vi ho detto niente). 
Saluti, pace, amore e palme nane a tutti voi,
JD

   
 
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