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Autore: agata74    30/05/2013    6 recensioni
Ana ha lasciato Christian. In questa storia ne ho immaginato la separazione in modo un pò diverso, a partire dal punto di vista cronologico.....ma non solo!
- "Era sul punto di incontrare il leone sul suo territorio di caccia e lo stava per fare su tacchi a spillo e in abito da sera."
- "Se solo avesse allungato la mano lo avrebbe ripreso. Sarebbe stato facile. Era scritto in quegli occhi grigi, che le stavano offrendo, ancora una volta, una muta resa. Ancora una volta, continuò a combatterlo. Ancora una volta vinse. Ancora una volta, lui non si sarebbe arreso."
- "La guardava con lo stesso desiderio che prova l'assetato, come se lei fosse stata acqua nel deserto, in cui, ormai, lui arrancava in cerca di ristoro. Lei era la sua acqua, la sua salvezza, senza di lei sarebbe morto."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se nel tuo mare annegassi non vorrei aiuto alcuno
Se un sole nemico mi combattesse alla tua fonte troverei ristoro
Tu specchio d'acqua ed io Narciso, in te felice mi perderei  
 


 Christian aveva atteso con trepidazione di partecipare a quella festa, come non gli era mai capitato da quando i suoi genitori l'avevano organizzata per la prima volta. Anzi, nella sua vita da adulto non gli era mai capitato di trepidare per qualcosa, nemmeno per affari da milioni di dollari...
Gli ospiti cominciarono ad arrivare sempre più numerosi e, finalmente, giunse al cancello l'auto di Kate, su cui c'era anche Ana.
"Croce e delizia della mia esistenza" pensò Christian, con la punta di quella spada, ormai sempre più conficcata nel cuore, pronta e trapassarlo, nel momento in cui i suoi occhi avessero incontrato quelli di lei, che altera e spietata avrebbe distolto i propri. Nonostante ciò lui l'avrebbe guardata con lo stesso desiderio che prova l'assetato di fronte ad una sorgente, come se lei fosse stata acqua nel deserto, in cui ormai lui arrancava in cerca di ristoro. Lei era la sua acqua, la sua salvezza, senza sarebbe morto.
Christian sapeva che nonostante la prospettiva di incontrarlo la mettesse in ansia, Ana avrebbe fatto la scelta più corretta, avrebbe preso parte a quella festa. Forte di questa consapevolezza aveva fatto pressioni al Seattle Times, ricorrendo a tutti i canali a sua disposizione, ed erano tanti, affinché Ana avesse un motivo importante per partecipare all'evento. Era sicuro che in nessun altro caso loro due avrebbero potuto trovarsi nello stesso luogo, dal momento che in più occasioni Ana aveva fatto in modo di non lasciarsi avvicinare. Ora finalmente avrebbe potuto guardarla senza stratagemmi, nessun vetro oscurato si sarebbe frapposto tra i suoi occhi e la vista di lei.
La seguì con lo sguardo da quando aveva cominciato a percorrere il viale del giardino e, come fanno quelli di un falco con l'indifeso coniglio, i suoi occhi non la lasciarono neanche per un istante. Ma Anastasia non era una preda indifesa, glielo aveva dimostrato più e più volte. Aveva imparato a resistere ai suoi attacchi, dissimulava le sue mosse, cambiava strategia, riusciva a sfuggirgli sempre. No, Anastasia era il predatore, lui la sua preda, rimasta intrappolata nelle maglie del rifiuto e dell'assenza di lei.
Le luci, che rischiaravano il giardino, creavano ombre che sembrava volessero accarezzare quel corpo meraviglioso, che lui tanto bramava. Si sarebbe fatto ombra se avesse potuto sfiorarlo ancora. Quelle stesse luci accendevano mille riflessi tra i suoi meravigliosi capelli, che si lasciavano accarezzare dalla leggera brezza marina, che sapeva di sale e di cose lontane. Christian immaginava le proprie mani perdersi tra quei fili di seta, li vedeva attorcigliati al polso, tirati per aprire un varco alle labbra, che audaci avrebbero percorso quella sensuale curva che risaliva dalla spalla al delicato orecchio di Ana.
La osservava mentre in compagnia di Kate ed Ethan si muoveva con calma, forse con ansia, tra gli ospiti del ricevimento, era evidente che si sentiva fuori posto. "Che sciocchezza", pensò Christian con stizza. Quello era il suo posto. Ana era fatta per stare al centro dell'attenzione. I suoi modi spontaneamente raffinati, quel suo charme naturale unito ad una bellezza disarmante, priva di qualsiasi forzatura, facevano di lei l'oggetto dello sguardo di molte donne e di tutti gli uomini presenti. Christian lo sapeva e non poteva impedirsi di fremere all'idea. Avrebbe voluto incenerire con uno dei suoi sguardi assassini gli uomini che osavano ammirare Ana, ma non ne aveva il diritto, lei non era sua, non più ormai. "Altra enorme sciocchezza" si disse ancora e, come sempre, al pensiero che lei non gli appartenesse più si sentì perso, perciò si mosse per ridurre la distanza. Quella fisica, almeno per la durata della festa, non sarebbe stata una distanza eccessiva. Appena i tre amici si furono seduti, Christian cominciò la sua manovra di avvicinamento. Sapeva che tra lui ed Ana, quella sera, si sarebbe svolta una silenziosa battaglia, che non era più intenzionato a perdere.
Non era l'orgoglio a spingerlo, era il bisogno di lei. Un bisogno che lo stava logorando nel profondo e che si faceva sempre più grande, soprattutto dal momento che sapeva di essere la causa del proprio tormento. "Chi è causa del suo mal pianga se stesso" si ripeté Christian per l'ennesima volta. Mai saggezza antica gli sembrò più appropriata. Quanto aveva pianto? Quanto ancora avrebbe pianto? Era stata colpa sua se Ana se ne era andata, anzi era fuggita lontano da lui.
Le parole con cui era uscita dalla stanza rossa gli risuonarono nella testa ancora una volta, come sempre ineluttabili. Non poteva fermare il loro assalto《È questo che ti piace davvero? Vedermi così? Devi risolvere i tuoi cazzo di problemi, Grey!》Mentre gli sputava in faccia la cruda verità, sconvolta dal dolore fisico, e non solo, che le stava infliggendo, Ana era attraversata da una marea di sentimenti impressi sul suo viso. Vi si potevano cogliere sdegno, rifiuto, odio, perdita e soprattutto paura. Paura di lui. Era quella che lo aveva sconvolto di più. Era quella che temeva, lei non avrebbe mai superato. Negli occhi di Ana, specchio d'acqua che aveva rapito il suo riflesso, Christian aveva colto una scintilla di puro terrore, mentre aveva sperato, dal momento che li aveva incontrati, di saper accendere in essi gioia, passione, desiderio. Mai avrebbe voluto trovarvi la paura.
Se fosse diventata la sua sottomessa non avrebbe mai avuto paura, ma solo timore di non compiacerlo abbastanza, tutto però sarebbe stato sotto il suo più totale controllo e lei non avrebbe corso alcun pericolo. Ma Ana non era la sua sottomessa! Non era una sottomessa per carattere, mai avrebbe potuto diventarlo. Il suo più grande errore, anzi uno dei tanti che aveva commesso con lei, era stato di non aver saputo, o voluto cogliere i segnali, che Ana, con semplicità e innocenza, gli aveva, più e più volte, lanciato. Aveva voluto alzare la posta nel rapporto con quella donna, che per la prima volta, gli aveva fatto sentire il peso dello schifo che si portava dietro. E cosa aveva fatto? Era riuscito a farla fuggire in preda alla più nera paura...
Come aveva potuto anche solo pensare che una creatura dolce e innocente come Ana potesse sopportare l'abisso di depravazione in cui lui amava sguazzare, se ciò che lei aveva sperato di trovare con lui e di potergli donare a sua volta era l'amore, solo quello, puro e semplice amore. Invece lui le aveva offerto, certo su un vassoio d'argento arricchito di diamanti, un dominatore sadico, un figlio di puttana che non sapeva amare, nè tanto meno lasciarsi amare...
"Che stupido bastardo!" si rimproverò Christian per l'ennesima volta. Ana sarebbe mai riuscita a guardarlo senza quel velo di paura, senza lo sdegno che avevano offuscato i suoi meravigliosi occhi? Lo avrebbe fatto? Si sarebbe mai più affidata a lui? Doveva farlo. Christian era deciso a non perderla, ne andava della sua stessa vita, ormai lo aveva capito fin troppo bene. Costringere il mare ad allontanarsi dalla riva anziché tendere verso di essa in eterno, finché il mondo avesse continuato ad esistere, questo significava tenerlo lontano da lei.
Con questi pensieri nel cuore e sul volto si avvicinò al tavolo dove sedeva Ana. Si impedì di guardare verso Ethan, che occupava il posto accanto lei, non voleva che qualcuno nel suo sguardo potesse leggere ciò che provava, mentre guardava quell'uomo al posto che avrebbe dovuto essere suo. "Vuoi forse sostituirmi nel suo letto? Nel suo cuore? Scordatelo! " Pensò Christian con rabbia, mentre rivolgeva un cenno agli ospiti intorno al tavolo, salutando con quel che rimaneva del suo autocontrollo.
Non provò nemmeno a fingere disinteresse verso Ana. I suoi occhi, calamitati da quelli di lei, si accesero di desiderio. Immediatamente fu il vuoto, non c'erano altri a quel tavolo, ma solo lei con quella magnetica attrazione emanata da occhi, corpo, anima a cui lui non sapeva nè voleva opporsi. Christian sentì tutta la potenza di quel legame che lo avvinceva a lei in modo ormai irreversibile. Ana come un fiume in piena aveva sradicato tutto ciò che nella vita di Christian era esistito prima di lei, portandosi via tutto di lui. Dietro si era lasciata desolazione e morte e lui era il fango che rimane dopo l'impeto devastante dell'ondata di piena, niente avrebbe più attecchito nel suo animo ormai sterile, eccetto il seme del perdono...
Sapeva che Ana lo aveva visto. Aveva visto la brama di lei accendersi ad ogni passo che lo avvicinava a quel tavolo. La risposta al suo saluto non lo sorprese, sapeva che, con grande costanza, Ana avrebbe fatto di tutto affinchè la propria inquietudine non avesse modo di essere colta da nessuno intorno a lei. Nessun gesto, nè parola o sguardo alcuno l'avrebbero tradita, era ben allenata nella sottile arte della dissimulazione. Lui ne era stato il mentore inconsapevole...
Lo sorpresero invece parole che uscirono dalla propria bocca . Non avrebbe voluto darle alcun cenno della frustrazione che provava a causa dei suoi continui rifiuti, della volte in cui si era fatta negare o, addirittura, lo aveva evitato, cambiando strada, non appena si accorgeva di lui sulla propria. Eppure non potè evitarlo. Forse in un angolo del suo cervello voleva che lei sapesse, che si rendesse conto di ciò che si era lasciata alle spalle, della disperazione in cui lo aveva fatto cadere con il suo abbandono. Il momento era arrivato, durante la serata Christian le avrebbe parlato e, in un modo o nell'altro, lei lo avrebbe ascoltato, avrebbe saputo... 

~~~  



Ana ebbe l'impressione che il tempo si dilatasse come fosse stato un elastico tirato alle estremità, tra di esse si accalcarono i ricordi, che a fatica era riuscita ad arginare fino a quel momento della serata.
Vedere Christian vicino al tavolo, sentirne la voce profonda, con cui lui aveva pronunciato parole irripetibili su punti del suo corpo ben lontani dalle orecchie, fu l'esplosione che fece crollare la diga eretta per bloccare il fiume di quei ricordi, sempre pronto a travolgerla. Ana rivide chiaramente ciascuno dei dolorosi momenti che erano seguiti all'istante in cui aveva guardato e finalmente visto l'abisso della depravazione di Christian, quell'abisso di cui non poteva immaginare l'oscura profondità. Non era qualcosa che si poteva cogliere da fuori, finché non aveva seguito Christian dentro le sue tenebre, lei ne aveva solo intravisto la superficie.
Sei colpi di cintura erano stati la chiave che aveva schiuso la porta al dolore e, cosa ben peggiore, non sarebbero stati i colpi più dolorosi che Christian le avrebbe assestato. Immediatamente, in ogni singola fibra del suo essere, riverberò, come un'eco mai spenta, il dolore provato da quando aveva deciso di lasciarlo. Ricordò i suoi bellissimi lineamenti distorti dall'angoscia, che, chiara come il sole, traspariva da quel viso, che lei aveva imparato a conoscere così bene e così in fretta. I suoi bellissimi occhi sembrava implorassero perdono, un perdono che non sarebbe potuto arrivare. Non poteva perdonarlo, non solo per il dolore che la cintura le aveva inferto, nè per il piacere che lui ne traeva, nè per aver pensato che lei potesse sopportarlo o, addirittura, volerlo.
Su tutti il motivo più profondo che aveva per non poterlo perdonare era il rifiuto che Christian aveva opposto alla sua offerta d'amore.
《No, non puoi amarmi, Ana. No è sbagliato!》Con queste parole le aveva risposto quando lei gli aveva confessato di amarlo. Aveva anche aggiunto che non poteva renderla felice se faceva quello che voleva fare. Quindi per poter stare con lui, ma senza sperare nell'amore, Ana avrebbe dovuto accettare il suo lato oscuro. No, non poteva farlo! Non lo avrebbe fatto.
Mentre si muoveva lenta verso la porta d'ingresso dell'appartamento, dopo avergli restituito tutti i suoi regali, Ana non gli permise di avvicinarsi, conosceva fin troppo bene l'alchimia che esisteva tra i loro corpi, che rapidi prendevano fuoco, come fossero stati paglia vicina alla fiamma. Sapeva quanto grande fosse il potere che Christian esercitava su di lei, perciò non si concesse alcuna esitazione giunta davanti a quell'ascensore, che l'avrebbe portata lontana da lui.
《Non voglio che tu te ne vada》Non permise che le parole di Christian scalfissero la corazza della sua risolutezza, doveva lasciare quella casa, quel mondo, quell'uomo...
《Non posso rimanere. So cosa voglio e tu non puoi darmelo, e io non posso darti quello di cui tu hai bisogno.》Gli aveva risposto, quasi senza guardarlo...
Era consapevole che la sofferenza sarebbe stata grande, non era stupida. Tutto quello che c'era stato tra lei e Christian non poteva finire senza lasciare profonde e dolorose ferite. "Altro che ferite, il mio cuore sembra un campo arato con vomero in titanio" Pensò in quel momento, con la sua solita ironia, che veniva fuori nelle situazioni in cui più si sentiva esposta. Era da sempre il suo modo di difendersi dagli attacchi frontali del dolore. Solo che dopo l'addio all'uomo che amava, quella stessa ironia se ne sarebbe andata in vacanza per ricomparire molto tempo dopo.
Nella strada verso il suo appartamento la discreta presenza di Taylor non era servita a frenare il fiume di lacrime, che sembrava volesse portarla via. Anche a casa Ana pianse. Pianse tutte le lacrime che in una vita intera non aveva mai mostrato a nessuno. Lanciò, nella solitudine di quella stanza, tutte le urla che non sapeva di poter fare uscire dalla sua gola, dal suo petto, dalla sua anima. La sua anima in quei momenti ruggiva come un leone ferito.
In mezzo a quel mare di dolore, l'unico pensiero positivo che riuscì ad elaborare fu che era felice dell'assenza di Kate ed Ethan. Non avrebbe avuto la forza di affrontare la loro reazione a quanto le stava accadendo. Il giorno ancora a sua disposizione prima del loro ritorno era una manna per la sua devastante angoscia. Non era mai stata una persona facile alle esternazioni, era sempre riuscita a mantenere tutto in grande equilibrio dentro e fuori. Un punto di grande orgoglio ripensando alla sua vita, in compagnia di una madre che non era mai stata la solida roccia che un genitore dovrebbe essere per i propri figli. In realtà nel rapporto con la madre i ruoli erano sempre stati invertiti, Ana era il punto fermo nella vita del genitore.
La propria solidità Ana se l'era costruita  con grande costanza, era riuscita a raggiungere alcune mete che si era prefissa da quando era bambina: laurea, prospettive di un buon lavoro e degli ottimi amici. Tutto era come lei aveva deciso che fosse, almeno fino a quando non aveva conosciuto Christian Grey. Da quel momento il suo mondo fatto di chiarezza e linearità si era tinto di sfumature di cui non conosceva l'esistenza. Non poteva credere che solo qualche settimana prima era la solita Ana, quella che sapeva bene da dove veniva e dove stava andando, che aveva bene in mente, o così almeno credeva, cosa per lei fosse giusto e cosa no. Soprattutto pensava di sapere cosa  volere da una relazione con un uomo, nel momento in cui ne avesse avuta una...
Le sue eroine letterarie le avevano mostrato come dovevano essere gli uomini che amano le donne. Nessuno di loro era come Christian, però! Nel bene e nel male non gli somigliavano. Erano uomini d'inchiostro nati per essere sognati e non vissuti.
Intanto le ore di quella prima notte senza Christian si inseguivano implacabili, testimoni sorde del suo dolore. Ana non capiva come il tempo potesse continuare a scorrere tranquillo, mentre nella sua esistenza, prima serena e ordinata, tutto era caos. Le immagini di un uomo appassionato, tenero, violento, chiuso, sorridente si susseguirono nella sua mente come fotogrammi di un vecchio film, di cui si vedevano le sovrapposizioni.
Chi era Christian? C'era un Christian? Oppure era tutto frutto della sua fantasia? Eppure il dolore che sentiva al fondo schiena non era fantasia, quello era vero e pulsava nella carne e nello spirito. E ancora di più pulsava e doleva il rifiuto dell'amore che lei era disposta, nonostante tutto, a donargli. Lui non lo voleva e forse, davvero, non lo meritava. Quel pensiero cominciò ad attecchire al suo cuore, ad insinuarsi tra i suoi dolorosi pensieri, avvelenandoli con la sua venefica semplicità...
《Christian! Ti ho cercato per tutto il giardino caro, ma non riuscivo a trovarti. Poi qualcuno mi ha detto che eri al tavolo della stampa, ed eccomi qua!》 Quelle parole, il tono della voce, così amichevole e confidenziale, nonché lo schioccare di un bacio sottrassero Ana dal turbinio dei ricordi in cui era caduta. Quando alzò lo sguardo verso la nuova arrivata per poco non si mise a ridere, a piangere ad urlare. Il suo cervello non riusciva ad elaborare una risposta adeguata a tutti quegli stimoli esterni, stava andando in tilt!
"Bene!" Riuscì, con non poche difficoltà, a pensare Ana "Adesso sì che la serata è perfetta, ci siamo proprio tutti. Che la festa cominci!" Effettivamente non mancava nessuno in quel giardino, che sempre più, sembrava una giungla, era giunta le iena, che avrebbe fatto piazza pulita dei resti...
Con fare deciso Ana puntò gli occhi su Christian, che, bianco come un cencio, stava rivolgendo un rapido saluto alla sua amica appena giunta, poi prese il proprio bicchiere e mandò giù quello che non sarebbe stato l'ultimo della serata... 





grazie per aver letto...
chiedo scusa per la lunga attesa, ma il tempo per scrivere non è tanto...
ancora grazie a Frency70, la migliore beta che potessi trovare!
  
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