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Autore: Lol_96    30/05/2013    2 recensioni
In un mondo dove ogni uomo è destinato ad ucciderne un' altro, come si può sopravvivere? E se qualcuno si ribellasse al vincolo di sangue imposto dalla società?
Sono io quel ragazzo. Sono io quello che rinuncia a tutto per combattere una società macchiata dal sangue dell'omicidio.
Io, un diciassettenne con la voglia di cambiare, un animo anticonformista pronto a combattere in quello in cui crede fino alla morte. E sarà cosi.
Finché qualcuno non metterà un punto a tutto questo odio io ci sarò, combatterò per i miei ideali.
Un ragazzo fuori posto il cui riflesso non piace a se stesso, figurarsi agli altri.
Un ragazzo un po' confuso da tutto quello che sta succedendo, che sta cercando il proprio posto.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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VI



Camminiamo verso nord, o almeno così mi era parso di capire guardando il muschio sulle cortecce degli alberi, per tutta la notte incessantemente.

Ci accompagnano silenziosamente gli animali della foresta con i loro richiami ed i loro rumori.
Ogni tanto si senti un frinire di qualche grillo solitario, poco più in la un topolino squittisce.
Ora che so della reale esistenza delle Bimbe, ogni albero più basso del metro e mezzo mi fa salire il cuore in gola.
Tamburella incessantemente come dovesse farsi sentire.
Immagino queste ragazzine che si avvicinano, ti persuadono con il pensiero e con lo sguardo a seguirle. Vorresti andartene ma non puoi, perché la loro presenza è magnetica. E di li a poco sai che potresti essere morto. Ma non se hai una Willow a portata di mano. –Da domani in tutti i negozi-
 
Sbuchiamo su quella che sembra essere la Statale A56, inutile fermarsi e chiedere un passaggio alzando il pollice a bordo strada.
I tempi delle auto sono finiti, la gente gira si e no a piedi figuriamoci con quattro ruote …
La costeggiamo fino alle prime luci dell’alba, quando ci troviamo in prossimità di un piccolo villaggio che sembra abitato. Il fumo corre libero verso l’alto, uscendo da quei quattro o cinque focolari accesi.
Chissà dove siamo, magari qualcuno ci ospiterà … Magari qualcuno ci ucciderà
Decidiamo che è ancora presto per addentrarsi tra le viuzze e bussare alle porte. Ci sediamo sul ciglio della strada e aspettiamo.
 
Non so esattamente cosa, ma almeno io credo di aspettare che uno dei due inizi a parlare.
Odio quei silenzi imbarazzanti.
Quando entrambi vorreste parlare ma non c’è neanche un piccolo argomento che vi accomuna.
 
Decido di rompere il tacito accordo di tabù che ci lega e chiedo con  quello che si scopri poi essere tutt’altro che tatto: “Hai paura della morte?”
 
Stava frugando nello zaino, forse cercando qualcosa da mangiare, e si bloccò. Alzò la testa e mi scrutò di nuovo, ma questa volta in maniera diversa.
Un viso quasi materno sorrise. E li capii che questa donna uccideva per scappare da una quasi sicuramente fobia per la morte.
 
Willow Polreys aveva il terrore della morte, della sua in primis.
 
Non rispose, sorvolò come su molte altre domande, facendo a finta di non aver sentito.
Ma riproposi la domanda in maniera indiretta “Sai, io ci penso tutti i giorni… Ogni sogno mi porta in posti angusti, situazioni belle si capovolgono in terribili eventi, e non posso fare altro che rimanere li e fissare il mio corpo esanime.”
 
Una lacrima solca la sua guancia e prima che io continui il discorso inizia a parlare.
 
“C’è stato un tempo, sai, quando qui sulla terra non bisognava controllarsi le spalle ogni minuto della giornata. La vita abbondava, e si viveva felice.
Mio marito è morto assassinato.
Queste leggi non ci sono da sempre. Inizialmente non era stato stipulato nulla, erano solo molte e alla rinfusa, poco chiare soprattutto.
Amavo quell’uomo ed un giorno di primavera, proprio quando lui era in giardino seduto sulla panca a prendere il sole, se n’è andato.”
Parla come se fosse obbligata, sputa tutto come se fossero anni che non parla più con nessuno.
 
“Una donna sulla trentina, bassa e ben piazzata, almeno per quello che ricordo, lo ha sgozzato.
Nessuno sapeva che i Marchiati, non dovevano interferire con le vite dei “Normali”, nessuno aveva capito che se una persona con il tatuaggio avesse ucciso una persona normale, questa sarebbe morta portando con se tanti anni quanti ne aveva la vittima. In pratica, non conoscevamo ancora l’esistenza della Legge di Annullamento”
 
“Quindi tuo marito è morto per errore?” Non avrei mai detto che una donna come lei, forte e tenace in apparenza, docile e mansueta in realtà, avesse avuto un uomo al suo fianco … Sorvolo e vado avanti.
 
“Cos’hai intenzione di fare?” Domando capendo di essere arrivato al nocciolo del discorso.
 
“Vendicarlo.”

***********************************


Sono passate ore da quella discussione, ma l’immagine del suo volta disgustato pronunciando la parola vendetta era ancora impressa nella mia mente come una fotografia. Ricordo ogni ruga, la smorfia, gli occhi iniettati di forza,di sangue.

 
Una donna sulla sessantina ci ha aperto le porte di casa sua ospitandoci per la notte.
L’ho scrutata attentamente prima di dare la mia approvazione a Willow. Una chioma leonina, del colore della cenere, le nasconde gran parte del volto facendola risultare misteriosa. Non so ben dire se per la sua altezza, o per il fatto che abbia questa specie di criniera, ma un po’ m’inquieta.
 
Ci mostra le nostre stanze e ci prega di disturbarla per ogni minimo bisogno. Non ti preoccupare nonnina, non mi farò problemi a romperti le palle.
 
La stanza,piccola ma accogliente, ospita un letto a sulla parte sinistra della parete, proprio sotto la finestra. Nella parete di destra invece, un piccolo armadio ha un’anta aperta. Incuriosito la apro, e nella confusione e nella polvere, a cui sono fortemente allergico, trovo un sacco di fotografie raffiguranti una giovane donna, un uomo prestante, e un piccolo bambino che, a giudicare dalle date in cui sono state scattate, ormai sarà bello grande.
 
Ripongo tutto come l’avevo trovato. Non voglio passare per quello che si fa gli affari degli altri, anche se in verità il mio naso si ficca nei posti più angusti per scovare notizie fresche di giornata.
 
Io avrei anche fame…
 
Sono, guardando l’orologio appeso nella parete centrale proprio sopra un quadro,  le 20.45.
 
Che starà facendo Willow?
 
La nonnina ci chiama dal piano di sotto con voce flebile avvertendoci che la cena è pronta. Vedo Willow scendere le scale e decido di seguirla.
 
Una schifosissima minestra ci viene versata nel piatto e io la guardo schifato.
Quel che passa in convento, ragazzo.
 
Stupida vecchietta, mi sta già sulle palle.
LA mangio senza fare storie, mi alzo da tavola, ringrazio e con il permesso delle due donne me ne torno in camera.
 
Il viaggio è stato lungo e sfibrante, ho ancora i polpacci duri come marmo. Mi butto sul letto e mi addormento.
 
Vengo svegliato da un urlo acuto.
Ma che cazzo, non si può stare tranquilli eh…
 
Sento il ferro battere contro il ferro, la parlata veloce della vecchietta implora pietà. L’odore di terrore aleggia nell’aria. Se l’ho sentito io, certamente anche qualche assassino l’ha percepita.
 
Scendo a passo felpato le scale, il coltellino nella mano destra.
Willow ha la spada sopra la testa, di fronte sembra esserci l’uomo che aveva steso nel bosco.
Con voce roca ordina a Willow di spostarsi. Perché si deve spostare?
Poi, idiota io, mi accorgo che sta facendo da scudo alla vecchietta. Ma maledizione, se le cerca allora!
 
Sono confuso, ma non ho il tempo di chiedermi perché quell’uomo, essendo l’assassino di Willow, debba interessarsi alla vecchietta.
 
Poi, con la coda dell’occhio, vedo la vecchia estrarre un coltello da sotto la veste.
E li capisco. Devo ammetterlo, non sarà una cima nel combattimento, ma un po’ di cervello ce l’ho.
 
Lancio il coltellino con la precisione derivata da tante ore passate a giocare con gli amici a freccette. Questo arriva dritto sulla mano della signora che lasci cadere la sua arma e con sguardo incredulo mi punta gli occhi e mi maledice mentalmente.
 
“Derek, occupati del ragazzo. Mi ha rotto le palle.”
 
L’uomo gira la testa con fare minaccioso, la spada sempre puntata su Willow. Abbassa lo sguardo per un secondo e lei ne approfitta per disarmarlo.
 
“Ragazzino, non mi serve il tuo aiuto. Se non l’avessi notato avevo la situazione in pugno. La vecchietta la stendo con un pugno, per questo qui invece …” muove la spada indicandolo “… avevo pensato che potresti occupartene tu ora che ci hai degnati della tua presenza.”
 
“Io?” la guardo incredulo e poi realizzo che mi sta usando.
 
Una delle ultime leggi uscite prima che lo Stato bloccasse ogni emanazione, per evitare fraintendimenti e cazzate varie, era semplice.
 
Visto il fatto che noi minorenni non siamo in gradi di capire cosa sia realmente giusto e cosa invece non lo è, non siamo puniti attraverso la sottrazione degli anni delle persone che uccidiamo. È una strada in salita fino ai 20 anni.
Posso uccidere e aumentare i miei anni, non sottrarli.
 
Posso ma non voglio.
 
Willow non lo sa, ma sono stufo di essere il burattino.
Voglio essere il burattinaio.
Non ucciderò.
 
“Non ci casco, arrangiati. Tanto, non perderesti anni se lo uccideresti. Anzi, saresti in parte libera. Un assassino in meno a cui badare.”
 
Mi guarda e gli affonda la lama nel petto.
La vecchietta, lacrime agli occhi, si fionda sul corpo di quello che si scoprirà essere poi il figlio sicario che le aveva ordinato di ospitarci per uccidere Willow nella notte e prendersi i suoi anni.
Con un colpo gira la lama provocandogli dolore.
Urla, e con lui anche la madre.
Estrae la spada e l’uomo si accascia a terra, la donna al suo capezzale.
 
“Prendi le tue cose e andiamocene, non abbiamo più niente da fare qui.”
 
Willow si gira di spalle, appoggia la mano sulla ringhiera delle scale ed in quel momento, quasi come fosse un fantasma, la vecchia afferra il coltello che le era caduto e si fionda su Willow.
 
Osservo la scena dall’alto, non capisco.
Come può una piccola, anziana donna pensare di aver speranze contro quella che ha appena ucciso suo figlio?
 
Amore materno, fu la mia risposta.
 
Willow legge nei miei occhi quello che sta succedendo e senza fare una piega, si gira di scatto, alza la lama e le mozza di netto la testa. Questa, lo spettro del dolore per la perdita del figlio misto alla furia ancora stampata nel volto, rotola pochi passi più in là.
 
Guarda e passa
 
Schifato, pietrificato e sbiancato dal terrore di come una donna una volta sicuramente docile e gentile si fosse trasformata in una assassina, la guardo e cerco di trattenere i conati di vomito.
 
Ma non ce la faccio, l’odore di sangue e quell’immagine macabra hanno la meglio.
Lascio uscire tutto e la mando a fan culo.
 
Assassina. Glielo dico con disprezzo, ma lei sembra non importarsene affatto del mio pensiero.
 
Di bene in meglio, insomma.





Well, vorrei sottolineare il fatto che non capisco un tubo di come si modifica il testo. Inoltre, non mi ricordo mai che carattere uso per cui ho deciso di fare l'originale e ogni capitolo sarà diverso. Tutto questo è voluto. Seeeeeeeeeeeeeeeeeeee
In più, mi scuso ancora per il ritardo. Giuro che di solito sono puntuale ʘʘ
Detto questo, ringrazio ancora una volta chi legge e commenta-si parlo proprio con te- e a tutti gli altri che leggono in silenzio. Fatemi sapere com'è :D
-Matt
p.s. non chiedetemi perché il pezzo sopra è in grassetto perché non capisco una ciosba-?-. Vado a magnà. Adios
  
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