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Autore: taylorslove    30/05/2013    0 recensioni
Io odio Londra.
Non mi è mai piaciuta, e sono sicura che non mi piacerà mai.
Eppure sono costretta a trasferirmi lì, con mio fratello, per studiare ed avere "un futuro promettente".
A Melbourne stavo così bene.
Non c'era niente che non andava con l'Australia, tralasciando il fatto che qualsiasi cosa o animale cerca di ucciderti.
Voglio solo tornare a casa. Non ho nessuno qui, o forse non è così.
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Lemon, Lime | Avvertimenti: Threesome, Triangolo, Violenza
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Aprii gli occhi piano.

Mi accorsi di avere la bocca spalancata e la chiusi immediatamente asciugandomi un po' di bavetta uscita mentre dormivo. Classico.

Mi faceva male la testa e mi girai alla mia destra, per ritrovare mio fratello con il Mio cioccolato in mano.

-Aaron… IL MIO CIOCCOLATO.-  cercai di dirlo più silenziosamente possibile, strappandoglielo di mano.

Rise rumorosamente e si girò davanti a se, indifferente, infilandosi le cuffie e facendo partire un film sullo schermo.

Guardai l'orologio, ancora 5 ore di aereo.

Avevo dormito per 16 ore? Non mi sorpresi, negli ultimi giorni non avevo chiuso occhio.

Guardai di nuovo la Mia tavoletta di cioccolato quasi finita, con ancora gli occhi un po' appannati dal sonno. Sbadigliai e afferrai un giornale dal sacchetto di plastica sotto al sedile davanti a me.

 

Quel giornale era pessimo, avrei dovuto scegliere meglio quando ne avevo la possibilità.

Parlava di casalinghe e arredi. Ma come mi era venuto in mente di prenderlo? Già dalla copertina si vedeva.

L'altro era uguale.

 

Presi la mia borsa a mano e me la misi sulle gambe. Ci frugai dentro per un paio di minuti fino a trovare il mio iPod. Srotolai le cuffie, e., devo dire che quella fu un' impresa.

Me le misi nelle orecchie e feci partire una delle mie canzoni preferite: Iris - Sleeping With Sirens. 

Chiusi di nuovo piano gli occhi, cercando di resistere, poi cedetti.

 

*Preghiamo tutti i passeggeri di alzare i tavolini e i sedili, preghiamo di spegnere tutti gli apparecchi elettronici, ci prepariamo all'atterraggio*

È quello che sentii quando mi svegliai di colpo. Avevo dormito quasi tutto il viaggio, ero meravigliata di me stessa.

Mi tolsi le cuffie che ormai non erano più nelle mie orecchie, ma attorcigliate nei capelli senza emettere nessun rumore. 

Svegliai mio fratello che mi spinse di lato e si riaccovacciò.

Lasciai perdere e mi riappoggiai sullo schienale.

Stavamo atterrando.

A Londra.

Ero disposta a rifarmi tutto il viaggio indietro, in questo momento, pur di non scendere da questo dannato aereo.

 

                                                                                                                                            ***

 

L'aria era tiepida. Buon inizio. Piena estate con questo venticello.

Fuori dall' aeroporto ci aspettava un amico di nostro padre.

Aaron era ancora sballato dal viaggio, quindi, invece di mostrarsi gentile e disponibile, mollò la sua valigia di fianco al grosso veicolo nero accostato al lato della strada e si "buttò" in macchina.

Feci tutto io. 

Il signor Payne, per quanto ricordo, lo vedevo al posto di guida con in mano un cellulare.

Perfetto, si può dire. Anche la gente rispecchiava la città. Volevo solo urlare.

Chiusi velocemente il bagagliaio e mi infilai in macchina, di fianco a mio fratello che giocherellava con il suo cellulare in mano.

-Benvenuti a Londra, ragazzi!- disse il Signor Payne mettendo il suo telefono in tasca e girandosi verso di noi.

Gli accennai un sorriso tirato e distolsi lo sguardo.

 

Voglia di socializzare pari a zero.

 

Mio fratello, invece, alzò gli occhi che giurai di aver visto brillare e sorrise in un modo mai visto.

Non capivo.

Mi girai e guardai fuori dal finestrino. Sembrava tutto così spento.

La macchina partì e ci allontanammo piano dall' aeroporto.

-Allora, Aaron, è da un po' che non ci si vede!- esclamò il signore dopo qualche miglia di silenzio.

-Già Geoff,- Geoff, ecco come si chiamava! -Non credo abbia mai conosciuto mia sorella?-

Mio fratello lo conosceva da quando era piccolo, era una specie di secondo padre. 

L'avevo visto solo una volta, da piccola, papà i viaggi di lavoro li faceva solo con mio fratello, non mi ricordavo assolutamente niente. Lui e mio padre non si vedevano da dieci anni.

-Sì, la conosco, era molto più piccola, però! Piacere di rivederti, Juliet.- disse lui accennando un piccolo sorriso.

-Piacere.- mi venne fuori in modo freddo, ma, come ho detto, non avevo voglia di socializzare dopo un viaggio del genere.

Non mi piaceva quell' uomo. Mentre guidava lo osservavo. Aveva l'attaccatura dei capelli strana e gli occhi tristi, però mi piacevano i suoi baffetti. Avrà avuto sui quarant'anni.

Per fortuna, la casa non era molto lontana dall'aeroporto di Heathrow, mancavano solo una decina di minuti. Volevo che finisse tutto al più presto.

-Com'è andato il viaggio?- 

Geoff decise che ogni cinque miglia doveva inserire un discorso banale. 

-Bene, direi.- disse Aaron quasi sussurrando.

-Deve essere stato pesante!- commentò lui ridacchiando.

-Già..-

So solo che in quei due minuti di discussione pregavo che stesse zitto.

Non che lo intendessi in modo sgarbato, è che non c'entrava niente tutto ciò e mi dava fastidio.

-Juliet.. suppongo che non ti piacciano i One Direction?- disse lui in tono scherzoso.

Ero confusa. 

-I One che?- chiesi un po' perplessa.

Geoff e mio fratello scoppiarono a ridere e lo sentii borbottare qualcosa tra una risata e l'altra.

 

Finalmente si accostò al lato di un condominio. Guardai la palazzina davanti a me. Più che palazzina sembrava un palazzo, tenuto bene, doveva avere degli appartamenti enormi.

Come al solito mio padre non risparmiava mai.

-Siamo arrivati!- disse Geoff quasi urlando con quel sorriso da ebete stampato in faccia.

 

Uccidetemi.

 

Scese velocemente dalla macchina, in contemporanea con mio fratello, e si avviarono tutt'e due verso il cancelletto che precedeva l'entrata della palazzina.

Presi la mia borsa da sotto il sedile e ci infilai il mio cellulare in tutta calma.

Scesi e mi misi di fianco a mio fratello.

-Sarà bellissimo- disse lui con occhi sognanti.

-Non ci sperare. Non voglio i tuoi amichetti ubriachi in casa durante la settimana. Il sabato puoi fare quel che ti pare, intesi?- puntualizzai.

Fece un sorrisino scaltro e si avviò verso la porta.

Mi girai ed andai ad aiutare Geoff.

Tirai giù il mio bagaglio e lo appoggiai di fianco a me.

-Ti piacerà Londra, vedrai.- disse Geoff sorridendo e portando giù il bagaglio di Aaron.

Lo guardai in faccia e mi fece quasi tenerezza, era bravo in fondo.

-Grazie per l'incoraggiamento, ma non credo.- gli dissi con tutta la benevolenza possibile.

Fece un sorrisetto abbastanza confuso e mi fece strada fino alla porta.

Prendemmo l'ascensore.

Schiacciò velocemente il numero cinque sulla tastiera e partì.

Quando si riaprirono le porte sbuffai. Non avevo voglia di cambiare così in fretta.

Ci dirigemmo verso una porta in fondo al corridoio. Aaron era rimasto fuori, dato che le chiavi le aveva Geoff. Passò la borsa a mio fratello e aprì la porta davanti a noi.

Era enorme, facevo fatica a credere che fosse un appartamento.

-Eccoci qui.- bisbigliò mio fratello entrando di fretta.

Sì. Eccoci qui. Ma cosa cavolo ci facevo lì?

-Ragazzi, sul tavolo vi ho lasciato le regole del condominio ed eccovi le chiavi, vi ho scritto anche il mio numero per ogni evenienza. Se vi serve qualcosa, c'è mio figlio Liam, al piano di sopra. Gli farebbe molto piacere rivedervi. Ciao!- con ciò, chiuse la porta dietro di se.

Liam.. Liam Payne. Mi ricordava qualcosa. Ma non qualcosa della mia infanzia. Recente.

Possibile?

  
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