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Autore: Shine no Kami    15/12/2007    3 recensioni
Nel mio campo sono diventata in breve la migliore. Il sensei mi disse che era qualcosa che avevo nel sangue, che ero nata per quello. Il mio, lo considero un lavoro come un altro: c'è chi è nato per fare il pittore, c'è chi è nato per fare il carpentiere. Cosa c'è di così strano se qualcuno è nato per fare l'assassino?
Genere: Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Per farmi perdonare, visto che sono riuscita a finirlo, aggiornamento doppio! E rendiamoci conto della tristezza: starsene a scrivere a computer il sabato sera!

Capiyolo 27


Con la promessa di ritornare il mattino dopo, avevo lasciato il mio ex-maestro al meritato riposo, e mi ero messa spulciare senza fare alcun rumore, i vari e polverosi volumi della biblioteca del tempio, ben decisa a far saltare fuori il famigerato album fotografico. Quella serata mi aveva messo in corpo una strana nostalgia dei vecchi tempi, e più che mai, si era acuita la voglia di dare contorni definiti a quell'unico volto che si ostinava a restare nebulosamente avvolto nelle trame della mia mente. Mi innervosiva constatare che nonostante avessi recuperato quasi totalmente la memoria, compresi alcuni particolari decisamente poco felici, il Suo volto, era l'unico che non riuscivo a ricordare, come se la mia mente avesse cercato automaticamente di rimuoverlo, allo stesso modo dei ricordi dolorosi. Con queste cogitazioni che mi si agitavano nell'animo, decisi comunque di prendermela comoda, visto che trovare un'occupazione per riempire gli spazi vuoti della notte, non è cosa da poco. Le persone non si rendono conto di quanto il tempo rallenti sotto la giurisdizione della luna: tutto tace. La città dorme, avvolta nel suo sonnolento sudario. Ma quando neppure cullandoti nel dolce suono del silenzio puoi assopirti, soprattutto nelle ore più immote, i tuoi demoni personali ti raggiungono, vanificando gli sforzi fatti durante il giorno per tenerli lontani. Per questo, una volta trovata un'occupazione di qualche tipo, si cerca di farla durare il più a lungo possibile.
Era buffo, come nonostante tutto il tempo trascorso, riuscissi ancora ad andare a colpo più o meno sicuro, mentre passando in rassegna i vari scaffali anticipavo la disposizione dei tomi; lasciandomi guidare dall'istinto, andai nella direzione di una mensola dall'aria piuttosto malandata e relativamente vuota. Soffiando via parte della polvere, riconobbi quelli che erano assimilabili come i miei quaderni di scuola e sfogliandone uno, mi ritrovai a sorridere quasi teneramente, vedendo la mia caotica grafia, e le correzioni in rosso che il tratto elegante e preciso di zio Kyo, aveva apportato su qualche esercizio svolto in maniera non propriamente ortodossa. Mentre rimettevo apposto il quaderno, toccai qualcosa che dalla consistenza, aveva l'aria di esser stoffa e incuriosita spostai libi e libricini che l'avevano praticamente affogato, tirando fuori un grosso volume in una nuvola di polvere.
La mia ricerca era giunta al termine,e col peso rassicurante del vecchio libro tra le braccia, abbandonai quel paradiso degli acari per tornare nella mia vecchia stanza. Alla luce giallognola della lampada, svolsi l'album dal suo involucro protettivo e cominciai a sfogliarlo a partire dalla prima pagina. Scorsi rapidamente la prima parte, lasciando sfilare le foto dei miei genitori e quelle della mia infanzia, soffermandomi su una foto un po' stropicciata ritraente un bimbo imbronciato a distanza decisamente ravvicinata, che aveva tutta l'aria di voler fulminare l'obiettivo, e in didascalia, una manina incerta, aveva lasciato scritto “Al mio amico Itachi non piacciono le foto, ma gli ho fatto un salto”. Immaginai che con grande sforzo, dovevo essere riuscita a cogliere il signorino di sorpresa(e probabilmente anche lo zio: quale adulto lascerebbe mai una preziosa macchina fotografica fra le distruttive manine di un marmocchio di cinque anni?); l'unico aggettivo con cui posso definirlo, è spupazzabile. Insomma sembra così un peluche in quella foto! Motivo per cui, sono l'unica ad avere il privilegio di vederla, è il mio piccolo segreto.
Potevo sentire il respiro regolare e pacifico di Sasuke, mentre contemplavo assorta le varie foto con Itachi che facevano bella mostra di sé sulle pagine ingiallite dal tempo. Esaminando con cura i tratti eleganti e gentili del volto, così simile a quello del fratello, la linea morbida e curva delle labbra e quella aggrottata delle sopracciglia, i capelli perfettamente e impeccabilmente legati in una coda progressivamente sempre più lunga, e la profondità risucchiante degli occhi d'ossidiana, mi ritrovai a sopprimere il pensiero che se era così carino da piccolo, non osavo immaginare lo schianto che poteva essere a diciassette anni, per non parlare di come rischiava di essere ai venti. E persino le occhiaie, invece che un difetto, mi sembravano valorizzarne la bellezza puerile, rendendola un po' più terrena. All'auto impormi di pensare al fatto che si trattava di un assassino traditore, mukenin etc. etc., una vocina fastidiosa continuava a rispondermi che in fondo in fondo lo ero anch'io. E in quel fondo fondo, le davo ragione.
Ero consapevole del fatto che avevo odiato il clan con tutta l'anima, perfettamente ricambiata nei miei sentimenti, perciò, mi sarei stupita di meno se al posto suo, mi ci fossi ritrovata io, anzi, sarebbe stato molto più logico sotto tutti i punti di vista. La gente di Konoha, sapevo per esperienza, non si sarebbe aspettata altro dalla mezza bestia, e sono sicura che al tempo, nonostante Kakashi non me l'abbia mai detto, dev'essere anche circolata la voce che lo sterminio delle due squadre e la pazzia di Uchiha Itachi, fossero state orchestrate e causate da me medesima.
Siccome sapevo di per certo di non aver istigato il mio compagno a nulla, c'era qualcosa che non mi spiegavo nella faccenda: la gente, non si sveglia una mattina pensando “Tò, dato che ci sono, oggi stermino il clan per mettermi alla prova!”, e per quanto ne sapevo, Itachi non faceva eccezione.
Avrei addestrato Sasuke secondo quanto avevo promesso, ma non mi sorrideva la possibilità che il mio pupillo potesse diventare come me, desideravo per lui una carriera più felice di quella di assassino prezzolato; in più già sapevo che quegli occhi neri come l'ossidiana, e la sensazione di un sorriso che solo io avevo visto, mi avrebbero tormentata per il resto dei miei giorni.

Nelle restanti ore notturne, per sopprimere i pensieri scomodi, mi esercitai nel ricordare il contesto in cui ogni singolo scatto era stati impresso su pellicola, aiutata dalle mie stesse note a piè di pagina, man mano ritrovando piccoli particolari dei miei trascorsi.

***

Quella mattina, la faccia di Genma è stata impagabile, menomale che avevo con me la macchina fotografica, ma soprattutto due prove tangibili del fatto che non si trovava di fronte ad un'allucinazione, o si sarebbe trattato di un fenomeno di massa: alias, Gai e Kakashi.
Sulla strada, poi, avevamo incrociato come da programma Jiraya, e così, il nostro allegro quintetto di squinternati, si è lanciato nella più cruenta delle battaglie verbali e burocratiche che Konoha potrà mai ricordare. Credetemi, quando vi dico che se ha qualcuno in antipatia, l'arzilla vecchietta, sa essere un osso duro, e non è che io mi sia fatta un nome per il mio carattere affabile e paziente...
Vi risparmierò quindi i tediosi battibecchi, le interminabili assemblee e gli eterni sermoni, per non parlare degli interventi e delle arringhe. Se proprio siete così volenterosi, è tutto conservato nell'archivio dell'hokage, e sono sicura che il vostro zietto non vi negherà il permesso di accedervi, anche se ve lo sconsiglio caldamente: sono veramente da flebo.
Con un leggero ritardo, in circa cinque mesi, non ricordo con precisione, ero tornata finalmente, a pieno titolo, una cittadina di Konoha, e il mio nome venne rimosso con una piccola cerimonia privata dalla lapide commemorativa.
Tuttavia, non era conveniente riprendere la vita ufficiale da dove Kaji Kaname l'aveva interrotta, soprattutto per motivi di copertura, così mi ritrovai con un nuovo nome e una storia inventata a tavolino: Kumo Kaguya, vedova del fratello dello zio del cugino del nonno del prozio del padre di Hatake Kakashi, finora residente a Kumo e in fuga dal villaggio dopo l'improvvisa morte del marito, era giunta a cercare asilo a Konoha, presso l'ultimo parente in vita del marito.
Le comari avrebbero avuto materiale di discussione per lungo tempo, e per una volta, le fandonie non avevano dovuto inventarsele loro.
Con la cittadinanza, erano tornate anche le missioni, ma missioni significava abbandonare le mura di Konoha, e non era saggio girare a volto scoperto, così, un bel giorno, brancai il perditempo per il braccio, cogliendolo nel bel mezzo di uno dei suoi viaggi mentali, e mi feci condurre fino al suo negozio di articoli ninja, dove riuscii a trovare un compromesso, acquistando una maschera in acciaio brunito, che arrivava fino al naso, allungandosi a coprire le guance. La cosa migliore di quell'affare, però, era che sulle aperture adibite alla vista si potevano applicare delle lenti trasparenti colorate, perfette per camuffare il colore degli occhi..
Per testarne la funzionalità, esattamente una settimana dopo la mia vittoria giuridica, sferrai il mio allenamento a sorpresa, prendendo in prestito sotto di quella, la faccia di un collega mukenin del villaggio del tuono, al fine di rendere più realistico il tutto e vedere le reazioni dei miei pargoli in un vero pericolo.
Pur essendo decisamente carente dal punto di vista fisico pratico, la ciliegina, dei tre, si è dimostrata di gran lunga la più sveglia, cercando di compensare il deludente corpo a corpo con depistaggi strategici, attacchi a sorpresa e trappole, pur se mal nascoste e poco efficaci.
Peccato che sia crollata psicologicamente per la troppa tensione dopo sei minuti di gioco: non sono nemmeno riuscita a far la prova dell'illusione!
Sasuke... non c'è che dire, il sangue Uchiha quando c'è si riconosce. Il suo problema più grosso, era però il suo esagerato affidamento allo Sharingan, che rischiava di diventare una vera seccatura in futuro, se non provvedevo a correggerlo in fretta; era stato abbastanza svelto nel tempo di reazione, e si era dimostrato capace di combinare la forza bruta alla strategia, dandomi del filo da torcere, il che era notevole, nonostante li stessi affrontando ad un livello subito superiore a quello più basso( se li avessi strapazzati troppo, Kakashi non me l'avrebbe mai perdonata). E nonostante ci sia andata piano con l'illusione, la sua capacità di resistenza mi ha stupita: solo dopo sono venuta a sapere dell'incontro poco felice col fratello e del successivo intervento di Tsunade.Per quanto riguarda Naruto, allora come ora, era sempre Naruto e se qualcuno pensa che il mio volpino senza la kyubi non valga niente, bè, gli converrà ricredersi. Con lui mi sono permessa di calcare un po' di più la mano, e comunque, è stato quello più resistente: petulante e sbruffone, è risultato imprevedibile pure per me, tuttavia, aveva preso un po' troppo alla lettera il mio consiglio di seguire l'istinto e utilizzando la sua forza bruta senza, o con poca, logica, tendeva ancora troppo a sprecare le sue energie in colpi a casaccio, riducendo l'efficacia delle sue azioni.
Dei tre, è stato senza dubbio il più originale, e a modo suo, divertente.
Considerando il dibattito che avevo avuto modo di aprire con l'eremita dei rospi, col quale mi ero consigliata per l'occasione, mi vedevo d'accordo con lui sul fatto che il caro volpino, era ancora un diamante allo stato grezzo, mentre Sasuke aveva già subito un primo taglio grossolano.
Kakashi, invece, mi aveva lasciata un po' perplessa, ci aveva messo decisamente troppo ad accorgersi dell'inganno, e il mio sospetto era che non si fosse ancora del tutto ripreso dal suo ultimo scontro serio: brutta storia per un avversario lo tsukuyomi, decisamente una brutta storia.
Nonostante avessi usato i guanti di seta, tutti quanti (Naruto a parte), se ne sono andati in giro belli acciaccati per una settimana buona.
Mentre, dopo aver rattoppato un po' Naruto(lasciando il resto dell'opera alla Kyubi), medicavo Sasuke, avevo buttato là l'idea di far venire a vivere da noi anche Naruto, e ammetto di essere rimasta discretamente sconvolta quando il mio moretto preferito ha liquidato la faccenda con un'alzata di spalle(che per altro gli è costata una dolorosa imprecazione fra i denti), e un sofferto “Fa come ti pare”.
Il giorno dopo ero già a rompere le scatole a Tsunade, che , probabilmente stufa di avermi fra i piedi, si è limitata a farmi contenta.. In meno di due giorni, Naruto era già bello che sistemato nell'ex casa Uchiha-Kaji, ora Uchiha-Kumo-Uzumaki, occasione ritenuta degna di una foto al riparo dei rami spruzzati di neve del nobile ciliegio. Al momento della foto mi sentivo contenta come una bambina alla vigilia di Natale; in effetti forse era pure Natale.
Tempo di arrivare a sera e quel volatile istante di felicità, era già svanita, cedendo il posto ad un'inquietudine guardinga. Alla riunione straordinaria indetta da Jyraya, cui avevano partecipato la Godaime, Kakashi e pochi altri, si era discusso di un argomento che era riuscito a spazzare vita tutto il mio buon'umore. Ordine del giorno? Ma l'organizzazione Akatsuki, ovviamente!




  
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