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Autore: bluecoffee    31/05/2013    2 recensioni
Tre parole che descrivono la persona che ti piace.
Lui era diverso.
Lui era misterioso.
Lui era sempre pronto a farle la battutina quando entrava in negozio e che le strappava un sorriso.
Lui era lui stesso.
Tre parole che descrivono la persona che ti piace.
Lei era strana.
Lei era ancora una bambina.
Lei era sempre pronta a salutarlo con un piccolo inchino ed uno sguardo di rimprovero quando non spegneva la sigaretta prima di entrare.
Lei era lei stessa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                                                                                                Se è tardi a trovarmi, insisti,
                                                                                                                                                                                                                              se non ci sono in un posto, cerca in un altro,
                                                                                                                                                                                                            perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te.  
                                                                                                                                                                                                                                                                          [Walt Whitman


Quattro giorni erano stati buttati via e Zayn sembrava non essersene ancora accorto ed il suo naso continuava a percepire il profumo di Bente così vicino a lui.
Il convegno a cui aveva deciso di partecipare sulle antiche scritture egizie si era rivelato una noia mortale ed una grandissima perdita di tempo, e Samantha non si era presentata. Lo aveva lasciato lì, da solo, senza nessuno con cui poter prendere in giro lo strano e con incomprensibile parlare signore, con la camicia troppo stretta e la cintura troppo tirata.
Sbuffò per la quarta volta prima di abbassare lo sguardo sul foglio di quaderno che aveva sotto ed era ancora, completamente, bianco.
La porta della stanza universitaria nella quale si teneva il convegno si aprì e nell'uscio apparve una Samantha rilassata, con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda tirata ma disordinata ed un sorriso di scuse che le calzava a pennello, esattamente come la camicia a collo rotondo che indossava sopra il jeans nero. E mentre il signore continuava a parlare indifferente della nuova presenza dentro la stanza, la ragazza si sedette al fianco di Zayn, tirando fuori dalla borsa un quadernino a fiori ed una biro nera.
"Che ha detto finora?"chiese all'amico, cercando di non attirare l'attenzione nuovamente su di sé.
Zayn fece spallucce: "Non ne ho idea. - ammise sconfitto e stanco della situazione che si era venuta a creare nella sua testa per colpa di Bente e del suo buon profumo - Non ero molto attento. - sbuffò nuovamente e si passò una mano tra il ciuffo alto - Ancora mi chiedo perché sono venuto qui."
Il signore che parlava al centro della stanza smise di parlare e guardò verso i due ragazzi, fermandosi con le mani a mezz'aria e la bocca semiaperta. Poi ripose le braccia lungo i fianchi e si sistemò la giacca verde mente che indossava e che era in netto contrasto con il pantalone blu notte.
"Signor..." guardò Zayn lasciando la frase in sospeso.
Zayn capì che il signore non sapeva né il suo nome né il suo cognome e di conseguenza non sapeva come chiamarlo. "Malik" gli suggerì poi.
"Signor Malik, - il signore riprese poi il suo discorso - se non le interessa il convegno che stiamo tenendo può benissimo alzarsi da questa sedia e tornare quando ne avrà voglia, noi siamo qui per altri due giorni."
Zayn sorrise strafottente e si alzò, come suggeritogli dall'uomo, e prese in spalla la tracolla infilandoci dentro il quaderno e la penna. E quando la porta della stanza si aprì per la seconda volta e lui uscì tutti rimasero per qualche istante sconcertati a guardare increduli la porta bianca che si era appena richiusa con un tonfo rumoroso.
Samantha nel suo piccolo sorrise: quel ragazzo era una causa persa. Ancora si domandava che cosa l'aveva spinto ad iscriversi all'università di letteratura inglese.



 
Bente sbuffò e poggiò la testa sul suo libro aperto di Sociologia. Non era mai riuscita a stare attenta durante una sola lezione che fosse Sociologia, trovava quella materia estremamente noiosa ed il professore, anche se giovane non era ancora entrato nella grazie della ragazza, soprattutto da quando l'aveva visto provarci con Waliyha.
La lezione era noiosa ed il profumo di Zayn continuava a farle girare la testa, esattamente come cinque giorni prima.
Il negozio di Trisha era sempre stato aperto e lei si era sempre presentata a lavoro, quei cinque giorni, ma Zayn non si era fatto vedere nemmeno per salutare sua madre, o cercare un libro, o consegnare qualche scatola, o semplicemente guardare la trama di un libro.
E Bente sperò che la sua rete internet si staccasse al più presto perché non era stata pagata.
Voleva vederlo, ne sentiva il bisogno. 
Quando le loro labbra erano state vicinissime, cinque giorni prima, si era sentita quasi male ed improvvisamente ogni volta che qualcuno le si avvicinava le sembrava di sentire il suo profumo di dopobarba, l'odore quasi sgradevole - quasi perché lo sentiva su di lui - di sigaretta e la maglietta stropicciata che profumava di un profumo che aveva già sentito ma che non era riuscita a riconoscere.
L'orario andava al passo con il ticchettio della matita della vicina ed i nervi di Bente non avrebbero retto a lungo se avesse continuato di quel passo.
Bente sospirò e prese in mano la penna nera che aveva vicino al libro ed iniziò a scrivere frasi disconnesse su un foglio di block notes.



 
Ciao.
So benissimo che questa è una pazzia, che alla fine non riuscirò più a stare con te per il semplice fatto che...
Ok, lascia stare, forse è meglio. Non sono mai stata brava con le parole, sei tu che frequenti lettere tra i due, io mi accontento di quel pezzo di carta che attesta le mie competenze scientifiche.
Ora, perché ti sto scrivendo e tu stai leggendo? Forse perché la lezione di Sociologia (che non c'entra niente con il mio indirizzo) è noiosa o forse perché... Non lo so perché, ma spero che il postino abbia sbagliato casa ed ora tu che stai leggendo non conosca Zayn. Alla fine di tutto, mi sto chiendendo perché ti scrivo se poi me ne vergogno, ma credo che aiuti, no?
Il vero motivo per cui la penna è stata gettata sul foglio è perché... Non riesco più a sopportare tutto questo peso addosso. Non sono mai stata una che crede molto nell'amore vero, però devo ammettere che ultimamente non sono più così convinta dei miei vecchi pensieri. Andiamo, se fosse così ora non staresti leggendo.
Può sembrare stupido, e va bene. Posso sembrarti una bambina, e va bene. Puoi non rivolgermi più la parola, va bene anche questo. Fai come vuoi, perché alla fine sta a te, sei tu che scegli per te, non io.
Da quant'è che vorrei provare a dirtelo? Forse troppo tempo perché mi sono decisa ora. Non sono brava con le parole, ma sono abbastanza brava a sapermi gestire anche in tua presenza, apparte le guance rosse ed il battito accellerato. Forse questo effetto lo ho perché mi piaci, ma credo che non sia del tutto vero. Ammettiamolo, sei attraente e... Va bene. Mi piaci.
E' la prima volta che ti scrivo, che scrivo in generale. Preferisco di gran lunga la parola, ma in questi casi, con te soprattutto, preferisco non parlare.
Ed il tuo profumo me lo sento ancora vicino, così come il tuo viso, la tua presenza.
E sono consapevole del fatto che siamo un po' come una vecchia canzone, come quelle che ascolti perché fanno sognare ma poi non ascolti più perché diventa stancante, sempre uguale, sempre monotona. Ed è per questo, forse, che mi piaci: sei monotono.
Sei monotono perché usi sempre lo stesso modello d'occhiali quando li vai a comprare. Sei monotono perché preferisci qualsiasi moto ad una qualsiasi macchina. Sei monotono perché ascolti sempre lo stesso gruppo quando hai voglia di piangere, ma non lo fai. Sei monotono perché guardi sempre lo stesso film quando piove. Sei monotono perché canticchi sempre lo stesso motivetto e sei monotono perché fumi sempre le stesse sigarette.
Sei monotono, perché devi imparare a cambiare di tanto in tanto. Infrangila qualche regola.
Sei monotono e mi piaci. Mi perché sei Zayn, lo stesso ragazzo che sceglie sempre i libri sbagliati.
Bente












ciao bellissime!
come si sta a poco dalla fine della scuola?
io tutto bene, anche se non vedo l'ora che arrivi l'estate.
finalmente sono riuscita a postare il capitolo e devo dire grazie a Bieber che ha cantato tutto il tempo della lettera in televisione.
quindi... grazie Justin!
ahahahahaha
ok.
qui abbiamo: uno Zayn innamorato, una Bente innamorata ed una lettera.
che c'entra la lettera?
è la prima di una piccola catena intorno alle quali si concentra la storia e dalle quali è preso il nome della fanfiction :)
sinceramente amo la spavalderia che ha Bente qui, perché la lettera è un po' una cosa che.. non lo so, semplicemente mi piace come è venuto :)
ora prima che inizio a sclerare vi saluto.
al prossimo aggiornamente <3

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