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Autore: TheOnlyWay    31/05/2013    15 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 18.
 




«Nervosa, scricciolo?»
Louis si sedette sul letto di June, mentre lei si fissava alla specchio con aria estremamente critica. Si era già cambiata quattro volte, senza mai essere del tutto soddisfatta. Il maglione lilla la faceva sembrare troppo grassa e troppo piccola, quello azzurro le dava un'aria innocente e, in più, aveva un colletto terribilmente stretto. Per non parlare poi del vestito grigio, che la faceva sembrare sciatta come non mai.
Ma cos'aveva in mente, quando aveva comprato tutti quei vestiti? E dire che era convinta che le stessero bene.
Alla fine, scelse un paio di jeans chiari e un dolcevita verde scuro. Non era niente di eccezionale e probabilmente sembrava una ragazzina stupida, ma era il massimo che riuscisse a trovare. Al momento, era troppo nervosa per pensare a qualcosa di più adeguato all'occasione.
Che poi, quale occasione? Non era mica un tè con la regina. Semplicemente, si trattava di una cena a casa di un... Come poteva definire Harry? Amico, conoscente, essere umano?
In ogni caso, qualunque cosa fossero lei ed Harry, non c'era motivo di essere tanto agitati.
«Nervosa? E perché dovrei esserlo? É solo una cena.»
Louis inarcò un sopracciglio, con aria eloquente. Solo a lui sembrava che stessero ufficializzando la storia? Insomma, ancora non stavano insieme, ma era solo perché June si era impuntata e si ostinava a negare una possibilità ad Harry.
Louis, ovviamente, si era premurato - di nuovo, per la millesima volta - che Harry tenesse le mani a posto e che non facesse niente per farla soffrire.
«Certo, certo.» concesse, divertito. June si voltò di scatto: era agitata e non riusciva a calmarsi.
«Perché lo sto facendo?» domandò, torturandosi nervosamente l'orlo del maglione.
«Perché Gemma ti ha invitato e sarebbe stato scortese, da parte tua, rifiutare.»
June annuì trovandola una spiegazione soddisfacente e piuttosto logica.
«Giusto. Ti dispiacerebbe accompagnarmi?»
«Non ti viene a prendere Harry? Che pessimo fidanzato.» sibilò Louis, divertito.
June gli rivolse un’occhiata in tralice.
«Non fare lo stronzo, Lou. Tra me ed Harry non c’è niente.»
«Certo.»
«’Fanculo. Mi accompagni, o vado a piedi?»
Per tutto il viaggio in macchina, June rimase in silenzio, troppo nervosa e troppo agitata per poter scherzare con Louis come suo solito.
In che cosa si stava cacciando? Perché mai aveva accettato? Dopotutto, non era la fidanzata di Harry e non era tenuta a partecipare a quella cena che sapeva tanto di fidanzamento ufficiale. Harry mica le avrebbe chiesto di sposarla, che bisogno c’era di rendere tutto così formale? O era lei, che aveva quell’impressione?
Forse avrebbe dovuto rifiutare.
In ogni caso ormai era troppo tardi, perché Louis l’aveva lasciata davanti al vialetto di casa Styles e si era allontanato, raccomandandole di non dire troppe parolacce e di non picchiare Harry davanti alla sorella.
Si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito, nervosa, poi suonò alla porta. Ormai, cominciava a farci l’abitudine. Negli ultimi due giorni aveva passato più tempo a casa di Harry che a casa sua.
«Non esagerare, June.» stava anche cominciando a parlare da sola, il che non era propriamente una cosa normale.
Per lo meno aveva finito la frase prima che le aprissero la porta, o avrebbe cominciato la serata con una pessima figura.
«Ciao, piccola. Vieni, entra pure.»
June sorrise, in imbarazzo e lasciò che Harry l’aiutasse a sfilare il cappotto.
«Grazie. Come mai tutta questa cavalleria?» domandò, tranquilla.
Harry ridacchiò e fece un cenno verso la cucina.
«Mamma ha detto che devo smetterla di comportarmi come un ragazzaccio.»
«Un ragazzaccio, eh?» ripeté June, divertita. Be’, in effetti la signora Styles non aveva tutti i torti. Harry non si comportava di certo come un gentiluomo: prima la sbatteva sul divano, poi la sbatteva sul letto.
Insomma, sembrava che il suo unico scopo fosse intrappolarla e, si sa, un gentiluomo certe cose non le fa.
«Non ti ci mettere anche tu, piccola.» borbottò, spazientito. Era da quella mattina che Gemma e sua madre continuavano a ripetergli di comportarsi bene, perché gli ospiti si trattano in un certo modo, soprattutto se sono ragazze per bene come June.
Harry aveva provato in tutti i modi a fargli presente che June aveva già conosciuto il suo lato fastidioso e che di certo non avrebbe creduto a tutta quella farsa.
Ed ora ne stava avendo la dimostrazione, perché June appariva decisamente incredula e del tutto divertita.
«Scusa, bad boy
«Simpatica, davvero.»
«Sì, lo so. Me lo dicono sempre.»
June sorrise sorniona, poi tirò una pacca sullo stomaco di Harry, che le afferrò le braccia e la trascinò contro di sé.
La strinse tra le braccia, per un attimo, poi sospirò e la lasciò andare, improvvisamente più rigido.
Confusa, June si guardò intorno. Cosa stava succedendo? Perché Harry l’aveva lasciata andare così di colpo? Per una volta che non sembrava avere doppi fini.
«Hai detto che non devo toccarti.» le ricordò, un po’ mesto. June scosse la testa.
Giusto, l’aveva detto. Però poteva anche fare un’eccezione, no? Solo per quella volta e solo perché Harry sembrava davvero mortificato.
«Solo per questa volta.» mormorò, prima di avvolgere le braccia intorno ai fianchi di Harry e posare la testa sul suo petto.
Non poteva farci niente. Per quanto la rendesse nervosa, per quanto la facesse incavolare e per quanto fosse del tutto inaffidabile, quando era con lui si sentiva al sicuro.
«Segnerò questa data sul calendario.»
«Spiritoso.»
«Andiamo di là, mamma non vede l’ora di conoscerti.»
 
Anne era una bella donna e, guardandola, June riuscì a capire da chi Harry avesse ereditato tutto il suo fascino. Stesse fossette, stesso sorriso mozzafiato, stessi capelli mossi.
Era affaccendata intorno ai fornelli e gettava ordini a destra e a manca, mentre Gemma si dava da fare per tenere il passo.
Harry si schiarì la voce, poi accennò a June con un cenno del capo.
«Mà, lei è June.»
Anne la squadrò per un attimo da capo a piedi, poi annuì con approvazione. June arrossì e si accostò un po’ di più ad Harry.
Lui, che di certo non se lo aspettava, sorrise soddisfatto e le circondò le spalle con un braccio.
«E dai, mà, la stai mettendo in imbarazzo.» si intromise Gemma. Diede una leggera spinta alla madre, poi si avvicinò a June e la abbracciò.
Harry dovette scostarsi, un po’ infastidito, poi alzò gli occhi al cielo: Gemma sembrava adorare June. Non ne era affatto stupito, comunque, perché sembravano avere parecchio in comune, dall’acidità portentosa alla tendenza al sarcasmo smisurato.
«Perché non vai di là con Anthony, tesorino bello? Noi fanciulle facciamo quattro chiacchiere.»
«Lo sai che il tuo fidanzato mi sta sul cazzo.» berciò Harry, infastidito.
Lui a quel cretino non lo sopportava proprio. Era sempre appiccicato a Gemma, come un maledetto secondino. Gemma rideva? E lui era subito lì a chiedere cosa ci fosse di tanto divertente.
Harry era del parere che avrebbe potuto farsi un po’ di cazzi suoi e più di una volta gliel’aveva fatto presente, ma non c’era stato verso.
Quello era un coglione. E di certo sua sorella si meritava di meglio.
«Harry, per piacere, non cominciare.»
June aggrottò le sopracciglia, confusa. Non aveva mai visto Harry così apertamente ostile nei confronti di qualcuno e la cosa la lasciava decisamente di stucco.
«Dai, mà, lo sai anche tu che è un coglione.»
Anne non rispose e si voltò verso il forno per controllare la cottura dell’arrosto. June non ne era del tutto certa, ma era sicura che avesse annuito e che fosse d’accordo con il figlio.
Gemma incrociò le braccia al petto e sbuffò.
«D’accordo, lasciamo perdere. Tanto dovrai vederlo, prima o poi: è in camera tua a giocare con la playstation. Su, tesoro, vai e lasciaci da sole. June è tutta nostra.»
Harry inarcò un sopracciglio, borbottò qualcosa che a June sembrò tanto un “stronzo di merda, lo prenderò a pugni” e uscì dalla cucina, rivolgendole a malapena uno sguardo.
«Gemma, cara, perché gli hai detto che Anthony è in camera sua? Lo sai che lo fai arrabbiare.»
«Appunto per quello, mamma. Altrimenti che gusto ci sarebbe, scusa?»
June scoppiò a ridere, divertita.
Anne si voltò a guardarla e le fece un occhiolino.
«Ci farai l’abitudine, June. Questi due bisticciano in continuazione.»
«Be’, è divertente. E poi Harry quando è arrabbiato comincia a borbottare e fa una faccia strana.» disse, cominciando a sentirsi a suo agio. Non credeva sarebbe stato possibile, eppure Anne e Gemma sembravano fare di tutto per farla sentire una di loro.
«Posso dare una mano?» chiese, titubante.
Anne scosse la testa, risoluta e disse che gli ospiti erano ospiti e andavano trattati come tali, Gemma invece, fu più spiccia, e le chiese aiuto per apparecchiare la tavola.
Quando andarono in sala, June si stupì di trovare Harry svaccato sul divano, in compagnia di un ragazzo che doveva avere all’incirca la stessa età di Gemma. Tenevano le distanze ed Harry si voltava a fulminarlo ogni due secondi.
Il famigerato Anthony aveva un viso anonimo, di quelli che ci vuole sempre un po’ di tempo per ricordare, occhi azzurri e capelli biondo scuro. Sembrava abbastanza alto e aveva un po’ di pancetta.
Paragonandolo ad Harry, June non poté fare a meno di trovarlo un po’ insignificante. Non aveva nemmeno la metà della metà del fascino di Harry e probabilmente ne era consapevole. In effetti, lui e Gemma erano piuttosto male assortiti.
«Amore, Harry ha chiuso a chiave la stanza. Dice che non posso usare la play.»
Gemma sospirò e guardò June in cerca di sostegno. Lei fece spallucce e cominciò a disporre i piatti lungo la tavola. Non poteva mica dire che secondo lei Harry aveva fatto più che bene.
«Dì un po’, la chiami anche quando hai finito in bagno? “Gemma, Gemma, puoi venire a pulirmi il culo?”» lo scimmiottò Harry, infastidito.
June dovette soffocare le risate con una mano davanti alla bocca, ma era certa che Gemma se ne fosse accorta. Le rivolse un’occhiata di scuse e si costrinse a fissare il tavolo e a raddrizzare una forchetta che improvvisamente sembrava storta.
L’unica che non si trattenne affatto dal ridere, invece, fu Anne, che entrò in salotto reggendo tra le mani il vassoio con l’arrosto appena sfornato.
«Harry, tesoro, cerca di trattenerti.» disse, con le lacrime agli occhi.
June ebbe come l’impressione che avesse riso fino a quel momento.
«Forza, a tavola.»
Harry si alzò dal divano, non prima di avere rivolto ad Anthony un altro sguardo di fuoco e prese June per mano, trascinandola dal lato opposto del tavolo.
«Tu vicino a me, piccola.» le sussurrò all’orecchio.
June annuì e lasciò che le scostasse la sedia.
«Grazie.»
Anne batté le mani.
«Buon appetito a tutti.» augurò, cominciando a distribuire abbondanti porzioni di arrosto.
Mangiarono in silenzio per qualche istante, dopodiché June si accorse che qualcosa non andava. Harry continuava a fissare Anthony in cagnesco. L’altro ricambiava apertamente, ma appena Gemma si voltava a guardarlo, la sua espressione cambiava e tornava serena e mite.
June inclinò la testa, confusa. C’era qualcosa, in Anthony, che non la convinceva. Sembrava viscido e un po’ approfittatore e cominciava a capire perché Harry non lo sopportasse.
Anne seguì il gioco di sguardi in completo silenzio. Nemmeno a lei piaceva Anthony, ma aveva giurato che non si sarebbe mai intromessa nella vita sentimentale dei figli, a meno che non fosse strettamente il caso.
E non lo era, perché a difendere Gemma, ci pensava già Harry. La sua gelosia di fratello minore, era così forte che Anne era sicura che non ci avrebbe pensato due volte, prima di prendere quel tonto a calci nel sedere.
Per quanto riguardava June, invece, Anne ne aveva avuta una buona impressione. Sembrava una ragazza a modo, con la testa sulle spalle e sembrava anche che tenesse a suo figlio, seppure facesse di tutto per non darlo a vedere.
La sera prima, Gemma le aveva raccontato che tra i due c’era già stato qualcosa e che Harry stava impegnandosi davvero per dimostrare di essere un ragazzo serio.
Lei si era trovata completamente d’accordo: aveva lasciato che Harry frequentasse tutte le ragazze che voleva, quando voleva, nella speranza che prima o poi si accorgesse che il sesso non era la cosa più importante.
Finalmente, sembrava essersene reso conto ed ora faceva quel che poteva per essere affidabile.
Non ci voleva mica un genio, per capire che June gli piaceva da impazzire.
«Gemma, tuo fratello continua a guardarmi male.»
«Se non la smetti di guardare June ti prendo a pugni, stronzo.»
«Cosa? Io guardare June? E perché mai? Gemma è mille volte più bella.»
June arrossì, in imbarazzo. Lo sapeva anche lei, che Gemma era più bella, ma sentirselo dire così ad alta voce, davanti a tutti, era piuttosto umiliante.
Interruppe le difese di Harry con un gesto secco della mano.
«Non fa niente, davvero. Lascia stare.» gli posò una mano sulla gamba, rassicurante. Harry sospirò e coprì la mano con la sua.
«Per me sei bellissima.» le sorrise, sincero e June ricambiò. Doveva ancora abituarsi a questo lato di Harry, quello più dolce e più spontaneo. Forse di lui aveva voluto vedere solo il peggio, quando in realtà c’era molto di più da scoprire.
«Trovo molto maleducato da parte tua, Anthony, venire in casa mia e offendere i miei ospiti.» affermò Anne, con tutta la calma del mondo.
Anthony fece spallucce. Gemma, invece, tenne lo sguardo basso, come se fosse stata lei ad insultare June e non il cretino che si portava dietro.
«Be’, ma non è colpa mia se suo figlio ha dei pessimi gusti, Anne.»
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Harry balzò in piedi, rovesciando la sedia all’indietro, fece il giro del tavolo e agguantò Anthony per il colletto della camicia. Lo spinse a terra e in un attimo gli fu addosso.
 
 
 
***



Dopo un sacco di tempo, ecco il capitolo. Chiedo scusa, ma la mia voglia di aggiornare era praticamente sotto terra. Mi costa una gran fatica fare tutto, ultimamente, ma non importa, né vi interessa.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima :)
 
   
 
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