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Autore: _MrS_HyDe_    16/12/2007    3 recensioni
"Questa storia non è una bella storia.parla di persone perdute, di persone che perdono e di persone che si perdono." fino a che punto può spingerci l'amore? può spingerci sino alla pazzia? può giustificare la vendetta? [NaruXHina] [NaruXSasu]
Genere: Romantico, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 2- the worst promise



“Nec mortem effugere quisquam nec amorem potest” *
Publilio Siro
“nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria”
Dante



Sasuke scagliò un altro pugno. Questo incontrò la guancia abbronzata di Naruto e lo scagliò lontano. Lo vide rotolare lontano per diversi metri, nella polvere. Nella frazione di secondo in cui il corpo di Naruto indugiò sul terreno, il moro pensò che l’avversario avesse accusato il suo colpo. Si rimangiò ogni speranza, quando lo vide rialzarsi come se niente fosse, per l’ennesima volta. Per l’ennesima volta, vide il biondo rialzarsi, asciugarsi il sangue che colava dal labbro spaccato e osservarlo ancora con sguardo di sfida. Al che, i nervi di Sasuke crollarono: com’era possibile? Eppure lo colpiva con tutte le sue forze, come poteva essere che non mostrasse altro che lievi ferite? Avrebbe dovuto essere già a terra da un bel pezzo, contorcendosi dal dolore od essere immobile, sopraffatto da esso! E invece aveva solo un labbro spaccato e il fiatone di una corsa troppo lunga!e lui? Beh, lui non era di certo ridotto male, sebbene non fosse al massimo della forma. E questo lo faceva incazzare ancora di più: fino a poco tempo prima, Naruto non era in grado nemmeno di sopportare un suo schiaffo, mentre ora riceveva i suoi colpi migliori senza quasi batter ciglio. D’accordo, era ridotto piuttosto male, mentre lui non aveva neanche un graffio: Naruto non era riuscito a sfiorarlo una sola volta, ma avrebbe quasi preferito una sconfitta veloce a quel lento logorio.
Caricò di nuovo il pugno: avrebbe concentrato il massimo della sua forza. Aspettò che l’altro si rialzasse, per sfruttare anche la sua rincorsa e così fu: il pugno colpì lo zigomo destro di Naruto, che andò in frantumi, mentre il ragazzo venne scagliato nuovamente a terra. Nuovamente, il moro azzardò un senso di vittoria. Nuovamente, il biondo si rialzò.
Naruto. Si. Rialzò. Di. Nuovo.
Il volto perennemente gelido di Sasuke si deformò in una frustrazione acuta: quel pugno avrebbe dovuto spappolargli la faccia, conficcare le schegge delle sue ossa nel cervello e portarlo a morte certa. Ma Naruto si era rialzato.
E Sasuke era furibondo.
E Sasuke non si accorse dello scatto di Naruto, ritrovandosi a terra, intrappolato tra le gambe del biondo e costretto a non muoversi per il peso dei suoi pugni sul petto, che gli mozzavano il respiro.
- come diavolo hai fatto a diventare così… - ma la parola [forte] restava intrappolata tra le spire del suo orgoglio.
- …forte? – completò Naruto con un ghigno amaro.
- …resistente – ipocrita orgoglioso.
Naruto prese il bavero del mantello di Sasuke, portando il suo viso a pochi centimetri dal suo e richiamando un odioso dejà vu. Sasuke si sorprese quando, rispecchiandosi nelle sue iridi celesti, provò una stretta allo stomaco. Poteva essere rabbia, impotenza, odio, e persino, ma questo Sasuke non lo ammise, il suono del risveglio di quell’antico animale che, fuggendo molti anni prima, aveva sperato di aver ucciso.  
- io ti riporterò indietro, Sasuke – il volto, tremendamente serio, non lasciava spazio all’insicurezza. Era troppo orgoglioso per ammetterlo, ma Sasuke si sentì lusingato di essere l’ oggetto di un sentimento così forte e profondo.
- mi pare di averlo già sentito una volta, dobe. Sei ripetitivo –
- questa volta sarà diverso –
- e cosa te lo fa credere? –
- questa volta possiedo una cosa che allora non avevo –
- e che cosa sarebbe, dobe? –
- la disperazione –
E calcò un pugno sul suo volto stupito.



Naruto osservava la lunga catena di gente che sfilava davanti a quelle lapidi bianco sporco.
I suoi occhi erano persi su quelle piccole incisioni sulla pietra: piccoli caratteri, insignificanti, eppure non riusciva a scollarsi da quelle due scritte. Ma quelle iridi azzurre, che fissavano e fissavano, erano vuote, erano sporche. Vuote come le bare sotto quelle lapidi: i corpi glieli avevano distrutti perché contenevano troppe informazioni, troppi segreti. Sporche, come quelle lapidi bianche, che erano sono più bianche perché non c’era sole ad illuminarle, solo un cielo che puzza di cenere e zolfo.
Naruto vedeva quella gente affaccendarsi ordinatamente nel loro dolore composto attorno alle lapidi di sua moglie e sua figlia, per rendere omaggio ai loro corpi. Corpi che non ci’erano, chissà se gliel’avevano detto. Ma lui lo sapeva: “adesso, Naruto-kun, distruggeremo Hinata e Risa-chan, perché sono solo dei file pieni di dati compromettenti, metti che arriva la polizia e siamo nella merda. Ma tu non ti preoccupare: avrai sempre le tue due belle lapidi del cazzo da andare a trovare il primo di novembre”. Ma loro non lo sapevano. Loro portavano quei bei fiorellini bianchi con la faccia triste triste e non sapevano neanche che andavano ad onorare due pezzi di pietra. O forse lo sapevano, ma tanto, che differenza faceva loro? Sarebbero stati tristi per un po’, diciamo fino alle quattro, magari avrebbero persino versato qualche lacrimuccia, poi si sarebbero soffiati il naso con tanto di strombazzamento e avrebbero continuato, che la vita va avanti e noi mica possiamo andare indietro. E intanto continuavano a sfilare, a posare i loro bei fiorellini su quelle pietre, passandogli accanto e sussurrando fiocamente condoglianze. E lui continuava a fissare quelle lapidi bianco sporco e si chiedeva che diavolo ci faceva lì, che tanto lì  Hinata e Risa non c’erano, tutt’al più un mucchietto di terra magari con qualche verme e si rispondeva che tanto a casa non c’era nessuno lo stesso, tutt’al più un mucchietto di polvere magari con qualche mosca. E continuava a fissare quei due nomi e non vedeva nient’altro, finché Ino lo scrollò con forza. Lui la guardò con occhi spenti e a lei venne un groppo in gola, ma lo stesso parlò, facendo meglio a tacere:
- Naruto… - la sua voce era spezzata: aveva pianto – credimi, Hinata… era come una sorella per me, e Risa, quante volte lei e Kotaro hanno giocato assieme? Era quasi una figlia… io, volevo solo dirti che… riprenditi presto, Naruto: qui stiamo soffrendo tutti, ma a vederti così soffriamo ancora di più… credimi, non sei rimasto solo: io ti capisco – ma si fermò, atterrita dallo sguardo di Naruto, non più vuoto o spento, ma incredulo e quasi folle.
- tu mi capisci? – disse lentamente Naruto, mentre Ino sussurrava il suo nome per calmarlo – tu mi capisci? – la voce si alzava, gli occhi si allargavano, folli – no – disse scotendo la testa – tu non mi capisci, tu non mi puoi capire. Tu sei triste, sì? Sei triste perché? Perché hai perso la tua quasi sorella e la tua quasi figlia? Beh, guarda un po’: io invece ho perso la mia totalmente moglie e la mia totalmente figlia, che peccato, eh? Ma tu mi capisci, vero? Tu, che quando oggi tornerai a casa troverai tuo marito e tuo figlio ad aspettarti, capisci me, che a casa c’ho solo due mosche e non mi stanno neanche troppo simpatiche? Tu riesci a capirmi? – Ino era ammutolita, e con lei gli altri – veramente? Tu ci riesci? Voi mi capite?- chiese alla folla, che lo guardava con occhi spaventati, come un pazzo o un mostro, di nuovo, e di certo non lo calmavano – voi mi capite un cazzo! Voi non capite niente, di me! Voi ce l’avete ancora, una cazzo di famiglia, una cazzo di vita! Voi come osate dire che mi capite?! Riuscite solo a sentire un briciolo del dolore che provo io? No, non riuscite, perché sennò a questa ora sareste già per terra a contorcervi e a gridare! Voi non capite un cazzo di me! Nessuno capisce un cazzo di me! Nessuno! – e tacque, sprofondando nel silenzio opprimente e odiò quel silenzio odiò quella folla che guardava con quegli occhi spaventati guardava come lo guardava tanto tempo fa e lui guardava con quegli occhi folli con cui prima guardava quelle lapidi grigie che dovevano essere bianche ma il sole non c’era quel giorno c’era solo quel cielo che puzzava di cenere e di zolfo e se era per quello non c’erano neanche i corpi quelli che avevano distrutto perché contenevano solo dati non cervelli non cuori non fegati non anime non sangue e quello no davvero perché gli era uscito tutto e lui l’aveva visto fuori sulla terra se lo sentiva ancora addosso tra le mani che erano passate tra i loro capelli morbidi e avevano chiuso quei loro occhi bianchi e vuoti e spenti e grigi come il cielo come i suoi come lui e poi tacque ancora perché aveva visto altri due occhi come i suoi neri però a volte rossi ma sempre tristi e aveva ricordato quando guardando quegli occhi aveva udito quelle parole che non aveva capito ma che ora capiva benissimo e aveva capito che non era vero che non c’era nessuno che lo capiva c’era lui e tanto gli sarebbe bastato e avrebbe ascoltato le sue parole e questa volta le avrebbe capite.
- fa male, vero? – disse Sasuke.
Annuì.
- come se te lo stritolassero, vero? –
Fece cenno di no.
- no, peggio: come se lo avessero strappato. Penso che se l’avessi ancora non farebbe così male e non ci sarebbe così vuoto –
Allora Sasuke regalò a Naruto un sorriso. Non era un sorriso come gli altri: non era di felicità, né di scherno. Sasuke non era bravo a comunicare con gli altri, non lo era mai stato, ma quel suo sorriso, Naruto lo capì:
“puoi aggrapparti a me, se vuoi”.
E Naruto gli rimandò un piccolo sorriso triste, che valeva mille grazie.


Mentre Naruto osservava la piccola folla allontanarsi, s’alzò un vento gelido e ostile. Gli feriva le guance e gli arrossiva la punta del naso e delle orecchie. Si strinse nell’abito nero, incrociando le braccia e sgualcendo un poco i due piccoli gigli bianchi che teneva in mano. Per un attimo, la vista divenne acquosa. Tirò su col naso e ricacciò indietro le lacrime: aveva pianto fin troppo, quasi che si stupì di essere ancora in grado di far ciò. Il vento gli ferì nuovamente il viso, ma non gli diede fastidio: portava via qualche nube, e ora quelle due pietre parevano quasi bianche.
Tra il rumore dei passi che s’allontanavano, Naruto colse quelli di una persona che invece s’avvicinava. Non ebbe neanche bisogno di voltarsi per sapere chi fosse e, comunque, non ne aveva la minima intenzione.
 - ehi, baka, tutto ok? –
Naruto alzò le spalle. Non aveva molta voglia di parlare, aveva già parlato abbastanza prima.
Sasuke rimase un poco in silenzio accanto all’amico, fissando anch’egli le due lapidi quasi bianche e tremando un poco per il freddo. Benché ripetesse sempre di odiare lo sproloquiare del suo compagno di squadra, quel silenzio tra loro gli pesava come un macigno e decise di romperlo.
- ehi, usuratonkachi, ma non hai freddo? –
Dire di no sarebbe stato una bugia, dire di sì un’esagerazione: alzò di nuovo le spalle.
Sasuke annuì. Poi, notò i due gigli nella mano di Naruto:
- non li posi? Dico, i fiori? –
Naruto sospirò.
- non è mica così semplice –
Sasuke comprese bene ciò il giovane intendeva: posare per la prima volta i fiori sulla tomba dei propri cari significava rendere omaggio alle loro tombe e questo significava riconoscere che erano morti, riconoscere che non ci sarebbero stati più accanto a noi, riconoscere che era finito tutto, ormai, e non c’era più niente da fare.
Sasuke mormorò un piccolo “capisco”.
- Sasuke… - iniziò Naruto, cercando le parole.
Il moro si voltò verso l’amico di sempre.
- io… ho fatto una promessa – disse lui senza distogliere lo sguardo dalle lapidi, per timidezza e, forse, ormai, anche per abitudine.
Sasuke intuì subito a quale promessa si riferisse: la stessa promessa che si era fatto lui anni addietro.
- tu… mi aiuterai? – chiese titubante l’uomo, deglutendo.
Sasuke prese un silenzio studiato, che sapeva di incredulità.
- tu, non troppi anni fa, mi venisti a cercare e mi gonfiasti di botte. Credo tu ti ricorda il perché, vero Naruto? –
L’uomo inspirò lentamente, deglutendo un paio di volte. Si ricordava bene il motivo per cui era andato a cercarlo e sapeva ancora meglio che ciò che stava chiedendo a quell’uomo era una follia, un’assurdità. Ma in quel momento sentiva solo una gran voglia di vendetta, e qualcuno ad aiutarlo. Fu quindi per disperazione che rivolse quello sguardo e quella supplica a Sasuke, mettendo da parte ogni orgoglio, eppure, spinto dallo stesso. Sasuke sobbalzò, quasi, alla vista dell’amico, alla vista di quegli occhi insolitamente acquosi, quegli occhi disperati che a lui non s’addicevano proprio. E quella voce, quelle note tremanti, velanti inutilmente quella tristezza profonda e quel dolore insostenibile, non se le sarebbe mai scordate:
- ti prego… Sasuke…-
E Sasuke trovò due sole parole, due piccole gemme che regalò a Naruto, come quelle che la sua Hinata era solito regalar lui.
- …va bene… -


Quel giorno pareva che il sole non volesse più tramontare. Un sole debole, celato, irradiante una luce flebile e asettica, ma con forza bastante a illuminare colui il quale bramava il buio. Naruto si rinchiuse nella sua casa, calando le tapparelle e chiudendo le luci. Era così riuscito a fuggire quella luce fastidiosa, ma i ricordi, quelli non riusciva assolutamente a chiuderli fuori. Bastava una matita, una maglietta, un qualsiasi angolo di casa e subito essi tornavano a farsi sentire. Il loro odore, il loro sapore… ricordava con precisione ogni attimo trascorso con loro, il tocco dei loro capelli, della loro pelle, i loro occhi candidi, il suono della loro risata, le loro vesti leggere, ogni loro espressione. Ricordava il primo anniversario di fidanzamento con Hinata, il primo di nozze, il  primo appuntamento, il primo San Valentino, il primo bacio sulla bocca, la prima volta che avevano fatto l’amore, il primo tocco con la sua pelle, la prima volta che s’erano svegliati nello stesso letto, la prima volta che s’erano detti “ti amo” e, persino, la loro prima litigata. Ricordava la prima volta che aveva preso in braccio Risa, la prima parola che aveva detto, il primo vestito che aveva indossato, il primo sorriso, il primo pianto, il primo rimprovero, il primo compleanno, il primo Natale, il primo disegno, la prima volta che aveva visto la neve, la prima volta che aveva visto i fuochi d’artificio. Ricordava ogni cosa, ogni particolare, ogni momento. E mai più d’allora aveva desiderato l’oblio.


Sasuke bussò alla porta di casa Uzumaki alle 23 e 34. Non avendo risposta, provò una seconda volta e persino una terza, quindi spinse la porta, scoprendola aperta. Una volta dentro, si spaventò: la casa era totalmente a soqquadro. I vestiti di Risa e Hinata erano sparsi a terra, le stoviglie rotte e i vasi anche, molti disegni dal tratto infantile erano sparsi sul pavimento confusamente, tutte le foto erano rovesciate o gettate a terra,  alcune sedie erano capovolte, il divano sfilacciato in più punti, molti angoli erano cosparsi di vetri e gocce rubino macchiavano ogni cosa. Sasuke non perse tempo e si diresse in camera di Naruto, preparato al peggio. Trovò invece l’amico perfettamente in buona salute e, se non di buon umore, perlomeno tranquillo.
- Naruto? Ma che? – balbettò Sasuke, osservando il biondo chiudere lo zaino e poggiarselo sulle spalle – la casa… il sangue… - articolò confusamente, voltandosi indietro per avere conferma di non essersi immaginato tutto.
Naruto gli rivolse uno sguardo genuinamente curioso:
- sì? La casa che? – chiese. Sasuke stava già per riversare il suo fiume di domande, quando notò le mani dell’amico che si aggiustavano le spalline della borsa. Erano fasciate, e le bende leggermente rossastre.
- sì? – chiese ancora. Sasuke rimase incerto per un attimo, poi scosse la testa:
- no… niente… -
Naruto si diresse a passi sicuri al di fuori dell’abitazione. Sasuke, ancora sconcertato, lo seguì titubante.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle, notò nuovamente quella distruzione e il dolore che può provare un uomo.



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* TRAD: nessuno può fuggire né la morte né l’amore

Eccomi di nuovo qua col secondo capitolo! Mi fa piacere che il primo vi sia piaciuto!!! Ringrazio tantissimo anu, arya-chan, shooting star e camelia 90, che hanno recensito!! (pazze!! Nd Jekyll) grazie 1000!!!
Passando al cap, Sasuke e Naruto sono TOTALMENTE OOC! Sasuke NON direbbe MAI certe parole dolci a Naruto e Naruto NON implorerebbe MAI Sasuke! Ma siccome sono io che scrivo la storia, o vi piace, o vi piace!!! ( evviva la democrazia!! Nd Jekyll) povera Ino!! Vi assicuro che non ho niente contro di lei, anzi: se ci riesco, dovrei fare la sua cosplayer alla prossima fiera del fumetto qua a Torino! (ma anche no… ndJekyll) però non sapevo chi inserire, allora ho scelto lei. Per la cronaca, Ino è OVVIAMENTE sposata con Shikamaru XD
Passando a cose più importanti, spero di riuscire a postare prima di Natale (e perché questa è una cosa importante, vero? ndJekyll) visto che dopo sarò far far away. Comunque, i capitoli saranno 9, epilogo compreso, se non mi vengono altre ispirazioni (cosa molto poco probabile ndJekyll)
Spero che vi sia piaciuto ciò che ho scritto, ora vado e, mi raccomando, recensite!!!!!!!!!!! (non fateloooooooo ndJekyll)
_MrS_HyDe_


[fuori onda]
*pensiero di Jekyll* mmm… strano che non mi abbia detto niente, nonostante abbia continuato ad interferire… e mi ha pure lasciato il corpo…. Mmm…. Sarà il Natale…. È questo cos’è? * raccoglie un bigliettino da terra e legge:

“Cara Jekyll,  sono un po’ stanca, quindi ti lascio il corpo per un po’.
 Baci, Hyde

 Ps: domani c’è il compito sui promessi sposi e l’interrogazione di greco, ci pensi tu, vero, tesoro?”


*…*
*…*
*maledettissima str…*

  
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