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Autore: Teikci Ni Kare Suh    31/05/2013    1 recensioni
"Muovi il culo e seguimi" disse la ragazza. Aggrottai le sopracciglia piuttosto seccato. "Non credo proprio che lo farò" Lei sogghignò. "Oh, credo che lo farai" Mi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio. "Almeno che tu non voglia morire oggi" La guardai non comprendendo ciò che intendeva esattamente. Mi indicò qualcosa alle mie spalle, così mi voltai. Inorridii alla vista di quello che stava per raggiungerci.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost


Apro gli occhi ma una luce bianca mi acceca, così che sono costretto a richiuderli.
Tento di spostare una mano sopra la testa per ripararmi la vista, ma non riesco a muovermi: sono completamente bloccato.
Non sento lacci o corde,  solo una forza che mi impedisce qualsiasi movimento.
Avverto una porta scorrere e mi immobilizzo ancora di più, se è possibile.
Qualcuno si avvicina: parecchie persone, cinque o sei, che bisbigliano meravigliate, eccitate.
“E’ riuscito a neutralizzare l’effetto del NATAX!” dice uno a voce leggermente più alta.
“Ma è impossibile!” risponde una voce stridula.
Continuano a confabulare a lungo, ripetendo l’impossibilità di qualcosa che sono riuscito a fare, finché la porta si apre di nuovo, e un silenzio innaturale scende nella stanza.
Un’altra persona entra nella sala.
“Uscite. Immediatamente”
Tutti i presenti se ne vanno velocemente e in silenzio.
L’uomo appena entrato si avvicina al mio letto e sembra sedersi su qualcosa, probabilmente una sedia.
“Apri quegli occhi. Non c’è cascato nessuno.”  Mi dice, o meglio, mi ordina, mentre batte le dita su qualcosa.
Nel momento in cui apro gli occhi, capisco che la forza che mi bloccava è svanita, così mi muovo e mi metto a sedere su quella specie di letto dov’ero steso, e mi appoggio alla sua testiera.
Indosso una maglietta bianca, leggera, mi sembra quasi di non averla, e dei pantaloni lunghi e larghi anche questi bianchi, mentre a entrambi ai polsi porto dei bracciali dello stesso colore dei vestiti.
Alzo lo sguardo sull’uomo seduto vicino a me: sembra alto, in forma, sebbene abbia passato evidentemente i quarant’anni da un pezzo, i capelli sono leggermente lunghi e di un biondo chiaro e luminoso, in tinta con gli occhi verdi.
“Buongiorno”
Chino il capo in segno di saluto.
Non sembra minaccioso, ma non mi fido di quell’individuo, calmo e controllato.
“Dove mi trovo?” domando.
“Questo lo saprai a suo tempo” mi risponde l’uomo.
Faccio un bel respiro e ripeto la domanda.
“Dove mi trovo?”
Lui ridacchia.
“Sei su una base della famiglia Casel. Sei stato ritrovato a Londra privo di sensi, e privo di qualsiasi ricordo.”
Continuai a guardare l’uomo e provai a ricordare qualcosa, ma non successe nulla.
Nella mia mente, nella mia memoria non vi è nulla al di là dei pochi minuti passati dentro la stanza.
Sono vuoto.
“Non riesci a ricordare nulla, vero?”
Suoto la testa, incapace di dire qualcosa.
“Prova.”
“Che cosa?” chiedo, ancora stordito dopo quella presa di coscienza.
“Cerca di ricordare qualcosa”
“Non ci riesco”
“Prova lo stesso”
“Le ho detto che non ricordo nulla!” rispondo frustrato.
Lui mi scruta pensieroso.
“Sarà meglio che tu lo faccia. E in fretta”
Lo fulmino con un’occhiata e cerco di concentrarmi.
Il mio sguardo cade su uno specchio in fondo alla stanza, e noto qualcosa di strano sul mio collo.
Mi alzo dal letto e mi avvicino allo specchio cercando di comprendere cosa sia: una linea blu chiaro parte da sotto l’orecchio e arriva fino alla clavicola.
Vedo una lama vicino a me, poi sento dolore, l’odore del sangue e una risata soffocata.
“E’ stato fatto da una Lagas”
Mi volto a guardare l’uomo e la visione scompare.
“Una cosa, scusi?” domando, sebbene il nome mi sembri famigliare.
“Un tipo di spada forgiato più di settecento anni fa da un popolo antico. Sono molto rare e il loro passaggio…beh, non si dimentica” mi spiega, indicando la ferita.
Annuisco e ritorno a osservare la ferita, sfiorandola con i polpastrelli delle dita.
“Perché volete che ricordi il mio passato?” domando, senza voltarmi.
L’uomo mi si avvicina e mi sussurra all’orecchio.
“Perché tu non esisti”
Sgrano gli occhi, incredulo e mi giro a guardarlo, ma non riesco a dire nulla.
“Strano, vero?”
L’uomo sembra quasi sbeffeggiarmi.
“In che senso, non esisto?” chiedo, cercando di non far tremare la mia voce.
Lui si risiede stancamente, come se parlare gli costasse molta fatica.
“Nel senso che non sei sui nostri registri. O meglio, ci sei ma non sei tu.”
Sento un uragano dentro di me: tutto confuso e forte allo stesso tempo, e non so perché anche rabbia che cresce.
“Volete essere più chiaro?”
Forse sono stato troppo aggressivo, perché aggrotta le sopracciglia e il suo sguardo, da divertito diventa minaccioso.
“Per favore” aggiungo.
L’uomo si china in avanti appoggiando la testa sui dorsi delle mani mi osserva.
“La tua identità è stata falsificata sin dalla nascita. E ora i tuoi ricordi cancellati.”
“E come siete riusciti a scoprire che la mi identità non corrisponde a quella in vostro possesso?”  domando.
“Fonti” mi risponde, arcigno.
“Beh, allora queste…fonti vi sapranno anche dire chi sono realmente” dico spazientito.
“Non se queste fonti sono morte” mi risponde, come se la cosa fosse ovvia.
Sentiamo dei rumori che provengono dall’esterno della stanza, come di qualcuno che bussa.
L’uomo di alza e si avvicina all’uscita.
“Per oggi è tutto. Prova a ricordare”
Ed esce dalla stanza prima che possa dirgli o domandargli qualcosa.
E il silenzio mi inghiotte.

 
Angolo dell’autrice
 
Allora, che ve ne pare? Non è moltissimo, ma devo ancora sviluppare bene la trama. Comunque commentate ;)
 
Teikci
  
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